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Všechno jde! (Terezínský marš)‎

Karel Švenk
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Versione italiana di Stanislava

EVERYTHING GOES (TEREZÍN MARCH)‎

Everything goes, if one wants,
United we'll hold our hands.
Despite the cruel times
We have humor in our hearts.
Every day we go on
Moving back and forth,
And can write letters in only thirty words.
Hey! Tomorrow life starts over,
And with it the time is approaching,
When we'll fold our knapsacks
And return home again.
Everything goes, if one wants,
United we'll hold our hands
And on the ruins of the Ghetto we shall laugh.‎
SI PUÒ FARE TUTTO! (LA MARCIA DI TEREZÍN)

Chi riesce a coprire l'eco della tempesta primaverile,
chi nella culla ha ricevuto la risata,
a chi non si addice il pianto senza motivo,
chi conosce l'amore ed è amato;

qualunque sia il suo modo d'essere,
se gli piace stare al mondo,
non guarda mai nessuno con sguardo accigliato
e canticchia spesso con allegria:

Si può fare tutto se c'è la buona volontà,
ci prenderemo per mano,
nonostante i tempi crudeli
abbiamo una vena di umorismo nel cuore.

Giorno per giorno si va
cambiando continuamente posto di qua e di là
e lettere di sole trenta parole
possiamo scrivere [1].

Ehilà, domani inizia la vita
e si avvicina l'ora
in cui prepareremo il nostro fagotto
e andremo di nuovo a casa.

Si può fare tutto se c'è la buona volontà,
ci prenderemo per mano
e sulle rovine del ghetto
rideremo [2].

Chi sente un po' di nostalgia della città sulla Moldava [3],
a chi non basta la rapa con il caffè,
a chi una canzone ceca sconvolge il cuore,
chi si trascina come uno schiavo;
qualunque sia il suo modo d'essere,
se poi non gli piace tanto stare qua/se poi non gli piace per nulla stare qua [4],
sicuramente troverà una qualche ragione
per poter cantare insieme a noi.

Chi dorme sul tavolaccio al terzo piano,
chi è turbato dall'ombra cupa delle mura,
a chi la moglie fa le corna con qualcuno dell'OD [5],
chi vive una malinconia da caserma;
ch'egli abbia o meno la speranza
che pure per noi splenderà il sole caldo,
non si affligge nemmeno questa volta
quando sente suonare la marcia di Terezín.
[1] Secondo le informazioni presenti sul sito del Museo ebraico, agli internati del ghetto-campo era permesso di inviare corrispondenza, tuttavia le regole erano molto rigide: potevano essere utilizzate solamente le cartoline, il testo doveva essere redatto in tedesco e doveva contenere al massimo 30 parole (almeno così era ai primi tempi). Tutto ovviamente era sottoposto a severa censura e non era possibile descrivere le condizioni all'interno del campo.
Jewish Museum Collections

[2] Nella prima versione, l'ultimo verso del ritornello è diverso: “io, te, lui, noi tutti rideremo”, e solo all'ultima ripetizione riprende questa frase: “sulle rovine del ghetto rideremo”.

[3] La più grande città sulla Moldava è Praga, la città di provenienza di molti internati.

[4] Qui è un altro punto in cui le due versioni sul sito del Museo differiscono un po' (diciamo che la prima cerca di usare un eufemismo). Riporto entrambe le versioni sia in originale che in traduzione.

[5] Ordnungsdienst – letteralmente “servizio dell'ordine”, corpo di polizia all'interno dei ghetti reclutato dai nazisti tra gli ebrei, presente anche a Terezín
Jüdischer Ordnungsdienst - Wikipedia


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