Las playas, parameras
al rubio sol durmiendo,
los oteros, las vegas
en paz, a solas, lejos;
los castillos, ermitas,
cortijos y conventos,
la vida con la historia,
tan dulces al recuerdo,
ellos, los vencedores
Caínes sempiternos,
de todo me arrancaron.
Me dejan el destierro.
Una mano divina
tu tierra alzó en mi cuerpo
y allí la voz dispuso
que hablase tu silencio.
Contigo solo estaba,
en ti sola creyendo;
pensar tu nombre ahora
envenena mis sueños.
Amargos son los días
de la vida, viviendo
sólo una larga espera
a fuerza de recuerdos.
Un día, tú ya libre
de la mentira de ellos,
me buscarás. Entonces
¿qué ha de decir un muerto?
al rubio sol durmiendo,
los oteros, las vegas
en paz, a solas, lejos;
los castillos, ermitas,
cortijos y conventos,
la vida con la historia,
tan dulces al recuerdo,
ellos, los vencedores
Caínes sempiternos,
de todo me arrancaron.
Me dejan el destierro.
Una mano divina
tu tierra alzó en mi cuerpo
y allí la voz dispuso
que hablase tu silencio.
Contigo solo estaba,
en ti sola creyendo;
pensar tu nombre ahora
envenena mis sueños.
Amargos son los días
de la vida, viviendo
sólo una larga espera
a fuerza de recuerdos.
Un día, tú ya libre
de la mentira de ellos,
me buscarás. Entonces
¿qué ha de decir un muerto?
inviata da Alessandro - 26/10/2009 - 10:33
Lingua: Italiano
Traduzione italiana di Dario Puccini
da Romancero della resistenza spagnola, vol. II, 1965
da Romancero della resistenza spagnola, vol. II, 1965
UNO SPAGNOLO PARLA DELLA SUA TERRA
Le spiagge, come lande
sopite, al biondo sole
le colline, le valli
sole, in pace, lontano;
i castelli, gli eremi
le cascine e i conventi
la vita con la storia
così dolci al ricordo,
e loro, i vincitori,
caini sempiterni,
Tutto m'hanno strappato
Mi lasciano l'esilio.
Una mano divina
In me alzò la tua terra
E lì la voce volle
Che parlasse il silenzio.
Con te io solo stavo,
in te sola credendo;
pensare ora il tuo nome
i miei sonni avvelena.
Amari sono i giorni
della vita, vivendo
solo una lunga attesa
a forza di memorie.
un giorno, tu, libera
dalla loro menzogna,
mi cercherai. Allora:
che avrà da dire un morto?
Le spiagge, come lande
sopite, al biondo sole
le colline, le valli
sole, in pace, lontano;
i castelli, gli eremi
le cascine e i conventi
la vita con la storia
così dolci al ricordo,
e loro, i vincitori,
caini sempiterni,
Tutto m'hanno strappato
Mi lasciano l'esilio.
Una mano divina
In me alzò la tua terra
E lì la voce volle
Che parlasse il silenzio.
Con te io solo stavo,
in te sola credendo;
pensare ora il tuo nome
i miei sonni avvelena.
Amari sono i giorni
della vita, vivendo
solo una lunga attesa
a forza di memorie.
un giorno, tu, libera
dalla loro menzogna,
mi cercherai. Allora:
che avrà da dire un morto?
Grazie a te, Gustavo, per le tue preziose pagine!
Sempre con la faccia al vento!
Sempre con la faccia al vento!
Alessandro - 27/10/2009 - 00:53
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Album "Paco Ibáñez 3"
Dall'omonima poesia di Luis Cernuda, scritta quando, all'avvento del fascismo, fu costretto all'esilio in Gran Bretagna.
Si trova nel poema “La realidad y el deseo”, all'interno della raccolta intitolata "Las nubes" (1940/1943).
Testo trovato sul blog di Gustavo Sierra Fernández