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Autore Geraldo Vandré

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L'Internationale

L'Internationale
GUARANÍ [Avañe’ẽ]
Versione guaraní del poeta Félix de Guaranía
Guaraní version by the poet Félix de Guaranía
Interpretata da / Performed by Ricardo Flecha



Un cantante paraguayano canta prima una versione in spagnolo di Pra não dizer que não falei das flores di Geraldo Vandré, poi la versione in lingua guaraní dell'Internazionale. Il filmato proviene dalla giornata di chiusura del 5° Social Forum mondiale svoltosi nel 2005 a Porto Alegre, in Brasile. La versione in lingua guaraní, o Avañe’ẽ, è del poeta Félix de Guaranía ed è stata interpretata, tra gli altri, dal cantante Ricardo Flecha. Il testo della versione è stato fornito da Scott Horne, reperito da una pagina Instagram contenente un ulteriore video della versione. Un verso della versione è mancante.

In the above video, a Paraguayan folksinger sings first a Spanish version of Pra não dizer que não falei das flores by Geraldo Vandré... (continua)
La lira de los trabajadores
(continua)
inviata da Scott Horne 15/9/2023 - 07:05
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Canção que ninguém ouviu

Canção que ninguém ouviu
[1968]
Parole e musica di Fernando José Magalhães Lona (1937-1977), cantante e compositore brasiliano
Testo trovato su TempoMusica: Estudos Cronológicos

Fernando Lona è stato prima di tutto un grande compositore di colonne sonore per il testro e la televisione. Fu amico di Geraldo Vandré, con cui scrisse alcuni brani, come la bellissima Porta estandarte
Nel 1977 Fernando Lona pubblicò il suo primo LP, “Cidadão do mundo”, e subito dopo perse la vita in un incidente stradale. In quel suo unico disco c'è la sua interpretazione di “Porta estandarte”, ma non questa bellissima “Canzone che nessuno ha sentito” del 1968, un brano forte, diretto, coraggioso, di denuncia contro la repressione che affliggeva il paese in quegli anni bui di dittatura militare (1964-1985).
Há certos dias nos dias da vida
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 11/7/2017 - 21:02
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Porta estandarte

Porta estandarte
[1966]
Scritta da Geraldo Vandré e Fernando José Magalhães Lona (1937-1977), cantante e compositore
In molti dischi di Vandré, a cominciare da “5 anos de canção”

Manifesto politico e artistico del grande cantautore brasiliano.

Ma due anni dopo fu costretto ‎all’esilio prima in Cile e poi in Francia. Il Vandré che poi fece ritorno ‎in Brasile non era più quello che l’aveva lasciato. L’ultimo disco è del 1973, realizzato ancora in ‎Francia, poco prima di rientrare. Poi abbandonò la musica e la vita pubblica, campando come ‎avvocato. Qualcosa doveva essersi rotto irrimediabilmente in lui...
Olha que a vida tão linda se perde em tristezas assim
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 11/7/2017 - 20:36
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Cala a boca, Bárbara

Cala a boca, Bárbara
[1972]
Scritta da Chico Buarque de Hollanda con il cineasta Ruy Guerra (che era stato anche il primo marito di Nara Leão)
Testo trovato sul sito di Chico Buarque
Nel disco intitolato “Calabar: o elogio à traição”, colonna sonora di uno spettacolo teatrale dedicato alla figura di Domingos Fernandes Calabar (1600-1635), un mulatto, facoltoso imprenditore zuccheriero del Pernambuco brasiliano che tradì gli spagnoli (che in quel periodo dominavano il Portogallo) per allearsi con i nemici olandesi. Catturato, finì malamente garrotato e poi squartato...

Dopo aver “annientato” Geraldo Vandré, i militari brasiliani si trovarono subito un altro artista da perseguitare con particolare accanimento. Oltre a soffrire un anno di esilio in Italia, Chico Buarque vide censurate parzialmente o totalmente molte sue canzoni, come “Apesar de você”.

Quella di “Calabar” era una vera e propria operazione di... (continua)
Ele sabe dos caminhos
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 8/7/2016 - 22:20
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De serra, de terra e de mar

De serra, de terra e de mar
[1968]
Scritta da Geraldo Vandré con Théo de Barros ed Hermeto Pascoal
Nel disco “Canto geral”

“Ho sempre voluto essere felice, ho sempre voluto soltanto cantare, portare a tutti quanti la voglia di abbracciarsi… Ma poi un giorno tutto cambiò, la vita si trasformò e così la nostra canzone.”

Forse la vicenda umana ed artistica di Geraldo Vandré sta tutta in questi versi…
Eu sempre quis ser contente
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 17/11/2014 - 15:13

Na terra como no céu

Na terra como no céu
[1970]
Parole e musica di Geraldo Vandré
La preghiera che apre il disco intitolato “Das terras de Benvirá”, pubblicato in Brasile nel 1973.

Il “Padre Nostro” secondo Geraldo Vandré, che lo scrisse durante l’esilio (in Cile, Germania e infine in Francia) cui l’aveva costretto il regime militare. Tornato in Brasile nel 1973, stanco, disilluso e amareggiato, Vandré non sarebbe mai più stato quello di prima. “Das terras de Benvirá” è di fatto il suo ultimo disco.
Não viemos por teu pranto
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 17/11/2014 - 14:50
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Fado tropical

Fado tropical
[1972-73]
Scritta da Chico Buarque con il cineasta Ruy Guerra (che era stato anche il primo marito di Nara Leão)
Testo trovato sul sito di Chico Buarque

Nel disco intitolato “Calabar: o elogio à traição”, colonna sonora di uno spettacolo teatrale dedicato alla figura di Domingos Fernandes Calabar (1600-1635), un mulatto, facoltoso imprenditore zuccheriero del Pernambuco brasiliano che tradì gli spagnoli (che in quel periodo dominavano il Portogallo) per allearsi con i nemici olandesi. Catturato, finì malamente garrotato e poi squartato...

Dopo aver “annientato” Geraldo Vandré, i militari brasiliani si trovarono subito un altro artista da perseguitare con particolare accanimento. Oltre a soffrire un anno di esilio in Italia, Chico Buarque vide censurate parzialmente o totalmente molte sue canzoni, come Apesar de você

Quella di “Calabar” era una vera e propria operazione di “sovversione”.... (continua)
Oh, musa do meu fado
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 16/11/2014 - 21:18
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Tocaia

Tocaia
[1973]
Parole e musica di Sérgio Ricardo
Nell’album - dalla copertina inequivocabile - che porta come titolo il nome dell’artista.

Tocaia, ovvero imboscata, agguato. Una canzone che, nel pieno di una feroce dittatura militare, facendo ricorso alla poesia e alla metafora ma senza nascondere nulla, nemmeno il nome, celebrava colui che fino a due anni prima era stato il nemico pubblico n. 1 del regime, il capitano dell’esercito, il disertore, il guerrigliero comunista Carlos Lamarca (1937-1971).

Fino al 1969 Lamarca non aveva dato alcun segno di insofferenza alla vita militare o di non condividere l’azione dell’esercito golpista. Poi, improvvisamente, disertò portando con sè un camion carico di armi e munizioni e si unì al gruppo armato Vanguarda Popular Revolucionária (VPR). Con la sua nuova divisa Lamarca firmò parecchie azioni eclatanti, come il sequestro dell’ambasciatore svizzero Giovanni... (continua)
Baixava a noite na mata
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/7/2014 - 22:01
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Canto americano

Canto americano
[1973]
Parole e musica di Sérgio Ricardo
Nell’album - dalla copertina inequivocabile - che porta come titolo il nome dell’artista.

“[...] No campo especifico da música popular é do conhecimento de todos as perseguições enfrentadas por compositores como Chico Buarque, Geraldo Vandré, Taiguara e muitos outros que lutavam contra o arbítrio que imperava no Departamento Nacional de Censura, órgão oficial do governo com autonomia para monitorar a produção intelectual do país. Apesar de todas as dificuldades era necessário não se deixar esmorecer, fraquejar naquele momento seria desastroso e um ato de covardia diante da pátria e do que ela significava para cada um de nós.

No meio desse tiroteio alguns nomes se destacavam, e alem dos já citados um se fez vibrante, inconformado, realista e determinado, era o paulista Sergio Ricardo. Construindo sua carreira de cantor, compositor e cineasta desde... (continua)
Bésame rosa de sangue
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/7/2014 - 20:37
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América, América

América, América
[1968]
Parole e musica di César Roldão Vieira (1944-), compositore, cantante e attore brasiliano.
Canzone presentata al III Festival Internacional da Canção a Rio de Janeiro, l’edizione in cui trionfarono Cynara e Cybele con Sabiá, scritta da Tom Jobim e Chico Buarque, ma dove il vincitore morale fu Geraldo Vandré con la sua Pra não dizer que não falei das flores.
Reinterpretata in seguito con grande successo da Roberto Carlos.

Insieme a Pra não dizer que não falei das flores, questa fu la canzone che più mandò sulle furie la giunta militare brasiliana, perché conteneva un nemmeno tanto velato omaggio al Che Guevara ad un anno dal suo assassinio in Bolivia… L’autore e interprete, César Roldão Vieira, in seguito scese a più miti consigli e non dovette scappare di gran corsa come invece furono costretti a fare sia Vandré che Chico Buarque (ricordo che la sua Sabiá fu fatta prevalere su... (continua)
Descendo a montanha um rio
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 25/2/2014 - 15:41
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Menino das laranjas

Menino das laranjas
‎[1964]‎
Parole e musica di Théo de Barros (1943-), compositore e chitarrista brasiliano, lo stesso che scrisse ‎la musica di Disparada.‎
E’ il brano che apre l’album d’esordio di Vandré
Interpretata poi da da Elis Regina nel disco “Samba - Eu Canto Assim” del 1965




Canzone sul lavoro infantile… “Lugar de criança é na escola. Trabalho não”‎
Menino que vai pra feira
(continua)
inviata da Bernart 14/5/2013 - 11:13
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Vence na vida quem diz sim

Vence na vida quem diz sim
[1973]
Scritta da Chico Buarque con il cineasta Ruy Guerra (che era stato anche il primo marito di Nara Leão)
Testo trovato sul sito di Chico Buarque
Nel disco intitolato “Calabar: o elogio à traição”, colonna sonora di uno spettacolo teatrale dedicato alla figura di Domingos Fernandes Calabar (1600-1635), un mulatto, facoltoso imprenditore zuccheriero del Pernambuco brasiliano che tradì gli spagnoli (che in quel periodo dominavano il Portogallo) per allearsi con i nemici olandesi. Catturato, finì malamente garrotato e poi squartato...

Dopo aver “annientato” Geraldo Vandré, i militari brasiliani si trovarono subito un altro artista da perseguitare con particolare accanimento. Oltre a soffrire un anno di esilio in Italia, Chico Buarque vide censurate parzialmente o totalmente molte sue canzoni, come Apesar de você.

Quella di “Calabar” era una vera e propria operazione di “sovversione”.... (continua)
Vence na vida quem diz sim
(continua)
inviata da Bernart 31/3/2013 - 17:05
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Ninguém pode mais sofrer

Ninguém pode mais sofrer
‎[1964]‎
Parole e musica di Geraldo Vandré e Luiz Roberto
Dall’album d’esordio eponimo

… Il mio samba è la certezza che un giorno il mondo intero canterà e nessuno soffrirà ‎più…
Quem vai me escutar?
(continua)
inviata da Dead End 28/3/2013 - 13:58
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Canção nordestina

Canção nordestina
‎[1964]‎
Parole e musica di Geraldo Vandré
Dall’album d’esordio eponimo



Una delle prime canzoni di Vandré, bellissima... ‎
Dal nordest brasiliano un lamento contadino per la povertà, la fame e soprattutto per la mortale ‎siccità che periodicamente flagella quelle regioni. Anche in questi mesi, così come tante volte in ‎passato, le regioni del nordest del Brasile stanno attraversando un durissimo periodo di clima ‎torrido ed assenza di piogge…‎

Non è un caso se uno dei più bei romanzi della letteratura brasiliana sia quello di Graciliano Ramos ‎del 1938 significativamente intitolato “Vidas secas”. Nel 1963 ne fu tratto anche un bellissimo film ‎per la regia di Nelson Pereira dos Santos.‎
Que sol quente que tristeza
(continua)
inviata da Bernart 28/3/2013 - 13:33
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Hora de lutar

Hora de lutar
‎[1965]‎
Parole e musica di Geraldo Vandré
E’ la canzone che dà il titolo al suo secondo disco.‎




“La capoeira ha già cantato, ha già ballato, ora è il momento di lasciar da parte la musica, la ‎danza, il canto e il berimbau… la capoeira non ha fretta, ma adesso per te, per voi, è l’ora di ‎lottare…”

Scritta nel 1965, l’anno seguente all’instaurarsi di una lunga e sanguinaria dittatura militare…‎
Capoeira vai lutar
(continua)
inviata da Dead End 26/3/2013 - 14:59
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Terra plana

Terra plana
‎[1968]‎
Parole e musica di Geraldo Vandré
Nell’album “Canto Geral”, uno dei dischi più espliciti contro la dittatura militare che in quegli anni ‎andava consolidandosi e allungando i suoi tentacoli sulla società brasiliana.‎



‎“… Deixo claro que a firmeza do meu canto vem da certeza que tenho, de que o poder que ‎cresce sobre a pobreza e faz dos fracos riqueza, foi que me fez cantador…”‎
‎“… Sia chiaro che la fermezza del mio canto deriva dalla certezza che ho: il potere che cresce sulla ‎povertà e fa dei deboli bottino, questo fece di me un cantore…” ‎

All’interno del disco c’è anche questo pensiero dell’autore:‎
‎ ‎
‎"(...) Às vezes penso que cantando mereço um pouco de vida. Saldo em parte os meus ‎compromissos e tenho então, cada vez mais forte, a sensação da liberdade. Por isso aprendo a cantar ‎e canto."‎
‎“… A volte penso che cantando mi guadagno un po’ di vita. Saldo almeno... (continua)
Meu Senhor, minha Senhora...‎
(continua)
inviata da Dead End 26/3/2013 - 11:44
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Cantiga brava

Cantiga brava
‎[1968]‎
Dall’album “Canto Geral”‎



‎“Il terreno di casa mia non è spazzato con la scopa, ma con la punta di una lancia ed il colpo di un ‎fucile”…‎
Come nella sua canzone manifesto Pra não dizer que não falei das flores, anche qui Geraldo Vandré usa una metafora - ‎nemmeno troppo velata – per esprimere il proprio scetticismo verso quella parte di opposizione che ‎riteneva di poter parlare con i fiori a chi attaccava con le armi. Per Vandré, infatti, la battaglia ‎contro un regime violento ed oppressivo non poteva essere condotta con mezzi pacifici. Questa sua ‎convinzione gli valse la persecuzione da parte della dittatura, dovette nascondersi e poi scappare ‎all’estero e, soprattutto, una volta rientrato in Brasile dopo cinque anni di esilio, accettare di ritirarsi ‎completamente dalla vita pubblica e rinnegare, almeno in apparenza, il proprio impegno artistico e ‎politico.‎
O terreiro lá de casa
(continua)
inviata da Bartleby 14/2/2012 - 13:16
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Canção da despedida

Canção da despedida
‎[1968]‎
Parole di Geraldo Vandré ‎
Musica di Geraldo Azevedo

‎“Un re illegittimo, un usurpatore, non desidera il bene, l’amore per il proprio regno, perché sa di ‎non essere amato”. Un altro più o meno esplicito riferimento alla dittatura militare dall’autore di ‎‎Disparada e soprattutto di Pra não dizer que não falei das flores, la “Marsigliese” brasiliana. Fu dopo essersi prodotto in questa ‎esplicita invettiva contro il regime che Vandré cominciò a nascondersi, a vivere in clandestinità, per ‎paura di venire arrestato. E fu allora che con l’amico Geraldo Azevedo scrisse questa “Canção da ‎despedida” poco prima di fuggire dal Brasile, dove fece ritorno nel 1973 ma completamente ‎cambiato, non più interessato ed anzi insofferente verso quel mondo artistico di cui era stato ‎protagonista e verso le istanze politiche che aveva espresso attraverso le sue canzoni.‎
Non è un caso che Vandré non incise mai questa sua “Canção da despedida”, proposta invece dal ‎coautore Azevedo e da altri artisti come Elba Ramalho.‎
Já vou embora, mas sei que vou voltar
(continua)
inviata da Bartleby 14/2/2012 - 11:50
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Noir et blanc

Noir et blanc
Paroles et Musique: Bernard Lavilliers 1986
Feat. Nzongo Soul



Français
Italiano


Noir et Blanc est une chanson écrite, composée et interprétée par Bernard Lavilliers. Faisant partie de l'album Voleur de feu, elle sort en single en septembre 1986. Connue notamment grâce au refrain « De n'importe quel pays, de n'importe quelle couleur, la musique est un cri qui vient de l'intérieur », le chanteur l'interprète avec le musicien congolais Nzongo Soul. Celui-ci chante en lingala la phrase « Po na ba mboka nionso pe na pikolo nionso » (« De tous les pays et de toutes les couleurs »).

Noir et Blanc évoque l'apartheid en Afrique du Sud et Nelson Mandela, alors en prison à cette période. Lors d'un entretien à Télérama en décembre 2013 à la suite du décès de Mandela, Lavilliers dira qu'« à cette époque, des images commençaient à transpirer de ce pays. Il avait quand même fallu plus de trente... (continua)
C'est une ville que je connais
(continua)
inviata da Susana 26/11/2007 - 22:47




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