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Valdivia egu Lawxaru

Rayen Kvyeh
Lingua: Araucano


Lista delle versioni e commenti


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(SubVerso)
Muntuñmageyiñ tayiñ mapu
(Rayen Kvyeh)
Kumelai Tati
(Nicolas Sanchez)


Poesia di Rayen Kvyeh
Da "Luna dei primi germogli" (We coyvn ñi kvyeh)
Edizioni Gorée, Iesa (SI), 2006
Cura e traduzione di Antonio Melis e Luciano Giannelli

Rayen Kvyeh.
Rayen Kvyeh.


La colonizzazione si vede da migliaia di piccole cose. Ad esempio, al momento di costruire questa pagina cercavo, sull'elenco delle lingue predeterminato del sito, la lingua mapuche, o mapudungun; la avrei cercata invano, se non avessi conosciuto la denominazione coloniale data dai Conquistadores spagnoli a quell'idioma e al popolo che lo parla: araucano. Denominazione evidentemente ancora in uso, nonostante sia pienamente rifiutata dai Mapuche come segno indelebile della colonizzazione: nemmeno il diritto di chiamare la propria lingua col suo nome.

I Mapuche, la “gente della terra” stanziata prevalentemente nell'odierno Cile e, in parte, in Argentina. Sicuramente esisteranno chissà quante canzoni dei Mapuche, ma per parlarne in questo sito, almeno per ora, debbo ricorrere a una poesia. Perché di una poesia si tratta, senza musica (o forse, chissà, ce l'ha o ce la avrà da qualche parte). A dire la verità, qualcosa sui Mapuche già c'era: la canzone Newén Peñi che parla dell'assassinio del giovane Alex Lemún; ma prevalentemente si tratta di una canzone in castigliano. Con le poesie di Rayen Kvyeh, redatte nella particolare ortografia mapudungun detta Ragileo (dal nome del suo ideatore), siamo invece nel cuore della cultura e della storia dei Mapuche, viste con lo strumento della propria lingua.

“Nella rinascita della scrittura delle lingue indigene americane”, scrive Antonio Melis (curatore dell'edizione italiana delle poesie di Rayen Kvyeh), “le voci femminili svolgono un ruolo importante e innovatore. Al popolo mapuche (“gente della terra”) appartiene Rayen Kvyeh, che scrive le sue poesie in mapudungun (“lingua della terra”). Da molti anni unisce la militanza nel movimento di liberazione del suo popolo con un'intensa attività letteraria, dalla poesia alla narrativa, dal teatro al saggio. Senza rinchiudersi in un ghetto, si è impegnata con la sua opera a dimostrare la capacità della lingua indigena di rendere tutta la complessità di un mondo oppresso e ribelle. Accanto all'espressione della cosmogonia mapuche originaria, troviamo nei suoi versi il confronto con il mondo attuale. Il tema ecologico occupa un posto centrale, attingendo a una sapienza millenaria le energie per opporsi agli assalti delle multinazionali alle terre indigene. Le grandi figure del passato vengono evocate, a testimoniare la continuità nei secoli della resistenza mapuche. Dalla sua poesia emerge un messaggio comunitario, che ci invita a un nuovo patto con gli uomini e con la natura.”

Così in questa poesia-canto (i due termini, naturalmente, si confondono nella lingua mapudungun; un altro motivo per cui questa pagina non si trova tra gli “Extra”), le due figure storiche di Pedro de Valdivia, il conquistador spagnolo ricordato anche come fondatore di Santiago del Cile, e di Lautaro, l'eroico capo militare mapuche che aveva sconfitto e giustiziato Valdivia nella battaglia di Tucapel, sono poste una di fronte all'altra in una contrapposizione che viene vista ancora come pienamente attuale ed operante nell'ottica della colonizzazione. [RV]

La lingua mapudungun non ha mai avuto una grafia unitaria, e diversi sistemi di scrittura convivono tuttora. Al sistema comune, basato in gran parte sul castigliano (un altro segno della colonizzazione), si contrappone -tra gli altri- quello ideato e diffuso dal maestro e studioso mapuche Ragileo (o Ranguileo secondo la grafia anagrafica), che propone soluzioni grafiche assolutamente logiche e conseguenti, ma che possono risultare assai particolari per le nostre abitudini grafiche.

Il principio fondante della grafia Ragileo è l'utilizzo di grafemi rimasti “liberi” (cioè senza un valore proprio) per notare fonemi non normalmente associati ad esso. L'impressione prodotta dalla grafia Ragileo è, quindi, quella di una specie di “klingon” che merita qualche nota:

il grafema "b indica un particolare tipo di [ l ] distinto dalla normale “l”;
il grafema "h" indica una [ n ] più “dura” di quella normale;
il grafema "v" è vocalico e indica la [ ü ] tedesca (o la “u” francese);
il grafema "x" indica un fonema simile a quello che si sente nella “tr” siciliana (in “matri”)
il grafema "g" indica la “ng” inglese in “sing”.

In base a tale sistema, ad esempio, il cognome della poetessa (che significa “luna”),
Kvyeh si legge qualcosa come “küjen”.
Puñma wigu.

Ewropa - Induamerika
Imperiu - puewlu
Dominiu - liferta
Mija - folil
Palaasiu - rewe
Ban - mogen

Don Pedro de Valdivia
Kapitan gey Carlos V
ñi imperial ligko.
Rume adi
wvlvfkvley tañi lien
ka mija armaura.

Lawxaru
tvfaci mapu ñi pvneñ.

Valdivia, fvxa weycafe
wewkelu ta Flande mew
ka Amerika mew
ñi yuge pañijwe kimi
fey wewken tañi imperiu.

Lawxaru...
niey fvxake lemu
ñi newen kañi kimvn,
Valdivia weda leliwvleyu
fey kimnun
reqge - "paje"
edukaw
fankelisaw
kimelgey ñi igkaafiel
España ñi korona
welu femlay,
puñmakvnufi,
eluwi ñi kewaafiel.

Kuñiwtukuniefuy
tañi mogen,
kuñiwtukuniefuy
tañi reynu,
kuñiwtukuniefuy
tañi imperiu.

Valdivia
pvrvm kimi
cumgeci adkvnuwvn
tañi dugu,
kvme xipalay
ñi reqgeyafiel
pu mapunce.
Welu kvmeeluwi
ñi igkaal ñi fe
ka ñi poder.

Feyci konvn antv
turpu goymafalay,
pu wagbeh
dewma eluwi
ñi xuyuafiel
tayiñ mapu.

Lawxaru egu Valdivia
nvwigu kewan mew,
kiñeketu ñi bayal
mvley awkan mew.

Vl reke ejagey ñi xipan
kiñe relmu,
pawhifi mapu
kafenxen vnvm
werken reke vlkantuygvn
kiñe kvme vl
yiñ kisugvnewam.

inviata da Riccardo Venturi - 9/7/2014 - 14:38



Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Antonio Melis e Luciano Giannelli
(Op. cit., pp. 51/53/55)

Pedro de Valdivia.
Pedro de Valdivia.
Lautaro in un'immagine spagnola coeva. Il suo nome (Lef-traru, o Law-xaru) significa "Caracara che corre".
Lautaro in un'immagine spagnola coeva. Il suo nome (Lef-traru, o Law-xaru) significa "Caracara che corre".



VALDIVIA E LAUTARO

Uno di fronte all'altro

Europa – Indoamerica
Impero – popolo
Dominio – libertà
Oro – radice
Palazzo – tronco sacro
Morte – vita

Don Pedro de Valdivia
Capitano dell'esercito imperiale di Carlo V
Splendido
Nella sua armatura
Di argento e d'oro.

Lautaro
Figlio di questa terra.

Valdivia, grande condottiero
Vincitore nelle Fiandre
E in America
La sua spada affilata conosce
Il trionfo del suo impero.

Lautaro...
Ha la grande forza
La forza del sapere,
Valdivia guarda con odio
Senza capire
Il servo, il “paggio”
Educato
Evangelizzato
Istruito come amico
Per difendere
La corona di Spagna
Lo sfida
In una battaglia corpo a corpo.

È in pericolo
La sua vita
È in pericolo
Il suo regno
È in pericolo
Il suo impero.

Valdivia
Si accorge
Che il suo discorso
Di dominazione

Non è riuscito
A rendere schiavi
I mapuche.
Con tutte le sue forze prepara
La sua battaglia
E la difesa della fede
E del potere.

In questo tramonto
Indimenticabile,
Le stelle
Si uniscono
Per baciare
La nostra terra.

Lautaro e Valdivia
Combattono
Ripetutamente
Fino alla morte.

Come una bella canzone sorge
Un arcobaleno
Accarezza la terra
Stendono le ali
I werken e cantano
Un dolce canto
Di libertà.

inviata da Riccardo Venturi - 17/7/2014 - 21:54


DALL’ARGENTINA AL CILE STESSA MUSICA:

CONDANNE LIEVI PER CHI AMMAZZA UN MAPUCHE, CARCERE DURO ED ESTRADIZIONI PER I MILITANTI

Gianni Sartori

In questi giorni è stata emessa la sentenza dei Tribunali Federali di Fiske Menuco (General Roca) con cui venivano condannati a pene dai quattro ai cinque anni i membri delle forze dell’ordine argentine responsabili dell’uccisione nel novembre 2017 di un giovane indio mapuche di 22 anni, Rafael Nahuel.

I suo familiari, indignati per l’inconsistenza della condanna rispetto alla gravità del fatto, insieme a esponenti della società civile (associazioni partiti…) hanno tentato di superare le transenne, protette da uno schieramento di polizia, per entrare nel tribunale.

Rafael Nahuel era stato ucciso da colpi di arma da fuoco (altri due mapuche rimanevano feriti) nel corso di una operazione di sgombero degli indigeni (leggi: evacuazione forzata dalle terre ancestrali) nella regione del lago Mascardi, a 35 km. da Bariloche. Località turistica ben conosciuta come buen retiro di vecchi arnesi del nazismo (Erik Priebke, Adolf Eichmann, vi sarebbe transitato anche Josef Mengele…), ustascia croati (temporaneamente anche Pavelić) e fascisti italici.

L’istituzione di un Parco Nazionale diventava il pretesto per l’ulteriore espulsione delle comunità indigene e le truppe della Marina (viene in mente l’ammiraglio golpista e piduista Emilio Eduardo Massera…) si scontravano duramente con i manifestanti organizzati nella RAM (Resistenza Ancestrale Mapuche), sorta nel 2013 per recuperare le terre espropriate ai mapuche da privati e stati (Argentina e Cile) nel sud del continente.

Il 15 novembre veniva confermata dalla Corte Suprema argentina l’estradizione in Cile del militante mapuche Facundo Jones Huala (37 anni) attualmente rinchiuso nel carcere di Esquel.
Dopo aver già scontato la maggior parte di una condanna a nove anni (per “incendio e porto illegale di arma da fuoco di costruzione artigianale”, fatti avvenuti nel 2013 nella regione cilena di Los Ríos), nel 2022 aveva ottenuto la libertà condizionale, ma per non essere nuovamente incarcerato aveva valicato la cordillera.

Nonostante la sorte dell’esponente della RAM, non sia ancora stabilita definitivamente (sono in atto i ricorsi), per i suoi sostenitori si tratterebbe comunque di una “persecuzione illegittima”. Anche in Argentina Huala si era impegnato nelle lotte del suo popolo partecipando all’occupazione di 500 ettari delle immense proprietà di Benetton (oltre 900mila ettari) in Patagonia. Sebbene dal 1994 sia in vigore un riconoscimento formale della “preexistencia étnica y cultural de los pueblos indígenas argentinos” e anche della “posesión y propiedad comunitarias de las tierras que tradicionalmente ocupan”, la questione rimane aperta (ovviamente a sfavore dei mapuche).

Jones Huala era stato fermato nel 2017 e la sua comunità - Pu Lof Resistencia Cushamen - si mobilitava chiedendone la scarcerazione.

Una manifestazione che si svolgeva a Bariloche era stata repressa duramente (con parecchi arresti e manifestanti feriti) e successivamente ( agosto 2017), si scatenò la famosa “caccia al mapuche” che porterà alla scomparsa e alla morte di Santiago Maldonado. Inviato in Cile nel 2018, venne condannato con un processo che molti osservatori definirono “pieno di irregolarità, contraddizioni e con prove deboli”. Tra l’altro non si potè nemmeno dimostrare che fosse effettivamente presente sul luogo dei fatti contestati.

Dopo tre anni di detenzione nel Centro di Compimento Penitenziario di Temuco (dove avrebbe subito maltrattamenti), nel gennaio del 2022 gli fu concessa la scarcerazione. Quasi immediatamente revocata (ma nel frattempo era oltre confine in Argentina). Fermato casualmente in gennaio, finiva rinchiuso nel carcere di Esquel.

In ogni caso val la pena di ricordare alcuni recenti episodi di repressione da parte delle autorità argentine nei confronti degli indigeni. Proprio un anno fa, nell’ottobre 2022, veniva brutalmente sgomberata la comunità mapuche Lafken Winkul Mapu di Villa Mascardi (sempre nei pressi di Bariloche). Qui le truppe federali si gettarono anche contro donne e bambini, rompendo tutto quello che trovavano e arrestando molti membri della comunità.

Le denunce per le violazioni dei Diritti Umani e dei diritti dei popoli originari commesse in quella circostanza ebbero risonanza internazionale risultando inconfutabili.

Perfino l’avvocata Elizabeth Góme Alcorta, all’epoca ministra delle Donne, Generi e Diversità, non riuscì a trovare giustificazioni finendo con il rinunciare al suo incarico.

Il cerchio si chiude, Alla comunità Lafken Wincul Mapu apparteneva Rafael Nahuel, il giovane assassinato - alla schiena - il 25 novembre 2017 da agenti della Prefettura Navale.

Sia la morte di Nahuel così come quella di Maldonado e la persecuzione contro Jones Huala rientrano nella storia di sistematica repressione di criminalizzazione dei popoli originari operata dall’Argentina. Un Paese - e diciamolo ! - di colonizzatori (anche italici), con spiccate propensioni al razzismo e al fascismo, come ha dimostrato anche recentemente con l’elezione di Javier Milei.

E ovviamente il Cile segue a ruota. Soltanto qualche settimana fa sono stati condannati a oltre quindici anni quattro comuneros mapuche del Coordinamento Arauco Malleco (CAM). Tra di loro, il figlio del dirigente Héctor Llaitul.

Qualche mese prima era stato condannato a 47 anni Joaquín Millanao, un ventenne mapuche, cugino di Camilo Catrillanca.

Previsto per il marzo 2024 il processo contro Héctor. Per lui sia la in cui Procura che le imprese forestali, il latifondo e il Governo chiedono una condanna esemplare (si parla di 26 anni). A breve invece la sentenza per Luis Tranamil (richiesti 20 anni di carcere) in merito al caso Nain Retamal. Mijael Carbone Werken dell’Alleanza Territoriale Mapuche rimane in prigione preventiva nel carcere di Temuco, dove è in sciopero della fame.

I difensori dei Diritti umani denunciano il sistematico prolungamento dei processi giudiziari, con detenzioni di anni mediante montature o senza prove consistenti. Di conseguenza molti mapuche subiscono anni e anni di carcerazione preventiva, senza sentenza. Grazie al mantenimento della legge antiterrorismo, promulgata il 17 maggio 1984 da Augusto Pinochet e solo parzialmente modificata nelle disposizioni processuali dalla legge 19.047 del 14 febbraio 1991.

Nel frattempo, tra il 13 e il 18 novembre, in Cile cinque prigionieri politici mapuche (tra cui i quattro comuneros del CAM) sono entrati in sciopero della fame (e - pare - successivamente anche della sete) per protestare contro la condanna a quindici anni di prigione. In quanto, denunciano i loro avvocati, i processi non avrebbero rispettato il “minimo sindacale” di garanzie giuridiche. Tra le accuse nei loro confronti, aver danneggiato gli interessi di alcune grandi compagnie capitaliste che stanno saccheggiando il paese.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 1/12/2023 - 12:14




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