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La corte dei miracoli

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Lingua: Italiano


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2004
Alla corte dei miracoli
Alla Corte Dei Miracoli
Guardando intorno vide appena il giorno.
E il re scappò col suo bottino scarno
lasciando scritto “Offerte per la Corte”
perché la beffa fosse ilarità.
E quello scherno, stanchi ed impotenti,
quelli già potenti non mandaron giù.

“Di qui si muore per impiccagione:
un corpo appeso è il monito migliore”
fu fatto urlare in piazza dagli araldi
perché la baldanza fosse codardia.

“Ladri e rubacuori di quest’umile città,
stanotte andremo fuori nelle case dei signori!
Porteremo a corte solo un po’ di dignità:
che il cielo assista i buoni che li guidi nelle azioni!”
Così parlava alla sua corte di straccioni il re.

E fece notte e corsero per strada,
il re davanti, dietro la masnada.
Ma quella notte sotto le finestre
stavano le guardie con la testa giù.

E fu la fuga e cieca fu la sorte
che scelse il re salvando la sua corte.
E gli oltraggiati, ricchi, derubati
dissero “Che paghi! Che la morte sia!”

“Ladri e rubacuori di quest’umile città,
domani andrete fuori nelle piazze dei signori!
Porterete a corte solo un po’ di dignità:
che il cielo assista i buoni che li guidi nelle azioni!”
Così parlava alla sua corte di straccioni il re.

“Ladri e rubacuori di quest’umile città,
quest’oggi siamo fuori nelle piazze dei signori!
Che non sia il momento della guerra, che non sia spavento!
Ladri e rubacuori di quest’umile città,
che il cielo assista i buoni che li guidi nelle azioni!”
Così parlava alla sua corte dalla forca il re.

inviata da DonQuijote82 - 22/9/2010 - 11:12




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