Language   

Aušvicate hin kher báro

Růžena Danielová
Back to the song page with all the versions


Traduzione italiana di Stanislava – basata sulla traduzione ceca...
V OSVĚTIMI JE VELKÝ DŮM

V Osvětimi je velký dům jaj,
v něm jsou zavření Romové,
Romové jsou tam zavření,
Romky také.
Děti jim berou
(zpěvačce se lomí hlas)
děti jim berou...
zabíjejí.

Jaj, matky nad svými dětmi pláčou,
děti jim házejí do plynu!
Matky svoje děti nechtějí pustit,
a tak pálí i je.

Matky pouštějí své drobné děti
a jdou na transport!
Jdou na transport a děti tam nechávají.

Nechali je tam a všechny je spálili,
matky si rvou vlasy,
už svoje drobné děti nikdy neuvidí!

Jak jdou na eskortu, tak pláčou,
že už své děti (pláče)
nikdy neuvidí ...

“To je o tých malých dětoch, jak ty matky nad tyma děckama plakaly.

To šecko nemoselo byt! Ale stalo sa to.“
AD AUSCHWITZ C'È UNA GRANDE CASA

Ad Auschwitz c'è una grande casa, ohi,
lì dentro ci sono rinchiusi i Rom.
I Rom stanno rinchiusi lì,
e anche le donne Rom.
Stanno togliendo loro i figli
(alla cantante si rompe la voce) [1]
stanno togliendo loro i figli...
li stanno uccidendo.

Ohi, le madri piangono per i propri figli,
i loro figli vengono gettati al gas!
Le madri non vogliono lasciare i propri figli
e così anche loro vengono bruciate.

Le madri lasciano i propri figlioli piccini
e vengono deportate.
Vanno nei convogli e lasciano i figli là.

Li hanno lasciati là e sono stati tutti bruciati.
Le madri si strappano i capelli,
mai più rivedranno i loro figlioli piccini.
Vanno nei convogli piangendo perché non rivedranno mai più i loro figli (piange) …

“È quella canzone che parla di quei bambini piccini, di come le madri piangevano per quei bimbi.

Tutto questo non era necessario. E invece è successo.” [2]
[1] Nel testo è presente un paio di volte una didascalia di questo tipo. La mantengo anche nella traduzione.

[2] Le ultime due righe palesemente non fanno parte della canzone. La prima frase (non ne trovo la fonte in rete) sembrerebbe una risposta a una domanda rivolta a un testimone: “Conosce questa canzone?” Spiegazione data da qualcuno che la ricorda, l'aveva sentita.
La seconda riga fa più chiarezza. Secondo le fonti, questa volta reperibili anche in rete, a pronunciare quella frase è stata Helena Malíková (da nubile Holomková), originaria di Louka nel distretto di Hodonín (Moravia meridionale), una delle poche sopravvissute all'olocausto dei Rom e Sinti cechi, ritornata a casa dopo l'internamento ad Auschwitz. La sua testimonianza è stata trascritta nel libro intitolato, non a caso, Aušvicate hi khér báro, redatto dallo studioso ceco Ctibor Nečas (1933-2017), specializzato nella storia dei Rom cechi, a cui va il merito di aver riaperto il dibattito sulle persecuzioni dei Rom cechi durante il nazismo e di aver contribuito a conservare la memoria del loro olocausto che con il tempo rischiava di diventare un argomento marginale, se non dimenticato.

Questo commento lapidario di Helena Malíková, qui utilizzato a mo' di conclusione della canzone, è stato ripreso da Nečas come titolo al racconto della sopravvissuta, infatti quelle poche parole schiette dette da lei in dialetto hanno una straordinaria espressività. La testimonianza si può leggere anche su internet (qui Holocaust), purtroppo solo in ceco (o meglio: in un dialetto moravo, la trascrizione del racconto orale tiene conto di tutte le particolarità della pronuncia e del forte colorito regionale).


Back to the song page with all the versions

Main Page

Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.




hosted by inventati.org