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Lucio Battisti: Il nostro caro angelo

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Lingua: Italiano


Lista delle versioni e commenti


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(1973)

dall'album "Il nostro caro angelo"
Testo di Mogol
Musica di Lucio Battisti
Il nostro caro angelo

Qualche giorno fa Riccardo commentando una canzonetta della Carrà, ha definito, en passant, Lucio Battisti "fascista".

Questa affermazione ha gettato nello sconcerto (via, non proprio...) altri due amministratori delle CCG, che alla leggenda del Lucio Battisti fascista hanno sempre creduto poco. Questa idea è comunque molto diffusa ed è stata confermata addirittura dal grande Pierangelo Bertoli che in un'intervista dichiarò: "negli anni settanta si sapeva che Battisti stava a destra e che era vicino al MSI. Non c'era bisogno di prove, lo si sapeva e basta."

Sembra invece che Battisti non si interessasse per nulla di politica. In effetti le uniche prese di posizione nei testi delle sue canzoni (che comunque erano di Mogol o di Pasquale Panella) erano quelle ambientaliste. Tutte le interpretazioni "fascisteggianti" dei testi ricordavano invece le acrobazie di quelli che cercavano nelle canzoni dei Beatles la conferma della leggenda della morte di Paul McCartney.

L'unica occasione in cui l'opera musicale di Battisti poté essere messa in relazione con l'impegno politico fu nel corso del programma Tutti insieme, ideato da Mogol e realizzato dalla struttura tecnica della RAI che lo trasmise il 23 settembre 1971, sul secondo canale in prima serata. Durante la fase iniziale dello spettacolo, Battisti uscì dalle quinte raggiungendo il centro della scena e iniziò ad intonare Let the sunshine in, canzone indubbiamente pacifista, accompagnandosi con la sola chitarra. Mano a mano, venne raggiunto da un nutrito gruppo di cantanti e musicisti.

Questa che proponiamo è una canzone che ci piace particolarmente. Secondo quanto ha dichiarato lo stesso Mogol, si tratta di un attacco alla Chiesa Cattolica.

Come commenta il blog Ricomincio da qui

Battisti dice: io sono credente, ma non accetto una Chiesa falsa e ipocrita, che continua e riproporre il binomio cristiano-schiavo (la fossa del leone / è ancora realtà / uscirne è impossibile per noi / è uno slogan falsità) e a attirare fedeli grazie a sentimenti quali paura e alienazione. Il nostro caro angelo, la nostra fede, deve poter esprimersi liberamente, senza essere controllata da una vecchia istituzione (le rughe han troppi secoli oramai / truccarle non si può più) che mina con i propri giochi di potere la purezza della fede (cattedrali oscurano / le bianche ali bianche non sembran più)

La fossa del leone
è ancora realtà
uscirne è impossibile per noi
è uno slogan falsità.

Il nostro caro angelo
si ciba di radici e poi
lui dorme nei cespugli sotto gli alberi
ma schiavo non sarà mai.

Gli specchi per le allodole
inutilmente a terra balenano ormai
come prostitute che nella notte vendono
un gaio cesto di amore che amor non è mai

Paura e alienazione
e non quello che dici tu
le rughe han troppi secoli oramai
truccarle non si può più.

Il nostro caro angelo
è giovane lo sai
le reti il volo aperto gli precludono
ma non rinuncia mai
cattedrali oscurano
le bianche ali bianche non sembran più.
Ma le nostre aspirazioni il buio filtrano
traccianti luminose gli additano il blu.

inviata da Lorenzo e Adriana - 16/6/2009 - 15:17




Lingua: Inglese

La versione inglese interpretata da Marva Jan Marrow
OUR DEAR ANGEL

The dark cave of the lion
still exists today.
They say you just can't help
but fall on in.
Don't believe that false cliché!

Just look at our dear angel!
He gathers roots to eat
and then he sleeps under the thicket
by the maple tree!
A slave he'll never be!

The looking-glass the skylarks
loved now flashes rainbows uselessly on the ground
like those good-time girls who come in the night
to sell to you a merry basket of love,
but inside no love's found!

It's fears and alienation
not what you like for me to say.
The wrinkles are too many centuries' wide
can't masquerade them away!

Just look at our dear angel!
You know he's young inside!
The nets above won't ever let him really fly!
But still he keeps on trying!
And tall cathedrals block the light
you'd think his white white wings
weren't white anymore!

But then filtering the darkness hope comes shining through
and points him to the blue
that was hidden before!

I know it's hard
Keep on trying... dear angel!
I know it's hard
Keep on trying!
Keep on trying!
Keep on trying!

I know it's hard I know it's hard!
I know.... keep on trying!
I know it's hard I know I know ...
keep on trying on trying!

Fears and alienation
I said not what you like for me to say.
The wrinkles are too many centuries' wide
can't masquerade them away!

Just look at our dear angel!....

18/6/2009 - 21:40


Poteva il nostro perfido, carogna, merdajolo & zozzo inclito Riccardo Scocciante esimersi dal dire la sua a proposito del Battisti nazionale? No! E infatti ecco qui:

IL NOSTRO CARO LUCIO

Ci fa un par di coglioni
anche dall'ardilà,
anche se non faceva poi “a noi”
o “eja eja alalà”

I' nostro caro Lucio
co' testi d'i' Mogol
ci fa scappà' la cacca sotto l'arberi
e 'un si cheta mai

Tiràgni du' pallottole
inutirmente, che tanto è in cielo oramai
e ci tocca ribeccàcci le trasmissioni
'ndò canta le su' lagne n'i' '70 alla Rai

'Un gli era un fascistone?
Magari lo dici tu!
E poi chissenefrega, ti dirò,
'e ci pensera Gesù.

I' nostro caro Lucio
coi testi di Panella e poi
i' verde gni garbava pure a Ìtre (*)
e a tutti que' troiai.
Cattedrali oscurano,
ma a me m'oscura la fava e quarcosa di più;
E si pigli l'emozioni, Francesca e l'angelo
si trombi la slava co i'brodo e che vada affancul!

(*)Hitler

Riccardo Scocciante's Fancrùbbe - 20/6/2009 - 00:24




Lingua: Italiano

M'informano anche altri agenti provocatori che, ben prima di Riccardo Scocciante, un autore (fortunatamente) ben più noto e geniale, tale Rino Gaetano, si era con successo occupato di pigliare opportunamente per i fondelli Lucio Battisti, i suoi angeli e le sue passioni campagnuole con questa canzoncina al vetriolo, che ovviamente non posso esimermi dall'inserire:

LA ZAPPA... IL TRIDENTE IL RASTRELLO LA FORCA L'ARATRO IL FALCETTO IL CRIVELLO LA VANGA

Vecchi solai e ciminiere
lavatoi al decimo piano
Fumo che sale il paradiso
e gli angeli cadono giù

La zappa il tridente il rastrello la forca
l'aratro Il falcetto il crivello la vanga
e la terra che spesso t'infanga

Una mansarda in via Condotti
moquette plafond cassettoni
giovani artisti e vecchie tardone
si realizzano nel nobile bridge

La zappa il tridente il rastrello la forca
l'aratro Il falcetto il crivello la vanga
e la terra che spesso t'infanga

Giovane e bello divo e poeta
con un principio d'intossicazione aziendale
fatturato lordo la classifica che sale
il resto lo trova naïf

La zappa il tridente il rastrello la forca
l'aratro Il falcetto il crivello la vanga
e la terra che spesso t'infanga

Castoro visone il conte Dell'Acqua
salmone caviale champagne
la grande soubrette Brigitte La Cagne
coperta di cincillà

La zappa il tridente il rastrello la forca
l'aratro Il falcetto il crivello la vanga
e la terra che spesso t'infanga

La zappa il tridente il rastrello la forca
l'aratro Il falcetto il crivello la vanga
e la terra che spesso t'infanga

La zappa il tridente il rastrello la forca
l'aratro Il falcetto il crivello la vanga
e la terra che spesso t'infanga

ad libitum

inviata da Riccardo Venturi - 21/6/2009 - 18:33


Ancora siamo alle prese con 'sta storia di Battisti "saluto romano" ? Nei primi anni (dal 1963) in cui frequentavo il PCI c'era nella Federazione di Como un funzionario che aveva una bella voce tenorile. Quando entrava in contrasto di opinioni con un compagno più giovane, attaccava a cantare: "Damm a trà a mi, damm a trà a mi, che la so lunga, più lunga che tì" ("Da' retta a me, che ne so più di te"). Posso cantarvela io, adesso ? Io li ricordo, quei miei tempi di figiciotto. Si stava come in un'azione cattolica "rossa"; e il giudizio su cosa dovesse essere il bello dipendeva dall'assolvimento dell' "impegno" da parte dell'artista. Insomma il bello derivava dal buono; mentre buono e bello coincidono, ma Togliatti questo non voleva che si sapesse. E così, in certe crape questo non entrava e, come vedo, ancora non entra. Siccome il Battisti aveva la sua vena ( e anche il Mogol finché gli fu vicino), e questa vena - che conquistava tutti gli altri giovani tranne i figiciotti - non era esplicitamente "impegnata", ecco che subito si costruì la leggenda del Battisti "fascio". Si diceva che finanziasse il MSI: e un compagno non lo doveva ascoltare. Non lo sentite l'odor di sottana di prete ? Vi pare proprio che dalle canzoni di Battisti/Mogol potessero formarsi dei codini neri o rossi ? o dei truci menatori di operai ? Loro parlavano di noi giovani, di quello che ci stava in testa e in corpo dalla sera alla mattina, quando non ci occupavamo della Grande Idea: e certo le loro parole non spingevano ad alcunché di trucido. Il loro dito, però , non indicava esplicitamente il sole dell'avvenire: e questo già non si confaceva a un artista comme il faut. E' come se il prete ti ammonisse che, se qualche volta canti "Guarda che luna" anziché "Noi vogliam dio", finirai all'inferno. Oggi - e non per fortuna - abbiamo un termine per indicare questo genere di pretume: "taliban". Vogliamo metterci in testa che i preti vanno - metaforicamente, ma sistematicamente - ammazzati ? che la prima prigione è la chiesa, quale che sia il dio vero che vi si veneri ? E' da un ex comunista che dovete apprendere l' abc della santa Anarchia ? Damm a trà a mi, damm a trà a mi, che la so lunga, più lunga che tì.

Gian Piero Testa - 21/6/2009 - 21:37


Caro Gian Piero, mille ringraziamenti per questo tuo intervento che ci riporta davvero indietro a un'epoca; però debbo dirti una cosa. Del tutto personale. A me, in fondo, delle "idee" di Battisti Lucio da Poggiobustone (Rieti) importa poco, e ancor meno se "finanziasse l'MSI" o roba del genere; mi diverto ogni tanto a rinfocolare il luogo comune, senza nessun impegno. Quel che mi preme dire, è che a me Battisti, vale a dire le canzoni di Battisti scritte da Mogol e da chiunque altro fanno venire letteralmente il latte ai coglioni, e non capisco perché lo si debba idolatrare e difendere sempre e comunque. Tutto qui, e poi si fa per fa' du' battute (e magari anche per mettere la canzone di Rino Gaetano, che quello fa sempre bene).

Se poi, comunque, vogliamo spingere un po' più in là la cosa, ti potrei anche dire che dai testi del sig. Rapetti Mogol (e di altri, cantati da Battisti) traspare pur sempre qualcosa. Una certa idea della donna, in primis: quella che "capire non può" ("Emozioni"), quella che al ritorno del rude maschio dalla campagna deve obbedire, preparare la cena e soprattutto darla senza fiatare ("La canzone della terra"), quella che sempre al rude maschio in versione angosciata & sofferente deve "dare di più" (però non glielo può dare, "L'Aquila"; forse lei non gli voleva dare il culo?), le giovani donne che a marzo cercano nuovi amori (e che fanno, vanno in calore come le cagne?), quell'altro che ci ha la servetta che gli stira le camicie, gli prepara le cosine buone e la notte -ovviamente- gliela dà tutta fida e innamorata mentre lui, invece, vuole Anna; e così via. Insomma, almeno da certe canzoncine di Mogol/Battisti non si saranno formati "codini neri o rossi", ma si formava comunque una certa mentalità, che in diversi casi considero agghiacciante. Se ne deve quindi dedurre che quando "voi giovani" non pensavate alla Μεγάλη Ιδέα avevate in testa una fanciulla che la dava standosene rigorosamente zitta? Funzionava così nel PCI di Berlinguer che intanto dava di "untorelli" ad altri ragazzi un pochino meno accomodanti?

Per non parlare poi di un'altra costante, delle canzoni di Mogol/Battisti: la campagna, la terra, e via discorrendo. In un'epoca in cui nelle città si svolgeva una lotta, un tentativo, un qualcosa che puoi chiamare come ti pare, questo qui glorificava la sana terra. Ecco, se proprio dovessi individuare quel che più di reazionario c'è in Battisti, è proprio questo; e ci metto anche il suo famoso "ambientalismo", senz'altro.

Mettiamola comunque come dev'essere messa: le canzonette di Battisti erano fatte per fare facile presa. Melodie orecchiabili, testi che potevano passare a volte per "profondi" quando in realtà non dicono un cazzo e via discorrendo. Insomma, sì, il disimpegno -che ci può anche stare. D'accordo, nulla per andare a menare gli operai, ma nemmeno niente che dicesse di non menarli. Al contempo c'erano altri giovani che dei fiori rosa fiori di pesco, delle acrobazie di Francesca e degli sturbi campagnol-maschilisti se ne fregavano altamente prendendoli per quello che erano: tentativi di non far pensare. Peraltro, debbo dire, pienamente riusciti; tuttora c'è chi considera i testi del Rapetti come quelli di un "poeta", e ho detto tutto.

Pienamente d'accordo con te sul fatto dei "talibân" (ci metto pure il circonflesso del plurale persiano!), ma l'Anarchia lasciala stare. Sono ragionevolmente convinto che Franco Serantini non cantasse le canzonette di Battisti. E anche che, perlomeno dalle mie parti (ma anche da altre), ci sarebbero stati diversi ragazzotti che al tuo funzionario con la voce tenorile gli avrebbero fatto fare il giro del lago di Como a calci nel culo. E che forse qualche calcio supplementare se lo sarebbe preso anche da Ivan della Mea. Gli stessi calci con cui Lama fu buttato fuori dalla "Sapienza". Senza comunque dimenticare che ognuno è -naturalmente- libero di pensarla come vuole, di ascoltare chi vuole, e anche di sbeffeggiare un "sacro mito" che non ritiene avere alcuna ragione di sussistere.

Intanto però ti dico che Battisti è senz'altro l'idolo del candidato di Forza Nuova alle elezioni municipali fiorentine. Te lo dico perché ho la ventura di averlo conosciuto di persona, pensa un po'.

Saluti carissimi!

Riccardo Venturi - 21/6/2009 - 21:58


"Intanto però ti dico che Battisti è senz'altro l'idolo del candidato di Forza Nuova alle elezioni municipali fiorentine. Te lo dico perché ho la ventura di averlo conosciuto di persona, pensa un po'."

Una conoscenza fatta con manganello da una parte e chiave inglese dall' altra ?
A parte che giudicare la bravura di un artista solo per le sue idee politiche è una stronzata. Scusate il disturbo e buon lavoro

Sergio Parisella - 21/6/2009 - 23:20


Caro Riccardo, io arrivai abbastanza tardi ad ascoltare le canzoni di Battisti-Mogol; e il fatto che, in età più avanzata mi sia accaduto di apprezzarle, mi fece risentire alquanto contro quella sorta di “divieto” che circolava in quel “milieu” ( chiamiamolo elegantemente così ) cui ho accennato nell’ intervento precedente. Forse il risentimento indirizzato contro la parte censurante mi fece apprezzare più del dovuto l’oggetto censurato. Qualcosa di analogo capita anche a chi, addestrato dalla famiglia a spregiare certi piaceri, ne abbia per conto suo scoperto uno. Allora si mette a maledire chi ne lo ha tenuto lontano e a esagerare nel godimento del nuovo. Dal tuo latte ai coglioni al mio apprezzamento, tuttavia, c’è uno spazio considerevole, che non si spiega interamente con il percorso psicologico che ho cercato di descrivere, perché, se tutte le loro canzoni fossero decisamente brutte o melense o spiacevoli, semplicemente avrei smesso di ascoltarle e morta là. Invece dico quello che in realtà mi accade: che cioè che nel mio computer albergano forse duecento canzoni di quei due, delle quali mi piace ascoltarne almeno venti o trenta. Le altre no, mi hanno sempre seccato, e praticamente non le conosco. Arrivato qui, ho la sensazione che il terreno nel quale mi potrei inoltrare non sia tanto adatto alle mie forze: perché dovrei, forse, tentare di “analizzare” le angolature da cui si intendono le canzoni, i nostri retroterra mentali e psicologici e mille altre cose difficili. E non credo di averne l’ingegno sufficiente. Dico però che, passando a un altro autore, che ci fu sempre consigliato di amare, come il buon Guccini, mi accade qualche cosa di simile: di lui non dico apprezzo, dico: amo una dozzina di canzoni; mentre le altre mi annoiano, non le ascolto. Io spesso dico di lui che è “on prevedòn” (è parola lombarda, un accrescitivo di prete), perché spesso lo sento predicatorio, per quanto i suoi contenuti siano comunque condivisibili. Credo che molto dipenda dalla chiave con cui si legge e ascolta: e le chiavi possono essere, evidentemente, più di una. Poco fa, prima di scoprire che avevi replicato al mio intervento, ero nel sito di stixoi. Volevo capire qualcosa di una canzone di Gatsos-Xarhakos, “Καιγομαι καιγομαι” (“Brucio brucio”) – una canzone del film Ρεμπετικο di Kostas Ferris, Leone d’Argento al Festival di Berlino ecc. - che un sito greco αντιπολεμικο indica come un bel testo contro la guerra. La guerra, certo, vi è citata: ma, secondo me, si tratta una canzone d’amore, perché la guerra c’entra nello stesso modo in cui talora si dice che in amore e in guerra le regole sono ridotte al minimo. Ma non credo che una canzone che citi la guerra per tale verso sia da inserire in CCG. A parte questo, ho visto nel blog che i Greci appaiono divisi, nel valutare quella canzone, un po’ come noi due a proposito di Battisti. Uno, che si firma “Λαικος” come fosse la voce del popolo, dice che la canzone è un inno al masochismo, che si sta esagerando nel conferire patenti di artista a Xarhakos e a Gatsos, ai quali tutti sarebbero pronti a inneggiare anche se avessero composto una canzone sulla τσικουλαδα. Altri – e io mi associo – sentono che la canzone è bella, di stile smirneico, appassionatissima e richiede una voce intensa e insieme agilissima. Il suo νοημα, vale a dire i concetti che esprime o che sottende, è indubbiamente discutibile: questa qui, infatti, strilla: brucio brucio, e tu versa altro olio e via di questo passo.
Temo che sia una antica quaestio: così antica, che adesso vado a farci sopra una dormita.

Gian Piero Testa - 21/6/2009 - 23:58


Per Sergio Parisella:

La conoscenza con il tizio in questione è stata fatta senza manganelli e chiavi inglesi, ma in un posto dove entrambi cercavamo di fare del bene al prossimo, ognuno a modo proprio. E in questo rispetto quella persona, nonostante l'abisso che ci divide.

Per il resto, tutto sommato, credo di aver motivato sufficientemente e argomentatamente i motivi per cui Battisti non mi piace affatto. Non mi piacciono le sue canzoni, il suo modo di fare musica, nulla. Stop. Le "idee politiche" o presunte tali c'entrano poco o niente. Saluti anche a te.

Riccardo Venturi - 22/6/2009 - 11:36


imbecilli. trovate un cantante migliore e poi parlate

8/12/2011 - 06:10


Chissà perché, ma commenti come quello sopra sono sempre anonimi. Ma non me ne stupisco affatto. Comunque, all'anonimo dico tranquillamente che può andare a farselo troncare nel culo lui, la maiala di su' ma' e il "cantante migliore". Soddisfatto e rimborsato, e passiamo ad altro.

Riccardo Venturi - 8/12/2011 - 10:51


Ormai mille volte Mogol ha smentito la faccenda del Battisti fascista o simpatizzante della destra..piuttosto disinteressato alla politica aveva nel suo piccolo una concezione abbastanza libertaria:vedi il suo essere a favore del divorzio, a favore degli immigrati di colore(ascoltate il brano "straniero" in "e già"), il suo essere contro la distruzione ambientale e contro le discriminazioni sociali(ascoltate "gente per bene e gente per male")..eppoi tra i suoi divi ispiratori vi sono Bob Dylan, Donovan, Led Zeppelin,il cantante afro-americano Otis Redding.Da non dimenticare il fatto che Battisti aveva la casa discografica Numero Uno dove hanno suonavano la PFM, Demetrio Stratos, Eugenio finardi, Edoardo Bennato, Radius insomma tutta gente che direttamente o indirettamente era di sinistra..e voi pensate che un fascista o uno di destra in un'epoca di scontri violentissimi tra compagni e fascisti, avesse mai permesso di promuovere quegli artisti?riguardo alla "canzone della terra" che di per se è il quadretto di un contadino reazionario e maschilista va considerata a detta di Mogol la tecnica di scrittura.Battisti portò a Mogol musiche tribali, etniche e quest'ultimo immaginò appunto il soggetto a cui si poteva riferire quel tipo di musica, prendendone assolutamente le distanze.questo accadeva quando la musica di Battisti non ispirava fatti personali a Mogol allora quest'ultimo inventava ad ispirazione..il filtro della politica era da loro quasi assente se non in alcuni album quali Anima latina dove il duo denuncia la miseria delle favelas sud americane e l'incalzare delle multinazionali oppure nel nostro caro angelo.Ultimamente ho letto nel libretto di un cofanetto di Battisti un'intervista a Mogol dove quest'ultimo dichiarava che i suoi testi erano tutti antifascisti.

Sergio - 15/7/2012 - 10:16


sono capitato qui per caso, e mi sgomenta il fatto che non si sia capaci a distanza di tanto tempo di accettare il fatto che un artista possa piacerci o no a prescindere, e che sia necessario per forza di cose motivarlo, con dovizia di particolari (soggettivi), cercando di convincere e convincersene. E' tutto molto semplice. Ascoltate ciò che più vi piace, che sia Mozart, Coltrane, o battisti, od altro, otutti quanti.
Ma per favore basta con queste tiritere da fans idolatranti o lividi oppositori. accettate di ascoltare quello che vi piace, e scartate quello che no, de gustibus.....ma basta anatemi e scomuniche.state sereni. grazie
p.s.: a me battisti piace, ma è casuale.

roberto - 7/6/2016 - 17:13


Mi capita di canticchiare le canzoni di Battisti
e conosco di persona due o tre comunisti :)

krzyś - 8/6/2016 - 00:35


Quanto qualunquismo nelle parole di Riccardo. Stai muovendo le stesse critiche che venivano mosse a Mogol dalle femministe in quegli anni: l'essere misogino, reazionario, soppressore di coscienze e chi più ne ha più ne metta. Mogol attraverso le canzoni che tu hai citato (una minimissima parte dell'immensa teoria di "tipi" che ha messo in versi) non ha fatto altro che mettere in circolo, appunto, dei "tipi" di uomini e di donne, senza per forza apporre un giudizio preciso. Il sempliciotto, l'emancipata, il piccolo-borghese, la prostituta: sono tutti tipi che esprimono la contraddizione della società del tempo (caos e inquietudini cittadine contro la secolarità e la stabilità reazionaria della campagna, in cui sono sacrificati certi valori in favore di altri e viceversa). Sono idee tutt'altro che univoche o che sopiscono la capacità critica, ma anzi pongono interrogativi profondi su diverse questioni: e interrogano anche noi stessi, il perbenismo, l'ipocrisia, il bucolicismo fine a sè stesso. Come spieghi allora "Ma è un canto brasileiro"; che è una canzone anti-mercificazione della donna per eccellenza? Poi, inutile menzionare quel capolavoro di Anima Latina: li vi è una concezione dell'amore tutt'altro che reazionaria, anzi prospetta un sentimento che esuli dall'esclusività in favore di una comunione cosmica con il tutto, fa da eco ad alcuni corrosivi passi di Nietzsche e irride attraverso la forza vitale della musica il modello capitalistico americano. Poca roba insomma, in fondo lui e Battisti erano "fassistiii!!!11!!!1"

Stebre - 23/2/2017 - 22:46




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