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רייזעלע

Mordkhe Gebirtig [Mordechai Gebirtig] / מרדכי געבירטיג
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OriginaleTraduzione italiana / איטאַליעניש איבערזעצונג / Italian translation...
רייזעלעREYZELE
[1] שטייט זיך דאָרט אין געסעלע
שטיל פֿאַרטראַכט אַ הייַזעלע
דרינען אויפֿן בוידעם שטיבל
וווינט מייַן טייַער רייזעלע
יעדן אָוונט פֿאַרן הייַזל
דריי איך זיך אַרום
כ´גיב אַ פֿייַף און רוף אויס רייזל
קום קום קום
Stà là nel vicolo, silenziosa,
sognante, una casetta,
ci abita, in un piccolo attico
la mia cara Reyzele. [1]
Ogni sera, davanti alla casetta
Io mi aggiro,
Faccio un fischio e chiamo:
“Reyzele, vieni, vieni, vieni!”
עפֿנט זיך אַ פֿענצטערל
וואַכט אויף ס´אַלטע הייַזעלע
און באַלד קלינגט אין שטילן געסל
אַ זיס קול ס´רעדט רייזעלע
נאָך אַ ווייַלע וואַרט מייַן ליבער
באַלד ווער איך זייַן פֿרייַ
גיי זיך נאָך אַ פּאָר מאָל איבער
איינס צוויי דרייַ
Si apre una finestrella
Si sveglia la vecchia casetta,
E presto nella tranquilla viuzza
Una dolce voce: è Reyzele che parla:
“Aspetta ancora un attimo, amore mio,
Presto sarò libera,
Fatti ancora una passeggiatina”,
Uno, due, tre.
גיי איך מיר אַ פֿריילעכער
זינג און קנאַק מיר ניסעלעך
הער איך אויף די טרעפּלעך שפּרינגען
אירע דראָבנע פֿיסעלעך
שוין אַראָפּ פֿון לעצטן טרעפּל
כ´נעם זי ליב אַרום
כ´גיב איר שטיל אַ קוש אין קעפּל
קום קום קום
E io cammino contento,
Canto e schiaccio noccioline,
Sento poi il rumore dei suoi passettini
E i suoi piccoli piedini,
Appena sceso l'ultimo scalino,
La abbraccio con amore,
La bacio tranquillo sulla fronte:
“Vieni, vieni, vieni!”
כ´וויל דיך בעטן דודל
זאָלסט אַרויף נישט פֿייַפֿן מער
הערסט ער פֿייַפֿט שוין זאָגט די מאַמע
זי איז פֿרום ס´פֿאַרדריסט זי זייער
פֿייַפֿן זאָגט זי איז נישט ייִדיש
ס´פּאַסט נאָר בלויז פֿאַר זיי
גיב אַ צייכן פּראָסט אויף ייִדיש
איינס צוויי דרייַ
“Ti voglio dire, Daviddino, [2]
Che non dovresti più farmi fischi.
'Sentilo come fischia', dice la mamma,
Lei è devota, la fa molto arrabbiare.
'Fischiare', dice, 'non è da ebreo;
È buono solo per quegli altri.' [3]
Fammi solo un segnale in yiddish, [4]
Uno, due, tre!”
כ´וועל פֿון הייַנט נישט פֿייַפֿן מער
דערויף גיב איך אַ שבֿועהלע
דיר צוליב וועל איך אַפֿילו
ווערן פֿרום מייַן צנועהלה
כ´וועל זייַן ווען דו ווילסט נאָר רייזל
ווי דייַן מאַמע פֿרום
יעדן שבת גיין אין קלייַזל
קום קום קום
“ D'ora in poi non ti farò più fischi;
Ti faccio un giuramento, [5]
Per te diventerò addirittura
Devoto, mia modesta fanciulla, [6]
Osservante come tua madre,
Ogni sabato andrò in sinagoga.
Vieni, vieni, vieni! '”
כ´גלייב עס דיר מייַן ליבינקער
און דערפֿאַר דיר דודל
שטריק איך אַ שיין תּפֿילין זעקל
מיט אַ מגן דודל
ווען געפֿעלן ס´וועט אין קלייַזל
זאָגן זאָלסטו זיי
ס´האָט געשטריקט מייַן ליבע רייזל
איינס צוויי דרייַ
“Ti credo, amore mio,
E quindi, per te, Daviddino,
Farò a maglia una bella borsa per i filatteri [7]
Con una stella di David,
Quando piacerà in sinagoga
Allora tu dirai:
“Me l'ha fatta a maglia la mia cara Reyzele,
Uno, due, tre!”
כ´דאַנק פֿאַר דייַן מתּנהלה
כ´ליב אַזוי דיך רייזעלע
כ´ליב דייַן מאַמען כ´ליב דאָס געסל
כ´ליב דאָס אַלטע הייַזעלע
כ´ליב די שטיינדלעך לעבן הייַזל
טרעטסט אויף זיי אַרום
הער דייַן מאַמע רופֿט שוין רייזל
קום קום קום
“Ti ringrazio per il tuo regalino,
Ti amo tanto, Reyzele,
Amo tua mamma, amo la viuzza,
Amo la vecchia casetta
E amo pure i suoi scalini;
Amo le pietruzze vicino a casa
Su cui cammini.
Senti, tua mamma già chiama:
'Reyzele! Vieni! Vieni! Vieni!' “
גיי איך מיר אַ פֿריילעכער
זינג און קנאַק מיר ניסעלעך
הער איך אויף די טרעפּלעך לויפֿן
אירע דראָבנע פֿיסעלעך
ווידער שטייט פֿאַרטראַכט דאָס הייַזל
ס´געסל ווידער שטום
קום צו מיר אין חלום רייזל
קום קום קום
E io me ne vado contento,
Canto e schiaccio noccioline,
Sento correre sugli scalini
I suoi piccoli piedini.
E di nuovo sta sognante la viuzza,
La casetta è di nuovo silenziosa.
Vieni da me in sogno, Reyzele,
Vieni, vieni, vieni!
[1] Reyzele

Shteyt zikh dort in gesele,
Shtil fartrakht a hayzele,
Drinen oyfn boydem-shtibl
Voynt mayn tayer Reyzele,
Yedn ovnt farn hayzl
Drey ikh zikh arum,
Kh'gib a fayf un ruf oys:
"Reyzl, kum, kum, kum!"

Efnt zikh a fentsterl
Vakht oyf s'alte hayzele,
Un bald klingt in shtiln gesl
A zis kol, s'redt Reyzele:
“ Nokh a vayle vart mayn liber,
Bald vel ikh zayn fray,
Gey zikh nokh a por mol iber”,
Eyns, tsvey, dray.

Gey ikh mir a freylekher,
Zing un knak mir niselekh,
Her ikh oyf di treplekh shpringen
Ire drobne fiselekh,
Shoyn arop fun letstn trepl,
Kh'nem zi lib arum,
Kh'gib ir shtil a kush in kepl:
“ Kum kum kum!”

Kh'vel dir zogn, Dovidl,
Zolst aroyf nit fayfn mer.
“ Herst, er fayft shoyn” zogt di mame
Zi iz frum; s'fardrist zi zeyer.
“ Fayfn, zogt zi, iz nisht yidish;
Past es bloyz far zay”.
Gib a tseykhn prost oyf yidish,
Eyns, tsvey, dray!

Kh'vel aroyf nit fayfn mer;
Deroyf gib ikh a shvuele,
Dir tsulib vel ikh afile
Vern frum, mayn tsnuele,
Vel ikh vern frum, mayn reyzl,
Vi di mame frum,
Yedn shabes geyn in klayzl.
“ Kum kum kum!”

Kh'gleyb es dir mayn libenker,
D'rum dafar dir Dovidl
Strikh ikh a sheyn tsviln-zekl
Mit a mogn-Dovidl,
Ven gefeln s'vet in klayzl
Zogn zolstu zey:
" Dos hot geshtrikt mayn libe reyzl,
Eyns, zvey, dray!"

Kh’ dank far dayn matonele,
Kh’ lib azoy dikh Reyzele,
Kh’ lib di mame, kh’ lib dos gesl,
Kh’ lib dos alte hayzele,
Kh’ lib di shteyndlekh lebn hayzl;
Geyst oyf zey arum.
Her, dayn mame ruft shoyn:
“ Reyzl! kum kum kum”.

Gey ikh mir a freylekher,
Zing un knak mir niselekh,
Her ikh oyf di treplekh loyfn
Ire drobne fiselekh.
Vider shteyt fartrakht dos gesl,
S'hayzl vider shtum.
Kum tsu mir in kholem, reyzl,
Kum, kum, kum!
[1] Reyzele è diminutivo di Roze: quindi, “Rosina, Rosetta”.

[2] Ovviamente, diminutivo di “David”, che in yiddish si scrive con la grafia etimologica ebraica, דוד, ma che si pronuncia [dovid]. Il diminutivo può leggersi sia [dovidl] che [duvedl].

[3] Nel testo originale, “per loro”. “Loro”, o “quegli altri”, sono ovviamente i gentili, i goyim, i non ebrei -che per la pia mamma ebrea osservante devono sembrare dei fischianti mostri di empietà.

[4] Qui, in pochi versi, si ha l'ambivalenza (che poi non è affatto tale) del termine [yidish]: il fatto è che significa sempre e solo “ebreo”, “ebraico”, “giudeo” (tedesco: jüdisch). La lingua “yiddish” è propriamente: “lingua giudea”.

[5] Lo yiddish è, in assoluto, la lingua che più fa uso al mondo di diminutivi in senso affettuoso; anche in una lingua carica di diminutivi come l'italiano, non verrebbe a nessuno di dire un “giuramentuccio” (shvuele, da shvue, termine ebraico [ שבֿועה /shvuah/). Da qui il fatto che tradurre un testo yiddish è, non di rado, pressoché impossibile se si vogliono rendere tutte le sue autentiche sfumature.

[6] Il termine tsnue è ebraico [ צנועה / tsanu'ah /, femminile dell'aggettivo צנוע /tsanu'a/ “modesto”]: significa di per sé “donna modesta” (il derivato צניעות , letto in ebraico /tsni'ut/ e in yiddish /tsniyes/, significa “modestia”). Qui, per una giovane ragazza, si usa ovviamente un diminutivo: tsnuele.

[7] La Torah enuncia ben quattro volte l'obbligo, per un ebreo osservante, di portare i filatteri (termine greco, φυλακτήριον): si tratta di due astucci, in cuoio nero di un animale kasher, da fissare con cinghie durante la preghiera del mattino, lo shahrit. Gli astucci, detti tefillin (in ebraico, termine invariabile, תפילין , connesso con la radice del “collegamento”, dell' “unione”; in yiddish il termine si legge [tsvilin] o [tsviln]) contengono appunto i quattro brani della Torah che prescrivono il loro obbligo in connessione con l'Esodo dall'Egitto e con la Shemà del Deuteronomio. Il primo tefillin, tefillin shel rosh (“t. della testa”) viene fissato alla testa; il secondo, tefillin shel yad (“t. del braccio”), al braccio sinistro (al destro per i mancini); sul tefillin shel rosh è incisa la lettera ebraica shin [ ש ], iniziale di shemà “ascolta”. All'interno di ciascun tefillin si trovano i piccoli rotoli contenenti i brani della Torah, redatti obbligatoriamente a mano in alfabeto di foggia ashuri (contengono 3188 lettere e, per scriverli interamente a mano correttamente e come da precetto, occorrono circa 15 ore). Nella canzone, la fanciulla confeziona a maglia per l'innamorato la borsa per recare i tefillin in sinagoga.


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