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מײן פולעמיאָט

anonimo
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La mia mitraglia

Sto qui accanto alla mia mitraglia [1]
e canticchio una melodia ebraica. [2]
Intorno a me tutto è tranquillo,
Solo sibila l'erbetta.

Ricordo il mio shtetl felice,
Chi non lo avrebbe riconosciuto?
Ora è deserto, senza nessuno,
Oh, le case sono state bruciate.

Ora c'è un'armata rossa
E mi ha dato una mitraglia,
Sparo e sparo ai tedeschi
Così che [3] i nostri popoli possano vivere liberi.

Oh, voi, lugubri cannibali,
Oh, voi, tedescacci banditi! [4]
Ehi, mitraglia, mira meglio,
Non dovresti risparmiare nessun tedesco.
My Machine Gun

I lie beside my machine gun
And softly sing a Yiddish tune.
All around me, everything is quiet,
The only sound is the swish of the grasses
 
I remember the joy of my shtetl 
Who wouldn’t recognize it?
Now it’s been emptied out, there are no people left
Oh, all the houses have been burned
 
But [luckily] the Red Army is here
And she gave me a machine gun
I fire at the Germans, again and again
So that my people can live freely.
 
Oh, you vicious cannibals, feasting on humans
Oh, you German bandits!
Hey, machine gun, aim for the target
Not a single German should be left alive.
[1] Pulemyot è il termine russo per “mitraglia, mitragliatrice”, пулемëт, alla lettera “spara-pallottole”.

[2] Qui scritto in grafia fonetica come da uso sovietico, il termine (pronunciato nign in yiddish e nigun in ebraico, in grafia tradizionale ניגון) indica propriamente una melodia religiosa cantata da gruppi, e la relativa tecnica di canto spesso contrassegnata da suoni ripetitivi (ad esempio, è un nigun il famoso Gam Gam). Ho qui normalmente tradotto yidishn nign con “melodia ebraica”, e bisognerebbe fare attenzione a non tradurre mai “yidish” con “Yiddish”. “Yidish” significa soltanto “ebreo, ebraico” in yiddish, e neppure la lingua stessa viene quasi mai denominata in questo modo (si chiama, casomai, mameloshn “lingua materna”, undzer loshn “la nostra lingua, o addirittura semplicemente taytsh, “tedesco”.)

[3] I termini ebraici in yiddish si trovano anche nelle parti del discorso (avverbi, locuzioni preposizionali ecc.). Questo ne è un esempio: kedey “cosicchè”, una congiunzione consecutiva ebraica (scritta qui foneticamente, כּדי nella grafia tradizionale).

[4] L'aggettivo daytshish per “tedeschi” è spregiativo.


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