Compagni se vi assiste la memoria (Storia di Licio Nencetti Partigiano)
Caterina BuenoOriginale | Versione di Emilio Jona |
COMPAGNI SE VI ASSISTE LA MEMORIA (STORIA DI LICIO NENCETTI PARTIGIANO) Compagni se vi assiste la memoria ricorderete i tempi d’oppressione quell’epoca funesta della storia che mise tutto il mondo in perdizione I popoli tra loro fecer guerra ognuno perse il senno e la ragione la morte dilagò sopra la terra ovunque fu rovina e distruzione Nel cielo tuonò il rombo del cannone la patria si dovette inginocchiare i tedeschi vi fecero invasione si videro i fratelli deportare Per noi non ci fu pace e compassione abbandonati fummo a triste sorte il re tradì per primo la nazione ed al nemico spalancò le porte Così il fascismo si risentì forte unito col tedesco distruttore la strage seminò tra fame e morte portando la nazione al disonore Di delinquenti strinsero una coorte per aiutarlo il barbaro invasore a dar la caccia ai più puri italiani giovani baldi e fieri partigiani Molti fatti di sangue e disumani si videro dovunque consumare famiglie trucidate come cani in ogni casa e in ogni casolare Sian maledetti quei "repubblicani" che tanto strazio si dettero a fare perseguitando i figli prediletti che di fuggire furono costretti D’esempio a Arezzo fu Licio Nencetti che alla ventura gli toccò scappare la sua memoria meriti rispetti e la sua storia ognun deve ascoltare Con lui lasciaron molti terra e tetti e le proprie famiglie abbandonate armati di coraggio e di moschetto col nome degli eroi stampato in petto L’otto settembre Licio aveva detto che vendicato alfine avrebbe il padre pure pensando bene il poveretto al gran dolore della vecchia madre Gli sgherri del partito maledetto che in ogni luogo avevano le squadre con tutto l’odio e losca rappresaglia sul bravo Licio misero una taglia E sempre più su lui furor si scaglia dal Lucignano gli toccò scappare perseguitato da tanta canaglia in Casentin si dovette rifugiare Allora Licio dichiarò battaglia e si mise i partigiani a radunare facendo su pei monti accampamento della vendetta attese il gran momento Giù al piano venne tosto preparato il bando infame dei "repubblicani" che se non si presenta lo sbandato verrà sotto plotone fucilato Rapidamente passano le ore si scorge già il nemico da lontano il cuor di Licio palpita d’ardore ed ai compagni tende la sua mano Il partigiano pugna con ardore contro il fascismo truce e disumano ed ora che la sorte a noi si avanza annienterem la loro tracotanza Puntiam le armi pieni di esultanza volto sereno e l’animo felice in ogni cuore regna la speranza di far cantare la mitragliatrice Ognuno sa che siamo in minoranza però di aver paura nessun dice al primo cenno scoppia la battaglia e sibila rabbiosa la mitraglia La peggio fu per quella vil gentaglia priva di fede e priva di ardimento di farabutti tutta un’accozzaglia che furono sbandati in un momento Ma Licio del successo non s’incaglia rinnova coi compagni il giuramento e dice "Per maggiore precauzione decido di cambiar la posizione" "Bisogna sempre far molta attenzione e dislocarsi in piú protetti monti non farsi prender mai dall’emozione per poi tenersi all’erta sempre pronti Ritorneranno a farla un’incursione battendo mulattiere strade e ponti e quando ci sarà il rastrellamento col piombo gli faremo un complimento" A Monterosi fu il trasferimento ma vennero scoperti e circondati però la sorte non recò sgomento dal gran coraggio furono animati Ognuno tenne fede al giuramento per quanto si trovassero isolati passarono con impeto all’attacco ed al nemico ancor diedero smacco Poi per non farsi prendere nel sacco e per agire con cervello fino pensaron bene di girarlo il tacco e ritornare tutti in Casentino Nessuno tra di loro fu vigliacco stettero uniti di sera e mattino e Licio potè far la sua vendetta su quella stirpe infame e maledetta Ma la sciagura era già in vedetta e contro Licio preparò l’agguato il ventitré di maggio per disdetta da quelle belve venne catturato In carcere fu messo in tutta fretta fra pugni e calci a Poppi fu portato ma Licio ai sgherri nulla volle dire perché i compagni non volea tradire Più d’uno strazio gli toccò subire ma solo alla sua mamma lui pensava qualche notizia farle pervenire ormai che a morte certa se ne andava Nulla importava a lui di quel partire nessuna grazia ai sgherri domandava e dopo un giorno che fu carcerato sol per finzione venne liberato Di nuovo fu ripreso e interrogato ma nessuna risposta volle dare allora col sistema più spietato pugni e pedate presero a menare Dell’ira furibonda il disgraziato vide la dura sorte preparare tutto il veleno di quei delinquenti s’accese fracassandogli anche i denti Il nostro eroe mantenne il suo coraggio e disprezzò il nemico con fierezza finché il mattin del ventisette maggio finir doveva la sua giovinezza Di salvarlo non c’era alcun miraggio attese il suo verdetto con coraggio e fuor dalla prigione fu portato dove il plotone stava preparato E nel piazzal di Talla ben legato lo portan quella massa di aguzzini poi l’ordine di fuoco venne dato e sparan su di lui quegli assassini L’eroico suo corpo é crivellato dal piombo infame dei repubblichini e mentre a Licio la morte gli scocca stramazza a terra col sorriso in bocca Alla sua cara mamma con amore ogni persona onesta asciughi il pianto e sulla tomba a lui gli ponga un fiore che esalti della gloria tutto il vanto Licio Nencetti è tua questa canzone col cuore di compagno te la canto riposa in pace non ti scorderemo la tua memoria un di vendicheremo Un giorno la giustizia noi faremo l’Italia sarà alfine liberata il lurido fascismo stroncheremo in nome della patria tanto amata La patria nostra noi difenderemo da tanti manigoldi profanata e ai martiri i nostri partigiani diranno un giorno alfin "Siamo italiani" | COMPAGNI SE VI ASSISTE LA MEMORIA (STORIA DI LICIO NENCETTI PARTIGIANO) Compagni se vi assiste la memoria ricorderete i tempi d’oppressione i popoli tra loro fecer guerra ognuno perse il senno e la ragione Per noi non ci fu pace e compassione abbandonati fummo a triste sorte il re tradì per primo la nazione facendo spalancar tutte le porte Così il fascismo si risentì forte unito col tedesco distruttore la strage seminò tra fame e morte portando la nazione al disonore Di delinquenti strinsero una coorte per aiutarlo il barbaro invasore a dar la caccia ai più puri italiani giovani baldi e fieri partigiani Molti fatti di sangue e disumani si videro dovunque consumare famiglie trucidate come cani in ogni strada e in ogni casolare Sian maledetti quei "repubblichini" quei farabutti tutti un'accozaglia che tanto strazio si dettero a fare con tutto l’odio e losca rappresaglia |