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Krieg dem Kriege

Linard Bardill
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Versione italiana di Riccardo Venturi
KRIEG DEM KRIEGE

Sie lagen vier Jahre im Schützengraben.
Zeit, große Zeit!
Sie froren und waren verlaust und haben
daheim eine Frau und zwei kleine Knaben,
weit, weit –!

Und keiner, der ihnen die Wahrheit sagt.
Und keiner, der aufzubegehren wagt.
Monat um Monat, Jahr um Jahr ...

Und wenn mal einer auf Urlaub war,
sah er zu Haus die dicken Bäuche.
Und es fraßen dort um sich wie eine Seuche
der Tanz, die Gier, das Schiebergeschäft.
Und die Horde alldeutscher Skribenten kläfft:
»Krieg! Krieg!
Großer Sieg!
Sieg in Albanien und Sieg in Flandern!«
Und es starben die andern, die andern, die andern ...

Sie sahen die Kameraden fallen.
Das war das Schicksal bei fast allen:
Verwundung, Qual wie ein Tier, und Tod.
Ein kleiner Fleck, schmutzigrot –
und man trug sie fort und scharrte sie ein.
Wer wird wohl der nächste sein?

Und ein Schrei von Millionen stieg auf zu den Sternen.
Werden die Menschen es niemals lernen?
Gibt es ein Ding, um das es sich lohnt?
Wer ist das, der da oben thront,
von oben bis unten bespickt mit Orden,
und nur immer befiehlt: Morden! Morden! –
Blut und zermalmte Knochen und Dreck ...
Und dann hieß es plötzlich, das Schiff sei leck.
Der Kapitän hat den Abschied genommen
und ist etwas plötzlich von dannen geschwommen.
Ratlos stehen die Feldgrauen da.
Für wen das alles? Pro patria?

Brüder! Brüder! Schließt die Reihn!
Brüder! das darf nicht wieder sein!
Geben sie uns den Vernichtungsfrieden,
ist das gleiche Los beschieden
unsern Söhnen und euern Enkeln.
Sollen die wieder blutrot besprenkeln
die Ackergräben, das grüne Gras?
Brüder! Pfeift den Burschen was!
Es darf und soll so nicht weitergehn.
Wir haben alle, alle gesehn,
wohin ein solcher Wahnsinn führt –

Das Feuer brannte, das sie geschürt.
Löscht es aus! Die Imperialisten,
die da drüben bei jenen nisten,
schenken uns wieder Nationalisten.
Und nach abermals zwanzig Jahren
kommen neue Kanonen gefahren. –
Das wäre kein Friede.
Das wäre Wahn.
Der alte Tanz auf dem alten Vulkan.
Du sollst nicht töten! hat einer gesagt.
Und die Menschheit hörts, und die Menschheit klagt.
Will das niemals anders werden?
Krieg dem Kriege!
Und Friede auf Erden.
GUERRA ALLA GUERRA

Siete stati quattro anni nelle trincee.
Tanto, tanto tempo!
Gelando fra i pidocchi, e avete,
a casa, una moglie e due bambini.
Via, via!

E nessuno che vi dica la verità.
Nessuno che osi ribellarsi.
Mese dopo mese, anno dopo anno...

E quando una volta uno era in licenza
vedeva, in patria, tutte quelle pance grasse
mangiare a strippapelle, ballare
e ostentare lusso, i trafficanti d’armi.
E l’orda dei pennivendoli pantedeschi strepita:
„Guerra! Guerra!
Grande vittoria!
Vittoria in Albania e vittoria nelle Fiandre!"
Tanto morivano gli altri, gli altri, gli altri...

Vedevano cadere i compagni.
Di quasi tutti era la sorte:
Ferite, penare come bestie e morte.
Una piccola macchia rossa sporca,
lo si portava via e lo si sotterrava.
Chi sarà il prossimo?

E il grido di milioni di persone saliva alle stelle.
Gli uomini non impareranno mai?
Esiste qualcosa per cui ne valga la pena?
E chi è quello che troneggia lassù
infarcito di decorazioni dalla testa ai piedi,
e che comanda sempre: Uccidere! Ammazzare! –
Sangue, ossa stritolate e merda...
Poi all’improvviso si disse che la nave faceva acqua.
Il capitano ha fatto i saluti
e poi se l’è filata a nuoto alla chetichella.
E i grigioverdi non seppero più che fare.
Per chi è stato tutto questo? Per la patria?

Fratelli! Fratelli! Serrate le fila!
Fratelli! Non deve accadere mai più!
Ci danno la pace dell’annientamento,
e lo stesso destino è deciso
per i nostri figli e per i vostri nipoti.
E ancora dovranno innaffiare di rosso sangue
i fossati dei campi e l’erba verde?

Fratelli! Dite qualcosa ai ragazzi!
Non deve, non può andare ancora così.
Lo abbiamo visto tutti, tutti quanti
dove porta una simile follia.

Ardeva il fuoco che vi incenerisce.
Spegnetelo! Gli imperialisti,
quelli che nidificano lassù in cima,
ci mandano ancora nazionalisti.
E ancora una volta, dopo vent’anni
eccoli tornare con nuovi cannoni.
Non sarebbe pace,
sarebbe una pazzia.
La vecchia danza sul vecchio vulcano.
Non uccidere!, ha detto uno.
E l’umanità lo ha sentito, l’umanità piange.
Non vorrà mai essere altrimenti?
Guerra alla guerra!
E pace sulla terra.


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