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Via Etnea

Tosca
Lingua: Italiano


Tosca

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Via Etnea
[ 2014 ]

Testo / Lyrics / Paroles / Sanat:
Massimo Venturiello

Musica / Music / Musique / Sävel:
Germano Mazzocchetti

Interpreti / Performed by / Interprétée par / Laulavat:
Tosca

Album:
Il suono della voce
Appunti Musicali dal Mondo live










La canzone, a mio avviso, è una chicca, purtroppo poco nota. Eppure meriterebbe di essere apprezzata sia per il ritmo originale sia per il testo sia per l’interpretazione della brava Tosca.


Etna e ombelichi

Via Etnea è organo pulsante e corteccia cerebrale di Catania, un’arteria che va dal mare sino alle falde dell’Etna. È la quintessenza della città, insieme al vulcano e alla sua costa, da quando fu interamente ricostruita dopo il terremoto del 1693. Nel Novecento vi passeggiarono Luigi Capuana, Giovanni Verga, Federico De Roberto, Nino Martoglio, Vitaliano Brancati. La Grande Birraria Svizzera dei fratelli Tscharner fu il caffè letterario dove intellettuali, giornalisti, artisti si incontravano sino agli anni ’30.
Negli anni cinquanta la società locale alternava repressione e lascivia, intransigente conservatorismo ad espressioni continuate di libidine al limite del patologico. Brancati ne Il bell’Antonio ne diede uno spaccato celebre, mettendo a nudo il vuoto di una società dove l’autoritarismo politico, dietro l’apparenza, declinava la sua impotenza sopraffatto dall’indifferenza e dal fatalismo isolano.
Sino agli anni ottanta del secolo scorso la ragion d’essere era il sesso, non quello gioioso e liberatorio ma il suo contrario, il sesso come espressione di potere, la virilità come unica risposta alle politiche e alle tradizioni autoritarie. La joie de vivre che si respira a Napoli, assoluta secondo il cliché di ieri, qui non è si è vista mai, qui la leggerezza porta nel suo subconscio collettivo un sentore di morte, la cui paura è relativizzata più che altrove.

La situazione si è allentata sotto la spinta delle trasformazioni sociali, impetuose negli ultimi due decenni del secolo scorso. La canzone proposta ne coglie i contorni. È l’espressione di una sensualità intensa dal primo all’ultimo verso, le note si susseguono in un crescendo immaginifico di paradiso della femminilità fatta di chiaroscuri e trasparenze, senza travalicare la discrezione consapevole, finalmente discosta dall’ipocrisia secolare elevata a sistema.

Non ci sono contatti con certe espressioni che, nonostante una conclamata rottura e un sedicente intento liberatorio, sono lontane dagli orientamenti del ’68. Ci assale il dubbio che, dietro un discorrere sconfinato dell’intimità sessuale giocato ignorando le complesse relazioni con il sociale e senza lasciare un pizzico di suspence, si intravedano finalità di marketing o divertissements che alla prurigine non aggiungono granché. Legittimi tutti gli appetiti sessuali che non superino la soglia della violenza, d’accordo, ma non ci si venga a propugnare che la toppa della serratura è di per sé foriera di rivoluzioni e liberazioni. Gran parte delle fiction e delle narrazioni sono fatte per liberare i like e gli euri.
E tanto per non restare nel vago mi vengono in mente l' estratto e quest'altro ,di Salwa al-Neimi autrice della novella La prova del miele. La scrittrice ha il fascino della seduttrice doc, caleidoscopio di nuances e ammiccamenti che le orientali hanno nel sangue, qualcosa di difficilmente descrivibile, chi ha conosciuto da vicino le eredi dell’eden sa qualcosa di ebbrezze e vertigini cosmiche . Ahimè, il libro citato, pubblicato nel 2009, non ha sconvolto granché in Medio Oriente in 10 anni. Si dirà che nel mondo arabo la repressione sessuale è tale che comunque la si affronti è un fatto positivo. Potrebbe darsi, ma qualcuno dovrebbe spiegare com’è che una cultura per nulla sessuofobica mille anni fa (si veda, un esempio sbrigativo, Le mille e una notte,) si è trasformata radicalmente. Si ritorna così al punto di partenza.

Sarebbe opportuno rivisitare i movimenti di liberazione femminile del ’68 non per farne un idolo fuori tempo ma per capire le istanze che portarono alla loro fioritura. Purtroppo anche per intellettuali e scrittrici che guardano all’ombelico hic sunt leones.

[Riccardo Gullotta]


Aha, aha, aha, aha
È arrivata Ninì,
che profumo un bouquet
questa via Etnea
che primavera Ninì
fior d'arancio e caffè
vento e sale dal mar
Un gelato, una brioche
e passeggiando va,
c'è un organetto che suona dietro un bar,
è un tango Ninì.

Aha, aha,
Africa e palme Ninì
che profumo un bouquet
questa via Etnea
Greci Normanni Occhi Blu
Saracena passion vento e sale dal mar
un gelato, una brioche
e passeggiando va,
dietro sant'agata suona un bandoneon
è un tango Ninì.

Vecchi ambulanti e sciuscià
creme da barba parfum franҫais,
limoni e seltz
ventagli e jazz
al porto un ferryboat
E sta passando Ninì
viole e zagare in fior
questa via Etnea
"Femmina bella ti sposerei"
e sorridendo va!

Aha, aha…
Aha aha, aha aha…

Aha aha, aha aha…

Vecchi ambulanti e sciuscià
creme da barba parfum franҫais
limoni e seltz
ventagli e jazz
al porto un ferryboat

e sta passando Ninì
viole e zagare in fior
questa via Etnea
"Fimmina beḍḍa ti sposerei"
e sorridendo va!

Aha, aha…
Aha, aha…
Ninì è l'isola
Ninì è il mare e il ferryboat
Ninì è l'isola
Ninì tango e il vento caldo
Ninì bandoneon
Ninì è fuoco e l'isola
Ninì è la passion
Ancheggiando se ne va dall'Etna al mar.

inviata da Riccardo Gullotta - 15/9/2020 - 20:53


Riccardo, non sarebbe meglio attribuire la canzone a Tosca, che è l'unica e brava interprete?

Lorenzo - 16/9/2020 - 09:31


Errato l'anno di uscita della canzone,
già presente nel


[2014]
Album: Il suono della voce
Album Cover


Solo l'album dal vivo "Appunti Musicali dal Mondo è del 2017

giorgio - 16/9/2020 - 09:46


@ Lorenzo
certamente possiamo attribuirla a Tosca. Ho seguito la prassi di attribuirla al compositore, tra l'altro in questo caso si tributerebbe un riconoscimento ad un artista meno noto ( non figura nemmeno nel database , io ho una istintiva simpatia per chi sta o viene messo dietro le quinte).
Se non fosse per il criterio consolidato, opportunamente adottato da AWS, l'avrei attribuita anche all'autore Massimo Venturiello, compagno di Tosca.
Certamente tu hai il polso adatto per prendere la decisione più consona con i criteri di AWS.

@ giorgio X
vero, l'errore é stato già corretto in real time. Kandebü ( uno degli alias del trinariciuto drago X ) vigila.
Mi ni staju scialannu . Scialare in questo caso vale provare letizia. Altre volte, a proposito di sensazioni fisiche, é molto più della letizia mista a godimento, o a sazietà, sottintende un che di orgasmico. Nel catanese anche arriscialari.

Riccardo Gullotta - 16/9/2020 - 12:03


non c'è esattamente un criterio ben definito, ma in questo caso l'ho attribuita alla interprete visto anche che compositore e autore del testo sono diversi e non l'hanno mai interpretata.

Lorenzo - 16/9/2020 - 13:31


@ RG
Chiariamo: non sono un vigilante, caro Riccardo, e non mi permetto mai di criticare l'operato altrui, meno che mai quello di un contributore di solito molto puntuale e preciso.
Volendo postare l'mp3 al tuo ottimo contributo, mi sono accorto che (come ricordavo), oltre alla versione dal vivo del '17, ce ne era già un'altra -studio- del '14, che credo sia la prima. Tutto qui.
La segnalazione era rivolta agli admins, non a te.
Grazie, buona giornata e scialatínni quanto vuoi, ..(fai bene.! :)

PS: Nel palermitano usiamo una espressione meno poetica, ma più popolare che comincia per f, credo universalmente nota… e quella ha sì una valenza orgasmica. ;))

giorgio - 17/9/2020 - 09:21


Caro Giorgio,
innanzitutto esprimo adesso, meglio tardi che mai, il mio apprezzamento per la tua segnalazione. Il mio non voleva essere un commento critico, ci mancherebbe altro! L’intenzione era una battuta scherzosa ma mi rendo conto che poteva dare adito, per chi é venuto dopo il '68, anche ad un’altra lettura. La vigilanza di Kandebu era un valore positivo, ma di acqua sotto i ponti ne é passata parecchia.
Comunque il feed-back mi è stato utile per capire, pensavo che di “giorgio” ce ne fosse più di uno. Mi ero fatto persuaso che uno di essi fosse un contributore dalle parti di Ragusa, data la concentrazione degli omonimi in quell’area, ecco perché mi era venuta in mente l’immagine del drago. Adesso so che sei palermitano, che dirti? Provo un pizzico d’invidia, se ne avessi la possibilità mi stabilirei sino alla fine dei miei giorni a Palermo, museo a cielo aperto e metafora, se non dell’universo, del Mediterraneo.
Salutami forti a Kalsa e o Capo. Ch’addisiu di na mangiata ne Basile all’Olivella, un cannolu ne Cappello o ne Costa, na cassata no bar Rosanero!!!

Riccardo Gullotta - 17/9/2020 - 20:19


Agosto, mille novecento novanta,

se non erro,

il piombo nei polmoni e la pelle secca di una lucertola...

Monreale, il porto, cani randaggi...

i primi ricci

le cozze fresche per cena...

spiaggia.

Palermo bombardata, il centro ferito, dopo quaranta cinque anni...

la musica dentro...

...

Saltarello

Cri - 17/9/2020 - 22:15


A chi lo dici, carissimo Riccardo!!
Sono palermitano, ma finito ohimé in provincia, col suo "tedio a morte" per dirla col buon Guccio, e lontano dal mio mare. Manco da Palermo dal 2013. Sette lunghissimi anni!
Non starò a tediarti a mia volta con le orribili vicissitudini che mi hanno portato qui. Sappi solo che mi manca da morirne. Ti prego pertanto di non infierire coi ricordi tuoi.
Ultimamente si è aggiunto anche il lock-down a complicare ulteriormente le cose..

giorgio - 18/9/2020 - 10:42




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