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Naneddu meu

Peppino Mereu
Lingua: Sardo


Peppino Mereu

Lista delle versioni e commenti


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Su testamentu
(Peppino Mereu)
Pitzinnos in sa gherra
(Tazenda)
Lamentos d'unu nobile
(Peppino Mereu)


1899
Questi versi sono stati pubblicati per la prima volta nel 1899, dalla Tipografia Valdès di Cagliari, in una raccolta intitolata Poesias de Giuseppe Mereu. La raccolta contiene 29 poesie, di vario metro e contenuto, tutte scritte fra il 1890 e il 1897. Peppino Mereu aveva scritto questo versi, di tipo epistolare, con il titolo A Nanni Sulis (I), con questo titolo pubblicherà altre due composizioni che vengono contraddistinte, oltre al titolo, con i relativi numeri romani. Il componimento è costituito da 33 quartine del tipo ABCB.

Nel 1974, Nicolò Rubanu leader del Gruppo Rubanu Orgosolo, musicò il testo e fu eseguita dal gruppo, per la prima volta, al Teatro Eliseo di Nuoro, in occasione di una esibizione insieme agli Inti-Illimani, lo stesso anno il gruppo la pubblicò nell'album Su lamentu de su pastore.

Successivamente la musica fu arrangiata da Tonino Puddu, direttore del Coro su Nugoresu di Nuoro e nel 1984 fu il gruppo pop del Coro degli Angeli a inciderla per la Tekno Records e a inserirla sull'album Misterios.
I Tazenda l'hanno incisa nel loro album del 1991 Murales col titolo solo di Nanneddu.
E' stata interpretata anche dai Cordas et Cannas e Kenze Neke


Una breve biografia di Peppino Mereu, uno dei più importanti poeti in lingua sarda, morto a soli 29 anni nel 1901
(Alessandro)
Naneddu meu
su mundu est gai,
a sicut erat
non torrat mai.

Semus in tempos
de tirannias,
infamidades
e carestias.

Como sos populos
cascant che cane,
gridende forte:
‘cherimus pane’

Famidos, nois
semus pappande
pan’e castanza,
terra cun lande.

Terra ch’a fangu
torrat du poveru
senz’alimentu,
senza ricoveru.

Semus sididos
in sas funtanas,
pretende s’abba
parimus ranas.

Peus su famene
chi, forte, sonat
sa janna a tottus
e non perdonat.

Cuddas banderas
numeru trinta,
da binu’onu,
mudad’hant tinta.

Appenas mortas
cussas banderas
non piùs s’osservant
imbreagheras.

Sos tristos corvos
a chie los lassas?
Pienos de tirrias
e malas trassas.

E gai chi tottus
faghimus gherra,
pro pagas dies
de vida in terra.

Asiosu, Nanni,
tenedi contu,
faghe su surdu,
ettad’a tontu.

A tantu, l’ides,
su mund’est gai,
a sicut erat
non torrat mai.

inviata da Alessandro - 14/5/2007 - 08:07



Lingua: Italiano

Traduzione italiana, da questa pagina
NANEDDU

Naneddu mio,
cosi va il mondo:
com’era un tempo
non sarà più.

Viviamo
in tempi di tirannia,
soprusi e carestia.

Ora il popolo sbadiglia
come un cane affamato,
gridando a gran voce:
“Vogliamo pane!”

E noi, affamati,
mangiamo pane
di castagna,
terra con ghiande.

La terra in fango
riduce il povero,
che non ha alimenti
né casa.

Siamo assetati
alle fontane,
lottando per l’acqua,
sembriamo rane.

Peggio ancora,
la fame bussa insistentemente
ad ogni porta e non perdona.

Quelle compagnie
molto numerose
e amiche del buon vino
hanno cambiato colorito.

Sciolte
queste compagnie,
non si vedono
più persone sbronze.

I corvi scellerati
a chi li lasci?
Pieni di perfidia
e imbroglioni.

E così tutti
facciamo guerra
per pochi giorni
di vita.

Arrivederci, Nanni,
rifletti su questo,
fai il sordo
e fingi di non capire.

Perché, è chiaro,
cosi va il mondo:
com’era un tempo
non sarà più.

inviata da Alessandro - 14/5/2007 - 08:10


Nanneddu meu è una canzone basata su un testo del poeta Peppino Mereu. La canzone, nella versione ora conosciuta, è stata scritta nel 1974 da Nicolò Rubanu e successivamente ripresa da Tonino Puddu, sui versi dell'omonima poesia, scritta alla fine dell'Ottocento dal poeta di Tonara. Questo brano è un canto d'autore di ispirazione folklorica e da tempo è entrato a far parte della cultura e della tradizione popolare sarda.
wikipedia

Questa composizione dedicata a Giovanni Sulis, medico di Tonara e amico di P. Mereu, è una delle poesie più popolari. Il testo esprime le impressioni del poeta sui cambiamenti sociali, economici e politici della fine dell’ Ottocento, periodo attraversato da carestie, miseria, soprusi e proteste. Tutto ciò viene narrato con realismo e amaro pessimismo: “Il mondo sta cambiando, così come era non sarà più”.
collettivo Peppino Mereu

Dq82 - 28/4/2019 - 17:14


Credo che la canzone debba essere attribuita a Peppino Mereu o tutt'al più a Nicolò Rubanu, che l'ha musicata nel 1974, i Tazenda sono solo uno dei gruppi/interpreti che l'hanno incisa. Inoltre sebbene nei crediti dell'album "Murales" risulta come "Naneddu" il testo dovrebbe essere "Nanneddu meu"

Dq82 - 28/4/2019 - 17:16


Con un po' di ritardo la canzone viene attribuita al suo autore, viene modificata l'intro, e aggiunti un po' di video delle varie versioni

Dq82 - 7/2/2020 - 15:57




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