La notte era già buio
e la mia anima era un guaio
quando ho chiuso con la vita
a Dio l’ho restituita
Che a vivere e morire
può accadere sia finita
ma non c’è il tempo di capire
in un’imboscata ben riuscita
In quel tranello antico
anch’io caduto per disdetta
e la smorfia di un nemico
avrà trovato la sua vendetta
Con il volto maciullato
dal colpo di pistola
di chi non ha sprecato
un’occasione sola
Vuoto a rendere
il mio corpo fra tanti corpi
così sono morto
solo in mezzo ai morti
Ma dal mio sangue sparso
tornato a bagnar la terra
nascerà qualcosa a marzo
se finirà questa guerra
E sarà tempo da lasciar passare
per dimenticare i nostri errori
sarà tempo da prendere e buttare
con le sue lacrime e i suoi rancori
e la mia anima era un guaio
quando ho chiuso con la vita
a Dio l’ho restituita
Che a vivere e morire
può accadere sia finita
ma non c’è il tempo di capire
in un’imboscata ben riuscita
In quel tranello antico
anch’io caduto per disdetta
e la smorfia di un nemico
avrà trovato la sua vendetta
Con il volto maciullato
dal colpo di pistola
di chi non ha sprecato
un’occasione sola
Vuoto a rendere
il mio corpo fra tanti corpi
così sono morto
solo in mezzo ai morti
Ma dal mio sangue sparso
tornato a bagnar la terra
nascerà qualcosa a marzo
se finirà questa guerra
E sarà tempo da lasciar passare
per dimenticare i nostri errori
sarà tempo da prendere e buttare
con le sue lacrime e i suoi rancori
inviata da i.fermentivivi - 3/6/2009 - 09:33
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Testo di Paolo Donadoni
Musica di Graziano Nardini
Lyrics by Paolo Donadoni
Music by Graziano Nardini
Album: "Fino alla fine"
I testi sono vere e proprie poesie che si muovono dentro la musica di Graziano Nardini e di questa piccola orchestra, sempre efficaci a descrivere l’atroce realtà della guerra che pervade ogni angolo ed ogni voce senza lasciare alcuno spazio se non quello, sporadico e sofferto, ad un anelito a qualcosa di più alto nella spietata lotta per sopravvivere tra il sangue, il dolore e la morte.
Le parole di Donadoni non descrivono una guerra in particolare, ma la guerra nel suo totale. La guerra fuori dal tempo e fuori dalla storia. Proprio perché la guerra ha accompagnato da sempre l’umanità attraverso i millenni e sulla guerra - purtroppo - l’umanità ha costruita gran parte della sua storia.
Dagli albori dell’uomo sono cambiate le modalità, sono cambiate le armi, sono cambiati i vincitori e i vinti, sono cambiati gli uccisori e le vittime. Solo la guerra è rimasta uguale. L’antico rito collettivo del conflitto al quale si fa ricorso quando non si trova una valida soluzione ad un problema. Una scorciatoia tra distruzioni, ferite e vittime che spesso non risolve nulla e che alla fine lascia tutti sconfitti.
Queste strade desolate e impregnate di dolore, di odio e di paura, vengono percorse attraverso tutti i brani, come il lento e crudo dipanarsi di una storia dove il protagonista, il soldato-narratore nel suo itinerario desolato tra i confini di uno scenario di violenza, è consapevole di essere vittima e nello stesso tempo carnefice perché la guerra, tra le altre cose, “mischia le carte”.
“Tutti giù per terra” sono:
Paolo Donadoni, Graziano Nardini, Francesco Carpineti, Francesco Arpe, Lucia Vaccarezza, Gabriele Garibotto, Piergiorgio Benvenuto, Enrico Di Bella, Paolo Banchero, Maurizio Borzone, Eleonora Mecca, Sara Antola, Diego Mecca, Christian Mistretta, Cesare Graziano, Chiara Maddalo, Domenico Ermirio, Carlo Macchiavello, Sara Mistretta
e con la partecipazione del Coro Alpino “Voci d’Alpe” di Santa Margherita Ligure.
La lettera
Chissà dove va
L'albero
Nascondino
Il disertore
Dottore!
Il franco tiratore
Quel suo sguardo lontano
Signor Generale
La casa matta
Il mio sangue sparso
L’aviatore
Non è ancora finita
La bomba
Far scomparire un morto
Le bianche montagne raccontano
Sito di riferimento: terradiqualcuno.it