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Mikis Theodorakis / Mίκης Θεοδωράκης

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Arkadía VI [ékti]
theodypografi
Στίχοι και μουσική: Μίκης Θεοδωράκης
Πρώτη εκτέλεση: Μαρία Φαραντούρη
Μίκη Θεοδωράκη 1000 ΤΡΑΓΟΥΔΙΑ CD14 (2012)

Testi e musica di Mikis Theodorakis
Prima esecuzione di Maria Farandouri
Reperibili in "Mikis Theodorakis 1000 canzoni" CD 14 (2012)

arkadiaexi


'Εγινε παιδιά! E' fatta: tutte le Arcadie composte da Mikis nel confino di Zatuna (1968 - 1969) sono ora, dalla prima all'ottava, al loro posto in AWS, tenendo conto che la quinta coincide con "Πνευματικό εμβατήριο" su testo di Sikelianòs, già da tempo nel sito. Ma che..."αρχίδια" mi sono fatto con queste arcadie.
Qui abbiamo le due lunghe canzoni della Sesta Arcadia, su testi dello stesso compositore, che non riuscivo a trovare in nessun modo. Ma io ho un amico che si chiama Claudio, che su Mikis sa e ha tutto, e che mi ha messo la notte scorsa sulla strada giusta.
Queste creazioni proseguono quasi naturalmente l'alta ispirazione dell'Arcadia che le precede e, di Marcia Spirituale, proseguono anche il discorso musicale, ugualmente fluente e compunto: assai lontane dai registri più popolari e più cantabili delle altre raccolte.
Ora mando un magico messaggio a Riccardo. Dico magico perché so che, una volta pronunciata la fatidica formula, Riccardo, lo voglia o no, non potrà opporsi neppure a se stesso, tanta è la sua "religio" filologica.
E allora la dico: tutti i testi delle Arcadie sono politonici. Po-li-to-ni-ci. Perdonami, amico. Solo alcune sono già a posto, e sono quelle che ho dovuto trascrivermi a mano. Ma, per me, non c'è nessuna fretta. (gpt)
Μίκη Θεοδωράκη

ΑΡΚΑΔΙΑ VI

Στίχοι Μίκη Θεοδωράκη


1. Στον άγνωστο ποιητή


Ρήγα Φεραίε
σε σε κράζω.
Από την Αυστραλία στον Καναδά
κι από τη Γερμανία στην Τασκένδη,
σε φυλακές, σε βουνά και σε νησιά,
διασκορπισμένοι οι Έλληνες.

rigfer


Διονύσιε Σολωμέ
σε σε κράζω.
Κρατούμενοι και κρατούντες,
δέροντες και δερόμενοι,
διατάσσοντες και διατασσόμενοι,
τρομοκρατούντες και τρομοκρατούμενοι,
κατέχοντες και κατεχόμενοι,
διηρημένοι οι Έλληνες.

solom


Αντρέα Κάλβε
σε σε κράζω.
Λαμπερότατος ο ήλιος απορεί,
απορούν τα βουνά και τα έλατα,
οι ακρογιαλιές και τ' αηδόνια,
λίκνο ομορφιάς και μέτρου η πατρίς μου,
σήμερα τόπος θανάτου.

kalvandrea


Κωστή Παλαμά σε σε κράζω.
Ποτέ άλλοτε τόσο φως δεν έγινε σκότος,
τόση ανδρεία φόβος,
τόση αδυναμία η δύναμη,
τόσοι ήρωες μαρμάρινες προτομές,
πατρίς του Διγενή και του Διάκου η πατρίς μου,
σήμερα χώρα υποτελών.

palamas


Νίκο Καζαντζάκη σε σε κράζω.
Κι όμως αν λησμονούν οι θνητοί
που μιλούν ακόμα τη γλώσσα του Ανδρούτσου,
η μνήμη κατοικεί πίσω από τα σίδερα
και τις σκοπιές, η μνήμη κατοικεί μέσα στα ληθάρια,
φωλιάζει στα κίτρινα φύλα
που σκεπάζουν το κορμί σου Ελλάδα.

nikkazan


Άγγελε Σικελιανέ σε σε κράζω.
Η ψυχή της πατρίδας μου είσ' εσύ πολύμορφο ποτάμι,
τυφλό από το αίμα, κουφό από το βόγκο,
ανήμπορο από το μέγα μίσος και τη μεγάλη αγάπη,
που εξίσου εξουσιάζουν την ψυχή σου.
Η ψυχή της πατρίδας μου είναι
δυο χειροπέδες σφιγμένες σε δυο ποτάμια,
δυο βουνά δεμένα με σκοινιά στον πάγκο της ταράτσας,
ο Αργίτικος κάμπος φουσκωμένος από το μαστίγιο
και ο Όλυμπος κρεμασμένος πισθάγκωνα
από το κατάρτι του αεροπλανοφόρου για να ομολογήσει.
Η ψυχή της πατρίδας μου είναι αυτός ο σπόρος
π' άπλωσε ρίζες πάνω στο βράχο.
Είσ' εσύ μάνα, γυναίκα, κόρη, που
αγναντεύεις τη θάλασσα και τα βουνά
και κρυφόβαφεις μ' αίμα
τα κόκκινα αβγά της Αναστάσεως
που εγκυμονούν οι καιροί και οι άντρες.
Αν ποτές να 'ρθει στη δύστυχη χώρα μου,
Πάσχα Ελλήνων.
Άγνωστε Ποιητή σε σε κράζω.

sike


2. Θούριος


Μεγαλοπρεπή βουνά αγκαλιάζουν,
βράχους, γκρεμούς, ανθρώπους, έλατα.
Είδαν φουσάτα Τούρκων κι άλλων νικηφόρα,
πτώματα ηρώων εδέχθησαν και βλαστήμιες γενναίων.
Μένουν τα δέντρα που σκίασαν τον ύπνο του Πέρδικα
κι ο κούκος που δεν άκουσε ο Κολοκοτρώνης ήρθε και φώλιασε στη Ζάτουνα.

Μάταια οι φρουροί μου προσπαθούν να εγκλωβίσουν το τραγούδι του,
οι χαράδρες το παίρνουν στους ώμους και γρήγορα τ' οδηγούν στους ελαιώνες. Έιναι πανύψηλα τα βουνά της Αρκαδίας.
Εξουσιάζουν τις θάλασσες
και το σουραύλι του Πάνα σκεπάζει τα γρυλίσματα των στρατώνων.
Βόες, ουρακοτάνγκοι, μαϊμούδες
τιβένους φορούν, κρατούν σκηπτρα.
Αρχιεπίσκοποι κι αρχιστράτηγοι "αέρα" φωνάζουν
και υψώνονται πίσω τους πτερά ορνίθων.

Έντρομοι ήρωες εγκταλείπουν τα μάρμαρα,
δραπετεύουν από τους στίχους των ποιητών,
καταφεύγουν ξανά στις όχθες του Λούσιου,
στις πηγές του Μαινάλου μοιράζονται τους ίσκιους με τον κορύδαλο.
Μένουν τα δέντρα που σκίασαν τον ύπνο του πέρδικα.
Πού να 'ν' θεματοφύλακες της αντριωσύνης σου πατρίδα.
Όνειρό σας το Θούριο και τραγούδι σας το ντουφέκι.

inviata da Gian Piero Testa - 28/7/2012 - 19:40



Lingua: Italiano

Gian Piero Testa
Gian Piero Testa

Versione italiana di Gian Piero Testa

Si vedano le NOTE ALLA TRADUZIONE
Mikis Theodorakis

ΑΡΚΑΔΙΑ VI

Versi di Mikis Theodorakis


1. Al poeta ignoto


Rigas Feraios è te che chiamo.
Dall'Australia al Canadà
e dalla Germania a Taškent 1,
nelle prigioni, sui monti e nelle isole,
i Greci sono dispersi.

rigfer


Dionisios Solomòs è te che chiamo.
Carcerati e carcerieri
torturatori e torturati,
oppressori ed oppressi,
terroristi e terrorizzati,
dominanti e dominati,
i Greci sono divisi.

solom


Andreas Kalvos è te che chiamo.
Dubitoso è il sole splendente
dubitosi i monti e gli abeti
le riviere e gli usignoli,
lume di bellezza e di misura la mia patria
è oggi un luogo di morte.

kalvandrea


Kostis Palamàs 2 è te che chiamo.
Mai altrove tanta luce si fece tenebra,
tanto valore paura,
tanta forza debolezza,
tanti eroi erme di marmo,
patria di Digene e di Diakos 3 la mia patria,
oggi paese dei sottomessi.

palamas


Nikos Kazantzakis è te che chiamo.
E anche se i mortali dimenticano
che la lingua che parlano è ancora quella di Androutsos 4,
la memoria abita dietro le inferriate
e i posti di guardia, la memoria abita tra le pietre,
nidifica nel fogliame ingiallito
che ricopre il corpo della Grecia.

nikkazan


Angelos Sikelianòs 5 è te che chiamo.
L'anima della mia patria è un fiume dalle mille forme,
accecato dal sangue, stordito dal gemito,
sfinito dal grande odio e dal grande amore,
che del pari hanno in potere la tua anima.
L'anima della mia patria sono
due manette serrate su due fiumi,
due montagne legate da funi alla panca della terrazza,
il piano argolico tumefatto dalla frusta
e l'Olimpo appeso per i gomiti
all'albero della portaerei perché confessi.
L'anima della mia patria è questo seme
che ha disteso le radici sopra lo scoglio.
Sei tu, madre, moglie e figlia, che
ammicchi al mare e alle montagne
e di soppiatto dipingi con il sangue
le rosse uova della Resurrezione
di cui i tempi e i maschi sono gravidi.
Se mai giunga nel nostro disgraziato paese
una Pasqua dei Greci.
Poeta ignoto, è te che chiamo

sike


2. Canto di guerra

Maestose montagne abbracciano
rupi, burroni, uomini, abeti.
Videro armate vittoriose di Turchi e di altri,
accolsero corpi di eroi e imprecazioni di prodi,
Ancora sono lì gli alberi che fecero ombra al sonno di Perdikas 6
e il cuculo che Kolokotronis non udì è venuto a fare il nido a Zatuna.

Invano i miei guardiani tentano di ingabbiare il suo canto,
I precipizi lo prendono sulle spalle e in fretta lo conducono tra gli ulivi.
Altissimi sono i monti d'Arcadia.
Dominano i mari
e il flauto di Pan copre i grugniti delle caserme.
Serpenti boa, oranghi, scimmiotti
indossano toghe, impugnano scettri.
Arcivescovi e Arcigenerali gridano "Aera" 7
e dietro gli spuntano penne di gallina.

Eroi turbati abbandonano le lapidi
si svincolano dai versetti dei poeti,
si rifugiano ancora sulle rive del Lussios 8,
alle sorgenti del Menalo condividono le ombre con l'allodola.
Ancora sono lì gli alberi che fecero ombra al sonno di Perdikas.
Dove sono, patria, i depositari del tuo valore.
Vostro sogno è il Canto di guerra e vostra canzone il fucile.
NOTE alla traduzione


[1] Taškent, la capitale uzbeka. Forse Theodorakis conservava il ricordo di una quarantina di comunisti greci che si erano rifugiati nella URSS e che furono deportati ed eliminati a Taškent dopo la destalinizzazione. Vai a: indymedia

[2] Kostis Palamàs (Patrasso 1859 - Atene 1943) : critico e storico della letteratura (scoprì tra l'altro il valore di Andreas Kalvos e quello del giovane Yannis Ritsos) e soprattutto poeta-vate della nuova Grecia, di cui per un quarantennio rappresentò la coscienza liberale e progressiva. Alla sua morte, nel 1943, i suoi funerali culminati in un'orazione del poeta Aghelos Sikelianòs, furono un'inequivocabile manifestazione popolare contro l'occupazione italo-bulgaro-tedesca.

[3] Digene e Diakos: Digéne Akritas, eroe dell'epica bizantina; Athanasios Diakos, eroe e martire dell'indipendenza del 1821. I loro nomi ricorrono frequentemente nei testi delle canzoni presenti in questo sito.

[4] Odisseas Androutsos (Preveza o Itaca, 1790 - Atene, 1825): valorosissimo combattente dell'Indipendenza del 1821, di origine albanese. Protagonista di importanti fatti d'arme contro Omer Vrionis nella Grecia continentale, e quindi all'assedio di Atene al fianco di Yorgos Karaiskakis, di cui era grande amico, fu catturato dai Turchi e ucciso proditoriamente a mani nude nel carcere dell'Acropoli per timore che il Karaiskakis riuscisse a liberarlo.

[5] Anghelos Sikelianòs (Leucade, 1884 - Atene, 1951): importante poeta rivelatosi nel periodo precedente la prima guerra mondiale e una delle figure centrali della cultura neogreca fino alla sua morte. Spirito irrequieto con forti venature mistiche, propose un rinnovamento spirituale e artistico improntato a un ritorno ai culti apollinei, cui associò poesia e danza moderne. Fu amico di Nikos Kazantzakis, cognato di Isadora Duncan e marito in prime nozze di una ricca americana che gli consentì di viaggiare nel mondo. Fu il vero erede di Kostis Palamas, del quale tradì l'asciutezza per un eloquio talora enfatico e dannunziano, ma non la visione del ruolo universale della Grecia, che seppe rilanciare oltre il localismo del vate suo predecessore, e delle sofferenze della quale durante la guerra e l'occupazione soffrì intimamente, esprimendole in una serie di toccanti Epinici.

[6] Mitsos Yannakouras, alias capetàn Pérdikas (Pernice) da Vangos di Arcadia, leggendario capo partigiano dell' ELAS che combatté valorosamente nel Peloponneso durante la Resistenza, in stretto contatto con Nikos Beloyannis ed Aris Velouchiotis. Continuò ad operare con i ribelli durante la guerra civile, finché, dopo il fallito assedio di Dimitsana, fu catturato per tradimento a Rapouni sul monte Menalo e, ferito, si suicidò il 16 agosto 1949. Il suo cadavere fu esposto sulla piazza di Tripolis di Arcadia. In suo onore ancora si cantano nel Peloponneso diverse canzoni popolari. Vai a: indymedia

[7] "Aria!", il segnale d'attacco nell'esercito greco.

[8] Piccolo fiume perenne dell'Arcadia che si getta nell'Alfeo presso Karitena dopo avere attraversato una gola assai pittoresca.

inviata da Gian Piero Testa - 16/9/2012 - 16:52


Per Gian Piero: spero che finalmente la pagina sia presentabile. Ho unito i due testi e traduzioni e eliminato la pagina doppione.

Lorenzo - 16/9/2012 - 22:49


Grazie, Lorenzo: così va benissimo. Mi era spiaciuto di trovare le Arcadie ancora un po' in disordine, dopo aver detto che tutto era a posto...

Gian Piero Testa - 17/9/2012 - 08:57


Terminata anche la ristrutturazione della Sesta Arcadia, mi permetto, in una domenica novembrina orrenda dal punto di vista climatico, un piccolo antidoto:

sikehouse


La casa del poeta Angelos Sikelianòs vicino al monastero di Faneroméni, presso Salamina.

Riccardo Venturi - 11/11/2012 - 09:35


E' bellissima questa pagina: non mi resta che abbracciare Riccardo, e la Grecia, come vorremmo che fosse e rimanesse.

Gian Piero Testa - 11/11/2012 - 11:09




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