Wreccan wifes ged [The Wife's Lament; The Wife's Complaint]
anonimo
Originale | La traduzione italiana di Roberto Sanesi. |
WRECCAN WIFES GED [THE WIFE'S LAMENT; THE WIFE'S COMPLAINT] | IL LAMENTO DELLA MOGLIE ESILIATA |
Ic þis giedd wrece bi me ful geomorre minre sylfre sið; ic þæt secgan mæg hwæt ic yrmþa gebad siþþan ic up weox niwes oþþe ealdes, noma þonne nu a ic wite wonn minra wræcsiþa! Ærest min hlaford gewat heonan of leodum ofer yþa gelac. Hæfde ic uhtceare hwær min leodfruma londes wære. Ða icme feran gewat folgað secan, wineleas wræcca, for minre weaþearfe. Ongunnon þæt þæs monnes magas hycgan þurh dyrne geþoht þæt hy todælden unc þæt wit gewidost in woruldrice lifdon laðlicost, and mec longade. Het mec hlaford min her heard niman. Ahte ic leofra lyt on þissum londstede, holdra freonda; for þon is min hyge geomor, ða icme ful gemæcne monnan funde heardsæligne, hygegeomorne, mod miþendne, morþor hycgende bliþe gebæro. Ful oft wit beotedan þæt unc ne gedælde nemne deað ana. owiht elles. Eft is þæt onhworfen is nu […....] swa hit no wære. freondscipe uncer! Sceal ic feor ge neah mines fela leofan fæhðu dreogan. Heht mec mon wunian on wuda bearwe under actreo in þam eorðscræfe. Eald is þes eorðsele eal ic eom oflongad; sindon dena dimme duna uphea, bitre burgtunas, brerum beweaxne, wic wynna leas. Ful oft mec her wraþe begeat fromsiþ frean. Frynd sind on eorþan leofe lifgende, leger weardiað, þonne ic on uhtan ana gonge under actreo geond þas eorðscrafu! Þær ic sittan mot sumorlangne dæg, þær ic wepan mæg mine wræcsiþas, earfoþa fela. For þon ic æfre ne mæg þære modceare minre gerestan. Ne ealles þæs longaþes þe mec on þissum life begeat. A scyle geong mon wesan geomormod, heard heortan geþoht, swylce habban sceal bliþe gebæro, eac þon breostceare, sinsorgna gedreag - sy æt him sylfum gelong eal his worulde wyn sy ful wide fah feorres folclondes þæt min freond siteð under stanhliþe. storme behrimed wine werigmod, wætre beflowen on dreorsele. Dreogeð se min wine micle modceare; he gemon to oft wynlicran wic. Wa bið þam þe sceal of langoþe leofes abidan! | Canto questo lamento di me misera, e della mia dolorosa esperienza, e posso dire che tutte le mie afflizioni antiche e nuove sopportate da me da quando sono donna non furono mai così atroci come lo sono ora. Sempre nella mia vita ho dovuto combattere contro durissime pene. Il mio signore un giorno partì sopra le onde che si frangono, abbandonò il suo popolo, e io rimasi insonne nell'angoscia, e mi chiedevo in quali terre il mio principe vivesse. Allora anch'io me ne andai, misera e senza amici, alla ricerca d'un nobile che mi potesse accogliere al suo servizio. Ma i più vicini congiunti di mio marito, in segreto consiglio, complottarono contro di noi per poterci dividere, perché su questa terra vivessimo nell'odio, l'uno dall'altra separati, mentre mi consumavo per amore di lui. Ma il mio spietato signore ordinò che venissi condotta in questa terra dove non ho amici leali, o sinceri compagni, e il mio cuore è triste, perché ho scoperto che l'uomo che a me si addiceva è di animo cupo e cuore miserabile, nasconde i suoi pensieri e medita un delitto. Con volto sempre sereno avevamo giurato che soltanto la morte ci avrebbe separati. Come tutto è mutato da allora: il nostro amore è come se non fosse mai esistito. Vicino o lontano che sia, ora devo soffrire l'odio del mio signore tanto amato. Fui costretta a passare la vita nella caverna scavata nella terra, sotto la quercia nel folto del bosco, e la caverna è antica, e mi consumo d'amore per lui. Vi sono oscure vallate e ripide colline, tetre foreste simili a fortezze, coperte di rovi - una triste dimora. L'assenza del mio sposo spesso mi affligge amaramente. Nel mondo vi sono amanti che vivono, e si dividono un letto, l'uno all'altro cari; io solitaria nell'alba cammino fra queste caverne nascoste dalle querce. Durante il lungo giorno dell'estate resto seduta a piangere tutte le mie miserie, tutti i miei duri affanni. Per questo non potrò mai trovare riposo all'ansia del mio spirito, nessuna quiete alla pena che affligge la mia vita. Sia sempre triste l'animo di quel giovane, e amari i suoi pensieri; per quanto lieto il suo volto, possa provare il peso dell'angoscia, l'atroce tormento di un continuo dolore. E la sua gioia mondana sia disprezzata ovunque, ed egli stesso sia esiliato in paesi lontani; perché il mio amante, il mio sconsolato signore sta sotto dirupi di roccia, e lo copre il nevischio di forti bufere, le acque lo circondano in luoghi dolorosi. Il mio signore soffre, gli affanni lo tormentano, ché troppo spesso ricorda una dimora più lieta. Amare pene pesano su chi inutilmente si strugge per il suo amore lontano. |