Chanson pour l'auvergnat
Georges BrassensTraduzione italiana di Bruno Moretti Turri | |
CANZONE PER L'ALVERNIATE Ecco per te questa canzone tu l'alverniate che senza ragione mi hai dato quattro pezzi di legno quando fuori faceva freddo. Tu che mi hai dato del fuoco quando ero perso e senza scampo tutta la gente quando ho bussato la porta non m'han spalancato. Non era altro che un piccolo fuoco ma il mio corpo aveva scaldato nella mia anima brucia ancora e ti giuro che non è poco! Quando la morte ti chiamerà quando il becchino ti porterà che ti conduca attraverso un volo lassù in alto nel cielo. Ecco per te questa canzone tu l'oste che senza ragione mi hai dato quattro pezzi di pane quando la vita era fame. Tu che m'apristi la porta quando ero perso e senza scampo la gente rideva nel guardare vedermi morire di fame. Non era altro che un pezzo di pane ma il mio corpo riusciva a sfamare nella mia anima brucia ancora come un banchetto regale. Quando la morte ti chiamerà quando il becchino ti porterà che ti conduca attraverso un volo lassù in alto nel cielo. Ecco per te questa canzone tu lo straniero tu senza nome eri dispiaciuto e mi ha sorriso quando i gendarmi mi hanno preso. Tu che non hai applaudito quando ero perso e senza scampo tutta la gente rideva e guardava quel gendarme che m'arrestava. Non era altro che un poco di miele ma il mio corpo riusciva a scaldare nella mia anima brucia ancora come farebbe un bel sole. Quando la morte ti chiamerà quando il becchino ti porterà che ti conduca attraverso un volo lassù in alto nel cielo. | CANZONE PER L'ALVERNIATE È per te questa canzone, Tu, l'alverniate che, senza spocchia, Mi hai dato quattro pezzi di legna Quando nella mia vita faceva freddo. Tu che mi hai dato del fuoco quando Le pidocchie e i pidocchi, Tutta la “gente perbene", Mi aveva chiuso la porta sul muso... Non era altro che un fuoco di legna, Ma mi aveva scaldato il corpo. E nella rnia anima brucia ancora Come un fuoco di gioia. Tu, l’alverniate, quanda morrai, Quando il beccamorti ti porterà, Che ti conduca, attraverso il cielo, Al padre eterno È a te questa canzone, Tu, l'ostessa che, senza spocchia, Mi hai dato quattro pezzi di pane Quando, nella mia vita, faceva fame, Tu che mi apristi la tua madia quando le pidocchie e i pidocchi, Tutta la “gente perbene", si divertiva a vedermi digiunare… Non era altro che un po’ di pane, Ma mi aveva scaldato il corpo, E nella mia anima brucia ancora Come un gran festino. Tu, l'ostessa, quando morrai, Quando il beccamorti ti porterà, Che ti conduca, attraversa il cielo, Al padre eterno. È a te questa canzone, Tu, lo straniero che, senza spocchia, In un momento infelice mi hai sorriso Quando i gendarmi mi hanno preso, Tu che non hai applaudito quando Le pidocchie e i pidocchi, Tutta la “gente perbene", Ridevano di vedermi arrestato… Non era altra che un po’ di miele, Ma mi aveva scaldato il corpo, E nella mia anima brucia ancora Come un gran sole. Tu, lo straniero, quando morrai, Quando il beccamorti ti porterà, Che ti conduca, attraversa il cielo, Al padre eterno. |