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Il Pescatore

Fabrizio De André
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Lo stesso testo in islandese antico, noto anche come antico nordico...
FISKIMAÐURINNFISKIMANNS SAGA
  
Í fölnandi ljósi sólarlagsins [1]Í fǫlnandi liósi sólarlagsins
var fiskimaður búinn að sofna, [2]var fiskimaðr búinn at sofna,
hafði hann rispu á andlitihafði hann rispu á andliti
einsog eins konar bros.eins og eins konar bros.
  
Þar kom að strönd einn morðingiÞar kom at strǫnd einn morðingi
með stórum barnalegum augum,met stórum barnalegum augum,
með stórum óttafullum augum [3]met stórum óttafullum augum
einsog væru spegill ævintýris.eins væri þau spegill æfintýris.
  
Bað hann karlinum um saltfisk: [4]Bat hann karlinum um saltfisk:
"Tíma hef ég ekki og er hungraður.""Tíma hefk eigi og er hungraðr."
Bað hann karlinum um brennivín: [5]Bað hann karlinum um brennivín:
"Ég er þyrstur og drap einn mann." [6]"Ég er þyrstr og drap einn mann."
  
Opnaði karlinn augu að degi, [7]Opnaði karlinn augu at degi,
skoðaði hann ekki heldur um,skoðaði hann eigi heldr um,
en gaf hann saltfisk og brennivínen gaf hann saltfisk og brennivín
einum, er var hungraður og þyrstur. [8]einum, er var hungraðr og þyrstr.
  
Var það eitt augnablik með hlýju,Var þat eitt augnablik met hlýiu,
þá fór hann sína leið með vindinn,þá fór hann sína leit met vindinn,
fyrir augum ennþá sólin,fyrr augum enn þá sólin,
á bak þarvið einn fiskimaður.á bak þarvit fiskimaðr einn.
  
Á bak þarvið einn fiskimaður,Á bak þarvit fiskimaðr einn,
og minningin verður um til sorgar,og minningin verðr um til sorgar,
til minningar um einn júlímánuð [9]til minningar um miðsumarmánut
þegar lekið var í húsagarðs skugga. [10]enn lekit var í húsagarðs skugga.
  
Þar komu að strönd lögreglumenn, [11]Þar komu at strǫnd lǫgreglumenn,
ríðandi á hestbaki óvopnaðir [12]ríðandi á hestbaki óvopnaðir
spurðu þeir karlinum, gamli góði,spurðu þeir karlinum, gamli góði,
hefurðu séð mann á flótta? [13]hefr þú sét mann á flótta?
  
En í fölnandi ljósi sólarlagsinsEn í fǫlnandi liósi sólarlagsins
var fiskimaður búinn að sofna,var fiskimaðr búinn at sofna,
hafði hann rispu á andlitihafði hann rispu á andliti
einsog eins konar bros.einsog eins konar bros.
  
Hafði hann rispu á andlitiHafði hann rispu á andliti
einsog eins konar bros.einsog eins konar bros.
[1] Alla lettera: "nella luce declinante del tramonto".

[2] In islandese non esiste un verbo per "assopirsi". Si è risolto con la cosiddetta "coniugazione risultativa" (con vera búinn), quindi, alla lettera: "si era appena addormentato".

[3] "Con grandi occhi pieni di paura". Sono stati qui ripetuti gli "occhi grandi" per un minimo di adattamento metrico. L'islandese è lingua contadina e molto concisa, inutile dire "due occhi". Gli occhi sono soltanto due. La parola islandese per "occhi" è inoltre di per sé un antico duale.

[4] Sarebbe ben difficile che un assassino in fuga in Islanda chieda ad un vecchio di dargli del pane, cibo costosissimo e poco diffuso (nell'Islanda tradizionale il pane arrivava dalla Francia, anzi dalla Bretagna: si chiama ancora spesso pampólabrauð, ovvero "pane di Paimpol"!). Un pescatore islandese sulla spiaggia ha con sé il pesce salato (saltfiskur). Questo viene dato.

[5] Lo stesso vale ovviamente per il vino, sebbene fosse conosciuto. Ma il vero "vino" islandese è il "vino che brucia" (brenni-vín), ovvero l'acquavite.

[6] Sebbene nella seconda strofa sia stato usato il termine proprio per "assassino" (morðingi, ovviamente imparentato con l'inglese "murderer"), un assassino non chiamerebbe mai così se stesso. Come nella versione in siracusano di Francesco Senia, direbbe "ho sete e ho ammazzato uno". Einn mann non significa necessariamente che ha ammazzato un uomo: l'espressione ha valore del tutto impersonale e copre anche l'eventuale ammazzamento di una donna.

[7] Karlinn è propriamente "un uomo qualsiasi, un tizio (di una certa età)"; il femminile è "kerling". In scozzese, "carline (wife)" vuol dire esclusivamente "vecchia"; il corrispondente tedesco, "Kerl", vuol dire invece solo "un tizio".

[8] "Ma diede pesce salato e acquavite a uno che era affamato e assetato". In islandese, come in inglese, si usano solo gli aggettivi predicativi per dire "ho sete, ho fame" (ricordo che la strane lettere "þ" e "ð" si leggono come il "th" inglese, rispettivamente quello sordo in "thing" e quello sonoro in "that"). Si è scelto qui di semplificare, perché la traduzione letterale ("…einum, er sagðist vera hungraðr og þyrstur") sarebbe risultata troppo lunga per il verso.

[9] L'aprile è diventato luglio. In Islanda, in aprile fa un freddo da pelare e non si gioca all'aperto da nessuna parte. Fa freddo anche di luglio, ma un po' meno.

[10] "Quando era giocato…"; in islandese si fa spesso il passivo impersonale con delle regole complicatissime.

[11] I "gendarmi" sono qui i tipici poliziotti rurali islandesi, quelli della Lögregla ("Regola della Legge"). I quali si spostavano davvero a cavallo quando non esistevano le jeep. Il tipico cavallo islandese, il "folald" (plurale: "fölöld"), è una specie di robustissimo e tozzo pony capace di andare dovunque e dalla resistenza straordinaria ad ogni tipo di terreno.

[12] Ma quelli della Lögregla non potevano di certo arrivare armati, perché tradizionalmente, come i "bobbies" inglesi, erano totalmente disarmati. In Islanda non è esistito un corpo di polizia fino al 1909. I poliziotti furono dotati di armi solo con l'indipendenza piena dell'Islanda (17 giugno 1944). Ebbero però ad usarle il 1° ottobre 1949, nella brutale repressione della manifestazione contro l'ingresso dell'Islanda nella NATO.

[13] "…chiesero al tizio: "buon (vecchio) uomo, hai visto uno in fuga?". Discorso diretto.


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