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María Soliña

Celso Emilio Ferreiro
Lingua: Galiziano


Celso Emilio Ferreiro

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(Celso Emilio Ferreiro)


‎[1962]‎
Versi di Celso Emilio Ferreiro, dalla raccolta intitolata “Longa noite de pedra” pubblicata nel 1962 ‎e stracensurata dal regime franchista.‎
Una delle poesie più intense e famose del grande poeta gallego, messa in musica da diversi autori, ‎tra cui Falsterbo 3, Xavier, Amancio Prada, ‎Astarot, Benedicto, Los Tamara, Luar Na Lubre e Carlos Núñez con Teresa Salgueiro, l’ex ‎splendida voce dei Madredeus.

‎María Soliña come interpretata ne “A ‎paixón de María Soliña”, recente pellicola diretta dai galiziani Emilio Fernández e Alfonso Castaño.‎
María Soliña come interpretata ne “A ‎paixón de María Soliña”, recente pellicola diretta dai galiziani Emilio Fernández e Alfonso Castaño.‎


La lunga notte di pietra è la lunga notte della libertà sotto il fascismo…‎

Longa noite de pedra

Una poesia in cui Celso Emilio Ferreiro associa l’oscurità dei suoi tempi a quelli dell’Inquisizione, ‎raccontando l’orribile vicenda della persecuzione di María Soliña (o Soliño), una donna vissuta tra ‎‎16° e 17° secolo a Cangas de Morrazo, in Galizia.‎



Nata intorno al 1550, María aveva sposato un pescatore povero ma intraprendente, Pedro Barba, che ‎divenne ben presto un importante imprenditore ittico. La famiglia divenne quindi benestante, con ‎molte proprietà a Cangas e nei suoi dintorni. Non solo, acquisì anche “derechos de presentación” ‎ecclesiastici, ossia la facoltà di proporre i priori di un paio di parrocchie del posto, un privilegio ‎molto ambito tra i ricchi. Ma nel 1617 i pirati turchi, sbarcati a Vigo, raggiunsero Cangas e la ‎misero a ferro e fuoco. I nobili della cittadina, persi molti averi e proprietà di rendita nel ‎saccheggio, pensarono bene di rivalersi su coloro che, come i Barba/Soliña, erano riusciti a ‎conservare qualcosa di tutto ciò che avevano costruito in anni di duro lavoro. Lo stratagemma per ‎spogliare i “borghesi” dei loro beni fu il ricorso al tribunale dell’Inquisizione, con la scusa che ‎parecchie donne, durante le violenze perpetrate dai turchi, erano impazzite dal dolore per la perdita ‎dei loro cari e potevano essere giudicate come streghe. Anche María Soliña, non più giovane, aveva ‎perso il marito ed il fratello nel confronto con i pirati e spesso, nottetempo, si recava sulla spiaggia ‎per vedere se il mare ne avesse restituito i corpi. Fu così facile accusare anche lei di “brujeria”. ‎María Soliña fu arrestata con un’altra decina di donne, come lei tutte vedove disperate e indifese, ‎furono ferocemente torturate per estorcere loro le confessioni e poi giudicate come streghe e infine ‎private di tutti i loro beni e privilegi.‎
María Soliña morì povera e sola poco tempo dopo, senza essersi mai ripresa dal dolore e dalle ‎sevizie subite, prima dai pirati turchi e poi dai suoi stessi “nobili” concittadini.‎
Polos camiños de Cangas
a voz do vento xemía:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.

Nos areales de Cangas,
Muros de noite se erguían:
Ai, que soliña quedache,
María Soliña.

As ondas do mar de Cangas
acedos ecos traguían:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.

As gueivotas sobre Cangas
soños de medo tecían:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.

Baixo os tellados de Cangas
anda un terror de agua fría:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.‎

inviata da Bernart - 2/10/2013 - 08:27




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