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Μια γόμα γλυκιά (Ο ήχος της καμπάνας)

Thalis Triandafillou / Θαλής Τριανταφύλλου
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Traduzione italiana di Riccardo Venturi (del testo definitivo) 27/28...
UNA DOLCE GOMMA

Non ci sono adesso tanks e mitragliatrici
sono spariti gli elmetti ma qui ci sono le cravatte
che schiaffandogli davanti un foglio bianco
faranno firmare i rinnegati della patria

E dopo si registreranno i termini
e dopo si introdurranno le condizioni
per cui ci salveranno i crociati biondi
che assumeranno la responsabilità diretta

Neppur questo passerà
non passerà non è abbastanza
ancora una volta si solleverà chi sta piegato
e ritto gli starà di fronte per quanto è alto
Gli straccerà le loro carte nere
di dure sentenze gli trapasserà le orecchie
e la schiavitù che avranno ordito
arriverà una dolce gomma a cancellarla

Non ci porteranno i camion stivali neri
ma faldoni grigi le nere Mercedes
i nonni ricorderanno il pan di meliga
e andranno a cercar angeli all'inferno

Saranno pronti a bersi ancora favole
quanti sanno solo affollare le gradinate
moriranno nella verità del rinnegato
i creduloni che accoglieranno i suoi scudi di protezione.

Neppur questo passerà
non passerà non è abbastanza
ancora una volta si solleverà chi sta piegato
e ritto gli starà di fronte per quanto è alto
Gli straccerà le loro carte nere
di dure sentenze gli trapasserà le orecchie
e la schiavitù che avranno ordito
arriverà una dolce gomma a cancellarla

IL SUONO DELLA CAMPANA

Non ci sono ora mitraglie e carri armati,
via gli elmetti, sono venute le cravatte
a spingere per un foglio bianco di carta
e perché lo firmino i traditori della patria [1]

E una volta precisati i termini
dopo che sono stati ammessi i requisiti,
son venuti a salvarci i crociati biondi
e ad assumere direttamente gli incarichi

Ma tutto questo no, non passerà, e resterà
vuota la cella che ci han preparato. [2]
Si rialzerà chi si è chinato
e risolleverà la testa andando avanti,
e gliele brucerà, quelle loro cartacce nere, [3]
avranno da intender bene dure pene. [4]
E la schiavitù che hanno stabilito
sarà incenerita, e il fuoco non si spegnerà

Non ci saranno camion a portare stivali neri,
ma nere Mercedes a portare grigi fascicoli,
i nonni ricorderanno le bobotes [5]
e cercheremo angeli all'inferno

Han ritrovato chi crede volentieri alle fandonie, [6]
gente che sa come demolire i paesi, [7]
per ammazzare con la verità del padrone,
quelli fidati, cui lui consegna gli scudi

Ma tutto questo no, non passerà, e resterà
vuota la cella che ci han preparato.
Si rialzerà chi si è chinato
e risolleverà la testa andando avanti,
e gliele brucerà, quelle loro cartacce nere,
avranno da intender bene dure pene.
E la schiavitù che hanno stabilito
sarà incenerita, e il fuoco non si spegnerà

E dolce il suono si ode della campana
quando la corda sì, il popolo gliela strapperà.

[1] Alla lettera, gli apostati (αποστάτες) della patria. In una lingua permeata di concetti religiosi come il greco è del tutto normale, ma ho preferito rendere con “traditori”, più comune e più immediato in italiano.

[2] Alla lettera, Yorgos Doultsinos dice solo: “resterà vuota la nostra cella”. Ho preferito estendere il concetto per chiarezza, anche se si tratta, ovviamente, di una mia arbitrarietà.

[3] Il “foglio bianco”, una volta firmato, diventa carta nera. Anche le “cartacce” sono una mia arbitrarietà dovuta all'uso comune italiano; avrei potuto mettere anche “scartoffie nere”.

[4] Alla lettera: “dure pene inchioderanno/trafiggeranno i loro orecchi”. La mia traduzione “ad sensum” non rende forse bene la durezza dell'espressione greca.

[5] Le bobotes, durante la guerra e il dopoguerra, erano pagnotte o focacce fatte con la farina di granoturco. Un pane da poveracci.

[6] Alla lettera: “han ritrovato volonteriosi per le fandonie”.

[7] Alla lettera: “...come demolire le patrie”. In greco si fa uso maggiore e comune della parola πατρίδα, ma in italiano diremmo difficilmente “demolire le patrie”. L'espressione, in italiano, mi darebbe un retrogusto fascista che in greco, ovviamente, non ha.


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