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[fine 800, inizio 900]
Parole d’attribuzione incerta, forse di Eusebio Bordel-Marchetti, socialista e sindacalista piemontese.

Registrazione di Cesare Bermani, Lumellogno, Novara, 1964. Canta Fenisia Baldini.

(Dalla "Musica dell'Altraitalia")


Una canzone di ambiente socialista che è un’aperta derisione e revisione del nostro retoricissimo e pomposissimo (e pure brutto) inno nazionale “Fratelli d’Italia”.
Canto il cui testo è riportato nel volume “Canzoniere sociale illustrato: raccolta di canti popolari e cenni biografici dei più noti organizzatori, propagandisti”, a cura di Arturo Frizzi, pubblicato a Mantova nel 1907. Verrebbe lì attribuito a tal Eusebio Bordel-Marchetti, socialista e sindacalista, fondatore nel 1901 e poi segretario della Federazione Nazionale Lavoratori del Legno & Affini, oggi FILLEA-CGIL. Meglio comunque continuare ad attribuirla ad anonimo, sia per l’unicità della fonte che per la mancanza di più precise informazioni sul suo presunto autore.

(Bernart Bartleby)
Noi siam da secoli calpesti e derisi,
perché noi siam pecore perché siam divisi;
ma il giorno si appressa, faremo l'unione:
allora i padroni avran da pensar.

Giuriam, giuriam,
padron non ne vogliam!
Vogliamo la pace, la scienza e il lavoro,
la grande famiglia dell'umanità.
Non più vagabondi che sfruttin coll'oro;
la razza dei ladri dispersa sarà.

Vogliam che la terra sia patria di tutti,
che chi la lavora raccolga i suoi frutti.
E noi dai signori siam sempre sfruttati,
ci han sempre rubato il nostro sudor.

Giuriam, giuriam,
padron non ne vogliam!
Vogliamo la pace, la scienza e il lavoro,
la grande famiglia dell'umanità.
Non più vagabondi che sfruttin coll'oro;
la razza dei ladri dispersa sarà.

inviata da Riccardo Venturi




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