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Il maschio di Volterra

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OriginalLa versione raccolta a Firenze da Caterina Bueno, da Stefano...
IL MASCHIO DI VOLTERRA

Ah me ne stavo mesto a lavorare
rinchiuso dentro il maschio di Volterra;
un secondin mi venne a salutare
con lieto volto la mano mi serra
e mi dice: «Allegro, grazia faranno a te
tutti i giornali parlano, combattano per te».

Grazia l' accetterò se mi daranno
coi miei diritti di buon cittadino,
sono innocente e l'è già ventun anno
non vo' morir col marchio d'assassino.
Sette innocenti ci voller condannar,
ma i nostri patimenti, chi li compenserà?

Non ebbi l'amicizia di un Labori
e il mio processo non lo vide Zola
dovrò subire sì pene offese e rancori
e dalla rabbia mordo coperte e lenzuola
nel ripensar quanto dovrò soffrir
a tormentar mi sento l'anima lo stesso si morir.

In queste quattro mura sì malidette
la meglio gioventù io l'ho qui passata
si portano l'offese a noi dirette
nel pronunciarci la galera a vita
mondo crudele che hai dato luce a me
son vittima di agenti di rinnegata fe'.

Vola pensiero mio sera e mattina
là nei dintorni di Borgo la Croce
via dei Pilastri e via Ghibellina
qua in borgo Allegri e piazza Santa Croce
mondo crudele che desti luce a me
sono vittima di agenti di rinnegata fe'.

L'hanno riconosciuta la mia innocenza
or che lo vedi il mio capello è grigio
viva l'adorno cavalier di scienza
che mi convertirono il bianco con il bigio
sette innocenti ci voller qui serrar
ma i nostri patimenti chi li compenserà.

Di quell'infame Alessi io mi rammento
e di tutti gli altri falsi testimoni
sento nell'aria un gelid'e un lamento
che mi sembra pervaso dai demoni.
Stride il Maocci che rantolando va
e gli dico: «Sei dannato per la tua falsità».

E addio compagni, viva la libertà
e questo l'è il Batacchi che non vi scorderà.
Addio compagni, viva la libertà
un saluto dal Batacchi: vi saluta e se ne va.
IL MASCHIO DI VOLTERRA

IL MASTIO DI VORTERRA
[STORIA DEL PROCESSO BATACCHI]

Io me ne stavo mesto a lavorare
rinchiuso dentro a i' mastio di Vorterra,
un secondin mi venne a salutare
con lieto volto mano mi serra.

«Allegro - disse -
grazia faranno a te,
tutti i giornali parlano,
combattano per te».

Grazia l'accetterò, se mi daranno,
e i mie' diritti come a un cittadino,
'nnocente i' gli ho fatti ventun anno,
non vo' morì co i' marchio dell'assassino.

Sette 'nnocenti
ci vollero condannà,
ma i nostri patimenti
chi li compenserà!

Non ebbi l'amicizia d'un Labuori
e i' mi processo non lo vide Zola.
Dovrò subirne ancora, pene e rancori,
dalla rabbia ne mordo coperte e lenzuola.

E nel pensaro
quanto dovrò soffrì,
mi sento stiantà l'anima,
lo stesso che morì.

In queste quattro mura, o malidette,
la meglio gioventù l'è già svanita.
Ricordo dell'offese a me dirette
nel condannammi alla galera a vita.

Mondo crudele,
che désti luce a me,
son vittima d'agenti
di rinnegata fé.

Vola i' pensiero mio sera e mattina,
vola in su que i'rione di Santa Croce,
via de' Pilastri e via o Ghibellina,
via Borg'Allegri e Borgo Santa Croce.

E addio compagni!
Evviva la libertà!
E questo gli è i' Batacchi,
saluta e se ne va.

E addio compagni!
Evviva la libertà!
E questo gli è i' Batacchi,
saluta e se ne va.




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