C'è un bianco di occhi nel buio e notte notte nera all'intorno
C'è una mano che cala sugli occhi a chiudere i sogni, a cancellare il ritorno.
Ci son corpi che si stendono lenti come pesanti cordami
gambe che si sciolgon frementi e mani che s'avvinghiano a mani.
C'è una voce che bussa alla porta un rumore di passi lontano
C'è chi cerca di scacciare quei sogni come mosche levando una mano;
C'è chi nasconde la faccia tra le piaghe tumide del ricordo
Chi sul fondo del fondo si schiaccia per scivolare in acque più scure
Fuoribordo.
E io che li pesco uno a uno all'amo di questa torcia
E li traggo magri e tremanti dai loro sogni tra le mie braccia
Io che li vedo gettare sempre uno sguardo vinto all'indietro
Mentre sbarcano con le loro coperte strette addosso
A volte penso a San Pietro che lasciava cadere boccheggianti
Quelle anime che strappava al mare dentro reti
Di speranze e di sogni e di sogni che non fanno svegliare
Io di ciascuno di quei volti vorrei
Portarmi addosso un'istantanea
Vederli sparire adesso sotto le arcate d'un centro d'accoglienza temporanea.
Vedere qugli occhi e quelle mani,
Trascinati ad un burocratico auto-da-fé
Mi direbbero "non c'è casa, non c'è ritorno, non c'è domani"
E mi sarebbe allora forse più facile, forse mi sarebbe più facile allora
Prendere il largo da te.
C'è una mano che cala sugli occhi a chiudere i sogni, a cancellare il ritorno.
Ci son corpi che si stendono lenti come pesanti cordami
gambe che si sciolgon frementi e mani che s'avvinghiano a mani.
C'è una voce che bussa alla porta un rumore di passi lontano
C'è chi cerca di scacciare quei sogni come mosche levando una mano;
C'è chi nasconde la faccia tra le piaghe tumide del ricordo
Chi sul fondo del fondo si schiaccia per scivolare in acque più scure
Fuoribordo.
E io che li pesco uno a uno all'amo di questa torcia
E li traggo magri e tremanti dai loro sogni tra le mie braccia
Io che li vedo gettare sempre uno sguardo vinto all'indietro
Mentre sbarcano con le loro coperte strette addosso
A volte penso a San Pietro che lasciava cadere boccheggianti
Quelle anime che strappava al mare dentro reti
Di speranze e di sogni e di sogni che non fanno svegliare
Io di ciascuno di quei volti vorrei
Portarmi addosso un'istantanea
Vederli sparire adesso sotto le arcate d'un centro d'accoglienza temporanea.
Vedere qugli occhi e quelle mani,
Trascinati ad un burocratico auto-da-fé
Mi direbbero "non c'è casa, non c'è ritorno, non c'è domani"
E mi sarebbe allora forse più facile, forse mi sarebbe più facile allora
Prendere il largo da te.
inviata da adriana - 20/6/2009 - 08:31
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"giannY sYmbolo e i Geni del Picco e Pala" sono
Fabio Ghelli e Gabriele D'Ascoli
Album: Le confessioni di un eiaculatore precoce