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Childe Waters

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Child #63

Childe Waters, disegno a penna di Dante Gabriel Rossetti (1846). The National Trust,  Wightwick Manor, Wolverhampton.
Childe Waters, disegno a penna di Dante Gabriel Rossetti (1846). The National Trust, Wightwick Manor, Wolverhampton.


Quando le CCG ricorrono alle più antiche ballate britanniche, spesso lo fanno per andare agli archetipi di qualcosa; e le ballate tradizionali più antiche nel loro impianto (anche se quelle britanniche sono quasi tutte di testimonianza sei-settecentesca, risalgono quasi sempre ad epoche assai più remote) riflettono generalmente un mondo di vita durissima ed una società brutale. Proprio per questo motivo la condizione della donna e la violenza che su di lei è sempre stata esercitata trovano in queste lontanissime storie in musica una consistenza archetipale che, però, trova precisi e tragici riscontri nel presente.

Nella balladry angloscozzese, Childe Waters è una ballata del tutto spenta; ne fu raccolto il testo, ma non se ne conosce minimamente la melodia, né è mai stata tramandata in alcun documento. Oltre alla sua estrema lunghezza, l’etica di Childe Waters, se di etica si può parlare, (qui il termine childe, come nel Childe Harold di Byron, mantiene l’antico significato di "giovane di nobile casato") rispecchia più del solito l’aspra visione della vita caratteristica del mondo delle ballate medievali, ed in generale i lettori la hanno sempre ritenuta ripugnante. E' la storia di una giovane fanciulla il cui nobile innamorato la sottopone ad una serie scientifica e ragionata di immotivate umiliazioni, vessazioni, torture, persecuzioni e crudeltà a piene mani prima di sposarla.

Nella figura della Bella Ellen molti hanno letto, in ottica moderna, una componente decisamente masochista; sembra infatti che la ragazza provi una sorta di piacere nella sua stoica rassegnazione a tanto dolore ed a tanta gratuita crudeltà da parte di Waters, nobile di sangue ma non certo nel comportamento. Anzi, l'aguzzino di questa paziente Griselda è così squisitamente diabolico nell'infliggerle vessazioni a ripetizione, che il matrimonio sembra alla fine una cosa quasi innaturale.

Un'altra possibile chiave di lettura è però di natura ben più sociologica, e riporta alla totale sottomissione che una donna doveva al promesso sposo una volta che era stata, come si diceva, “compromessa” (e la bella Ellen lo è al massimo grado: è addirittura incinta). Per una giovane donna in tali condizioni, essere rifiutata dal promesso sposo non era una semplice umiliazione: era, letteralmente, la morte. L'estrema vergogna che, naturalmente, le veniva interamente attribuita dalla società tradizionale. Da qui la sottomissione assoluta dell'oggetto interamente nelle mani del padrone, che al massimo poteva essere riportato alla ragione e a un minimo di umanità dall'intervento di una persona percepita come autorevole nei suoi confronti (in questo caso, la madre).

Ora, senz'altro Childe Waters è sempre risultata offensiva per la “sensibilità morale” moderna (e forse anche per quella meno moderna), particolarmente del pubblico femminile; questo spiega perché, pur stilisticamente notevolissima ed in certi brani commovente (pensiamo specialmente alla scena del parto), sia scomparsa molto presto dalla tradizione viva e non si abbia alcuna traccia di una sua esecuzione o accompagnamento musicale. Da poche altre ballate (forse solo da Johnie Cock e Robyn And Gandeleyn) il Medioevo britannico ci appare meglio nella sua terribile crudezza, del tutto scevro da ogni tipo di romanticismo che a volte le ballate sembrano evocare con le loro atmosfere dovute in gran parte alle abili falsificazioni di sir Walter Scott.

Ma la “sensibilità morale” moderna è anche quella che accetta tranquillamente che persecuzioni e crudeltà ancor più gratuite e tremende di quelle inflitte dal nobile Waters alla bella Ellen siano ogni giorno, e a migliaia, inflitte dagli uomini alle donne. Se si pensa ad episodi come la donna incinta che, in Sicilia, è stata letteralmente scannata dal marito che le aveva imposto con la violenza la convivenza con l'amante; oppure la giovanissima ragazza (16 anni) freddata a colpi di pistola dal “fidanzato” 31 enne che la voleva “proteggere dagli extracomunitari”; oppure ancora le quotidiane stragi di mariti e fidanzati gelosi, lo stalking assassino e tutto il resto, si può vedere come tale “sensibilità morale” non si sia in fondo evoluta molto dai tempi delle ballate medievali britanniche, e che la violenza sulle donne sia trasmigrata intatta dalla società rurale tradizionale a quella urbana tecnologica moderna. Nelle violenze inflitte dal nobile Waters alla povera e sottomessa Ellen, la quale comunque lo sposa, si rispecchiano parecchie storie che si leggono ogni giorno in cronaca nera, e si riflettono la paura ed il silenzio imposti da convenzioni sociali che non sono cambiate granché. [RV]
Childe Watters in his stable stoode,
And stroaket his milk-white steede;
To him came a ffaire young ladye
As ere did weare woman's weede.

Sais, "Christ you saue, good Chyld Waters!"
Saies, "Christ you saue and see!
My girdle of gold, which was too longe,
Is now too short ffor me.

And all is with one chyld of yours,
I ffeele sturre att my side;
My gowne of greene, it is too strayght;
Before it was too wide."

"If the child be mine, faire Ellen,", he said,
"Be mine, as you tell mee,
Take you Cheshire and Lancashire both,
Take them your owne to bee.

If the child be mine, ffaire Ellen", he said,
"Be mine, as you doe sweare,
Take you Cheshire and Lancashire both,
And make that child your heyre."

Shee saies, "I had rather haue one kisse,
Child Waters, of thy mouth,
Then I wold haue Cheshire and Lancashire both
That lyes by north and south.

And I had rather haue a twinkeling,
Child Waters, of your eye,
Then I wold haue Cheshire and Lancashire both
To take them mine oune to bee."

"To-morrow, Ellen, I must forth ryde
Soe ffarr into the north countrye;
The ffairest lady that can ffind,
Ellen, must goe with mee."

"And euer I pray you, Chylde Watters,
Your ffootpage let me bee!"
"If you will my ffootpage be, Ellen,
As you doe tell itt mee,

Then you must cutt your gowne of greene
An inche aboue your knee.
Soe must you doe your yellow lockes
Another inche aboue your eye;
You must tell noe man what is my name;
My ffootpage then you shall bee."

All this long day Child Waters rode,
Shee ran bare ffoote by his side;
Yett was he neuer soe curteous a knight
To say, "Ellen, will you ryde?"

But all this day Chyld Waters rode,
Shee ran barffoote thorow the broome;
Yett he was neuer soe curteous a knight
As to say, "Put on your shoone."

"Ride softlye", she said, "Child Watters;
Why doe you ryde soe ffast?
The child which is no man's but yours
My bodye itt will burst."

He sayes, "Sees thou yonder water, Ellen,
That fflowes from banke to brim?"
"I truste to God, Child Waters", she said,
"You will neuer see me swime."

But when shee came to the waters side,
Shee sayled to the chinne:
"Except the lord of heuen be my speed
Now must I learne to swime."

The salt waters bare vp Ellen's clothes,
Our ladye bare vpp her chinne
And Chylde Waters was a woe man, good Lord,
To ssee faire Ellen swime.

And when shee ouer the water was,
Shee then came to his knee:
He said, "Come hither, ffaire Ellen,
Loe yonder what I see!

Seest thou not yonder hall, Ellen?
Of redd gold shine the yates;
There's four and twenty ffayre ladyes,
The ffairest is my worldlye make.

Seest thou not yonder hall, Ellen?
Of redd gold shineth the tower;
There is four and twenty ffaire ladyes,
The fairest is my paramoure."

"I doe see the hall now, Child Waters,
That of redd gold shineth the yates;
God giue good then of your selfe
And of your worldlye make!

"I doe see the hall now, Child Waters,
That of redd gold shineth the yates;
God giue good then of your selfe
And of your paramoure!"

There were four and twenty ladyes,
Were playing at the ball
And Ellen was the ffairest ladye,
Must bring his steed to the stall.

There were four and twenty faire ladyes,
Was playing at the chesse;
And Ellen, shee was the ffairest ladye,
Must bring his horsse to grasse.

And then bespake Child Water's sister,
And these were the words said shee:
"You haue the prettyest ffootpage, brother,
That euer I saw with mine eye;

But that his belly it is soe bigg,
His girdle goes wonderous hye;
And euer I pray you, Child Waters,
Let him goe into the chamber with mee."

"It is more meete for a little ffootpage
That has run through mosse and mire,
To take his supper vpon his knee
And sitt downe by the kitchen fyer,
Then to goe into the chamber with any ladye
That weares soe rich attyre."

But when they had supped euery one,
To bedd they took the way;
He sayd, "Come hither, my little footpage,
Harken what I doe say.

And goe thee downe into yonder towne
And low into the street;
The ffairest ladye that thou can find
Hyer her in mine armes to sleepe,
And take her vp in thine armes two
For fillinge of her ffeete."

Ellen is gone into the towne
And low into the streete;
The fairest ladye that shee cold find
Shee hyred in his armes to sleepe,
And tooke here in her armes tow
For filling of her ffeete.

"I pray you now, good Child Waters,
That I may creepe in att your bedd's feete;
For there is noe place about this house
Where I may say a sleepe."

This night and itt droue on affterward
Till itt was neere the day:
He sayd, "Rise vp, my litle ffoote-page,
And giue my steed corne and hay;
And soe doe thou the good blacke oates
That he may carry me the better away."

And vp then rose ffaire Ellen
And gaue his steed corne and hay
And soe shee did and the good blacke oates
That he might carry him the better away.

Shee layned her backe to the manger side,
And greiuouslye did groane;
And that beheard his mother deere
And heard her make her moane.

Shee said, "Rise vp, thou Child Waters,
I thinke thou art a cursed man;
For yonder is a ghost in thy stable
That greiuouslye doth groane,
Or else some woman laboures of child,
Shee is soe woe begone."

But vp then rose Child Waters
And did on his shirt of silke;
Then he put on his other clothes
On his body as white as milke.

And when he came to the stable-dore
Full still that hee did stand,
That hee might heare no faire Ellen
How shee made her monand.

Shee said, "Lullabye, my owne deere child!
Lullabye, deere child, deere!
I wold thy father were a king,
Thy mother layd on a beere!"

"Peace now", he said, "good faire Ellen,
And be of good cheere, I thee pray,
And the bridall and the churching both
They shall bee vpon one day."

Contributed by Riccardo Venturi - 2012/12/11 - 01:04



Language: Italian

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
2005, Inedita
Da: Child Ballads, Ballate popolari inglesi e scozzesi da "English and Scottish Popular Ballads" di Francis James Child - Introduzione, Traduzione Italiana e Commenti a cura di Riccardo Venturi - Volume I
(Opera in preparazione)

Child Waters, litografia di Henry Matthew Brock per A Book of Old Ballads, Hutchinson & Co, 1934
Child Waters, litografia di Henry Matthew Brock per A Book of Old Ballads, Hutchinson & Co, 1934
IL NOBILE WATERS

Il nobile Waters era nella stalla
A strigliare il suo bianco destriero;
Venne da lui una bella fanciulla,
Era vestita come nessun'altra.

Dice, "Dio vi salvi, buon nobile Waters!"
Dice, "Dio vi salvi e vi protegga!
La mia cinta d'oro mi stava larga
E adesso mi sta troppo stretta.

È perché da Voi aspetto un figlio,
Ché mi sento tirare alla vita;
La mia gonna verde ora è troppo stretta,
Eppure prima era troppo larga."

"Se il figlio è mio, bella Ellen,", lui dice,
"Se è mio, come tu mi dici,
Prenditi il Cheshire e il Lancashire,
Prenditeli, ché sono tuoi;

Se il figlio è mio, bella Ellen", lui dice,
"Se è mio, come mi vai giurando,
Prenditi il Cheshire e il Lancashire
E fa' del bambino il tuo erede."

Lei dice, "Preferirei un tuo bacio,
Nobile Waters, un bacio della tua bocca
Che avere il Cheshire e il Lancashire
Che stanno a nord e a sud.

E preferirei avere uno sguardo,
Nobile Waters, dei tuoi occhi
Che avere il Cheshire e il Lancashire,
Che averli in mio possesso."

"Domani, Ellen, devo andare via
Lontano, nelle terre del Nord;
La donna più bella che vi troverò,
Ellen, verrà via con me."

"E allora ti prego, Nobile Waters,
Fammi essere il tuo paggio."
"Se vuoi essere il mio paggio, Ellen,
Così come mi vai dicendo,

Tàgliati allora la gonna verde
Un pollice sopra il ginocchio:
Tàgliati anche i riccioli biondi
Un pollice sopra gli occhi;

Non dire a nessuno il mio nome
E allora sarai il mio paggio."
Il nobile Waters cavalcò per tutto il giorno
A piedi nudi lei correva al suo fianco;

Ed egli non fu mai così cortese Da dirle,
"Ellen, vuoi montare a cavallo?"

E tutto il giorno cavalcò il nobile Waters,
A piedi nudi lei correva per la boscaglia;
Ed egli non fu mai tanto cortese
Da dirle, "Mettiti pure le scarpe."

"Vai piano", lei disse, "o nobile Waters,
Perché cavalchi tanto veloce?
Il bimbo, che d'altri non è che di Voi,
Farà scoppiare il mio corpo".

Lui dice, "Vedi quel fiume, Ellen,
Che scorre dalla piana ai flutti?"
"T’imploro, per Dio, nobile Waters,
Di non farmelo passare a nuoto."

Ma quando giunse alla riva del fiume
Lei s'immerse fino al mento;
"O il Padreterno m'aiuta a andare,
Oppure devo imparare a nuotare."

L'acqua salata alzò le vesti di Ellen,
La donna tirò su allora il mento,
Il nobile Waters era malvagio, per Dio,
Tanto da veder nuotare la bella Ellen.

E quando lei uscì fuori dall'acqua
Si prostrò alle sue ginocchia;
Lui disse, "Vieni qui, bella Ellen,
È proprio amore quello che vedo.

Vedi quel castello, Ellen?
Le sue porte splendono d'oro rosso;
Ci son ventiquattro belle dame,
La più bella è la mia compagna.

Vedi quel castello, Ellen?
D'oro rosso splende la torre;
Ci son ventiquattro belle dame,
La più bella è la mia amante."

"Ora vedo il castello, nobile Waters,
E le sue porte splendon d'oro rosso;
Dio dunque mandi ogni bene
A te e alla tua compagna.

Ora vedo il castello, nobile Waters,
E la sua torre splende d'oro rosso;
Dio dunque mandi ogni bene
A te e alla tua amante!"

C'eran ventiquattro belle dame
Che giocavano alla palla;
Ellen era più bella di loro,
Eppure deve far da scudiero.

C'eran ventiquattro belle dame
Che giocavano agli scacchi;
Ellen era più bella di loro,
Eppure deve andare al pascolo.

Parlò allora la sorella del nobile Waters,
Queste furon le parole che disse:
"Fratello, tu hai il più bel paggio
Che mai abbia visto coi miei occhi;

Ma il suo ventre è tanto grosso,
La cintura gli scivola in su;
Ti prego, nobile Waters,
Fallo venire nella mia stanza!"

"È più consono per un paggetto
Che ha corso per brughiere e per piane
Far cena sulle proprie ginocchia
E sedere al fuoco, in cucina,
Che andare in camera con una donna
Che ha indosso un così ricco vestito."

Ma quando entrambi ebbero mangiato
Presero la via del letto;
Lui disse, "Vieni qua, mio paggetto,
Stai attento a quello che dico.

Ora scendi giù in città
E vattene per le strade;
La donna più bella che incontri
Portala a dormire fra le mie braccia;
E prendila anche fra le tue braccia
Per pulirle i piedi sporchi."

Ellen è scesa giù in città
E se n'è andata per le strade;
La donna più bella che ha incontrato
L'ha portata a dormire fra le sue braccia;
E l'ha presa anche fra le proprie braccia
Per pulirle i piedi sporchi.

"Ti prego, ora, nobile Waters,
Di farmi stendere ai piedi del letto;
Ché non c'è posto in questa casa
Dove io possa dormire."

La notte passò e volò via,
Finché il giorno non fu vicino:
Lui disse, "Alzati, mio paggetto,
Da' al mio cavallo fieno e grano

E dagli anche l'avena nera,
Così che mi porti meglio."
S'alzò allora la bella Ellen,
Diede al cavallo fieno e grano;
Gli diede anche l'avena nera,
Così che lo portasse meglio.

Lei poggiò la schiena alla mangiatoia
E con gran pena si lamentava;
E fu sentita dalla madre di lui,
Che la udì mandare un lamento.

Disse, "Alzati, nobile Waters,
Che tu sia maledetto!
Ché, se nella tua stalla non c'è uno spettro
Che con gran pena si lamenta,
Allora è una donna che sta partorendo
Ed è davvero conciata male."

S'alzò allora il nobile Waters,
Si mise la sua camicia di seta;
E si mise anche gli altri vestiti
Sul suo corpo bianco come il latte.

Quando giunse alla porta della stalla
Se ne stette calmo e in silenzio,
Così da sentire la bella Ellen
E come ella si lamentava.

Diceva, "Fai la nanna, mio bel bambino!
Fai la nanna, mio bambino caro!
Volevo che tuo padre fosse un re,
Tua madre invece sta su un pagliericcio!

"Pace, adesso", lui disse, "bella e buona Ellen,
E, ti prego, stai di buon umore;
Ché il battesimo ed il matrimonio
Saranno nel medesimo giorno."

2012/12/11 - 01:50




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