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L'uomo solo

Léo Ferré
Lingua: Italiano


Léo Ferré

Lista delle versioni e commenti


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ferrel
Poesia di Cesare Pavese
Poème de Cesare Pavese
Musica di Léo Ferré
Musique de Léo Ferré

Cesare Pavese, 1908-1950.
Cesare Pavese, 1908-1950.


Non è possibile sapere se Léo Ferré e Cesare Pavese si siano mai effettivamente incontrati; ma un « incontro » è qualcosa che va ben al di là della semplice conoscenza personale. In questo senso, il fatto che Léo Ferré abbia deciso di mettere in musica e di cantare, nella lingua originale italiana, questa impressionante poesia di Cesare Pavese è un autentico incontro, e dei più fecondi.

La poesia dell'uomo solo, uscito dal carcere, e che nel carcere aveva lungamente sognato sensazioni, sapori (il pezzo di pane che sa di lepre, l'odore del vino nell'osteria)...in una parola, la vita perduta, quella che gli era stata preclusa dal potere che lo aveva rinchiuso in una cella. Una volta uscito, il recupero di queste sensazioni si rivela semplicemente impossibile: tutte le sensazioni di una volta se le sono prese gli altri. A lui non resta più niente. La prigione, fisica e forse anche dell'anima, s'è presa tutto quanto. Il pane non solo non sa di lepre, ma non sa più neanche di pane. Il vino sa di nebbia. Solo alla fine, assieme alla sua cagna su un argine, ritrova un barlume quando compare la lepre; ma è una lepre viva, che corre, che gli rammenta la vita.

Dicono che la prigione dovrebbe servire a « riabilitare » il condannato, ma la prigione è soltanto prigione e uno se la porta dietro anche quando ne è uscito. Verrebbe quasi da dire: anche maggiormente. La prigione è una sospensione della vita e, come tale, è morte. La prigione non « riabilita » niente o nessuno: toglie di mezzo. Anche da se stessi. [RV]
L'uomo solo - che è stato in prigione - ritorna in prigione
Ogni volta che morde in un pezzo di pane.
In prigione sognava le lepri che fuggono
Sul terriccio invernale. Nella nebbia d'inverno
L'uomo vive tra muri di strade, bevendo
Acqua fredda e mordendo in un pezzo di pane.

Uno crede che dopo rinasca la vita,
Che il respiro si calmi, che ritorni l'inverno
Con l'odore del vino nella calda osteria,
E il buon fuoco, la stalla, e le cene. Uno crede,
Fin che è dentro uno crede. Si esce fuori una sera,
E le lepri le han prese e le mangiano al caldo
Gli altri, allegri. Bisogna guardali dai vetri.

L'uomo solo osa entrare per bere un bicchiere
Quando proprio si gela, e contempla il suo vino :
Il colore fumoso, il sapore pesante.
Morde il pezzo di pane, che sapeva di lepre
In prigione, ma adesso non sa più di pane
Né di nulla. E anche il vino non sa che di nebbia.

L'uomo solo ripensa a quei campi, contento
Di saperli già arati. Nella sala deserta
Sottovoce si prova a cantare. Rivede
Lungo l'argine il ciuffo di rovi spogliati
Che in agosto fu verde. Dà un fischio alla cagna.
E compare la lepre e non hanno più freddo.

inviata da Riccardo Venturi - 29/7/2008 - 18:15




Lingua: Francese

Version française de Riccardo Venturi
29 juillet 2008
Revisée par Marco Valdo M.I.

Traduire Cesare Pavese en français...? Bon, j'ai essayé. Puis, bienheureusement, les corrections de Marco Valdo M.I. ont fait le reste!
L'HOMME SEUL

L'homme seul, qui a été en prison, retourne en prison
Chaque fois qu'il mord dans un morceau de pain.
Il songeait en prison aux lièvres qui fuient
Sur la terre hivernale. Dans le brouillard de l'hiver
L'homme vit au milieu des murs de rues, buvant
De l'eau froide et mordant dans un morceau de pain.

On croit que sa vie peut renaître, après,
Que son souffle s'apaise, que revient l'hiver
Avec l'odeur du vin dans la taverne, au chaud,
Et le bon feu, l'étable, les repas. On croit,
Tant qu'on est dedans on croit. Et un soir on sort,
Et les lièvres, c'est les autres qui les ont pris
Et les mangent, au chaud. Les autres, joyeux.
Il ne reste alors qu'à les regarder à travers les vitres.

L'homme seul ose entrer pour boire un verre
Quand il gèle vraiment, et il contemple son vin:
Sa couleur fumeuse, son goût si lourd.
Il mord son morceau de pain qui goûtait le lièvre
En prison, mais maintenant, il n'a plus le goût du pain
Ni de rien. Et même le vin n'a qu'un goût de brouillard.

L'homme seul pense encore à ces champs, et se réjouit
De les savoir déjà labourés. Dans la salle déserte
Il essaie de chanter à voix basse. Il revoit
Sur la berge la touffe de ronces dépouillées
Qui était verte en août. Il siffle à sa chienne.
Voilà qu'un lièvre apparaît, et ils n'ont plus froid.

29/7/2008 - 18:56





Traduzione greca di VELVET
Ο μοναχικός άνθρωπος

Ο μοναχικός άνθρωπος -που βρέθηκε στη φυλακή-επιστρέφει στη φυλακή
κάθε φορά που δαγκώνει ένα κομμάτι ψωμί
Στη φυλακή ονειρευόταν τους λαγούς να τρέχουν
στο χειμωνιάτικο χωματόδρομο. Στην χειμωνιάτικη ομίχλη
αυτός ο άνθρωπος ζει ανάμεσα στους τοίχους των δρόμων, πίνοντας
κρύο νερό και δαγκώνοντας ένα κομμάτι ψωμί.

Καποιος πιστεύει ότι κάποτε η ζωή ξαναγεννιέται
και η πνοή ησυχάζει, κι επιστρέφει ο χειμώνας
με τη μεθυστική οσμή του κρασιού στη ζεστασιά της ταβέρνας,
την αναμμένη φωτιά, το στάβλο και το βραδινό δείπνο. Καποιος το πιστεύει,
όσο είναι έγκλειστος, καποιος το πιστεύει. Οτι βγαίνει έξω ένα βράδυ
και τους λαγούς που έχουν πιάσει τους τρώνε στη ζεστασιά
χαρούμενοι, οι άλλοι. Μονο πίσω από τα τζάμια μπορείς να τους δεις.

Ο μοναχικός άνθρωπος αποτολμά και μπαίνει να πιει ένα ποτήρι
όταν πραγματικά παγώνει, και συνοδεύει το κρασί του,
το καπνισμένο χρώμα και η βαριά γεύση.
Δαγκώνει το κομμάτι ψωμί, που ειχε γεύση από λαγό
στη φυλακή, μα τώρα δεν έχει γεύση ούτε από ψωμί
ούτε από τίποτα. Ακόμη και το κρασί, μυρίζει ομίχλη .

Ο μοναχικός άνθρωπος ξανασκέφτεται αυτά τα χωράφια, χαρούμενος
σαν να είναι ήδη οργωμένα. Στην άδεια αίθουσα
προσπαθεί να σιγοτραγουδήσει. Ξαναβλέπει
κατά μήκος της όχθης την συστάδα του απογυμνωμένου βάτου
που τον Αύγουστο γίνεται καταπράσινο. Σφυρίζει στη σκύλα
κι ο λαγός εμφανίζεται και δεν έχουν πια κρύο.

inviata da VELVET - 11/2/2017 - 20:37


Ferrè l'ha musicata e interpretata come lato B di un 45 giri uscito nel giugno del 1969 (il lato A comprende un altro testo di Pavese: "Verrà La Morte"). Ad integrazione sarebbe importante aggiungere che la poesia originale di Pavese non si intitolava "L'uomo solo" bensì "Semplicità". Si trova originariamente contenuta nella raccolta epico-narrativa "Lavorare Stanca" (1936).

Flavio Poltronieri - 1/4/2022 - 10:58




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