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Cuando me acuerdo de mi país

Patricio Manns
Lingua: Spagnolo


Patricio Manns

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(Patricio Manns)
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(Mikael Wiehe)


‎[1974]‎
In “Canción sin límites” del 1977.‎
Disco inciso con l’Orquesta Sinfónica de Cuba, paese dove Manns era riuscito fortunosamente a ‎riparare dopo il golpe del 1973.‎
Testo trovato su Cancioneros.com

1196

Cuando me acuerdo de mi país: La “prova generale” de El equipaje del destierro

La canzone è del 1974; da pochi mesi Patricio Manns era riparato a Cuba, prima tappa del suo esilio ventennale dal Cile dopo il golpe di Pinochet dell'11 settembre 1973. A Cuba, Patricio Manns incise il disco Canción sin limites assieme all'Orchestra Sinfónica de Cuba.

Viene naturale dire che Cuando me acuerdo de mi país è il primo abbozzo, anche dal punto di vista linguistico e lessicale, del materiale grezzo che verrà poi plasmato definitivamente (e indimenticabilmente), nel 1980, con El equipaje del destierro. L'esilio è appena iniziato, e già il ricordo del proprio paese abbandonato modella la materia con immagini che non lasceranno Patricio Manns, e che trasmigreranno nella sua famosa canzone di anni dopo, quando l'esilio è oramai elaborato. Qui siamo, ovviamente, in una fase più rabbiosa, quella che lo fa “risvegliarsi fucile”. Ma veramente questa canzone è una “prova generale” o, se si vuole, i primi colpi di scalpello. [RV]
Cuando me acuerdo de mi país
me sangra un volcán.

Cuando me acuerdo de mi país
me escarcho y estoy.

Cuando me acuerdo de mi país
me muero de pan,
me nublo y me voy,
me aclaro y me doy,
me siembro y se van,
me duele y no soy,
cuando me acuerdo de mi país.

Cuando me acuerdo de mi país
naufrago total.

Cuando me acuerdo de mi país
me nieva la sien.

Cuando me acuerdo de mi país
me escribo de sal,
me atraso de bien,
me angustio de tren,
me agrieto de mal,
me enfermo de andén,
cuando me acuerdo de mi país

Cuando me acuerdo de mi país
me enojo de ayer.

Cuando me acuerdo de mi país
me lluevo en abril.

Cuando me acuerdo de mi país
me calzo el deber,
me ofusco gentil,
me enciendo candil,
me encrespo de ser,
despierto fusil,
cuando me acuerdo de mi país.‎

inviata da Bartleby - 30/11/2011 - 10:25



Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
24 gennaio 2014

Si vedano le Note del traduttore.

Pur non presentando le difficoltà a prima vista insormontabili de El equipaje del destierro, questa canzone è, come detto, una sorta di sua “prima fase”, o di “prova generale”, all'inizio dell'esilio; si comincia quindi a vedere bene, pur in una struttura metrica radicalmente diversa, il procedimento linguistico di Patricio Manns, che mira a spingere all'eccesso le possibilità della propria lingua senza omettere certamente, e non di rado, di valicare la soglia della sovversione della sintassi. Che è pur sempre una sovversione rivoluzionaria, dato che va a intaccare una delle principali convenzioni umane: il linguaggio. Roland Barthes soleva dire che la lingua è “fascista”, in quanto fascismo non è impedire di dire, ma obbligare a dire; questi obblighi vengono fatti fuori da Patricio Manns, ad esempio quando “gli nevica la tempia” o “si piove in aprile”. Per questo motivo, il “traduttore” altro non può che accettare il gioco e impegnarsi nel sovvertire ugualmente e parallelamente la sintassi (ed anche le strutture morfologiche) della propria lingua. Lo spagnolo e l'italiano sono lingue sufficientemente vicine per permetterlo; ma, naturalmente, in idiomi più lontani le difficoltà sarebbero enormi. Si tratta di un testo interamente basato sui verbi pronominali, in cui la categoria della riflessività viene estesa persino a verbi intransitivi; inoltre, alcuni verbi pronominali spagnoli non lo sono in italiano, il che pone ancor maggiori problemi. L'uso della riflessività sottintende qualcosa che, costantemente, si riflette su chi scrive, vale a dire su chi sta subendo l'esilio: ogni parola, associata ad ogni ricordo, ricade su chi la ha scritta e lo spinge ad una rabbia che lo fa “risvegliarsi fucile”. Nelle note che accompagnano la traduzione si darà conto sia dei punti in cui si “preannuncia” El equipaje del destierro (indicato come “Eq.”), sia di alcune interpretazioni e precisazioni lessicali. [RV]
QUANDO RAMMENTO IL MIO PAESE

Quando rammento il mio paese
mi sanguina un vulcano. 1

Quando rammento il mio paese
mi raggelo e sto. 2

Quando rammento il mio paese
muoio di pane, 3
mi rannuvolo e me ne vo,
mi schiarisco e mi do,
mi semino e se ne vanno,
mi fa male e non sono,
quando ‎rammento il mio paese.

Quando rammento il mio paese
naufrago del tutto.

Quando rammento il mio paese
mi nevica la tempia. 4

Quando rammento il mio paese
mi scrivo di sale,
mi attardo di bene,
mi angustio di treno,
mi screpolo di male,
mi ammalo di molo, 5
quando rammento il mio paese.

Quando rammento il mio paese
mi adiro dell'ieri.

Quando rammento il mio paese
mi piovo in aprile.

Quando rammento il mio paese
mi impugno il dovere, 6
mi offusco gentile,
mi accendo lucerna,
mi irrito di essere,
mi risveglio fucile, 7
quando rammento il mio paese.
NOTE alla traduzione

[1] Eq.: Pues, ¿cómo van a robar mi volcán con su volcana?

[2] Nell'originale me gelo; ma nella traduzione ho preferito “mi raggelo” per due motivi. In italiano, “gelarsi” (e anche “congelarsi”) suggerisce piuttosto provare molto freddo (“se non ti copri ti geli/ ti congeli”), e non il raggelarsi dentro; inoltre, “raggelarsi” ha una connotazione di evento improvviso che gli altri verbi non hanno. Estoy è lo “stare/rimanere lì fermo”; ma ho lasciato anche in italiano la crudezza del verbo primario, che è un uso raro.

[3] Qui la riflessività ha dovuto essere abbandonata: lo spagnolo morirse è di uso comune, ma in italiano “mi muoio” è di uso dialettale (“sola me moro”).

[4] Eq.: ¿Matarme a plena sien el rudo piojo con su pioja?

[5] Andén è propriamente la “banchina” del porto; ma ho preferito qui “molo” per l'assonanza con “ammalo”.

[6] Il verso che pone maggiori problemi, e anche tra i più pregnanti e ricchi di doppi sensi dell'intero testo.

Calzarse (il verbo primario, calzar, significa come in italiano “calzare”) è propriamente: “impadronirsi, ottenere”; ma “mi impadronisco del dovere” ha un che di troppo pesante (“ottengo il dovere” non ha invece nessun senso). “Mi impugno il dovere”, a mio parire, suggerisce invece l'immediatezza della presa di coscienza sul da farsi in una data situazione, insomma sul proprio dovere. Ma calzarse significa anche “farsi” nel senso di calzarse a una mujer: “farsi una donna”....quasi a dire “mi fotto il dovere”. Ambiguità? Moti dell'animo umano, Patricio Manns è un poeta. Si prende coscienza del proprio dovere e, al tempo stesso, si ha voglia di mandare tutto affanculo Una parola può contenere sottigliezze psicologiche di prim'ordine.

[7] In questo verso fondamentale, che indica la presa di coscienza definitiva della lotta, si ha l'unico caso in cui, nel testo originale, si ha un verbo non pronominale (despertar) che viene reso con un verbo pronominale italiano (risvegliarsi).

24/1/2014 - 01:43




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