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Luisa Ferida

Ianva
Lingua: Italiano


Ianva

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[2009]
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Luisa Ferida, pseudonimo di Luigia Manfrini Farné (Castel San Pietro Terme, 18 marzo 1914 – Milano, 30 aprile 1945), fu una delle più rappresentative attrici del cinema italiano nel decennio 1935-1945. Fu compagna di un altro noto attore di quel periodo, Osvaldo Valenti, protagonista di alcuni film di Alessandro Blasetti. Nel 1943 Valenti aderì alla Repubblica di Salò e entrò nella famigerata X Mas di Junio Valerio Borghese. Ciò valse, alla Liberazione, la sua fucilazione insieme alla compagna, essendo accusati entrambi di aver collaborato ai crimini della “Banda Koch”, il reparto speciale della polizia della RSI tristemente noto per le torture, gli assassinii e le stragi ai danni di antifascisti e partigiani. Ma la Ferida, se non anche il Valenti, era sicuramente estranea ai crimini di guerra che le vennero imputati tant’è che negli anni ’50 la madre chiese ed ottenne la pensione di guerra, essendo la figlia la sua unica fonte di sostentamento.
Sulla questa vicenda è incentrato il film di marco Tullio Giordana “Sanguepazzo”, con Luca Zingaretti e Monica Bellucci. (fonte: it.wikipedia)


"Milano 1945. Tra le innumerevoli vittime di questa stagione, un’attrice di grande bellezza e successo. Malgrado la conclamata innocenza, lo stato di gravidanza e le numerose testimonianze a discarico, viene comunque ordinata l’esecuzione: i simboli vanno abbattuti. Le sue ultime ore viste attraverso un’immaginaria cinepresa che si rivela poi essere la bocca da fuoco che dovrà eliminarla."
Dal sito del gruppo.
Veste sobrio la donna che vedi,
Ma l’ectoplasma d’un vestito in lamé
Pare le snudi ancora la schiena
Offerta agli sguardi in tante soirées.
La metti a fuoco nella luce livida
Da imposte serrate di stanza d’hotel,
Ma non vuol negarsi quest’ultima scena,
La posa finale che è già scritta perché…

Lei è Luisa, Luisa Ferida
La più amata di Cinecittà.
La Ferida, Autarchica Diva
Che la sua platea dimenticherà…

Non può scordare
Giorni più fulgidi di cento solleoni
Viverli senza bruciare:
La più imperiale delle allucinazioni.
Le cavalcate
Nella tenuta, coca party al Coppedé,(*)
Femmina Italia
Verso il futuro su due alte décolletées...

Nuovo copione: un ruolo infamante,
La controfigura le ruba la scena(**)
Seppur non ha colpe, non è rilevante:
Per chi troppo ha avuto, niente sconti di pena.
Simbolo d’anni sin troppo ruggenti
Non c’è alcun bisogno di verità
Ancora una parte da Fedele d’Amore
Al ciak di commiato del caricatore…

Sfila l’anello(***)
E nel baule ha già riposto l’astrakan.
Non resta che quello
Perdere tutto come fosse un baccarat…
Il banco vince,
Già vede scorrere i suoi titoli di coda,
Scherma i suoi occhi
E resta avvinta a una menzogna che l’inchioda…

Lei è Luisa, Luisa Ferida,
Indossa il grigio di pioggia in città,
Guardala ancora un istante da viva:
Sei l’operatore che l’inquadrerà
Tocca a te…
Tocca a te…
Tocca a te…

Leggi l’accusa, ecco il tuo film
Leggi l’accusa, ecco il tuo film
Leggi l’accusa, ecco il tuo film!
… Smonta il set
Note:

(*) Il Coppedè è uno dei più bei quartieri della Capitale. Lo stile di vita smodatamente brillante ostentato dall'attrice e dal compagno Osvaldo Valenti durante gli anni trionfali del regime contribuì non poco ad alienare nei giudicanti ogni ipotesi di clemenza.

(**) In seguito fu accertato: la sadica che, a scopo di dileggio, si mostrava nuda ai partigiani torturati nella famigerata “Villa Triste” non era la Ferida, ma l'amante del criminale Pietro Koch che si faceva passare per essa.

(***) Prima dell'esecuzione, la Ferida fece dono del suo anello al partigiano che l'aveva in consegna.

inviata da Alessandro - 13/7/2009 - 13:28


Non solo il Coppedé.
Con la nascita della Repubblica Sociale una grossa parte degli attori e dei professionisti -per non parlare delle professioniste- che roteava attorno a Cinecittà si trasferì al Lido di Venezia, perpetuando anche in quella sede quella grossolana ostentazione di lussi, quella tossicodipendenza e quelle imitazioni fuori tempo massimo della guerra dannunziana che costeranno la pelle, nei primi mesi e nei primi anni del dopoguerra.
Carlo Mazzantini racconta di come fu agguantato in camicia nera a Milano e messo prigioniero in una cella ricavata da un seminterrato, dove assisté alla finaccia di un ragazzino cui l'anarchico che aveva in custodia alternava legnate a prese di giro, rabbia e brutte previsioni su quello che gli sarebbe capitato: "...Tieni! Il Buffalo Bill di Porta Vittoria! Prendi, carogna! Andava in giro, una pistola di qua e una di là: largo che passo io!". Non un attore famoso ma un bullo di quartiere come ancora oggi ce ne sono anche troppi, che a Repubblica Sociale sfaldatasi passò qualche giorno in queste condizioni e poi finì fucilato come un cane.
Certi vezzi costarono salatissimi. Di Osvaldo Valenti esistono foto che lo ritraggono con una macchina fotografica in mano e con la divisa della Decima Mas. Con premesse del genere, nel 1945 c'era il grosso rischio di andare poco lontano.

Io non sto con Oriana - 13/7/2009 - 14:30


Carlo Mazzantini riconobbe il suo sfortunato compagno di cella, il "Buffalo Bill di Porta Vittoria", nella foto scelta da Giampaolo Pansa per la copertina del suo libro "Il sangue dei vinti"... forse un bullo di quartiere o un balordo, ma non certo un ragazzino, da quel che si vede...

Alessandro - 14/7/2009 - 15:02


Alessandro - 14/7/2009 - 16:09


Alessandro, si chiamava Koch e non "Kock". Saluti!

Riccardo Venturi - 14/7/2009 - 16:47


Per me era una gran testa di cock e si è meritato la fine che ha fatto, anzi, non è bastato nemmeno...

Alessandro - 14/7/2009 - 17:28


Ho letto il libro di Pansa trovandolo assolutamente inutile, oltre che malscritto e pieno di espedienti narrativi da terza media. Insomma: roba che va bene a lui per rimpannucciarsi un po', ché si sa, litterae non dant panem, e poi per quei programmi della cialtrovisione in cui un reportage da una "obliterazione di obiettivi" o da una "esportazione di democrazia" si alterna a ponderose considerazioni sui cosmetici indispensabili per la cura del vello pubico femminile.
Ho anche la sensazione che intere pagine siano state scritte tenendo www.italia-rsi.org in una schermata, e lo word processor nell'altra.

Io non sto con Oriana - 14/7/2009 - 21:19


Per la precisione, si tratta dell'esecuzione di Pietro Caruso, capo della polizia, fucilato il 22 settembre 1944.

23/12/2010 - 21:23


Hai ragione.
Esiste pure l'intero filmato del processo e della fucilazione di Caruso.
Quello della fucilazione di Koch, girato da Visconti, non sono riuscito a trovarlo su YouTube...

Bartleby - 5/4/2012 - 15:45


Foto della fucilazione di Pietro Koch, Roma, 5 giugno 1945 (forse questa è quella giusta...)

Bernart Bartleby - 15/3/2014 - 14:12


E forse su Rai Storia ho trovato alcune brevi sequenze della fucilazione tratte da quanto girato da Luchino Visconti in quel giorno di giugno del 1945...

Bernart Bartleby - 15/3/2014 - 14:19


Ricordiamo che il mandante dell'omicidio di Luisa Ferida e di Osvaldo Valenti fu Sandro Pertini.

Raffaele Gregorio - 5/3/2020 - 18:50


Mi pare che l'unica fonte diretta che indichi in Pertini il mandante di quel duplice omicidio sia il suo stesso esecutore, il comandante partigiano Giuseppe Marozin, nome di battaglia "Vero"...

Mi consta che il Marozin, morto nel 1966, sia stato un personaggio molto discusso, un violento, un rapinatore (ce ne sono stati tanti, da una parte e dall'altra). Durante la guerra fu addirittura condannato a morte per insubordinazione e dopo la guerra subì processi per omicidi e violenze perpetrati durante il conflitto anche a danno di suoi compagni. Ne uscì, come tanti altri, solo con l'amnistia...

Mi pare un po' poco per dare la colpa a Pertini...

B.B. - 5/3/2020 - 22:49


Ci andrei un po' più cauto con questa affermazione, soprattutto con la parola "mandante" che rimanda a un ambiente malavitoso-mafioso.
Secondo wikipedia, la questione non è per niente certa:

Marozin affermò anche che l'ordine di effettuare l'esecuzione della Ferida e di Valenti venne direttamente dal C.L.N.A.I. nella persona di Sandro Pertini: «Quel giorno - 30 aprile 1945 - Pertini mi telefonò tre volte dicendomi: "Fucilali, e non perdere tempo!"». Non ci sono altre fonti che sostengano il coinvolgimento di Pertini nella vicenda.

Lorenzo - 5/3/2020 - 22:53


Pertini aveva una vocazione criminale appurata da parecchie testimonianze, lo stesso Pietro Nenni non aveva un giudizio positivo del soggetto

Marcello Siconolfi - 21/10/2023 - 13:00


Marcello, fai per caso il consigliere comunale a Lucca ?

Lorenzo - 21/10/2023 - 13:01




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