La guerra di Piero
Fabrizio De AndréLa parodia dei Gem Boy | |
Dormi sepòlto in un campo di gràna non è la ròsa non è la bandàna che ti protèggon dai togati ròssi ma son le truppe del senatur Bòssi. "Adesso che sòno il presidènte voglio che assòlti sian gli imputati, che i cadàveri dei magistràti vengano dàti in pasto alla gènte" Così dicèvi ed eri al govèrno: tanti casìni, una vita d'infèrno. Sempre un po' trìste come chi bève ma del potère comandi le lève. Fermati Sìlvio, fermati adèsso, quelli ti fànno passare per fèsso. Dei perseguitàti porti la vòce: "Chi diede la vita ebbe in cambio una croce". Ma tu non udìsti la rava e la fàva e dalla bòcca perdevi la bàva. Però coronàsti la tua carrièra in un bel giòrno di primavèra. E mentre sentìvi girare le pàlle vedesti un giùdice in fondo alla vàlle che infastidìto dal tuo candòre ti promettèva sangue e sudòre. Ricusalo Sìlvio, ricusalo òra e dopo una vòlta ricusalo ancòra, fino a che tù non lo vedrai esàngue scrivere 'fìne' a un processo che làngue. "Se lo ricùso senza pudòre le prove sùe non avran mai valòre e il tempo a mè resterà per godére d'averlo préso per il sedére". E mentre gli tìri la fregatùra, quello stravòlge la procedùra e come gli USA in Normandìa manda affancùlo la tua strategìa. Ti ritrovàsti in un solo momènto col culo a tèrra senza un lamènto e la tua vita cambiò da quel giòrno, senza possìbilità di ritòrno. "Cesare mìo all'arrembàggio! se gli procùro un buon appannàggio, Cesare bèllo, vedrai il Padretèrno ci tira fuòri da questo infèrno". Ma neanche un pìrla ti stava a sentìre, dalle tue màni sfuggivan le lìre, dalla tua bòcca sfugivan paròle che s'attaccàvan sotto le suòle. Dormi sepòlto in un campo di gràne non è la ròsa, ma son le bandàne che ti fan véglia dall'ombra dei fòssi. T'hanno mollàto anche quelli di Bòssi. | LA GUERRA DI PIERO Dormi appoggiato su un tavolino non è un criceto, non è un canarino lui se ne sta su dei fogli riposti vicino a mille pastelli rossi. Ti spedirono in guerra a pedate, ti insegnaron a lanciar le granate, ma tu contavi troppo piano e te ne esplose una in mano. Così fasciato eri in trincea e, come gli altri, con la diarrea ti lanciasti all’assalto anche se malato ma andasti verso un campo minato. e ti gridaron: “Fermati Piero, fermati cazzo, non, far ti prego, un altro passo se vai lì sopra potresti morire… chi mi ridarà la mie 1000 lire!” Ma tu andasti avanti come chi se ne sbatte partisti in aria come lo Shuttle e senza una gamba atterrasti in frontiera in un bel giorno di primavera. E mentre marciavi a zoppogalletto vedesti un uomo in fondo al vialetto che aveva il tuo stesso identico umore ma ti puntava addosso un cannone. “Sparagli Piero, sparagli adesso, prima che lui faccia con te lo stesso, non ci pensare al tuo dolore se lo ammazzi avrai una medaglia al valore” Afferra il fucile usato come bastone nel caricarlo si spara a un marone comincia ad urlare come i deficienti mandando al nemico mille accidenti. E mentre gli usi questa premura lui ha già preso la mira con cura e spara un colpo dal suo carrarmato e in pieno petto lui t’ha centrato. Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che neanche il tempo ti poteva bastare nemmeno quello per mandarlo a cagare. Sentisti un buco dentro lo stomaco e pensasti: “Porco cane, ma dimmi te se proprio in questo momento mi doveva venire fame” Ma così non potevi finire eri un Terminator che non vuole morire strisciasti in un campo in un giorno di nebbia, ti passò sopra una mietitrebbia! E adesso che ormai ho finito le rime anche ‘sta storia ha un lieto fine: la testa di Piero fu messa da parte adesso ha un impiego da fermacarte. Dormi appoggiato su un tavolino non è un criceto, non è un canarino lui se ne sta su dei fogli riposti vicino a mille pastelli rossi. |