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Ninco Nanco

Eugenio Bennato
Lingua: Italiano


Eugenio Bennato

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[2009]
Dal dvd “Live in Kaulonia Tarantella Festival 2009”


Il cadavere del “brigante” Giuseppe Nicola Summa, detto Ninco Nanco, catturato e giustiziato sommariamente il 13 marzo 1864 a Lagopesole, frazione di Avigliano di Potenza, dalla Guardia Nazionale, la forza armata creata all’indomani dell’ “Unità” appositamente per la repressione del brigantaggio nell’Italia meridionale e costituita in gran parte da meridionali stessi, ex sostenitori del regno borbonico passati ai nuovi padroni.
Il cadavere del “brigante” Giuseppe Nicola Summa, detto Ninco Nanco, catturato e giustiziato sommariamente il 13 marzo 1864 a Lagopesole, frazione di Avigliano di Potenza, dalla Guardia Nazionale, la forza armata creata all’indomani dell’ “Unità” appositamente per la repressione del brigantaggio nell’Italia meridionale e costituita in gran parte da meridionali stessi, ex sostenitori del regno borbonico passati ai nuovi padroni.


Se personalmente – benchè io sia un piemontuso verace - provo un vero disgusto al solo pensiero delle celebrazioni di questa nostra falsa “unità d’Italia”, nata dalla violenza e dal sangue, che tra non molto ci investiranno con il loro corredo di retorica patria e napolitanesca (mi riferisco al nostro Presidente, capo di tutti i rètori), beh, non sono certo neppure qui a fare il neoborbonico e a celebrare Ninco Nanco come un partigiano ed uno sfortunato eroe rivoluzionario…
Prima di diventare uno dei luogotenenti più fidati di Carmine Crocco e trascorrere quattro anni a fare letteralmente a pezzi i piemontesi che stavano “convincendo” a suon di massacri le genti meridionali ad aderire “spontaneamente” alla “gloriosa” Unità, Ninco Nanco fu un violento e un tagliagole che finì brigante perché non gli era riuscito di arruolarsi con Garibaldi e nella Guardia nazionale in modo da ottenere la grazia e l’impunità per il suo passato criminoso.

Detto questo, lascio la parola allo storico Lorenzo Del Boca:

“[…] La rudezza disumana dei conquistatori finì per accrescere il senso di ostilità delle popolazioni locali. Di conseguenza aumentò la durezza della repressione. Il numero degli sbandati crebbe proporzionalmente agli abusi. […]
I fuorilegge riuscirono a costituire 400 bande agguerrite. Con un calcolo meticoloso Tarquinio Maiorino [giornalista e saggista molisano, ndr] ha potuto stabilire che contavano 80.702 combattenti. Almeno altrettanti coloro che facevano parte delle organizzazioni ausiliarie: gli informatori, i vivandieri, gli agenti di collegamento, i conviventi, i familiari e le amanti. I banditi godevano di solidarietà diffusa fra la gente e, quando arrivavano nei paesi, era festa grande. […]
"Molti vennero uccisi. Dalle zone di guerriglia pochi riuscirono ad arrivare al carcere. Gli altri vennero sterminati in massa. Quanti? Michele Topa [giornalista e autore de “I Briganti di Sua Maestà”] cita i giornali stranieri che, in quegli stessi anni, tentarono un bilancio di questa guerra nascosta e dimenticata. Risultò che, dal settembre 1860 all'agosto 1861 - poco meno di un anno solare - vi furono 8.968 fucilati, 10.604 feriti, 6.112 prigionieri. Vennero uccisi 64 sacerdoti e 22 frati, 60 giovani sotto i 12 anni e 50 donne. Le case distrutte furono 918, sei paesi cancellati dalla carta geografica. Cifre naturalmente provvisorie e ampiamente parziali per difetto. […]
Con il ferro e con il fuoco distrussero Guardiaregia e Campochiaro nel Molise; Pontelandolfo e Casalduni nella provincia di Benevento... […]
Forse esagerano gli storici che, leggendo il Risorgimento in chiave borbonica, sostengono che il Meridione pagò l'Unità con 700.000 vittime. E probabilmente è un impeto di polemica quello che porta Antonio Ciano a ipotizzare un milione di morti. Ma, certo, la parola MASSACRO non è né gratuita né esagerata.” (“Maledetti Savoia”,1998, pp. 156-158).
Sarà una spina nel fianco Ninco Nanco quando campa,
sarà una spina nel cuore Ninco Nanco quando muore.
Sarà una spina nel fianco Ninco Nanco quando campa,
sarà una spina nel cuore Ninco Nanco quando muore.

1859, muore il vecchio re Borbone
e sul trono va suo figlio, 23 anni, ancora guaglione.
E’ il momento di approfittare di questo vuoto di potere,
di quel regno in mezzo al mare difeso solo dalle sirene.
E u Banco ‘e Napoli è l’ideale per rifarsi delle spese,
per coprire il disavanzo della finanza piemontese.

E Ninco Nanco deve morire perché la storia così deve andare
e il Sud è terra di conquista e Ninco Nanco nun ce pò stare,
e Ninco Nanco deve morire perché si campa putesse parlare
e si parlasse putesse dire qualcosa di meridionale.

Sarà una spina nel fianco Ninco Nanco quando campa,
sarà una spina nel cuore Ninco Nanco quando muore.
Sarà una spina nel fianco Ninco Nanco quando campa,
sarà una spina nel cuore Ninco Nanco quando muore.

E lo Zolfo di Sicilia e i cantieri a Castellammare
e le fabbriche della seta e Gaeta da bombardare.
E’ l’ideale che fa la guerra, una guerra dichiarata
per vedere chi la spunta tra il fucile e la tammurriata,
e tammurriata è superstizione, questa storia deve finire
e qui si fa l’Italia o si muore e Ninco Nanco deve morire.

E Ninco Nanco deve morire perché la storia così deve andare
e il Sud è terra di conquista e Ninco Nanco nun ce pò stare,
e Ninco Nanco deve morire perché si campa putesse parlare
e si parlasse putesse dire qualcosa di meridionale.

Sarà una spina nel fianco Ninco Nanco quando campa,
sarà una spina nel cuore Ninco Nanco quando muore.
Sarà una spina nel fianco Ninco Nanco quando campa,
sarà una spina nel cuore Ninco Nanco quando muore.

E per sconfiggere il brigantaggio e inaugurare l’emigrazione
bisogna uccidere il coraggio e Ninco Nanco è meglio che muore.
Perché lui è nato zappaterra e ammazzarlo non è reato
e dopo un colpo di rivoltella l’hanno pure fotografato.
E la sua anima è già distante, ma sul suo volto resta il sorriso,
l’ultima sfida di un brigante: “Quant’è bello murire acciso”.

E Ninco Nanco deve morire perché la storia così deve andare
e il Sud è terra di conquista e Ninco Nanco nun ce pò stare,
e Ninco Nanco deve morire perché si campa putesse parlare
e si parlasse putesse dire qualcosa di meridionale.

E Ninco Nanco da eliminare e se lui muore chi se ne frega,
sulla sua tomba neanche un fiore, sulla sua tomba nessuno prega.

E Ninco Nanco da eliminare, che non si nomini più il suo nome,
sia maledetta la sua storia, sia maledetta questa canzone.

Sarà una spina nel fianco Ninco Nanco quando campa,
sarà una spina nel cuore Ninco Nanco quando muore.
Sarà una spina nel fianco Ninco Nanco quando campa,
sarà una spina nel cuore Ninco Nanco quando muore.
Sarà una spina nel fianco Ninco Nanco quando campa,
sarà una spina nel cuore Ninco Nanco quando muore.

E Ninco Nanco deve morire perché si campa putesse parlare
e si parlasse putesse dire qualcosa di meridionale.

inviata da Bart Pestalozzi - 6/9/2010 - 09:12




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