Affaire Rimbaud
Hubert-Félix Thiéfainetraduzione molto libera di Alessio Lega da un brano di Thiéfaine... | |
L'AFFARE RIMBAUD La gamba di Rimbaud di ritorno a Marsiglia come un orrendo cargo pieno di stronzi vermigli alla deriva nella rumenta attraverso le fogne. Sedette la bellezza un tempo su quel ginocchio. Orrore, Harar, Arthur, e tu l'hai ingiuriata. Orrore, Harar, Arthur, l'hai trovata amara...la bellezza? Una stagione all'inferno sconvolge l'Abissinia. Strega, miseria, odio e guerra: eccolo il tempo degli assassini che hai sostenuto fornendo tutte quelle armi al regno di Scioa. Orrore, Harar, Arthur, Bentley e castelli, Orrore, Harar, Arthur, quale anima, Arthur...è senza difetti? I poeti di oggigiorno son buffoni più tranquilli quando cantano in favore degli ultimi Dancali. Giusto una questione d'onore bagnata da un po' di lacrime, è comunque uno dei loro che forniva le armi. Orrore, Harar, Arthur, sei davvero d'oltretomba. Orrore, Harar, Arthur, e niente provvigioni. Orrore, Harar, Arthur, e niente nasturzio azzurro. Orrore, Harar, Arthur, dove piove la luce. | AFFARE RIMBAUD La gamba di Rimbaud dalla costa africana Coperta dalle croste, mangiata di cancrena Ma su quelle ginocchia sedeva la bellezza E quando la insultò lei lasciò una carezza Orrore, Harar, Arthur chi disprezza poi piglia Orrore, Harar, Arthur sei un relitto nel porto a Marsiglia. Le stagioni all’inferno, al sole del deserto Si è ubriacato il battello, il cielo si è coperto Mentre abbracciavi l’alba poi tiravi sul prezzo Hai venduto i fucili, ti sei tolto di mezzo Orrore, Harar, Arthur quante illuminazioni Orrore, Harar, Arthur ma tu a quanto le fai le munizioni? I poeti di oggi hanno buone intenzioni Per l’Africa che muore fanno dolci canzoni Ai bambini affamati offrono i loro carmi Quando il primo di loro gli vendeva le armi Orrore, Harar, Arthur dal buio d’oltretomba Orrore, Harar, Arthur me la presti una bomba? Orrore, Harar, Arthur dal buio della via Orrore, Harar, Arthur: dimmi che senso ha la poesia. |
Invece delle “note alla traduzione”, perché non mi andava di numerare il testo. Si andrà comunque per ordine, ricordando dapprima il ritorno di Rimbaud dall'Africa a Marsiglia, dove morì il 10 novembre 1891 con una gamba distrutta dalla cancrena (e da una sinovite tubercolare degenerata in cancro). Harar è la citta etiope dove Rimbaud risiedeva e lavorava. Ad un certo punto, Thiéfaine si spinge evidentemente ad immaginare una sorta di Rimbaud moderno; effettivamente, con il commercio delle armi guadagnò molti soldi, ma sicuramente non esistevano le Bentley che devono qui essere viste come una sorta di “status symbol intemporale”. I Dancali (noti anche come Afar o Danâkil) sono una tribù guerriera con cui Rimbaud ebbe a che fare. Infine il “nasturzio azzurro”, il cresson bleu che fa da guanciale al giovanissimo soldato morto della poesia "L'addormentato nella valle”. Qui viene negato a chi aveva scritto quella bellissima poesia contro la guerra, e che adesso si arricchisce e si distrugge rimpinzandola d'armi in terre lontane. Un particolare al tempo stesso commovente e agghiacciante.