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Piazza Barberina

Anonymous
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Mia nonna che era del '21 me la cantava in una versione differente:
ἔδραμων καί ἔδραμον
ἐδόκησαν πομπάιοι
οἰ τέτταρες ψευδαίοι
οἰ τῶν μητροπολιτῶν.
Νεανίαι, παρθένοι,
μὴ πὶσκετε ἐν κανάλοις
ἀλλὰ πὶσκετε ἐν γαμβάλοις
τῶν τῆς πόλεις φυλακῶν...
A Piazza Barberini più giù der Tiritone
sotto l'ombra de 'n lampione
'na pisciata me misi a fa
me se presenta uno vestito da borghese
cor cappello a tirolese
e 'n quistura me vo portà
In quistura nun ce vengo
perchè n'ho fatto gnente
ma guarda quanta gente
hai fatto aridunà
Attenti giovanotti nun pisciate più ner muro
pisciateje ner culo
a le guardie di città
Il libretto di Giorgio Marchetti è citato nel di poco successivo "Giocavamo per la strada" di Giorgio Batini, che attribuisce il testo a non meglio specificati ambienti goliardici di città universitarie e lo fa risalire ai tempi in cui i "metropolitani" o le "guardie di città" erano armate di daga e facevano inseguimenti a piedi. Nato nel 1922, Batini conobbe la canzone nella seconda metà degli anni Trenta e prese a utilizzarla nelle piazzate fra amici per avvertirli dell'arrivo della pula. Che non sapeva il greco ma la sapeva lunga sulla vita e lasciava solitamente fare.
La tragedia successe quando, studente di ginnasio, Batini si mise a canticchiare in occasione di una gran cena di amici e parenti.
"Successe il finimondo. Purtroppo avevo dimenticato due cose. Intanto che mio padre, così come altri familiari e altri invitati, erano stati studenti e conoscevano quella canzone e il volgare significato di certe strofe. E soprattutto avevo dimenticato che mio padre era il comandante dei vigili urbani...."


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