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Il giovane di Tunisi (o La leggenda dell’ostrica e della perla)

Dario Fo
Lingua: Italiano


Dario Fo

Lista delle versioni e commenti

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La nοtevole interpretazione di Ioanna Forti :



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[1963]
Parole di Dario Fo
Musica di Fiorenzo Carpi
Interpretata originariamente da Franca Tamantini nella commedia “Isabella, tre caravelle e un cacciaballe”
Poi nella raccolta “Le canzoni di Dario Fo, vol. 2”.

Le canzoni di Dario Fo

Dario Fo alle prese con Cristoforo Colombo e la conquista dell’America. L’antefatto lo racconta lui in una specie di prologo. La storia è ispirata a un fatto vero: un attore è stato condannato in Spagna, attorno al 1500, al rogo per eresia (aveva interpretato un lavoro di Fernando de Rojas, autore di origine ebraica e quindi sottoposto a giudizio inquisitoriale). Gli fu concesso di fare un’ultima rappresentazione. Poi la pena gli fu commutata nel taglio della testa.
E la rappresentazione avvenne proprio sul palco del supplizio. Sarà il racconto dei tentativi di Colombo di ottenere navi e finanziamenti per intraprendere una via più diretta per raggiungere le Indie: non la circumnavigazione dell’Africa, ma la via verso Ovest, attraversando il grande Oceano. Il tempo necessario sarebbe stato molto più breve.
L’ambiente descritto è quello della Spagna sotto la monarchia della Regina Isabella di Castiglia e del re Ferdinando d’Aragona. Siamo negli ultimi decenni del 1400. Gli spagnoli stanno combattendo per liberare il loro territorio dalla presenza araba. Nel 1487 l’assedio di Malaga, nel 1489 la conquista di Baza e nel 1492 la caduta di Granada. Proprio in questi anni Cristoforo Colombo illustra ai regnanti il suo progetto. (dal blog Di cose un po’)

Isabella, tre caravelle e un cacciaballe

“…‘Quando verrete a Genova non vi getteremo pomidori perchè si tratta di una verdura costosa (anche quando è marcia perchè allora l'adoperano per fare la conserva), ma vi copriremo con la saliva delle nostre bocche’ [...]

Isabella, tre caravelle e un cacciaballe

L'annuncio che Dario Fo e Franca Rame avrebbero rappresentato un loro ‘Cristoforo Colombo’ ha suscitato commenti e provocato proteste d'ogni genere ‘Colombo non si tocca. Colombo non si mette in farsa’, hanno gridato ‘Giù le mani da Colombo’. In realtà, come spiega Fo, in Isabella, tre caravelle e un cacciaballe la figura di Colombo, se pure portata sulla misura del teatro comico, non appare affatto diminuita. Caso mai restituita alla sua verità umana. Non più l'immagine oleografica del santo e dell'eroe, ma un ritrattino vivace di uomo deciso a raggiungere il suo fine [...] con tutti i mezzi, contro la pigrizia, l'ignoranza, il pregiudizio di un'epoca che non aveva ancora capito i tempi nuovi.[...]
Quello di Dario Fo è un tasto serio, pur nei modi esteriori della farsa. Si sente la preoccupazione costante di non cadere nel vaudeville ma di conservare comunque un aggancio alla verità storica, alla successione reale dei fatti. In questo senso ‘Isabella, tre caravelle e un cacciaballe’ rappresenta un momento nuovo nella fortunata carriera di Fo. Un momento forse decisivo, anche se pericoloso. Lo spettacolo è incredibilmente ricco di mutamenti di scena e di trovate in grado di giustificare questi mutamenti. Per questo è uno spettacolo faticoso. Dopo oltre quaranta giorni di prove gli attori sono estenuati. Fo non ha quasi più voce. Sussurra le sue battute succhiando pastiglie per la gola. Ci sono degli attori che si cambiano abito, con intervalli di secondi, sei o sette volte. Escono frate e tornano marinaio, escono mendicante e rientrano gentiluomo. Il palco del boia diventa la stanza da bagno della regina e la stanza da bagno della regina diventa caravella. È chiaro che Dario Fo e Franca Rame giocano sul loro Cristoforo Colombo quasi tutta la loro fortuna teatrale.
Dario Fo si rende conto che la preoccupazione per la rispettabilità degli eroi nazionali è un sentimento diffuso. Non basta che un tipo faccia una grande scoperta o compia una memorabile impresa. Deve essere anche un uomo perfetto, un modello di virtù.”
[...] (Roberto Leydi su L'Europeo dell’8 settembre 1963, recensione riportata sul retro copertina del disco)
Il giovane di Tunisi
che nero come un’ostrica
di lei s’innamorò,
aveva gli occhi d’onice,
il corpo d’una statua,
lo sguardo d’una vergine
per tanto ch’era timido:
perciò si innamorò
di lui s’innamorò.

Leonora più che candida,
l’Infanta di Castiglia,
la pelle di magnolia,
l’orecchie di conchiglia,
di lui s’innamorò,
di lui s’innamorò:

del giovane di Tunisi
che nero più di un’ostrica,
vedendola sbiancò.
Le braccia di quell’ostrica
intorno a lei si chiusero.
Con labbra che tremavano
Leonora più che candida
la bocca gli donò,
la bocca gli donò.

Ma dal torrion la videro
tre suoi fratelli pallidi.
Le frecce lampeggiarono:
il giovane di Tunisi
nel mar con lei piombò,
nel mar con lei piombò.

Piombò con lei stringendola,
lui nero come un’ostrica,
con lei si sprofondò,
lei madreperla pallida.
Il negro in fondo al mare
si chiuse come un’ostrica,
di morte nel pallore
lei perla diventò.

inviata da Bernart Bartleby - 27/8/2014 - 13:35





Versione greca di Kostìs Skalioras

Una versione greca di questa canzone, opera di Kostìs Skalioras, fu musicata nel 1975 da un grande musicista, Christos Leondìs - che ben conosciamo come autore della musica di Καπνισμένο Τσουκάλι (Una Pignatta Affumicata) sui versi di Yannis Ritsos. Fu eseguita per il disco Παραστάσεις da Manolis Mitsiàs e Tania Tsanaklidou. Ne avevo già fatto da tempo la retroversione per stixoi.info, e perciò mi è assai facile postarla.
ΤΟ ΣΤΡEΙΔΙ ΚΑΙ ΤΟ ΜΑΡΓΑΡΙΤΑΡΙ

Στίχοι: Κώστής Σκαλιώρας
Μουσική: Χρήστος Λεοντής
Πρώτη εκτέλεση: Μανώλης Μιτσιάς και Τάνια Τσανακλίδου
Δίσκος: Παραστάσεις 1975

Ο νιός αφέντης απ’ το Τούνεζι,
μαύρος σαν του βυθού το στρείδι
αυτός που πιάστηκε στα δίχτυα του έρωτα
είχε ένα μάτι, μάτι, μάτι
είχε ένα μάτι σαν αχάτη
Αυτός που πιάστηκε στα δίχτυα του έρωτα,
που πιάστηκε στα δίχτυα του έρωτά της.

Λευκή, λευκότερη κι απ’ την αυγή
Η Λεωνόρα, ινφάντη απ’ την Καστίλη
Το δέρμα της λουλούδι της μανόλιας
τ’ αυτάκι της σαν το κοχύλι
στα δίχτυα πιάστηκε κι αυτή του έρωτα
στα δίχτυα πιάστηκε κι αυτή του έρωτά του,
του νιού από το Τούνεζι,
μαύρου σαν του βυθού το στρείδι
που γίνεται χλωμός μόλις τη δει.

Το στρείδι ανοίγει, ανοίγει τρυφερά
και έπειτα μέσα του την κλείνει
λευκή, λευκότερη κι απ’ την αυγή
με χείλη που έτρεμαν πολύ
εκείνη τον γλυκοφιλεί.

Μα παραμόνευαν απ’ το Καστέλι
οι τρεις δικοί της αδελφοί
αστράψαν ξαφνικά τα βέλη
κι ο νιός από το Τούνεζι
πάει τον κατάπιε η θάλασσα.

Μαύρος σαν στρείδι αυτός μαζί της
στην άβυσσο κατρακυλά
Με την καλή του αγκαλιά,
τη σεντεφένια κοπελιά
Στης θάλασσας τα βάθη ο μαύρος
σα στρείδι έμεινε κλειστό
Κι εκείνη έγινε μαργαριτάρι
Χλωμότερο απ’ το θάνατο

inviata da Gian Piero Testa - 28/8/2014 - 07:45




Lingua: Italiano

Traduzione di Gian Piero Testa della versione greca
L'OSTRICA E LA PERLA


Il giovane signore venuto da Tunisi,
nero come il cuore di un’ostrica
lui che fu preso nelle reti dell’amore
aveva un occhio, un occhio, un occhio,
aveva un occhio come un’agata
Lui che fu preso nelle reti dell’amore,
che fu preso dal desiderio di lei.

Bianca, più bianca della stessa aurora
Eleonora, infanta di Castiglia
la pelle un fiore di magnolia
l’orecchiuzzo come una conchiglia
anche lei fu presa nelle reti dell’amore
presa nelle reti del desidero di lui,
del giovane venuto da Tunisi,
nero come il cuore di un’ostrica
che impallidisce al solo vederla.

L’ostrica si apre, si apre teneramente
e quindi la rinchiude dentro a sé
bianca, più bianca della stessa aurora
le labbra prese da un forte tremito
lei lo bacia con tutta la dolcezza.

Ma stavano in guardia su dal Castello
i suoi tre terribili fratelli
balenarono a un tratto i dardi
e il giovane venuto da Tunisi
è perduto e se lo inghiotte il mare.

Nero come un’ostrica lui insieme a lei
precipita nell’abisso
Abbracciato alla sua bella,
la fanciulla di madreperla
In fondo al mare il nero
come un’ostrica rimase chiuso
E lei si trasformò in una perla
Più pallida della morte.

28/8/2014 - 09:17


Precisazione: la versione greca non l'ho fatta io, ma Kostìs Skalioras. Io ne ho fatto solo la retroversione...:-))

Gian Piero Testa - 28/8/2014 - 09:18




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