Inciso originariamente dal folksinger australiano Eric Bogle, che il critico Robert Christgau ha definito “uno dei cantanti più scarsi di qualsiasi emisfero vi venga in mente”, è uno dei ritratti più crudi mai scritti sulla natura della guerra. La versione della canzone di 8 minuti, stile marcia funebre, che conclude Rum, Sodomy, & the Lash è devastante. MacGowan la fa veramente sua, masticando ogni parola mentre affonda i denti storti nel racconto dei “senza gambe, senza braccia, ciechi e pazzi” che si consideravano fortunati per essere sopravvissuti alla battaglia di Gallipoli, nella Prima guerra mondiale. Un brano che colpisce per il realismo tremendo ogni volta che lo si ascolta.
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