La java des bombes atomiques
Boris VianVersione spagnola di Nacha Guevara da "Nacha Guevara Mezzo Soprano" (1969) | |
LA GIAVA DELLE BOMBE ATOMICHE Mio zio, famoso rigattiere Vive la sua vita in uno scantinato Eppur, essendo autodidatta Ha la mente adatta a fare lo scienziato Lui come un grande luminare Passa le sue ore a fare esperimenti Ma poi la sera su da noi Narra gli avvenimenti e si rilassa un po': "Per fabbricar la bomba A, ragazzi miei Si sa che non ci vuole niente Per mettere il detonatore Bastano due ore per chi è intelligente Riguardo poi la bomba H Certo, porca vacca, ci ho studiato un pezzo C'è il fatto che il raggio d'azione Tocca a mala pena i quattro metri e mezzo C'è qualcosa che non va Do un occhiata e torno qua!" Ha cominciato martedì A dare segni di violenza concentrata Quando è venuto su da noi Aveva lì con sé la bomba incriminata E solo quando ha preso fiato Che ha ricominciato a raccontar la storia Tenendo in braccio quell'ordigno La sua creatura, il suo bel bebè: "Non basta non guardar lo specchio Per sentirsi meglio e non sentirsi vecchio Ormai il cervello mi si squaglia E dianzi a uno chiaro pare una brodaglia Ho perso tutta la mia vita Dietro la questione della sua portata E non mi sono reso conto Che il problema bomba È dove va tirata C'è qualcosa che non va Do un occhiata e torno qua" Sapendo prossimo e scontato Questo risultato di grande importanza I maggiorenti dello stato Son venuti tutti per rappresentanza Ma appena loro sono entrati Lui li ha chiusi dentro ed ha gridato "Calma!" Pero quando l'aggeggio è esploso Livido e corroso, c'era solo lui Davanti a questo risultato Lui non si è smontato anzi ma che niente Se vuoi lo puoi vedere lì Davanti al gran giurì, guardato da un agente "Signori della corte, io lo giuro innanzi a Dio Che è un fatto di coscienza L'averli fatti fuori è un bene Tanto per l'Italia quanto per la scienza" Non potendo dir di no Il giurì lo condannò e dopo l'amnistiò E il paese lo premiò, lo elesse senator Per meriti d'onor | LA JAVA DE LAS BOMBAS ATÓMICAS Mi tío era un ladronzuelo que tenía el hobbie de fabricar bombas. Aunque era un tanto analfabeto se las ingeniaba y las hacía redondas. Se encerraba todo el día en su tallercito a ver qué le salía. Y a la noche cuando regresaba, nientras se afeitaba, así nos relataba: Para decirles la verdad hacer las bombas "A" es un juego de niños. Hacerlas explotar se hace sin pensar, me lleva apenas seis semanas. En cuanto a las bombas "Napalm", si he de decir verdad, son las que me atormentan, porque no alcanzan más que un radio de acción de cuatro metros con cincuenta. Hay algo que no anda bien. Volveré para el taller. Dedicó toda su vida y su sabiduría a tal experimento. Ni su madre, cuando puso cohetes en su cama, pudo distraerlo. Hasta el día en que probaba si un tornillo andaba y le explotó en la cara y, cubierto por las gasas, tomando tisanas, así se lamentaba: A medida que envejezco yo me avivo más que mi cerebro falla. Si he de decirles la verdad yo que en lugar de sesos tengo salsa blanca. Tanto tiempo que he perdido queriendo extender el radio de mi bomba sin haberme dado cuenta que lo que interesa es dónde se coloca. Hay algo que no anda bien. Volveré para el taller. El día en que se enteraron los Jefes de Estado fueron de visita. Y el tío se lamentaba de que su inventiva fuera tan chiquita. Enseguida que entraron él cerró la puerta y les dijo "Cuidado!" y cuando la bomba explotó de esos personajes ni sombra quedó. Mi tío frente al resultado y sin desanimarse se hizo bien el burro. Mas luego, frente al tribunal, al ser interrogado, se-se puso tartamudo: "Señores, a decir verdad, fue por casualidad que yo metí la pata. Mas juro ante dios que amasijándolos he servido a la Patria". El Jurado lo entendió, primero le condenó y después le absolvió. La población, en agradecimiento, instantáneamente le hizo un monumento. |