La canzone di un oscuro (fino a poche settimane fa) folk / country singer della Virginia è diventata virale e sulla bocca di tutti grazie ad un video che ha ricevuto oltre 5 milioni di visite nei primi tre giorni dalla pubblicazione. È stata descritta come un inno alla classe operaia statunitense, ma anche accusata di razzismo, qualunquismo, di abbracciare le peggiori teorie complottiste care alla destra americana.
Per una discussione dettagliata rimandiamo all'ottimo podcast di David Rovics (Why I Love the Song, "Rich Men North of Richmond" (After Slightly Revising the Lyrics)), che ha ampiamente commentato e anche interpretato la canzone riscrivendo un paio di versi controversi.
L'avversione per la canzone della classe dirigente liberal (e il conseguente apprezzamento da parte della destra più retriva) deriva da un'interpretazione forzatamente legata alla guerra civile... (Continues)
I've been sellin' my soul, workin' all day (Continues)
Since I saw that clip of Oliver Anthony singing his song 'Rich Men North of Richmond', the ghost of Woody Guthrie has been whispering in my ear. "Help that guy out" Woody keeps telling me "Let him know there's a way to deal with those problems he's singing about". So today I sat down and wrote this response to Mr Anthony's song, for people like him and people like you.
Al concerto per i 90 anni di Pete Seeger, Billy Bragg racconta come ha scritto la sua versione dell'Internazionale.
Vent'anni fa [nel 1989] ero al Vancouver Folk Festival seduto nel tendone del backstage quando arrivò Pete, mi mise la mano sulla spalla dicendo "Billy, chiuderò il festival domani sera cantando l'Internazionale in memoria dei dimostranti in Piazza Tien An Men" - questo succedeva pochi giorni dopo la brutale repressione delle proteste - "Billy voglio che tu canti una strofa della versione inglese". Ma io risposi, "ti prego le parole in inglese sono così arcaiche che non so neanche bene cosa vogliano dire" allora Pete mi fa "Perché non scrivi una nuova strofa?" e prima che avessi tempo di protestare chiuse gli occhi, prese un foglio di carta e iniziò a cantare piano a se stesso le parole originali francesi e a trascrivere senza neanche guardare una traduzione letterale, e... (Continues)
Together we stand! – There is Power in a Union
Quando ormai era divenuto evidente che anche il Primo Maggio, così come le altre feste di questo periodo, non sarebbe stato vissuto come al solito, ad un paio di noi è venuta l'idea di suonare insieme una canzone che lo celebrasse. Ma rapidamente il progetto si è allargato, raccogliendo tante adesioni e creando così una grande session musicale virtuale che vede la presenza di tanti amici, a suonare tutti insieme tra loro per la prima volta, alcuni dei quali musicisti noti, di quelli che non si tirano mai indietro quando c’è da lanciare un messaggio forte e chiaro, uniti!
Da anni assistiamo al tentativo becero di chi vorrebbe cancellare e travisare il senso della Festa della Liberazione, accusata di essere “divisiva”, e da altrettanti anni assistiamo alla stessa storia per il Primo maggio, con motivazioni anche peggiori. C'è chi la ritiene una... (Continues)
Solo una precisazione su “The stakes are getting higher”.
Direi che il senso sia invece “La posta in gioco si fa sempre più alta” (The stakes are high è frase idiomatica), con un doppio senso che fa riferimento alle azioni societarie (stakes) e quindi alla Borsa, come sarà esplicitato ampiamente in un’altra delle molte versioni live, con il testo sempre aggiornato all’evoluzione degli eventi che richiama anche Occupy Wall Street