L'inveren di noster non
Luca Serio BertoliniOriginal | Traduzione italiana |
L'INVEREN DI NOSTER NON | L'INVERNO DEI NOSTRI NONNI |
-- il testo in dialetto non è ancora disponibile / trascritto -- | ma guarda te, la notte si è arresa mattina, la brina copre i miei fratelli su alberi e piante, sembra che sia natale una neve che rimane, neve sui prati. la luce si diffonde per contadini e la loro terra ma un vento freddo che porta via le orecchie urla di guerra, in guardia sta arrivando se volete scappate se potete resistete. dall'estate del 39 all'8 settembre 43, la mattina in cui arrivarono, la mattina che si nascosero quella mattina di settembre faceva freddo, il primo giorno di un inverno durato quasi 2 anni. a Bologna si parlava pianto, a montecavolo non si diceva niente l'armistizio di badoglio e la rabbia dei tedeschi. una canzone per la memoria una canzone della nostra storia le due storie dei nostri nonni dal loro inverno partigiano. un clarinettista in aviazione e un'italia senza motivi, tornato a casa dal fronte italiano o eri fascista o partigiano e dopo un imboscata, quando uccisero tanti ragazzi, lo volevano impiccare in una casa vicino ai giardini(1). in piedi sulla sedia dritto e fermo ad aspettare che quella corda grossa e fredda facesse il suo mestiere ma la sirena, l'antiarea, cominciò a piangere e i repubblichini(2) scapparono , dovettero risparmiarlo. mio nonno della corda al colla non voleva mai parlarne, con quel fucile sempre stonato e quel cuore un pò ingolfato. appena ha potuto è scappato e ha bologna si è nascosto in una casa, un buco in salotto e ha finito la guerra in Romagna nei boschi. al di là della volontà, al di là della gioventù, vissuti come selvaggi fra boschi e calanchi ma nemmeno per un secondo hanno pensato che fosse tutto sprecato o di tradire la dignita'. in un bosco vicino alla chiesa sergio ed emilio si erano nascosti, diverse notti passate a dormire nei forni del cimitero, poi la Bruna(3) li ha prelevati da montecavolo al monte del lupo, fra i primi partigiani della brigata 26. montefiorino e poi ligonchio, sessanta per sesaanta gente di pianura, montanari sessanta alla volta, sessanta per sessanta partigiani. dalla brigata garibaldi alla centrale di ligonchio sillano, metello, la gatta per difendere le nostre case. e far morire per non morire, a piolo alle sponde dell'ozzola a raccogliere tedeschi e fascisti, li hanno uccisi, poveri ragazzi uccidere e' una cosa orribile ma difendersi e' necessario artico* si e' difeso, i nostri nonni si sono difesi. e quei morti a galla nel'ozzola a battaglia vinta, nemmeno un partigiano ha riso o festeggiato e dopo cinquant'anni che racconta questa storia sergio piange ancora come se non fosse mai finita come se fosse ancora in battaglia. ha preso una giacca indossata da un tedesco che poteva piu' patire freddo, a causa di quel foro nel petto aveva smesso anche di tremare, non aveva piu' nulla da rispettare, ordini e comandamenti, aveva finito di tribolare, sparare e urlare. e quante battaglie al fianco degli inglesi che li hanno vestiti e armati, volevano che partigiani fossero vestiti come loro ma sergio la giacca del tedesco l'ha indossata fina al 25 aprile, pensava che per una giacca un morto fosse abbastanza. e ricorda quei paesini in montagna vicino alla pietra di bismantova che all'inizio e' stata dura, non volevano partigiani... e continua a combattere per un italia che sembrava essere di nessuno e svegliarsi la mattina in mezzo alle pecore al posto delle lenzuola. ma sergio battezzato artico, come gli altri partigiani, sempre dritto per la sua trada come tutti gli altri ai piedi della pietra di bismantova a difendere per non dipendere da quei matti dei fascisti per la patria per la vita per libertà destituita. |
(2) della repubblica di salò , mussolini - http://en.wikipedia.org/wiki/italian_social_republic
(3) Bruna era una staffetta partigiana