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Alice's Restaurant Massacree

Arlo Guthrie
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Una versione più radio-friendly, accorciata e con arrangiamento...
Gran casino al ristorante di Alice

Questa canzone si chiama "Il Ristorante di Alice", è su Alice, e sul
ristorante, ma “Alice’s Restaurant” non è il nome del ristorante, è solo
il nome della canzone, ed è per questo che ho chiamato la canzone
"Il Ristorante di Alice".

Puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice,
puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice,
vacci a piedi e entraci, è giusto là dietro,
appena a un chilometro dalla ferrovia,
puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice.

Ora, tutto è nato due feste del Ringraziamento fa, è stato due anni fa
nel giorno del Ringraziamento, quando io ed il mio amico siamo andati
a fare una visitina a Alice al ristorante, ma Alice non vive nel ristorante,
vive nella chiesa vicina al ristorante, nel campanile, con suo marito Ray
e il cane Fasha. E siccome vivono in quella maniera, nel campanile,
hanno un sacco di spazio giù al piano di sotto dove prima ci stavano
le panche da chiesa. E siccome hanno tutto quello spazio, e vedendo
come hanno portato via tutte le panche da chiesa, hanno deciso che
non dovevano portare fuori la loro spazzatura per un bel po’ di tempo.

Siamo saliti là sopra, abbiamo trovato tutta la spazzatura che c’era
dentro e abbiamo deciso che sarebbe stato un gesto da amici portare
la spazzatura alla discarica cittadina. Così abbiamo preso una mezza
tonnellata di spazzatura, l’abbiamo infilata dietro un furgone Volkswagen
rosso, abbiamo preso pale, rastrelli e attrezzi per smaltire, e abbiamo
fatto rotta verso la discarica comunale.

Beh, siamo arrivati là e c’era un grosso segnale, con una catena tutta
attorno alla discarica, che diceva “Chiuso il giorno del Ringraziamento”.
Non avevamo mai sentito prima di una discarica chiusa il giorno del
Ringraziamento, e con le lacrime agli occhi siamo andati via nel tramonto,
cercando un altro posto dove buttare la spazzatura.

Non ne abbiamo trovato nessuno, finché non siamo arrivati in una stradina
laterale, e sul lato della stradina laterale c’era un altro burrone di una decina
di metri, e in fondo al burrone c’era un altro mucchio di spazzatura. Abbiamo
deciso che un grosso mucchio è meglio di due piccoli mucchi, e piuttosto di
portare su quell’altro abbiamo deciso di buttare giù il nostro.

Questo è quel che abbiamo fatto, siamo tornati alla chiesa, abbiamo fatto una
cena di Ringraziamento assolutamente imbattibile, siamo andati a dormire e
non ci siamo svegliati che la mattina dopo, quando abbiamo ricevuto una
telefonata dall’agente Obie. Ha detto, “Ragazzo, abbiamo trovato il tuo nome
su una busta in fondo a mezza tonnellata di spazzatura, e volevamo giusto
sapere se ne sai qualcosa.” Io gli ho risposto: “Sì, signor agente Obie, non
posso mentire, ho messo io la busta sotto quella spazzatura.”

Dopo aver parlato con Obie per circa tre quarti d’ora al telefono, siamo
finalmente arrivati al nocciolo della questione, e lui ha detto che dovevamo
scendere laggiù e raccogliere la spazzatura, e che dovevamo anche andare
a parlare con lui al commissariato. E così siamo montati sul furgone Volkswagen
con le pale, i rastrelli e gli arnesi per smaltire e ci siamo diretti al commissariato
di polizia.

Ora, amici, c’erano solo due cose che Obie avrebbe potuto fare al commissariato:
la prima era che avrebbe potuto darci una medaglia per essere stati tanto onesti
e coraggiosi al telefono, cosa che non era molto probabile e che non ci aspettavamo;
e l’altra era che avrebbe potuto sgridarci e dirci non farci più vedere a portare
ancora in giro spazzatura per tutto il circondario, che era quel che ci aspettavamo;
ma quando siamo andati al commissario c’era un’altra possibilità che non
avevamo nemmeno preso in considerazione, e insomma siamo stati tutti
e due arrestati. Ammanettati. E io dissi: “Obie, non penso di poter raccattare
la spazzatura con queste manette addosso.” E lui: “Zitto, ragazzo.
Siediti dietro sulla macchina di pattuglia.”

Ed è quel che abbiamo fatto. Ci siamo messi a sedere dietro sulla macchina
di pattuglia e ci siamo recati sulla (inizio citazione) Scena del delitto (fine citazione).
Voglio raccontarvi della città di Stockbridge, Massachusetts, dove tutto questo
è accaduto. Avevano tre segnali di stop, due agenti e una macchina della polizia,
ma quando ci siamo recati sulla Scena del Delitto c’erano cinque agenti e tre
macchine della polizia, dato che si trattava del peggior crimine degli ultimi cinquant’anni,
e tutti volevano andare sul giornale. E stavano pure usando ogni sorta di roba da
sbirri che era stata non so quanto a ciondolare inutilizzata al commissariato.

Rilevavano le tracce di pneumatici col gesso, le impronte digitali, le tracce coi
cani segugi, e presero pure ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata
con cerchietti e freccette, e una dicitura sul retro di ciascuna che spiegava come
ognuna di esse avrebbe potuto essere utilizzata come prova contro di noi. Presero
fotografie all’arrivo, alla partenza, del settore nord-ovest, del settore sud-ovest,
per non parlare della fotografia aerea.

Dopo tutto quel patire, siamo tornati in prigione. Obie disse che che ci avrebbe
messo in cella. Disse: “Ragazzo, ti metto in cella, dammi il portafoglio e la cintura.”
E io dissi: “Obie, posso anche capire che tu voglia il mio portafoglio, così non avrò
soldi da spendere in cella, ma per che cazzo la vuoi, la mia cintura?” E lui disse:
“Ragazzo, non vogliamo che tu ti impicchi.” Io dissi: “Obie, pensi che io mi impicchi
per sparpagliamento di spazzatura?” Obie disse che voleva essere sicuro, e, amici,
lo voleva sul serio perché tirò via pure la ciambella del cesso in modo che io non
potessi sbattermela in testa e affogarci, e portò via anche la carta igienica perché
non potessi piegare le sbarre, srotolare fuori, insomma srotolare la carta igienica
fuori dalla finestra, far scivolare fuori il rotolo e evadere. Obie voleva essere sicuro,
e fu quattro o cinque ore più tardi che Alice (vi ricordate di Alice? E’ una canzone
su Alice), insomma Alice arrivò, e con qualche paroletta un po’ incazzata a Obie
ci tirò fuori di galera su cauzione, e tornammo alla chiesa facendoci un'altra cena
di Ringraziamento assolutamente imbattibile, e non ci alzammo fino alla mattina
dopo, quando dovevamo tutti quanti andare in tribunale.

Siamo entrati, e ci siamo messi a sedere, Obie entrò con le ventisette fotografie a 8/10 colori
su carta patinata con i cerchietti e le freccette, ognuna con una dicitura sul retro, e si mise
a sedere. Un tizio entrò e disse: “Tutti in piedi.” Tutti ci siamo alzati in piedi, e Obie si alzò
con le ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata, e il giudice entrò, si mise a sedere
con una guardia, si mise a sedere e noi ci mettemmo a sedere. Obie guardò il guardiano.
Poi guardò le ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata con cerchietti e freccette,
ognuna con una dicitura sul retro, e scoppiò a piangere perché Obie si rese conto che si trattava
di un tipico caso di mala giustizia americana, e che non ci poteva fare nulla, e che il giudice
non avrebbe guardato le ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata con i cerchietti
e le freccette, ognuna con una dicitura sul retro che spiegava che ciascuna avrebbe potuto
essere utilizzata come prova a nostro carico. Insomma ci fu appioppata una multa di 50 dollari,
e dovemmo ritirare su la spazzatura sotto la neve, ma non è questo che ero venuto a raccontarvi.

Ero venuto a raccontare della visita di leva.

C’era un palazzo a New York, si chiama Whitehall Street, dove entri, dove ti viene fatta
una puntura di qualcosa, e poi vieni ispezionato rilevato infettato scartato e dichiarato
abile-arruolato. Ci andai un giorno per fare la mia visita attitudinale, ed entrai, mi misi a sedere,
la sera prima mi ero divertito un mondo e mi ero inciuccato e così mi sentivo proprio alla grande,
e avevo un aspetto proprio alla grande quando entrai là quella mattina. Perché volevo somigliare
a un tipico ragazzo americano di New York, gente, accidenti se lo volevo, volevo sentirmi come
un tipico –insomma volevo essere un tipico ragazzo americano di New York, e entrai, mi misi a
sedere e fui rivoltato in tutti i modi e tutte le salse, e ogni tipo di cose brutte, meschine e orribili
del genere. Entrai, mi misi a sedere, e mi diedero un pezzo di carta che diceva: “Ragazzo,
vai dallo psichiatra, stanza 604.”

Andai su, e dissi: “Strizzacervelli, voglio uccidere. Cioè, insomma, voglio uccidere. Voglio vedere,
voglio vedere sangue, sangue rappreso, visceri e vene da prendere a morsi. Voglio mangiare
cadaveri carbonizzati. Voglio dire uccidere, Uccidere, UCCIDERE, UCCIDERE.” E cominciai a
saltellare su e giù berciando “UCCIDERE! UCCIDERE!”, e lui cominciò a saltellare su e giù insieme
a me berciando “UCCIDERE! UCCIDERE!”. Poi arrivò il sergente, mi appuntò una medaglia,
mi rimandò giù nella hall e disse: “Sei quello che fa per noi, ragazzo.”

La cosa non mi fece sentire troppo bene.

Scesi giù nella hall beccandomi ancora più iniezioni ispezioni rilevazioni scartazioni e ogni
sorta di cose che mi stavano facendo in quel posto di merda là, e ci restai due ore, tre ore,
quattro ore, ci rimasi a lungo beccandomi ogni sorta di cose brutte stronze bastarde e insomma
ci stavo proprio passando un brutto quarto d’ora là, e loro stavano ispezionando e iniezionando
ogni mia parte, non lasciavano intatta neanche una parte. Scesi ancora, e quando alla fine
arrivai a vedere l’ultima persona, entrai, entrai e mi misi a sedere dopo aver dovuto passare
tutta quella roba, entrai e dissi: “Cosa vuoi?”. Lui disse, “Ragazzo, abbiamo solo una domanda
da farti. Sei mai stato arrestato?”

E io provvidi a raccontargli la storia di tutto quel gran casino al Ristorante di Alice, con tutta
l’orchestrazione e partitura armonica in cinque parti e cose del genere e tutto il fenome…
-e lui mi stoppò là e mi disse: “Ragazzo, sei mai stato processato?”

E io provvidi a raccontargli la storia delle ventisette fotografie a 8/10 colori con i cerchietti
e le freccette, ognuna con una dicitura sul retro, e lui mi stoppò là e mi disse: “Ragazzo,
voglio che tu ti metta a sedere su quella panca che dice Gruppo W…ORA, ragazzo!!”

E insomma io andai a quella panca, a quella panca là, dove c’erano quelli del Gruppo W,
dove ti mettono se non hai i requisiti morali necessari per entrare nell’esercito dopo aver
commesso un certo crimine, e c’era ogni sorta di gente brutta stronza e bastarda su quella panca.
Stupratori di mamme. Accoltellatori di papà. Stupratori di papà! Stupratori di papà che se ne
stavano là a sedere su quella panca, accanto a me! Ed erano dei tipi brutti stronzi bastardi
orribili e criminali, quelli che stavano là a sedere accanto a me. E il più brutto, più stronzo
e più bastardo, lo stupratore di papà più merdoso di tutti, mi si stava avvicinando e era un brutto
stronzo bastardo orribile e ogni sorta di cose di quel genere, e era seduto accanto a me e diceva:
“Ragazzo, cazzo hai fatto?” Io dissi: “Non ho fatto nulla, ho dovuto pagare 50 dollari e raccattare
la spazzatura.” Lui disse: “Per cosa ti hanno arrestato, ragazzo?” E io dissi: “Per sparpagliamento
di spazzatura:” E tutti allora si scostarono da me sulla panca, e mi fecero degli sguardi torvi e ogni
sorta di cose brutte e stronze finché non dissi: “E ho creato un fastidio”. Allora tutti si riavvicinarono,
mi strinsero le mani, e ci divertimmo un sacco sulla panca, parlando di crimini, di accoltellamenti
della mamma, di stupro del papà, e sulla panca parlammo di ogni tipo di quelle cose alla moda.
E tutto andava bene, fumavamo sigarette e ogni sorta di roba, finché non entrò il Sergente con
dei fogli in mano, li tirò su e disse:

“Ragazzi, questo-pezzo-di-carta-ha-47-parole-37-frasi-58-parole-vogliamo-sapere-dettagli-sulla-
tempistica-del-crimine-e-ogni-altra-sorta-di-cose-che-potete-dire-attinenti-al-crimine-Voglio-sapere-
motivodellarresto-nomedell'agente-e-ogni-altra-sorta-di-cose-che-potete-dire”, e parlò per tre quarti
d’ora e nessuno capì una parola di quello che diceva, ma ci divertimmo a riempire i formulari e a
giocherellare con le matite su quella panca, e io compilai tutto il Casino con partitura armonica
in quattro parti, e ce lo scrissi proprio com’era, e tutto era a posto e posai la matita, ripiegai il pezzo
di carta e là dall’altro lato, nel mezzo dell’altro lato, completamente da una parte sull’altro lato,
fra parentesi, in lettere maiuscole, lessi la seguente dicitura:

(“RAGAZZO, TI SEI RAVVEDUTO?”)

Andai dal Sergente e dissi: “Sergente, certo che ci hai davvero un bel fegato a chiedermi se mi
sono ravveduto, dico io, dico io, insomma, sono qui a sedere sulla panca, voglio dire sto qui a sedere
sulla panca del Gruppo W perché vuoi sapere se ho i requisiti morali necessari per entrare nell’esercito,
bruciare donne, bambini, case e villaggi dopo che sono stato uno sparpagliaspazzatura.” Lui mi guardò
e disse: “Ragazzo, non ci piacciono i tipi come e ora mandiamo le tue impronte digitali a Washington.”

Amici, da qualche parte a Washington, racchiusa in qualche fascicoletto, c’è un’analisi in bianco e nero
delle mie impronte digitali. E il solo motivo per cui vi sto cantando questa canzone, adesso, è perché
magari conoscete qualcuno che si trova in una situazione del genere, oppure perché siete in una
situazione del genere, e se siete in una situazione del genere c’è solo una cosa che potete fare,
entrare e dire: “Strizzacervelli, puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice.” Poi uscire. Sapete,
se uno, magari solo uno fa così, possono pensare che è davvero fuori di testa e non lo prendono.
E se lo fanno due persone, magari solo due persone ma assieme, in armonia, possono pensare che
sono due finocchi e non prenderanno nessuno dei due. E provate a immaginare se lo fanno tre persone,
tre persone che entrano, cantano una riga del Ristorante di Alice e escono. Penseranno che si tratta
di un’organizzazione. E ve le immaginate, ve le immaginate cinquanta persone al giorno, dicevo
cinquanta persone al giorno che entrano, cantano una riga del Ristorante di Alice e escono? Amici,
penseranno che sia un movimento.

Ed è quello che è, Il Movimento Anticasino “Ristorante di Alice”, e tutto quello che dovete fare per
entrarvi è cantarlo la prossima volta accompagnandovi con la chitarra.

Con sentimento. Così aspetteremo che venga sulla chitarra, qui, e lo canteremo quando verrà. Eccolo.

Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice
Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice
vacci a piedi e entraci, è giusto là dietro,
appena un chilometro dalla ferrovia,
puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice

E’ stato orribile. Se vuoi farla finita con la guerra e cose del genere, devi cantare a alta voce.
Sono stato a cantare questa canzone per venticinque minuti. La potrei cantare per altri venticinque
minuti. Non ne sono fiero…o stanco.

E così aspetteremo che venga fuori un’altra volta, e stavolta con partitura armonica in quattro parti
e sentimento.

Stiamo giusto aspettando che venga fuori, è quello che facciamo.

Tutto OK ora.

Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice
- tranne Alice -
Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice
vacci a piedi e entraci, è giusto là dietro,
appena un chilometro dalla ferrovia,
puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice

Da da da da da da da dum
Al Ristorante di Alice.
ALICE'S ROCK AND ROLL RESTAURANT

You can get anything that you want
At Alice's restaurant
You can get anything that you want
At Alice's restaurant

Walk right in, it's around the back
'Bout a half a mile from the railroad track
You can get anything that you want
At Alice's restaurant

You can eat anything that you want
At Alice's restaurant
I said, you can eat anything that you want
At Alice's restaurant

See that man sitting down under the seat
Walk up and tell him you want something to eat
Because you can eat anyone that you want
At Alice's restaurant
Oh, oh, yeah, mmm

I said you can get anything that you want
At Alice's restaurant
You can get anything that you want
Just as long as it's up front

Come on, baby, know you could
Go ask your mama if you should
Because you can get anything that you want
At Alice's restaurant

You can get anything that you want
At Alice's Rock and Roll restaurant
You can get anything that you want
At Alice's restaurant

Mama, walk in, it's around the back
'Bout a half a mile from the railroad track
I said, you can get anything that you want
At Alice's Rock and Roll restaurant, yeah
Whoa, mama, said yeah, yeah, yeah, yeah

I walk in 'round the back, honey
Half a mile from the railroad track
Alice's restaurant

You can get anything that you want
At Alice's restaurant
You can get anything that you ever did want, babe
At the restaurant

You can get anything you want


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