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Ocelárna

Karel Kryl
Lingua: Ceco


Karel Kryl

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[1984]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Karel Kryl
Album / Albumi: Ocelárna

Una delle canzoni meno conosciute di Karel Kryl. Uscita per la prima volta nel 1984 in Australia nell'omonimo album Ocelárna ma pare sia stata scritta prima dell'emigrazione di Kryl. Si affronta qui il profondo senso di alienazione degli operai nelle fabbriche. Fa ancora più impressione se si pensa che la canzone è stata scritta sotto un regime che si vantava di essere il paradiso per la classe dei lavoratori. La realtà, ovviamente, era molto diversa.
Mrtvou a živou míchám vodu do vín,
napolo bdělý, spící ve stoje,
na stole lživou uniformu novin
a stěnu cely ve zdi pokoje.

Zas budík zvoní do nočního jitra
a znova plane hořák vařiče,
dnes jako loni, včera jako zítra,
čas věty plané vplétá do biče.

Na ostří nože, rezavé a tupé,
zavěsí změny lichá sobota.
Stelu si lože v dospávárně kupé,
noc ranní směny v šeru života.

Na okna vlaku kapky deště krápou,
jako když sprcha kape do vany,
v štruksovém saku nevolníci chrápou
a život prchá – rezignovaný.

Železným dechem nadcházejí rána,
bolavá hlava hledá samotu,
struskou a plechem zívající brána,
a pak už žhavá ocel v šamotu.

Na věšák šatny, zrezivělý prachem,
zavěsí změny lichá sobota.
Mastný a matný, přidušený pachem,
čas ranní směny v šedi života.

Hlt bryndy z žita, kterou úsvit prošil
vyrudlou šedí škváry vyčpělé,
sůl potu vrytá do flanelu košil
škrábe a svědí, svědí, svědí na těle.

Kručení břicha z předražené láce
přehluší vytí sirén fabriky.
Sobota lichá v heroizmu práce,
jdem domů sytí z levného pití,
šťastni až k zblití – čísla z matriky.

inviata da Stanislava - 1/12/2022 - 12:15



Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös: Stanislava
ACCIAIERIA

Mescolo nel vino l'acqua viva e morta,
sveglio a metà, dormendo in piedi.
Sul tavolo la divisa menzognera del giornale
e il muro di una cella dentro la parete della stanza.

Un'altra volta il suono della sveglia trafigge l'alba notturna
e di nuovo arde la fiamma del fornello.
Oggi come l'anno scorso, ieri come domani,
il tempo intreccia frasi vuote in una frusta.

Alla lama del coltello, arrugginita e non affilata,
il sabato dispari appende una variazione.
Nello scompartimento mi faccio un letto per recuperare il sonno:
la notte del turno di mattina nella penombra della vita.

Sui finestrini del treno cadono gocce di pioggia
come il gocciolare della doccia nella vasca da bagno.
I servi della gleba russano nelle loro giacche a coste,
e la vita fugge, rassegnata.

Con l'alito di ferro giungono le mattine,
la testa dolente cerca solitudine,
la porta che sbadiglia di scorie e di lamiera,
e poi l'acciaio rovente nell'argilla refrattaria.

All'attaccapanni dello spogliatoio, arrugginito dalla polvere,
il sabato dispari appende una variazione.
Unta e opaca, un po' soffocata dal puzzo,
l'ora del turno di mattina nel grigiore della vita.

Un sorso veloce di una brodaglia di segale, trapuntata dall'alba
con il grigiume rossastro della scoria svaporata,
il sale del sudore impigliato nelle camicie di flanella
pizzica e prude, prude, prude sul corpo.

La pancia che brontola per la roba da poco con prezzi alle stelle
copre l'ululato delle sirene della fabbrica.
Il sabato dispari nell'eroismo del lavoro:
andiamo a casa, saziati dalle bevande da quattro soldi,
talmente felici da vomitarci addosso – noi, numeri dell'anagrafe.

inviata da Stanislava - 1/12/2022 - 12:16




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