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Storswänsken

Ronny Eriksson
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Traduzione italiana di Riccardo Venturi
STORSWÄNSKENIL GRAN SVEZZESE [1]
Nu är det tid att vi alla tar strid
o förvaltar det vikingaarv som vi fått
o gör oss av med varenda jugoslav
o skickar hem varenda slem hottentott.
Kom, låt oss jaga dom, dit därifrån dom kom
o sen aldrig släppa nån jävul över bron.
Ner med det utländska,
Fram för det storsvenska,
Fram för det svenska
i vår svenska nation.

Bort med Bernadotte från vårt kungliga slott
o bort med hans invandrarkärring, och sen
sätter vi Reefat-Al Sayed på en kamel
o så skickar vi den hem till öknen igen.
O Miro Zalar, honom förklarar
vi som en icke längre önskvärd person.
Ner med det utländska,
Fram för det storsvenska,
Fram för det svenska
i vår svenska nation.

Bort ävenledes med Ford o Mercedes,
kamera o klocka, telefon o kompass.
Bort med Johnnie Walker, bingo o poker,
fotboll o glass o Dallas o negerjazz.
Ner med bananerna o utländska vanorna.
Ut med Pekingesern och av med joggingskon.
Ner med det utländska,
Fram för det storsvenska,
Fram för det svenska
i vår svenska nation.

Ja, bort med alfabetet och sifferhelvetet
Och ut med alla utländska ord likaså
Och tro inte en sekund på att jorden är rund
För det är det nån svartskalle som har hittat på!
Ner med vetenskaperna, länge leve aporna!
För vi är storsvenska, saliga i tron
Ner med det utländska,
Fram för det storsvenska,
Fram för det svenska
i vår svenska nation.
È tempo ora di combatter noi tutti
e di gestire l'eredità vichinga che abbiamo
e di sbarazzarci di ogni jugoslavo
e di spedire a casa ogni bavoso ottentotto. [2]
Venite, diamogli la caccia, tornino da dove son venuti
e poi non lasciamo mai passar nessun diavolo sul ponte. [3]
Abbasso lo straniero, [4]
Evviva la grandezza svedese,
Evviva la svedesità
E la nostra nazione svedese.

Basta con Bernadotte [5] della nostra stirpe reale
basta con la sua ganza immigrata [6], e poi
mettiamo Reefat Al-Sayed [7] su un cammello
e rispediamolo a casa nel deserto.
E Miro Zalar [8], lui noi lo dichiariamo
persona non più gradita.
Abbasso lo straniero,
Evviva la grandezza svedese,
Evviva la svedesità
E la nostra nazione svedese.

Basta anche con la Ford e la Mercedes,
con la cinepresa, con l'orologio, col telefono e con la bussola,
basta con il Johnnie Walker, il bingo e il poker,
il calcio, il gelato, Dallas e il jazz negro.
Abbasso le banane e i costumi stranieri,
fuori i cani pechinesi e pure le scarpe da jogging
Abbasso lo straniero,
Evviva la grandezza svedese,
Evviva la svedesità
E la nostra nazione svedese.

Sì, basta con l'alfabeto e con quei numeri infernali, [9]
via anche tutte le parole straniere [10]
e non credete neanche un attimo che la terra è rotonda
perché è qualche negro che l'ha inventato!
Abbasso le scienze, evviva le scimmie!
Perché noi siamo svedesi, beati nella fede
Abbasso lo straniero,
Evviva la grandezza svedese,
Evviva la svedesità
E la nostra nazione svedese.
[1] Per dare un' “aura arcaica” al titolo, ho tradotto così come scriveva Vittorio Alfieri e com'era in uso in Italia a quell'epoca. Tale grafia è solo nel titolo: nel testo della canzone è quella moderna, e anzi il testo è decisamente colloquiale.

[2] Qui vale “negro” in generale.

[3] Il detto trae origine dal poema Fänrik Ståls sägner (“Le storie dell'Alfiere Stål”), scritto dal poeta nazionale finlandese (di lingua svedese) Johan Ludvig Runeberg tra il 1848 e il 1860 (tanto per chiarire che è davvero il poeta nazionale, l'inno nazionale finlandese, nella versione svedese Vårt land e in quella finnica Maamme, è tratto proprio dal poema in questione). Il poema è ambientato durante la guerra tra la Svezia e l'Impero Russo del 1808-1809, nella quale la Svezia perse, appunto, la Finlandia, ed è diviso in “storie”, vale a dire episodi raccontati dall'Alfiere Stål (scritto anche Ståhl; significa “Acciaio”). In uno di essi, celeberrimo, si ricorda l'eroismo del soldato Sven Dufva (ove dufva, in grafia arcaica svedese, significa “colomba”, e anche “sempliciotto”). Sven Dufva era un soldato semplice non particolarmente dotato nell'arte militare e ancor meno particolarmente intelligente, ma fedele e coraggioso. Un giorno, per errore, si lancia all'assalto da solo contro i russi su un ponte; il generale Sandels lo vede e gli grida le famose parole, “non far passare nessun diavolo dal ponte!”, aggiungendo poi: “Questo si chiama un soldato, così deve battersi un finlandese!”. Il soldato Sven Dufva resiste da solo sul ponte dando tempo ai suoi compagni di radunarsi per il contrattacco, e quando infine viene beccato da una pallottola russa nel cuore, il generale Sandels ne conclude che “quella pallottola sapeva come colpire” e pronuncia un ambiguo epitaffio per il soldatino: “Non aveva una gran bella testa, ma il cuore era buono”. Poiché innumerevoli versi del poema runeberghiano sono passati in proverbio, questo lo è perché indica la “resistenza al diavolo straniero”. Nessun dubbio che qui venga citato in un “certo senso” caro a chi, attualmente, non vuole gli stranieri sebbene vengano generalmente da un po' più a sud della Russia.

Il soldato Sven Dufva sul ponte (disegno di Albert Edelfelt)
Il soldato Sven Dufva sul ponte (disegno di Albert Edelfelt)


[4] In svedese, questa e le espressioni che seguono sono al neutro e significano propriamente: “ciò che è straniero”, “ciò che è gran-svedese” (o meglio, semplicemente “la grandezza svedese”), “ciò che è svedese” (la “svedesità”) ecc.

[5] Vale a dire il conte Folke Bernadotte (1895-1948), appartenente alla quintessenza della nobiltà svedese e nipote del re Gustavo V. Il conte Bernadotte negoziò e ottenne la liberazione di oltre trentamila prigionieri nei lager nazisti durante la II guerra mondiale; in seguito fu mediatore nel conflitto israelo-palestinese. Fu ammazzato a Gerusalemme il 17 settembre 1948 dalla Banda Stern, un gruppo armato della destra sionista israeliana per il quale fu speso l'appellativo di “nazisti”. Chi spese tale appellativo era un notissimo comunista, tale Winston Churchill. (Ma Si veda la nota di Juha Rämö / See Juha Rämö's remark)

Il conte Folke Bernadotte (1895-1948)
Il conte Folke Bernadotte (1895-1948)


[6] La moglie di Folke Bernadotte, Estelle Romaine Manville, contessa di Wisborg, era americana di nascita, e quindi un'immigrata. Il termine qui usato, kärring, in svedese è decisamente insultante per una donna ("amante", "ganza" ecc.). (Ma Si veda la nota di Juha Rämö / See Juha Rämö's remark)

[7] Reefat El-Sayed, nato in Egitto nel 1946, è un affarista e imprenditore che ha svolto tutta la sua carriera in Svezia. Nei primi anni '80 del secolo scorso si mise alla testa di una piccola impresa biotech, la Fermenta, che trasformò in uno dei più grandi successi borsistici e finanziari svedesi. Diventò letteralmente l'uomo più ricco di Svezia; nel dicembre 1985 fu nominato “Svedese dell'anno” dalla trasmissione televisiva “Rapport”.Esattamente un mese dopo, Reefat El-Sayed fu accusato di avere mentito sui suoi titoli accademici, essendosi inventato una laurea scientifica che non aveva mai conseguito (ricorda un po' le famose lauree in economia di Oscar Giannino). Avendo poco prima siglato un accordo finanziario con la Volvo (!!!), la vicenda portò all'interruzione immediata del suddetto e al subitaneo crack finanziario della Fermenta.

[8] Kazimir Zalar, detto “Miro”, è stato un apprezzato saltatore con l'asta. Ha partecipato tra il 1980 e il 1988 a Olimpiadi, campionati del mondo e europei di atletica leggera, ed è stato detentore del record svedese con 5,70 m. E' nato nel 1957 a Lubiana, in Slovenia, ma è emigrato giovanissimo in Svezia. Abbastanza strano che Ronny Eriksson non abbia infilato nella sua canzone anche Zlatan Ibrahimović, figlio di un musulmano bosniaco e di una croata cattolica...

[9] Ovviamente perché sia l'alfabeto che le cifre sono di origine orientale (le cifre “arabe” sono però di origine indiana).

[10] Il che sarebbe una cosa alquanto problematica, dato che più o meno la metà del lessico svedese (come di qualsiasi altra lingua) è di origine straniera (alto e basso-tedesca, francese, inglese ecc.). Parole comunissime in svedese, come pojke “ragazzo”, sono di origine finlandese; orrore degli orrori (per i puristi-nazionalisti ecc.), un'altra parola familiarissima in svedese, tjej “ragazza, ragazzina” è stata presa di peso dalla lingua romanes (čhaj, femminile di čhavo “ragazzo”).


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