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L'affiche rouge

Léo Ferré
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Versione corsa di Jacques Fusina
IL MANIFESTO ROSSO

Non avete reclamato né gloria né pianti
né l’organo, né la preghiera dei moribondi.
Son già undici anni. Come passan presto.
Avevate usato solo le vostre armi,
la morte non annebbia gli occhi dei partigiani.

Avete i vostri ritratti sui muri delle città
con le barbe nere e, di notte, irsuti, minacciosi.
L’avviso che sembrava una macchia di sangue
perché i vostri nomi si pronuncian difficilmente
e si cercava di fare paura ai passanti

Preferibilmente non vi si voleva ritenere francesi,
la gente, di giorno, camminava senza vedervi.
Ma all’ora del coprifuoco, delle dita vaganti
scrissero sulle vostre foto: MORTI PER LA FRANCIA
E le cupe mattine ne sortivano differenti.

Tutto aveva il colore uniforme della brina
a fine febbraio, per i vostri ultimi momenti.
Ed è allora che uno di voi disse tranquillamente
“Gioia per tutti, Gioia per chi sopravvive,
muoio senz’odio in me per il popolo tedesco.

Addio alla pena ed al piacere, addio alle rose,
addio alla vita, addio alla luce e al vento.
Spòsati, sii felice e pensami sovente
tu, che resterai nella bellezza delle cose
quando tutto sarà finito, dopo, a Erevan.

Un gran sole d’inverno rischiara la collina,
che bella è la natura, come mi si spezza il cuore.
E verrà la giustizia ai nostri passi trionfanti,
o mia Melina, amore mio, mia orfana,
io ti dico di vivere e di avere un bambino.”

Erano ventitré quando sbocciarono i fucili,
ventitré che donavano il loro cuore anzitempo.
Ventitré stranieri, ma eran nostri fratelli
ventitré innamorati della vita da morirne,
ventitré che gridaron la Francia nel cadere.
QUELLU AFFISSU ZIFRATI

Sciacconu quell'affissu una mane d'inguernu
Nant'à li muri scalcinati di a cità
À l'albore tristezza è senza umanità
U carrughju paria a porta di l'infernu
Chì sparitu ne era ogni segnu pietà

Eranu una vintina d'omi ritrattati
A faccia mascherata à tratti d'al di là
Chì lasciavanu sola un'idea d'età
È u penseru stancu à l'ochji tribulati
Quale sò issi figlioli, dite per carità

Ma nimu si frastorna è nimu si ribella
Chì pesa tantu in core a guerra à sistemà
Chì costa troppu tandu un attu libertà
È si terne dinù la disgraziata stella
Chì quella infamità fermava da inventà

Eppuru issi zitelli casconu quella mane
È colma fù cusì la morte assurdità
Chì le cose n'ùn fussinu fatte à metà
È ch'ellu ùn si perdissi u gustu di u pane
Oghje quale sà più, oghje quale a sà

Tenimu à mente i fatti è tenimuli cari
Quelli morti di l'ombra è di a libertà
Quelli figlioli astuti eroi à parità
Di l'affissu zifratu à rossi calamari
Chì scrissenu la storia, quella chì venerà.


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