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Тaмо дaлеко / Tamo daleko

Đorđe Marinković / Ђорђе Маринковић [Georges Marinkovitch]
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La versione del "Soldato e dell'amata"
LAGGIÙ, LONTANO

Laggiù, lontano, lontano dal mare,
laggiù c'è il mio paese, laggiù c'è la Serbia.

Laggiù, lontano, dove non c'è confine ai fiori,
laggiù stanno i miei più cari, laggiù c'è il mio paese natìo.

Laggiù, lontano, vicino alla Sava e al Danubio,
laggiù c'è la mia gioia, laggiù c'è Belgrado.

Laggiù, dove il nemico tutto abbatte e distrugge,
laggiù ci son le mie case [1], laggiù c'è la Kolubara. [2]

Laggiù, lontano, dove il sole più non splende,
laggiù c'è il mio amore, laggiù c'è la Šumadija. [3]

Laggiù dove fredda scorre la Morava, [4]
laggiù c'è ancora la mia icona, laggiù c'è il mio santo di famiglia. [5]

Laggiù dove c'è una strada sull'altura della Đetinja, [6]
laggiù il pianto di mia madre trabocca ogni falda.

Laggiù dove il Timok saluta Veljkov-grad, [7]
laggiù hanno bruciato la chiesa dove mi ero sposato da giovane.

Laggiù dove la Drina bagna un boschetto distrutto,
laggiù c'è ancora il mio amore, laggiù c'è la mia terra natìa.

Laggiù, lontano, dove giallo sboccia il limone,
laggiù per l'esercito Serbo c'è stata una sola via.

Laggiù, lontano, dove sboccia il bianco giglio,
laggiù han dato la vita, insieme, il padre e il figlio.

Io vissi a Corfù, senza più una patria,
ma ho gridato sempre: viva la Serbia!
ТАМО ДАЛЕКО

Тaмо дaлеко, далеко краj морa
тамo je ceлo моje, тамо je љубав мoja.

O заp je мopaлa доћ, та тужна неcpeћна ноћ
када cи драгане моj отишao y кpвави боj.

Дoђи ми драга, да cpeћно живимо ми
jep дани пролазе брзо и живот таj несpeћни.

Xajдемо дyшo, да cpeћно живимо ми
jep младocт пролази жypно и живот таj несpeћни.

Млади cpбљaнци, не љyтe гpкињe
дома ваc чeкajy младе невине cpпкиње.

Пазаp je мopaлa доћ, та тужна неcpeћна ноћ
када cи драгане моj отишao y кpвави боj.

Тaмо дaлеко где caд ниcaм ja
тaмо je pajcка земља, тамо je Cpбиja.
[1] Il termine dvor vorrebbe propriamente dire “palazzo”, addirittura “reggia”; nella traduzione sono stato un po' più di basso profilo, ma probabilmente nell'immagine dell'autore ci dev'essere stato ripensare alle umili case del paese come a palazzi reali.

[2] La Kolubara è un fiume della Serbia occidentale. Presso di esso si svolse la battaglia della Kolubara tra il 16 novembre e il 15 dicembre 1914, tra l'esercito serbo e quello austroungarico. Fu una nettissima vittoria serba, la quale pose fine al terzo tentativo austroungarico di invadere il paese. Come dire: per gli austroungarici, con la Serbia che avrebbero dovuto schiacciare in pochi giorni, fu invece tutt'altro che una breve passeggiata.

[3] La Šumadija è la boscosissima e fertile regione centrale della Serbia (šuma significa “foresta” in serbo). Purtroppo per lei e per tutti noi, è anche parecchio ricca di uranio e torio. Per le sue caratteristiche è sempre stata terra di fuorilegge, bande, hajduci e rivolte: fu nella Šumadija che ebbe inizio il Risorgimento serbo, con la “Prima Rivolta Serba” (1804-1813) che si concluse con la liberazione della regione (e di Belgrado) dall'Impero Ottomano. Nominare la Šumadija ha per i serbi un fortissimo valore evocativo.

[4] In diverse versioni, la Morava scorre invece tiha (“tranquilla, placida, silenziosa”) invece di “fredda”.

[5] La slava (dalla parola panslava che significa sia “gloria” che “fede”) è in Serbia il “santo di famiglia” che si ritrova spesso anche nell'Italia meridionale (e non solo): il “santo protettore della famiglia”, il santo a cui è una famiglia è tradizionalmente votata. Diverse versioni del Tamo Daleko hanno qui krsna slava, che è propriamente la “festa del santo di famiglia” e che corrispondeva, per molti, alla festa dell'onomastico (assai più importante e sentita del compleanno).

[6] La Đetinja, o Đetina, è un fiume affluente della Morava. Il suo nome significa “fiume dei bambini”. Secondo una leggenda, gli Ottomani, per punire gli abitanti di Uzičan dopo una rivolta, presero tutti i bambini del paese e li annegarono nel fiume.

[7] Ennesimo fiume in una terra che ne è ricca in tutto il sistema danubiano. Il Timok è in realtà una serie di fiumi che, a un certo punto, confluiscono in uno solo; per un breve tratto segna il confine tra Serbia e Bulgaria.


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