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Mi Buenos Aires querido

Juan Gelman
Lingua: Spagnolo



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[1962]
Versi del grande poeta argentino, deceduto a Città del Messico il 14 gennaio 2014, dalla raccolta intitolata “Gotán” (cioè “Tango”, con una trasposizione delle sillabe propria del lunfardo… Il titolo è lo stesso di una celebre canzone di Carlos Gardel e Alfredo le Pera).
Musica di Juan Carlos Baglietto che reintitolò il brano dalla sua prima strofa, “Sentado al borde de una silla desfondada”, nel disco “Modelo para armar” del 1985.

Modelo para armar



“Mi Buenos Aires querido / cuando yo te vuelva a ver / no habrás más pena ni olvido…”, cantava Gardel. Invece in questa sua analoga dichiarazione d’amore alla città natale si sente tutta la pena e la sofferenza di Juan Gelman per il buio dei suoi tempi, quasi un presentimento delle tenebre che avrebbero di lì a poco tragicamente avvolto l’Argentina ed il poeta stesso con la sua famiglia. Detto che l’intero 900 è stato per l’Argentina un secolo di continua instabilità, dal 1955 in avanti si succedettero ininterrotti i colpi di Stato militari… Quando Gelman scriveva questa poesia si stava consumando quello ai danni del governo legittimo di Arturo Frondizi… Poi, nel 1976, l’avvento della più feroce delle dittature, quella capeggiata da Jorge Rafael Videla e dalla Junta, nel corso della quale Juan Gelman si ritrovò esule e perse figlio e nuora, desaparecidos ed ammazzati, e nipote, nata in prigionia, ritrovata dal poeta a Montevideo solo nel 2000…

Juan Gelman con la nipote ritrovata, che avrebbe dovuto chiamarsi Andrea ma che fu poi chiamata Maria Macarena dalla famiglia cui fu affidata dopo l’assassinio della madre.
Juan Gelman con la nipote ritrovata, che avrebbe dovuto chiamarsi Andrea ma che fu poi chiamata Maria Macarena dalla famiglia cui fu affidata dopo l’assassinio della madre.

Sentado al borde de una silla desfondada,
mareado, enfermo, casi vivo,
escribo versos previamente llorados
por la ciudad donde nací.

Hay que atraparlos, también aquí
nacieron hijos dulces míos
que entre tanto castigo te endulzan bellamente.
Hay que aprender a resistir.

Ni a irse ni a quedarse,
a resistir,
aunque es seguro
que habrá más penas y olvido.

inviata da Bernart Bartleby - 15/1/2014 - 14:25




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