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אדעסאַ מאַמאַ

anonimo
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OriginaleTraduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne...
אדעסאַ מאַמאַMamma Odessa [1]
  
ווער עס איז נאר ניט געווען [1]Chi non è ancora stato
אין דער שיינער שטאָט אדעס,nella bella città di Odessa,
האָט די וועלט גאָר ניט געזעןnon ha ancora visto il mondo
און ער ווייס ניט פֿון פּראָגרעסe non sa niente del progresso.
  
וואָס מיר ווין און וואָס פּאַריז,Cos'è Vienna, cos'è Parigi,
בלאָטע, חוזק, קיין פאַרגלײַך,una merda, cazzate [2], nessun confronto,
נאַָר אדעס אָט דאָרטן איזsolo Odessa, qua, vi dico,
אַ גן עדן, זאָג איך אײַך.è un giardino dell'Eden! [3]
  
דאָרט אין אַ טראַקטירQua, in un traktir [4]
דערלאַנגט מען אײַך בירsi ha anche la birra,
און פאַרבײַסן דערציe ci si fa uno spuntino
אַ פרישע סקאַמבלי.con uno sgombro fresco.
  
באַשמאַלאַ און באַליקLoquat [5], salmone balik [6]
און צו דעם אַ שאַשליקe poi ancora uno šašlik [7]
מיט אַ גוט גלעזל ווײַן –con un bicchierino di vino -
וואַס קען בעסער נאַך זײַן?che ci può essere di meglio?
  
אוי אדעסאַ מאַמאַ,Oh, mamma Odessa,
ביסט מיר טײַער ליב אָן שיעור.mi sei infinitamente cara! [8]
אוי אדעסאָ מאַמאַ,Oh, mamma Odessa,
געוואלד! איך בײנק נאָך דיר!aiuto! [9] Mi manchi ! [10]
  
אוי אדעסאַ מאַמאַ,Oh, mamma Odessa,
ווער קען דיך פאַרגעסן, ווער?chi ti può scordare, chi?
אוי אדעסאַ מאַמאַ,Oh, mamma Odessa,
איך זע דאָך דיר נישט מער.non ti rivedrò mai più.
  
דײַנע גאַסן, טראָטוואַרןLe tue strade coi marciapiedi
זײַנען פּרעכטיג, לעכטיג שײן.sono splendide e splendenti,
די קאַפֿײען, די בולװאַרן,i caffè e i viali alberati,
דאָס פאַרגעסן קען מען נײן.no, non li si può dimenticare.
  
די שאַרבאַנקעס, די ציגײַנקעס,Le carrozze, le zingare
מיט דעם טומל טאַ-ראַ-ראַם,col loro tum tum tararà,
די האָטעלן, די מאַמזעלןgli hotel, le signorine,
ליגט מיר נאָך יעצט אין טעם.sono ancora di mio gusto. [11]
  
אוי אדעסאַ מאַמאַ,Oh, mamma Odessa,
ביסט מיר טײַער ליב אָן שיעור.mi sei infinitamente cara!
אוי אדעסאַ מאַמאַ,Oh, mamma Odessa,
געוואלד! איך בײנק נאָך דיר!Aiuto! Mi manchi!
  
אוי אדעסאַ מאַמאַ,Oh, mamma Odessa,
ווער קען דיך פאַרגעסן, ווער?chi ti può scordare, chi?
אוי אדעסאַ מאַמאַ,Oh, mamma Odessa,
איך בענק נאָך דיר און שװער.mi manchi, e duramente.
  
אײַ, אײַ, אײַ, אײַ, אײַ,Ahi, ahi, ahi, ahi, ahi,
דאָס פאַרגעסן קען מען ניין,questo non lo si può scordare, no,
אײַ, אײַ, אײַ, אײַ, אײַ,ahi, ahi, ahi, ahi, ahi,
ווי וואָלט איך געוואָלט דיך זען!come avrei voluto rivederti!
  
האָפּ טי די די די .......Hop ti di di di...
אוי אדעס-אדעסאַ מאַמאַ,Oh, mamma Odessa, Odessa,
ביסט די שענסטע פּאַנאָראַמאַ,tu sei il più bel panorama,
יעדער אײַנער האָט דיך שטאַרק געשעצט.Ognuno ti ha avuta tanto cara.
  
די שאַנטאַנען, רעסטאָראַנען,I cabaret [12], i ristoranti,
הײַנט נאָך וועסט דו דיך דערמאַנען,ancora ti si ricorda per questo,
ווער ווייסט וואָס איז געוואָרן פֿון דיר יעצט?chissà che cosa ne sarà stato di te?
אדעס, אדעס, איך ביינק נאָך דיר – אדעס!Odessa, Odessa, mi manchi, Odessa!
[1] Trascrizione / Transcription:

Ver es iz nor nit geven
in der sheyner shtot Ades,
hat di velt gor nit gezen
un er veys nit fun progres.

Vos mir Vin un vos Pariz,
blote, khoyzek, kayn farglaykh,
nor Ades ot dortn iz
a Gan Eydn, zog ikh aykh.

Dort in a traktir
derlangt men aykh bir
un farbaysn dertsi
a frishe skrambli.

Bashmala un balik
un tsu dem a shashlik
mit a gut glezl vayn -
vos ken beser nokh zayn?

Oy Adesa mama,
bist mir tayer lib an shiyer,
oy Adesa mama,
gevald! ikh benk nokh dir!

Oy Adesa mama,
ver ken dikh fargesn, ver?
Oy Adesa mama,
ikh ze dokh dir nisht mer.

Dayne gasn, trotvarn.
zaynen frekhtig, lekhtig sheyn.
di kafeyen, di bulvarn,
dos fargesn ken men neyn.

Di sharbankes, di tsigeynkes,
mit dem tuml ta-ra-ram,
di hoteln, di mamzeln
ligt mir nokh yetst in tam.

Oy Adesa mama,
bist mir tayer lib an shiyer.
Oy Adesa mama,
gevald! ikh benk nokh dir!

Oy Adesa mama,
ver ken dikh fargesn, ver?
Oy Adesa mama,
ikh benk nokh dir un shver.

Ay, ay, ay, ay, ay,
dos fargesn ken men neyn,
ay, ay, ay, ay, ay,
vi volt ikh gevolt dikh zen!

Hop ti di di di .......
Oy Ades-Adesa mama,
bist di shenste panorama,
yeder ayner hot dikh shtark geshetst.

Di shantanen, restoranen,
haynt nokh vest du dikh dermanen,
ver veyst vos iz gevorn fun dir yetst?
Ades, Ades, ikh beynk nakh dir - Ades!

[1] Il nome della città di Odessa è, in yiddish, come un riflesso della sua multiculturalità. La si chiama Odesa come in ucraino, Odes come propriamente in yiddish, oppure ancora Ades o Adessa come in russo (la pronuncia del russo Одесса è Adiéssa). Qui ho scelto quest'ultima variante, perché Aaron Lebedeff la pronuncia chiaramente così nella canzone. Ma tutte le varianti sono accettabili in yiddish, con l'avvertenza che il testo è autenticamente nello yiddish odessano. Una nota testuale relativa al testo originale: vista la molteplicità delle pronunce possibili, ho preferito non puntare la "aleph" iniziale del nome di Odessa in yiddish, lasciando libera scelta.

A livello di mera curiosità, va detto che, storicamente, la lingua in assoluto più parlata a Odessa è stata sempre il russo; l'ucraino è sempre stato in città una lingua fortemente minoritaria, superata anche dalla locale variante dello yiddish. Quest'ultima lingua è ovviamente pressoché scomparsa dalla scena odessana. Ma a Odessa è stata parlata storicamente un'autentica congerie di lingue minoritarie; persino l'italiano.

Sebbene Odessa sia una città relativamente nuova (ottenne lo status di città da parte dell'Impero Russo solo nel 1794, dopo essere stata fondata sui territori persi dall' Impero Ottomano), reca un nome di antichissima origine. La regione di Odessa era infatti stata abitata dagli Sciti, e divenne in seguito luogo di fondazione di due colonie greche, Tyras e Olbia Pontica. A Odessa fu dato il suo nome da Odessós (Ὀδεσσός), un'altra colonia greca che, all'epoca, si riteneva essere presente nel medesimo territorio. Più tardi, fu invece dimostrato che Odessós non si trovava affatto in quella zona, bensì nell'attuale Bulgaria, nei pressi dell'odierna città di Varna. Il nome di Odessa, quindi, deriva da un'ipotesi sbagliata. Tale nome è, comunque, di origine sicuramente pregreca: lo si evince dal comune suffisso -(s)sos / -(s)sa, costante nei toponimi pregreci come Alikarna-ssos, Ephe-sos , Edes-sa, Lari-ssa ecc.

[2] Il termine per “cazzata, stronzata, idiozia, cosa ridicola” ecc., חוזק (pronunciato khoyzek o khoyzk in yiddish) è di origine non solo ebraica, ma addirittura biblica.

[3] Oppure semplicemente “un paradiso”. Qui ho rispettato la dicitura originale ebraica, Gan Eden (che in yiddish si pronuncia generalmente eydn).

[4] Il traktir (termine analogo al nostro trattore, trattoria e, probabilmente, proprio di origine italiana) è di origine sia russa (трактир) che ucraina (трактip). Indica una trattoria, un piccolo spaccio di cibo, e anche una taverna. A Odessa un traktir era un chiosco dove si vendevano cibo e bevande, con tavolini all'aperto.

[5] Nome locale (di origine arabo-egiziana) della Eriobotrya japonica, più nota come “nespola del Giappone” o, più modernamente, loquat. Se ne hanno numerose cultivar anche in Sicilia, e una nella mediterranea Crimea. Evidentemente un “frutto esotico” servito anche nella vecchia Odessa e facente parte, quindi, delle Delikatessen nei ricordi del tempo che fu.

[6] Il cosiddetto “salmone balik” (dal russo балык “dorso di pesce affumicato”) è una specialità consistente nella particolare preparazione di una trancia di filetto di salmone (o di altro pesce consimilare dei salmonidi). Rimase a lungo una ricetta segreta della cucina della corte degli Zar.

[7] Lo šašlik (o schaschlyk ecc., con varie traslitterazioni e rese; russo шашлык, prob. dal kazako шишлик “spiedino”, da шиш “girarrosto”, di origine araba (cfr. shish-kebab ecc.) è lo spiedino di carne di montone marinata di origine caucasica (lo spiedino può essere anche di pecora o di altra carne, ma la marinatura è sempre presente). La specialità sembra essere di origine georgiana, dove è nota come mtsvadi; la marinatura avviene in acqua minerale gassata e molto salata, con cipolle e foglie di alloro, per circa due giorni.

[8] Lett. “cara senza limite” (yid. שיעור , ebr. shi'ur, yid. shiyer).

[9] In yiddish si ha un modo particolare per gridare “aiuto!”: si urla “violenza!”, "aggressione!" (gevald!). Questo anche se si grida aiuto per un accidente o una casualità. Ma visti i pogrom, le aggressioni e tutto il resto, tale uso è comprensibile.

[10] Oppure anche: “ho nostalgia di te”, “ti rimpiango”. Però il verbo yiddish benkn ha una vastità di significati, tutti correlati alla “paura”, all' “angoscia”, all' “ansia”. E' correlato al verbo tedesco bangen, medio alto tedesco bangen, pangen, da bange “paura”, a loro volta un antico derivato *be-angen da angen “avere paura”. In ultima analisi, il termine è collegato anche al greco ἀνάγκη [anánkē] “forza, bisogno, necessità”.

[11] Lett. “sta [“giace”, ligt] ancora adesso nel mio gusto” (tam, di origine ebraica: טעם, [ta'am] “gusto, sapore” e anche “ragione”).

[12] Il termine shantanen è evidentemente derivato dal francese (café) chantant.


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