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Zmartwychwstanie Mandelsztama

Jacek Kaczmarski
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Un solo omaggio a due poeti immensi.
LA RESURREZIONE DI MANDELSTAM

Nell’arcipelago corre voce strana
Che faranno uscire Beppe (1) Mandelstam.

Si stupisce oltremodo il funzionario con il volto grasso:
E come sarebbe? Ma non era denunciato come un traditore!?

E il segretario deve spiegare la nuova valenza della parola:
Oggi “far uscire” significa in buona sostanza che “sarà stampato” (2).

Le guardie sembrano un po’ confuse, però:
Ma quale dei Mandelstam? Ne abbiamo tantissimi!

Uno cuce i sacchi, un altro mescola il cemento,
Un altro ancora spacca la legna – ciascuno è un poeta.

Negli occhi dei funzionari cresce la fiamma dell’orrore,
Perché i Gulag sono pieni zeppi di poeti.

Cercano tra i documenti, tra le condanne – non c’è niente,
E ogni schedario sta diventando un poema.

Il poema in cui le persone sono tante quanto lo sono gli alberi nella taiga,
E anche se ti ammazzi – proprio quel tale non lo troverai!

Uno vecchio zek (3) si ricorda che lui morì parecchio tempo fa,
Ma dopo tanti anni gli zek hanno la mente offuscata dalla pazzia.

Come è possibile che egli giaccia sotto terra
Se giornali scrivono che Mandelstam è vivo!?

Come fanno a saperlo nelle foreste siberiane
Che questa “vita” sia soltanto una specie di metafora.

Guarda da là su Osip quelle isole sanguinose
E gusta con l’amarezza la sua fama tardiva.

Come è possibile che egli giaccia sotto terra
Se giornali scrivono che Mandelstam è vivo!?

Come fanno a saperlo nelle foreste siberiane
Che questa “vita” sia soltanto una specie di metafora.
LA RESURREZIONE DI MANDELSTAM

Una strana voce corre tra la neve,
che faranno uscire Mandelstam a breve.
Con il volto grasso, colto da stupore,
sbotta il funzionario:“Come? Il traditore?”
Ed il segretario pronto a precisare:
“Fare uscire inteso nel senso di stampare!”
“Fare uscire solo nel senso di stampare!”

Gli impiegati in fretta vuotan gli schedari,
“Mandelstam ma quale? Qui ne abbiamo vari!
Uno fa mattoni, l’altro tira reti,
quello spacca legna, e tutti son poeti!”
E tra i funzionari germina lo sdegno
perché l’arcipelago di poeti è pregno.
Perché l’arcipelago di poeti è pregno.

Sfoglian le condanne, ma non c’è sistema!
Ed ogni schedario diventa un poema.
Un poema umano, di persone, tante
quante nella taiga son alberi e piante
che quel tale proprio, che quello che cerchi
non lo troverai per quanto ti torchi!
Non lo troverai per quanto ti torchi!

Per quello che vale, si ricorda un vecchio
zek ch’egli sia morto, e già da parecchio!
Come può esser mai morto se lo scrivo-
no i giornali che Mandelstam è vivo?
Come sa in Siberia fino la conifera
che non è, la vita, più che una metafora?
Che non è, la vita, più che una metafora?

Mentre Osip dall’alto dell’isola guarda
e gli è amara pure questa fama tarda.
Mentre Osip dall’alto di tutto il sangue guarda
e gli è amara pure una fama tarda.
Ma lo sa in Siberia l’uomo e la conifera
che la vita continua in una metafora.
La vita continua solo se è una metafora.
NOTE:

(1) Si è cercato di rendere il diminutivo "Ośka", che nella canzone viene creato dal nome russo Osip (oppure Iosif), la variante russa del nome proprio italiano – Giuseppe.
(2) È difficile conservare in questo caso, il doppio (o triplo) senso portato dal verbo polacco "wydawać", che in vari contesti può significare:
– pubblicare, stampare;
– distribuire, dare;
– tradire, denunciare.
(3) "Zek" è il nome dato in Unione Sovietica ai prigionieri dei Gulag, proveniente dall'abbreviazione "z/k"


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