Originale | Versione italiana di Riccardo Venturi
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D'Ù QU'IS SONT | DOVE SONO |
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D'ù qu'is sont toutes ches compagnies éd'mineurs | Dove sono tutte quelle bande di minatori |
Qui allotent ed'sous terre faire euch'dur labeur | che andavano sotto terra a fare un duro lavoro |
Au pic, à'l'riv'laine rassaquer euch'carbon | col piccone e la trivella a cavare il carbone, |
À l'abattache, au hér'ssache, d'ù qu'is sont | all'estrazione[1], alla drizzatura[2], dove sono |
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D'ù qu'is sont les mineurs du grand saquache | Dove sono i minatori dello sgobbo duro[3], |
À l'bowette, à l'front ed'talle, à l'accrochache | in galleria[4], al fronte di taglio[5], all'aggancio[5] |
Méneux éd'quévaux, racommodeux, porion | cavallai[6], racommodeux[7], il porion[8], |
Nous pères, nous hardis taïons, dis d'ù qu'is sont | i nostri padri, i nostri nonni coraggiosi, dove sono |
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D'ù qu'is sont les rires éd'ches files à gaillettes | Dove sono le risate delle filles à gaillettes[9] |
Oubliant lux peines pour eune amourette | che scordavano le loro pene per un piccolo amore |
Au moulinache, ouvrant comme ches garchons | giù nei pozzi a lavorare come i ragazzi, |
Nous lampistes, nous taillettes d'ù qu'is sont | i nostri lampisti[10], le nostre targhette[11], dove sono |
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D'ù qu'is sont, is vous d'mind'ront un jour vous gosses | Dove sono, vi chiederanno un giorno i vostri figli, |
Les souvenirs éd'chez gins, qui allottent à'l'fosse | i ricordi di quella gente che scendeva giù nei pozzi, |
Pus d'chevalet, pus d'terril et pus d'corons | niente più castelletti[12], e né terrils, e né corons, |
O vous lamint'rez auchi, d'ù qu'is sont | anche voi ve ne dorrete di dove sono |
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D'ù qu'is sont toutes ches compagnies éd'mineurs | Dove sono tutte quelle bande di minatori, |
Porions, galibots, calins ou ingénieurs | porions, galibots[13], calins[14] o tecnici[15], |
Lampistes, files à gaillettes, carrieux d'carbon | lampisti, filles à gaillettes, portatori, |
Nous terrils, nous mollettes, dis d'ù qu'is sont | i nostri terrils, le nostre mollettes[16], dove sono |
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D'ù qui sont ches bons jonnes éd'douze à treize ans | Dove sono quei bravi ragazzi di dodici o tredici anni |
Au fond, pousseux éd'barrous aux pieds in sang | che nei pozzi spingevano i carrelli coi piedi insanguinati |
Au jour, trieux éd'cailloux et d'bon carbon | e che all'aperto separavano i ciottoli dal carbone buono, |
Nos vaillants tchiots galibots, dis d'ù qu'is sont | i nostri coraggiosi piccoli galibots, dove sono |
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D'ù qu'is sont, les Sainte Barbe et les ducasses | Dove sono le Sainte Barbe[17] e le ducasses[18], |
Les fêtes éd'familes, les guinches et les fricasses | le feste di famiglia, le sbronze, le uova al lardo[19], |
Loin eud'ches grêves et d'ches accidints du fond | lontani dagli scioperi e dagli incidenti in miniera, |
Eul'tarte à gros bords, les canchons, d'ù qu'is sont | la torta dai bordi spessi, le canzoni, dove sono |
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D'ù qu'is sont les vieux corons éd'ches mineurs | Dove sono i vecchi corons dei minatori |
D'ù qu'in partageot insemble les bonheurs | dove si condividevano le gioie, |
L'amitié, i's'trouvot su'l'seuil d'ches maisons | l'amicizia stava sulla soglia delle case, |
Les bons momints à'ch'pignon, dis d'ù qui sont | i bei momenti sugli scalini, dove sono |
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D'ù qu'is sont, is vous d'mind'ront un jour vous gosses | Dove sono, vi chiederanno un giorno i vostri figli, |
Les souvenirs éd'chez gins, qui allottent à'l'fosse | i ricordi di quella gente che scendeva giù nei pozzi, |
Pus d'chevalet, pus d'terril et pus d'corons | niente più castelletti, e né terrils, e né corons, |
O vous lamint'rez auchi, d'ù qu'is sont | anche voi ve ne dorrete di dove sono |
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D'ù qu'is sont toutes ches compagnies éd'mineurs | Dove sono tutte quelle bande di minatori, |
Porions, galibots, calins ou ingénieurs | porions, galibots, calins o tecnici, |
Lampistes, files à gaillettes, carrieux d'carbon | lampisti, filles à gaillettes, portatori, |
Nous terrils, nous mollettes, dis d'ù qu'is sont | i nostri terrils, le nostre mollettes, dove sono |
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Is sont intrés dins léginde ed'no siècle | Sono entrati nella leggenda del nostro secolo, |
À'l'fosse nous pères ont soufferts, ont péri | in miniera i nostri padri hanno sofferto e sono morti |
Leur dure misère mérite qu'in les respecte | la loro dura miseria merita che li si rispetti, |
Conservons leurs chevalets et leurs terrils. | serbiamo i loro castelletti e i loro terrils. |
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Tra parentesi quadre il corrispondente in francese standard del termine dialettale chtimi.
[1] Abattache [Abattage]: L'estrazione del carbone.
[2] Hérissache [Hérissage]: la "drizzatura", ovvero la fabbricazione delle incastellature in legno delle gallerie. Detta anche boisage.
[3] Daler à ch'grand saquache: Andare a lavorare duro, sgobbare. Espressione totalmente dialettale senza corrispondente in francese standard. Propriamente il saquache [sacquage] è l'azione di tirare qualcosa.
[4] Bowette (o boïette). Termine dialettale per "galleria di una miniera".
[5] Front ed'talle [Front de taille]: è il fronte della vena di carbone in una galleria.
[6] Méneux ed'quévaux [Méneurs de chevaux]: sono i "cavallai" (termine delle miniere maremmane), gli addetti ai cavalli da tiro che tiravano i carrelli nelle gallerie. I cavalli che venivano fatti scendere in miniera vi rimanevano per tutta la loro vita; generalmente, abituandosi al buio del fondo, diventavano completamente ciechi. Non rivedevano più la luce del giorno. Anche loro sono morti a migliaia in fondo ai pozzi, assieme ai minatori.
[7] Racommodeux [Raccommodeurs]: gli "aggiustatori", i "raccomodatori", ovvero gli addetti alla riparazione delle incastellature delle gallerie tirate su con la drizzatura. Era considerata l'attività più pericolosa in miniera: le incastellature spesso crollavano seppellendo gli sventurati racommodeux. Tra le principali cause di lotta dei minatori c'era la consuetudine di non dare un salario supplementare per i lavori di drizzatura: è esattamente questa la causa scatenante negli scioperi di Germinale.
[8] Porion: Così si chiamava il caposquadra di un gruppo di minatori, o il "capogalleria". Generalmente, e per ovvi motivi, era un lavoratore anziano. Il termine non ha corrispondente in francese standard, ma è passato nella lingua letteraria dal dialetto del Nord. Il termine sembra essere di origine italiana, probabilmente dovuto ai tanti italiani che fin da tempi antichi erano andati a lavorare nelle miniere del Nord: deriverebbe infatti da caporione con aferesi della sillaba iniziale. Un'altra etimologia lo vuole però derivato, come accrescitivo, da poireau "porro", nel senso di "capoccia" (i porri hanno una grossa testa!). Curiosamente, proprio porioni si chiamano all'Isola d'Elba i porri di grosse dimensioni, e porione veniva chiamato negli anni '70 il capo delle guardie comunali di Marina di Campo. Senza dimenticare che anche l'Elba è terra di miniere, da antichissimo tempo.
[9] Filles à gaillettes: così venivano chiamate le giovani minatrici che scendevano in miniera assieme agli uomini (la gaillette è il pezzo di carbone). Non bisogna dimenticare che anche le donne scendevano a scavare, e molto spesso. Ovviamente la chiesa le considerava "ragazze perdute". In fondo ai pozzi non vigeva la morale cattolica.
[10] Lampiste: i lampisti erano gli addetti alla conservazione, alla distribuzione e alla manutenzione dei caschi con le lampade, che venivano consegnati ai minatori prima della discesa e che dovevano essere riconsegnati alla risalita.
[11] Taillette: era la targhetta personale di ogni minatore, con il suo numero di matricola. Per ricevere il casco con la lampada, il minatore doveva prima consegnare al lampista la sua targhetta (che gli veniva restituita alla riconsegna del casco).
[12] Chevalet: il "castelletto", ovvero l'incastellatura di un pozzo completa. Alle incastellature dei pozzi era riservato legno di pessima qualità: da qui i frequenti crolli.
[13] Galibot: era l'apprendista minatore. In miniera si scendeva a 12 o 13 anni. I galibots, teoricamente, dovevano imparare il mestiere e non dovevano svolgere lavori eccessivamente pericolosi: si faceva loro spingere i carrelli a mano nei punti dove i cavalli non entravano, oppure, all'aperto, erano addetti alla separazione dei ciottoli. In realtà, per le loro dimensioni ridotte, i galibots venivano spesso fatti infilare, durante gli scavi, in cunicoli strettissimi. Così ne sono morti a centinaia.
Il termine deriva dal piccardo galibier, a sua volta alterazione di galaubier, "monello, piccola peste".
[14] Calins: erano i galibots leggermente più grandi (15, 16 anni). A 17 anni si passava minatore.
[15] Ingénieurs: gli "ingegneri" delle miniere non erano laureati, almeno nella maggior parte dei casi. Erano semplici tecnici, spesso senza nessun diploma ma con una vita di esperienza.
[16] Mollettes: specificamente sarebbero i rulli di estrazione, ma con questo termine si indicava qualsiasi tipo di attrezzo.
[17] Sainte Barbe: Santa Barbara. Santa veneratissima nel Nord, in quanto protettrice dei minatori (e non solo degli artificieri; ma la dinamite si usava a tonnellate, ovviamente). Le feste di Santa Barbara erano le più sentite in tutto il bacino minerario.
[18] Ducasses: sono le sagre popolari tipiche del bacino minerario del Nord. Si svolgono tuttora in ogni paese della zona.
[19] Nel nord la fricassée non è la nostra "fricassea", ma un piatto di uova fritte al lardo.