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Georges Brassens: Le Moyenâgeux

GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG
Language: French


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brasschat
[1966]
Parole e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Georges Brassens
Album / Albumi: Supplique pour être enterré à la plage de Sète

moyenbra


Io, che c'ero
A cura dell'Anonimo Toscano del XXI Secolo

brassensete


Oggi, 22 ottobre 2021, e come ha fatto giustamente notare anche messer Flavio de' Poltronieri con un semplice ed efficacissimo “100!” che ha avuto l'effetto di un salutare nocchino sulla mia testa assai distratta, ricorre giustappunto il centesimo anniversario della nascita di quel giovanotto là, come si chiamava...ah ecco, Georges Brassens. Dico “giovanotto” perché, diàmine, che saranno mai cent'anni?... Era nato, quel ragazzo, il 22 ottobre del 1921 in una cittadina della Francia meridionale, dipartimento dell'Hérault (34), che all'epoca -come il giovanotto stesso ebbe a ricordare in una sua canzone intitolata Jeanne Martin- si chiamava come un aggettivo dimostrativo, Cette. Stanchi delle battute di spirito (“Come si chiamano gli abitanti di Cette? Ces!”), nel 1928 gli abitanti della cittadina decisero di cambiarne la grafia del nome in Sète, mantenendone inalterata la pronuncia.

medioveoPoi il giovane Cettois, o Sétois, o come si vuole, sarebbe diventato il più grande poeta in musica della storia, facendo da ispiratore e da maestro a non mi ricordo più nemmeno quant'altri; e, tra le canzoni che scrisse, c'è pure questa nella quale confessò la sua ideale appartenenza al Medioevo (o Mediovèo, come vidi una volta scritto sui cartelli di una delle tante “sagre medievali” che si svolgono nel vasto mondo, e più precisamente a Malmantile non lontano dalle Signe). Capisco bene il giovane Georges, e debbo riconoscere che la sua canzone -che qui si va a presentare per chi non la conoscesse, a mo' di festeggiamento per il suo primo centenario- è ben costruita ed iscritta con un linguaggio assai elegante (si narra che, nell'Anno del Signore 1980, essa venne proposta, nel lontano e favoloso Regno del Brasile, come esercizio di comprensione e traduzione per gli studenti del corso superiore di Lingua e Civiltà francese dei locali licei umanistici). Certo, come dire, il Mediovèo nel quale avrebbe voluto vivere il giovane Brassens è tanticchia oleografico; senza contare che io sarei abituato a retrocederlo di centocinquanta o duecent'anni, dalle mie parti un po' meno barbariche di quella Parigi del Milleqquattro, quasi Milleccinque della canzone. Però, io che c'ero e che, in quell'epoca, mi ero già abituato al Rinascimento, non disdegnavo comunque qualche visitina a Parigi, nonostante l'abominevole sporcizia che v'imperava, la rozzezza de' costumi e, soprattutto, della cucina. Però, lo ammetto, la Parigi di quei tempi era divertente e vi si incontravano figure non disprezzabili. Prima fra tutte, quel Francesco Villon che il giovane Brassens riconosce come suo Maestro; càspita se l'ho conosciuto, anche se l'infamità de' vini che si servivano all'epoca mi impedivano di dedicarmi alle gran bevute che costui amava a condimento della sua vita piuttosto scellerata. Verso il 1465 l'ho comunque, e di buon grado, aiutato a scappare poco prima che le non gentili autorità cittadine lo appendessero per il collo (come del resto egli stesso aveva -facilmente!- previsto in una sua celebre Ballata). Ignoravo che, qualche secolo dopo, avrebbe fatto una grama fine in un armadio berlinese, a casa di herr Wolf Biermann e dopo aver fatto giratine su una tetra muraglia in mezzo a guardie armate. Dopo che, nel 1968, Maître Villon (pensare che, così dicendo, in francese d'oggi potrebbe esser preso per un avvocato...) fuggì sdegnato da Berlino, non ne ho saputo più niente. Vattelappesca dove ce lo ritroveremo, tra qualche secolo!

maitrevillonGirando per i vicoli di Parigi, in mezzo a un lezzo inenarrabile, capitava poi senz'altro di rischiar d'essere acchiappati da guardie che non avevano niente da invidiare ai Vopos, sovente più briache e più delinquenti di coloro che arrestavano; io, che c'ero, ho assistito sovente a episodi di siffatta natura. Debbo dire, però, che non di rado dette guardie erano sopraffatte e spedite assai poco cerimoniosamente all'altro mondo venendo fatte a pezzi -generalmente abbastanza piccoli. Ma gli episodi, i fatti e i fatterelli cui ho assistito -e a volte persino partecipato!- in quella Parigi, sono tali e tanti da non dirsi; rischierei soltanto di annoiarvi, cosa che non desidero affatto. In fondo, poi, in quel Medioevo là, come in ogni altra epoca, in qualche modo si viveva, si amava, si odiava, si mangiava e beveva, si facevano figli, si lavorava e si oziava, si moriva nel proprio letto, in mezzo a una strada o sul patibolo; non era granché diverso dal mondo d'oggi. Ripeto che, se devo pensare al “mio” Medioevo, mi vedo di più una Toscana a cavallo tra il milleddue e il millettré, città murate, altissime torri e -soprattutto- vino un po' migliore di quelle schifezze di Bordèo o della Sciampagna; ma rispetto i Medii Evi di chiunque, e quel che vi si scriveva in loco et in tempore. Così come nutro grande rispetto e simpatia verso questa canzone di quel giovanotto di cui oggi ricorre il centesimo anniversario della venuta a questo mondo. A mio confronto, praticamente un adolescente. Non mi resta che fargli tutti i miei auguri, dandogli appuntamento al 22 ottobre 2121. Duecent'anni saranno già un bel traguardo! [AT-XXI]



Interpretata da Maxime Le Forestier
Le seul reproche, au demeurant,
Qu'aient pu mériter mes parents
C'est d'avoir pas joué plus tôt
Le jeu de la bête à deux dos.
Je suis né, même pas bâtard,
Avec cinq siècles de retard,
Pardonnez-moi, Prince, si je
Suis foutrement moyenâgeux.

Ah ! que n'ai-je vécu, bon sang,
Entre quatorze et quinze cent!
J'aurais retrouvé mes copains
Au Trou de la pomme de pin.
Tous les beaux parleurs de jargon,
Tous les promis de Montfaucon,
Les plus illustres seigneuries
Du royaum' de truanderie.

Après une franche repue
J'eusse aimé, toute honte bue,
Aller courir le cotillon
Sur les pas de François Villon.
Troussant la gueuse et la forçant
Au cimetièr' des Innocents,
Mes amours de ce siècle-ci
N'en aient aucune jalousie.

J'eusse aimé le corps féminin
Des nonnettes et des nonnains
Qui, dans ces jolis temps bénis,
Ne disaient pas toujours nenni.
Qui faisaient le mur du couvent
Qui, Dieu leur pardonne ! souvent
Comptaient les baisers, s'il vous plaît,
Avec des grains de chapelet.

Ces p'tit's soeurs, trouvant qu'à leur goût
Quatre Evangil's c'est pas beaucoup
Sacrifiaient à un de plus,
L'évangile selon Vénus.
Témoin : l'abbesse de Pourras
Qui fut, qui reste et restera
La plus glorieuse putain
Des moines du quartier Latin.

À la fin, les anges du guet
M'auraient conduit sur le gibet,
Je serais mort, jambes en l'air,
Sur la veuve patibulaire,
En arrosant la mandragore
L'herbe aux pendus qui revigore,
En bénissant avec les pieds
Les ribaudes apitoyées.

Hélas ! tout ça, c'est des chansons
Il faut se faire une raison,
Les choux-fleurs poussent à présent
Sur le charnier des Innocents.
Le Trou de la pomme de pin
N'est plus qu'un bar américain,
Y a quelque chose de pourri
Au royaum' de truanderie.

Je mourrai pas à Montfaucon
Mais dans un lit, comme un vrai con,
Je mourrai, pas même pendard,
Avec cinq siècles de retard.
Ma dernière parole soit
Quelques vers de Maître François,
Et que j'emporte entre les dents
Un flocon des neiges d'antan.

Ma dernière parole soit
Quelques vers de Maître François.
Pardonnez-moi, Prince, si je
Suis foutrement moyenâgeux.

Contributed by L'Anonimo Toscano del XXI Secolo - 2021/10/22 - 19:25


...quelle suorine trovavano che per il loro gusto quattro vangeli non fossero poi troppi, si sacrificavano ad uno di più: il vangelo secondo Venere. Testimone: la badessa di Pourras che fu, resta e resterà la più gloriosa puttana dei monaci del quartiere Latino....ahimè! tutto ciò fa parte delle canzoni, occorre farsene una ragione, crescono cavolfiori ai giorni nostri sull'ossario degli Innocenti...perdonatemi Principe, se sono fottutamente medievale.

Flavio Poltronieri - 2021/10/22 - 20:00



Language: Italian

Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Salvo Lo Galbo [2010]

brassdessin
Il Medievale

L'unica tirata d'orecchi
che farei, oggidì, ai miei vecchi
è d'aver scelto questo tempo
per giocare all'accoppiamento.
Sono nato, e non bastardo,
cinque secoli in ritardo.
Sua Maestà non la prenda male
se io son così medievale!

Perché non nacqui -sacramento!-
verso il quattro o il cinquecento?
Avrei avuto una compagnia
nella più malfamata osteria,
con donnacce da postribolo
ed avanzi da patibolo,
ed avrei conosciuto forse
il fior fiore dei tagliaborse!

Dopo un pasto pantagruelesco,
avrei certo lasciato il desco
per rincorrere dei sederi,
sulla scia di Cecco Angiolieri.
Le mie donne, le avrei stuprate
sulle lapidi sconsacrate:
i miei amori da mass media,
non ne abbiano troppa invidia...

In quell'epoche benedette,
avrei visto come han le tette
le badesse e le priore
che non dicevano “Nossignore!”,
che, non avendo un'altra rama,
si sfidavano a “m'ama non m'ama”
sopra i pìppoli del rosario,
genuflesse innanzi al santuario.

Le suorine così fedeli
che aggiungevano a quei Vangeli,
uno in più, di tutt'altro genere:
“Il Vangelo secondo Venere”,
come la suora di Pourras,
che fu, rimane e rimarrà
la più rinomata sgualdrina
dell'intera zona Latina.

E per la mia fedina sporca,
avrei meritato la forca...
Già mi vedo nel ciel cilestro,
dondolare appeso a un capestro,
annaffiando con la pipì
la mandragola che cresce lì,
e benedicendo coi pie'
le puttane intorno a me!

Ma la mia resta una canzone,
devo farmene una ragione!
Ora sorgono grandi parchi,
sull'ossario degli eresiarchi...
Ora c'è una pizzeria,
dove c'era la mia osteria.
E i briganti così gagliardi
oggi son dei mafiosi codardi...

Non morrò per impiccagione,
ma in un letto, come un coglione;
me ne andrò, sterile e vegliardo,
cinque secoli in ritardo.
Ma che i miei ultimi improperi
siano i versi dell'Angiolieri
“S'io fosse lo Padre Eterno,
arderei lo mondo moderno!”

...Sua Maestà non la prenda male
se io son così medievale!

Contributed by L'Anonimo Toscano del XXI Secolo - 2021/10/23 - 00:06




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