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La muerte no va conmigo

Inti-Illimani
Lingua: Spagnolo


Inti-Illimani

Lista delle versioni e commenti


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[1986]
Testo di Patricio Manns
Palabras de Patricio Manns
Lyrics by Patricio Manns
Paroles de Patricio Manns

Musica di Horacio Salinas
Música de Horacio Salinas
Music by Horacio Salinas
Musique de Horacio Salinas

Album: "De canto y baile".


Il 1986 è un anno cruciale per la storia recente del Cile: è l'anno in cui le giovanissime generazioni, i sedici o diciottenni che hanno un ricordo solo vago del golpe dell'11 settembre 1973, cominciano la loro azione di protesta e di disobbedienza. Il Cile vive ancora sotto la dittatura militare di Pinochet, e tutti o quasi sono ancora in esilio. Come l'autore di questa canzone, Patricio Manns, e gli Inti-Illimani che la interpretano e la incidono nell'album De canto y baile.

Un anno cruciale anche perché gli avvenimenti del 1973 sono, al tempo stesso, sufficientemente lontani per vederli terribilmente come tali, e sufficientemente vicini per bruciare nel ricordo e nel presente di chi li ha vissuti e li vive. Le notizie di ciò che (ri)comincia ad avvenire in Cile, e di cui, nel medesimo 1986, il grande regista Miguel Littín, anch'egli esule da anni ma entrato clandestinamente in Cile, darà esatto conto con il suo indimenticabile film documentario Le avventure di Miguel Littín, esule clandestino in Cile (con la complicità letteraria di Gabriel García Márquez; settemila metri di pellicola, o meglio, “una coda d'asino lunga 7000 metri attaccata al culo di Pinochet”, come ebbe a definirla), sono qui prese da quegli esuli come un autentico calcio alla morte. Per questo la morte, che li aveva inseguiti come un cane feroce per anni e anni, non li accompagna più. Il cane è stato fermato da quei ragazzi e ragazzini, dai giovanissimi, e la vita torna finalmente a fluire. Pinochet non durerà ancora a lungo al potere: pochi anni dopo, nel 1990, inciampa in un referendum che lui stesso ha convocato certo di autoconfermarsi; invece i cileni lo cacciano a pedate. Riesce a salvarsi impunito il deretano (grazie anche all'amicona Thatcher) fino a una “tranquilla morte” in tarda età, ma il Cile prende un'altra strada.

Tutto questo gli esuli, compresi Patricio Manns e Horacio Salinas, nel 1986 non potevano ancora saperlo; intanto, però, vedono e sentono quel che accade lontano da loro. E scrivono questa canzone dove alla morte viene decretata la cacciata ancor prima che al “macellaio”, al quale però viene con piacere dissanguata l'ombra. Non tortura più, e dorme un sonno di piombo. Il sonno della morte, appunto. Oggi che “si pensa che invece di arare / di amare e di volare / di aprire e cantare / sia meglio ammazzare”, la morte subisce una rotta memorabile a cura di bimbetti che, ai tempi del suo trionfo settembrino di Santiago, avevano tre o quattro anni. E la subisce col sistema più sicuro e più bello: con la vita. “Il futuro è della vita / i popoli amano la vita / ciò che è morto no / la morte no / i morti no”.

Se qualcuno dei frequentatori, abituali o occasionali, ha seguito qualche volta le peripezie legate alla traduzione e al commento dei testi di Patricio Manns, conoscerà la sua scrittura che definire particolare è assai riduttivo. Nel solco di César Vallejo, Patricio Manns deve essere messo alla stregua dei maggiori poeti latinoamericani contemporanei tenendo altresì conto che è un uomo di multiforme ingegno. La sua scrittura si avverte bene anche in questo testo, che pure non presenta le stesse impervie difficoltà di altri (come El equipaje del destierro). Le immagini di Manns volano alto e scendono in basso al tempo stesso, e picchiano sempre duro. In questa canzone contro la morte e per la vita, è da sottolineare la chiusa dove, a chi gli faccia l'ingiuria di accompagnarlo in forma di morte (e di morto), il poeta promette di ammazzarlo e di dargli pure il colpo di grazia. Si può ammazzare la morte? Forse non quella fisiologica. Ma la morte dei morti del potere, dei morti dei carri armati, dei morti e stramorti delle “economie” e degli eserciti, quella sì. La si ammazza con la vita, e le si dà il colpo di grazia de canto y baile. Non era un titolo a caso, quello di quel vecchio album. [RV/ 4-1-16]
La muerte no va conmigo
la vida va en fuego entero,
me plazco en sangrar la sombra
del carnicero.

La muerte no va conmigo
la extravié de mi escarcela,
no corta rabo ni oreja,
ni duerme en vela.

Cuando la mano recurre
a este supremo argumento
se va nublando el camino,
naufragan los elementos,
soplan los vientos contrarios
y se hunden los miramientos.

Hoy se piensa que en vez de arar,
de amar y volar,
de abrir y cantar
es mejor matar.

La muerte no va conmigo
la borro sobre mi tapa,
la arrío de mi lucero,
la rebajo con mi capa,
la insulto con mi sombrero
y la degüello en mi mapa.

El futuro es de la vida,
los pueblos aman la vida,
lo muerto no,
la muerte no,
los muertos no.

La muerte no va conmigo
la vida va en fuego entero,
me plazco en sangrar la sombra
del carnicero.

La muerte no va conmigo
la extravié de mi escarcela,
no corta rabo ni oreja,
ni duerme en vela.

La muerte no va conmigo
y a quien haga el desacato
lo mato con estas manos,
mato y remato.

inviata da Riccardo Venturi - 17/11/2004 - 03:02



Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
[17 novembre 2004; correzioni e integrazioni del 4 gennaio 2016]

LA MORTE NON MI ACCOMPAGNA

La morte non mi accompagna,
la vita va tutta a fuoco
e mi piace dissanguare
l'ombra del macellaio. [1]

La morte non mi accompagna,
l'ho persa dalla scarsella.
Non taglia coda né orecchio, [2]
né dorme in bianco.

Quando la mano ricorre
a questo supremo argomento
si rannuvola il sentiero,
naufragano gli elementi,
soffiano venti contrari
e sprofondano gli sguardi.

Oggi si pensa che invece di arare,
di amare e volare
di aprire e cantare
sia meglio ammazzare.

La morte non mi accompagna,
la cancello sotto il mio tacco,
la ammaino dalla mia stella,
la abbatto col mio mantello
la insulto col mio sombrero
e la sgozzo nella mia mappa.[3]

Il futuro è della vita,
i popoli amano la vita
ciò che è morto no,
la morte no,
i morti no.

La morte non mi accompagna,
la vita va tutta a fuoco
e mi piace dissanguare
l'ombra del macellaio.

La morte non mi accompagna,
l'ho persa dalla scarsella,
non taglia coda né orecchia,
né dorme in bianco.

La morte non mi accompagna
e chi mi faccia quest'ingiuria,
lo ammazzo con queste mani,
lo ammazzo e lo riammazzo.[4]

[1] Che si tratti di Pinochet in persona può essere preso come pensiero facoltativo, ma sicuramente probabile.

[2] Per questa espressione ho a lungo sospettato, e continuo a sospettare, che si tratti di un qualche idiomatismo il cui senso però continua a sfuggirmi. Nell'incertezza, lascio la traduzione letterale.

[3] Borrar del mapa “cancellare dalla mappa”, significa “decretare l'inesistenza”. Qui la morte viene addirittura sgozzata nella mappa. A chi non lo conoscesse, presento Patricio Manns.

[4] Rematar significa propriamente “dare il colpo di grazia”. Però tengo il “riammazzo” letterale per mantenere l'effetto, come se ammazzare una volta non fosse abbastanza.


17/11/2004 - 12:38


Da Cancioneros.com risulterebbe che la canzone sia del 1986, che dia il titolo all'album di Patricio Manns, che sia pure inclusa in "De canto y baile" degli Inti-Illimani (che però sarebbe pure del 1986) e che la musica sia di Horacio Salinas...

Bart Pestalozzi - 2/9/2010 - 14:39


L'allora Bart Pestalozzi, ovvero l'attuale Bernart Bartleby, mi scuserà se accolgo le sue osservazioni e correzioni (tutte esattissime) cinque anni e mezzo dopo: come dire, ho dei tempi un po' lunghini, ma prima o poi tengo conto di tutto. A mia (parziale) scusante per le inesattezze finora contenute in questa pagina (e rilevate da Bart nel settembre del 2010) è che si tratta davvero di una delle mie primissime pagine dopo la raccolta primitiva del 2003 e la mia "ricomparsa" nel sito avvenuta il 26 settembre 2004. Allora il sito era, come dire, parecchio "essenziale" e, oltretutto, le notizie sulle varie canzoni presenti in rete non erano neppure paragonabili a quelle attuali. A volte uno non se ne rende più conto, mi viene da dire a me stesso. E penso a quante vecchie pagine dovrebbero essere rimesse in sesto & ammodino; ma il compito lo terminerà la seconda generazione. Intanto ne ho approfittato anche per aggiustare la traduzione italiana, che presentava delle inesattezze (in un caso pure un'emerita cazzata) e anche dei punti che mi sono sentito di rimettere un po'. E per rifare tutta la pagina, ho aggiunto anche un'introduzione (che meritava fare) e delle note alla traduzione.

Riccardo Venturi - 4/1/2016 - 00:10


veramente la canzone è dall'omonimo album del 1985 poi rinominato anche Intilli Manns

dq82 - 28/1/2016 - 12:51




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