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Karel Kryl: Nevidomá dívka

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OriginaleTraduzione italiana / Italský překlad / Italian translation /...
KAREL KRYL: NEVIDOMÁ DÍVKALA BAMBINA CIECA
  
V zahradě za cihlovou zídkou,In un giardino, dietro un muretto ammattonato
popsanou v slavných výročích,dove ci hanno scritto sopra, come si suol dire, per secoli, [1]
sedává na podzim na trávě před besídkousta seduta sull'erba, in autunno, vicino a un'aiola
děvčátko s páskou na očích.una bambina con gli occhi bendati.
  
Pohádku o mluvícím ptákuDa un libriccino si sta facendo leggere
nechá si přečíst z notesu,una fiaba su un uccello parlante,
pak pošle polibek po chmýří na bodlákupoi manda un bacetto a mo' di soffio su un cardo [2]
na vymyšlenou adresu.all'indirizzo di non si sa chi. [3]
  
Prosím vás, nechte ji, ach, nechte ji,Vi prego, lasciatela, sí, lasciatela,
tu nevidomou dívku,quella bambina cieca,
prosím vás, nechte ji si hrát,vi prego, lasciatela giocare
vždyť možná hraje si na slunce s nebesy,ché forse, ecco, sta giocando al sole che sta in cielo,
jež nikdy neuvidí, ač ji bude hřát.che seguiterà a riscaldarla anche se lei non lo vedrà mai.
  
Pohádku o mluvícím ptákuUna fiaba su un uccello parlante
a o třech zlatejch jabloních,e su tre alberi di mele d'oro,
a taky o lásce, již v černých květech mákue anche sull'amore che, nei neri fiori di giusquiamo [4]
přivezou jezdci na koních.recano i cavalieri a cavallo.
  
Pohádku o kouzelném slůvku,Una fiaba su una paroletta magica,
jež vzbudí všechny zakleté,che scioglie ogni incantesimo,
pohádku o duze, jež spává na ostrůvku,una fiaba su un arcobaleno che dorme su un'isoletta,
na kterém poklad najdete.sulla quale troverete un tesoro.
  
Prosím vás, nechte ji, ach, nechte ji,Vi prego, lasciatela, sí, lasciatela,
tu nevidomou dívku,quella bambina cieca,
prosím vás, nechte ji si hrát,vi prego, lasciatela giocare
vždyť možná hraje si na slunce s nebesy,ché forse, ecco, sta giocando al sole che sta in cielo,
jež nikdy neuvidí, ač ji bude hřát.che seguiterà a riscaldarla anche se lei non lo vedrà mai.
  
Recitál:Recitato:
V zahradě za cihlovou zídkou,In un giardino, dietro un muretto ammattonato
popsanou v slavných výročích,dove ci hanno scritto sopra, come si suol dire, per secoli,
sedává na podzim na trávě před besídkousta seduta sull'erba, in autunno, vicino a un'aiola
děvčátko s páskou na očích.una bambina con gli occhi bendati.
  
Rukama dotýká se květůCon le mani sta toccando un fiore
a neruší ji motýli,e le farfalle non la disturbano,
jen trochu hraje si s řetízkem amuletu,sta solo un po' giocando col laccetto d'un amuleto,
jen na chvíli.solo per un momento.
  
Prosím vás, nechte ji, ach, nechte ji,Vi prego, lasciatela, sí, lasciatela,
tu nevidomou dívku,quella bambina cieca,
prosím vás, nechte ji si hrát,vi prego, lasciatela giocare
vždyť možná hraje si na slunce s nebesy,ché forse, ecco, sta giocando al sole che sta in cielo,
jež nikdy neuvidí, ač ji bude hřát.che seguiterà a riscaldarla anche se lei non lo vedrà mai.
[1] Così mi è parso di interpretare parecchio “ad sensum”, intendendo il verbo popsat non come “descrivere”, ma proprio letteralmente come “scrivere sopra”, addirittura “scarabocchiare”. Výročí, alla lettera, vuol dire “anniversario, giubileo”; una traduzione letterale (“descritto nei famosi/gloriosi anniversari”) non ha molto senso, né lo ha qualcosa come “descritto nelle gloriose / antiche storie”. Mi è venuto quindi a mente lo scenario di un qualsiasi muretto cittadino a ridosso di un prato, pieno di scritte (“Katia ama Jonathan”, “Forza Viola”, “nervi tesi, fasci appesi”, “Katia ama Jonathan ma la dà a Samuel” ecc.), dove la bambina sta seduta. Lo “slavných výročích” l'ho trasformato nel modo presente nella traduzione (“famoso” nel senso italiano di “noto a tutti, come si suol dire”). Magari ho sbagliato tutto, però è quel che avevo davvero in mente.

[2] Il cardo selvatico (Carduus), in ceco bodlák, ha un fiore cosiddetto a “pappo” (in ceco: chmýří) che ricorda l'analogo pappo del dente di leone, o piscialletto (Taraxacum officinale). Entrambe le piante, del resto, fanno parte della medesima famiglia delle Asteracee. E' il gesto della bambina che soffia su un fiore: chi, da bambino, non ha mai soffiato su un “soffione” del piscialletto, umile pianta di periferia cittadina. E' esattamente il gesto che mi è venuto a mente per la bambina cieca della canzone.

[3] Alla lettera: “indirizzo inventato / immaginario”.

[4] Ammetto di essere fissato con le specificazioni botaniche, ma i “neri fiori di papavero” della canzone mi lasciavano un po' perplesso, sebbene effettivamente gli stami del papavero comune, o rosolaccio (Papaver rhoeas) siano di colore nero. Il papavero nero, peraltro, esiste sul serio: si chiama Papavero Evelina, ma si tratta di una ibridazione ottenuta in Italia nel 1997. Ho poi scoperto che, in ceco, si chiama  černý mák (alla lettera proprio “papavero nero”) quello che più comunemente è detto Blín černý, vale a dire il Giùsquiamo nero (Hyoscyamus niger), che per inciso è una delle piante più mortalmente velenose che esistano sulla faccia della terra (naturalmente una solanacea!) e con la quale viene avvelenato a morte il padre di Amleto, nella tragedia shakespeariana, versandogliene delle gocce nell'orecchio mentre dorme (in inglese la pianta reca il curioso ma eloquente nome di henbane “ammazzagalline”). C'è un leggero problema, però: i fiori del giusquiamo nero non sono affatto neri, ma di color giallo pallido. La pianta, poi, non cresce affatto nei prati cittadini, ed anzi la sua coltivazione a scopo medicinale è strettamente regolata ed è generalmente proibita ai comuni cittadini: figurarsi se lo si trova in un'aiola. Però, all'immagine dei cavalieri che “recano l'amore” in una pianta velenosa (la quale deve il suo appellativo di “nero”, probabilmente, alla sua letale tossicità), non ho resistito sia per l'antica passione che ho per le piante velenose, sia per l'amore recato in una pianta che ammazza. E' naturalmente possibile che i “neri fiori di papavero” di Karel Kryl siano da intendere nel senso che, per una bambina cieca, ogni cosa è nera...


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