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Le Joueur De Pipeau

Hugues Aufray
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OriginaleTraduzione italiana della versione ceca di Ivo Fischer
LE JOUEUR DE PIPEAU

Un étranger est arrivé un beau soir
De son pipeau, il tirait des sons bizarres
Ses cheveux longs
Lui donnaient l'air d'un vagabond

En ce temps-là
La ville était envahie
Par tous les rats
Venant du fond du pays
Privés de pain
Les habitants mouraient de faim

Le musicien leur dit
"Si vous le voulez,
Je peux sur l'heure
Du fléau vous délivrer"
Pour mille écus
Le marché fût bientôt conclu

Devant l'église, il joua de son pipeau
Comme le berger qui rassemble son troupeau
Et de partout, les rats sortirent de leur trou

Et tous ces rats qui le suivaient dans la rue,
Chemin faisant, ils étaient cent mille et plus
Ils arrivèrent à la rivière
Et s'y noyèrent

"C'est un sorcier !" s'écrièrent les bourgeois
Et déjà chacun le désignait du doigt
À coups de pierres
Et sans parjures, ils le chassèrent

Tout le village dormait paisiblement
Lorsque soudain, on entendit dans le vent
Un doux refrain
Que les enfants connaissaient bien..

Les petits enfants en chemise de nuit
Cherchèrent le vent et le pipeau dans la nuit
Ils arrivèrent à la rivière
Et s'y noyèrent.
IL CACCIATORE DI RATTI

Aveva un mantello grigio, il passo da gatto, il volto triste,
un coltello alla cintura e accanto una croce e un libro dei sogni.
Su centinaia di strade, quel bevitore di stelle, ingoiava polvere.

Migliaia di miglia; era un cacciatore di ratti, e io lo conoscevo.
Aveva un piffero, passava da dove voleva, sempre avanti.
Migliaia di miglia; era un cacciatore di ratti, e incuteva paura.

Andava, e laddove poggiava il piede, il fumo si innalzava al cielo come una colonna,
per migliaia di miglia, era un cacciatore di ratti, io lo so.
Mantello grigio, passo da gatto, un suonatore strambo.

Aveva un piffero, passava da dove voleva, sempre avanti,
e ogni tono, ogni singolo tono che suonava
significava morte, significava dolore, significava pianto.

Suonava la parola “noi” e “la nostra patria”, “pace” e “onore”
e pensava “voi” e “il vostro sangue”, “guerra”, “pugno”.
Quante note seducenti doveva conoscere, quante ne sapeva suonare.

Quante strane strofe, quante strane strofe suonava a lungo
e in ciascuna di esse urlava ardente un fascio di paglia in fiamme:
“mettersi in fila, l’arma in spalla, marciare”!

Ora è di nuovo qui, passo da gatto, volto triste,
coltello alla cintura, e accanto una croce e un libro dei sogni.
Lo sento suonare, è quel tono più sottile di un capello.

E nelle ossa delle città comincia a fiorire la polvere bianca,
il piffero suona e tutti ne abbiamo paura,
paura che arrivi l’istante in cui quella voce si farà sentire anche dentro di noi.

So che egli continua a camminare, come un tempo, tra la polvere delle strade.
Io lo conoscevo, era un cacciatore di ratti, bevitore di stelle.
Ha un piffero, una piccola croce e un libro dei sogni, abito grigio,

e a me sembra, a me sembra che sia giunto il momento
di dirgli basta, di dirgli: ora basta! Che il diavolo ti porti via!
Questo è il nostro mondo e non vogliamo più assumere il veleno dei ratti.


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