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Махновщина [La Makhnovtchina]

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Language: Russian


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Makhnovtchina - Махновщина



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Maxnovšćina
[~ 1920]
Testo / Lyrics / Paroles / Sanat: ?
Musica / Music / Musique / Sävel:
Forse di origine popolare / Possibly of popular origin
1913: Jurij Černjavskij [Юрий Чернявский], Марш Сибирского полка
(“Marcia del Reggimento Siberiano” / “March of the Siberian Regiment”)
1918: Aleksandr Vasilevič Aleksandrov [Александр Васильевич Александров], 1883-1946
Testo francese / French lyrics / Paroles françaises / Ranskalaiset sanat : Étienne Roda-Gil, 1941-2004

makhnovscina



Nestor Makhno.
Nestor Makhno.
Nestor Makhno [Hecтop Maxнo] nasce a Hulyai-Polè nel distretto di Alexandrovsk in Ucraina, il 27 ottobre 1889. Discendente da una famiglia di umili contadini lavora a sette anni come pastore, ad otto frequenta la scuola che lascia a dodici per mettersi al servizio dei kulaki tedeschi. Alto 1 metro e 65 centimetri è caratterizzato da una certa zoppia causata da colpi di sciabola e pallottole, una delle quali gli aveva rovinato la caviglia.

Nel 1905 aderisce alla causa rivoluzionaria ed entra nelle file degli anarchici, l’anno successivo si unisce al gruppo Hulyai Polè che fa proseliti soprattutto fra i contadini e i giovani.

Nel 1908 viene condannato a morte dalle autorità zariste ma, a causa della giovane età, la pena muta in ergastolo. In carcere stringe una solida amicizia con l’anarchico Arshinov che lo aiuterà ad approfondire la sua cultura e ad elaborare le convinzioni anarchiche.

Nel 1917 Makhno fu rilasciato in seguito alla Rivoluzione di Febbraio (Rivoluzione Russa) e, poco dopo, ritornò a Hulyai Polè. Il lavoro di Makhno e del suo vecchio gruppo anarchico fu improntato al collegamento con le masse contadine che si organizzarono in Unioni Contadine prima e in Soviet dopo, e rifiutarono di pagare le rendite ai latifondisti. Allo stesso modo, Makhno si unì alle lotte operaie organizzando scioperi e iniziative.

La rivoluzione nella zona d'influenza di Makhno e del suo gruppo diventato ormai numeroso procedeva velocemente e ciò contribuì a fare di Hulyai Pole un centro d'attrazione per tutto il Paese. Furono realizzate collettivizzazioni della terra e furono organizzate Comuni agricole in tutte le province circostanti. Il tentativo di resistenza delle autorità centrali contro quanto stava accadendo in periferia convinse il locale soviet a creare un Comitato di salvezza della Rivoluzione presieduto dallo stesso Makhno, che iniziò a disarmare tutti i potenziali oppositori proseguendo la politica di collettivizzazione delle attività produttive.

Dopo la Pace di Brest-Litovsk firmata da Lenin che cedeva anche l'Ucraina, truppe austro-germaniche invasero il Paese e lo conquistarono in 3 mesi. Gli anarchici si organizzarono in un esercito di liberazione votato alla guerriglia, mentre Makhno e una delegazione visitarono la Russia bolscevica al fine di tentare di riaprire i collegamenti e ricevere aiuto dai compagni anarchici.

La delusione fu cocente: la polizia politica aveva duramente colpito il movimento anarchico e la burocratizzazione era già un visibile segnale dell'autoritarismo del nuovo regime. Makhno ebbe inoltre un casuale incontro con Lenin nel quale la differente visione della società tra anarchici e bolscevichi apparve con tutta la sua evidenza. Maknho ritornò poi in Ucraina in modo rocambolesco e rischiando di essere ucciso e, infine, fu arrestato dagli austro-tedeschi in possesso di materiale propagandistico. Fu liberato grazie al pagamento di una cauzione d'importo rilevante raccolta dai suoi compagni. Dal 1918 al 1921, Makhno fu il leader del movimento di resistenza ucraino contro tutti gli oppressori austro-tedeschi, bianchi e bolscevichi. Il movimento crebbe enormemente e conseguì numerose e importanti vittorie, ma fu infine sconfitto dall'Armata Rossa.

Fu esiliato a Parigi dove continuò l'attività politica in condizioni di vita molto umilianti e rimase anarchico fino alla morte avvenuta nel 1934. Le sue ceneri riposano nel cimitero di Père-Lachaise.

La Makhnovscina

Dopo il trattano di pace dell’11 Novembre 1918 e la ritirata delle truppe austro-tedesche che avevano tentato di domare la gigantesca jacquerie animata da Makhno e i suoi, seguita all’imposizione di un regime di destra in Ucraina, si attuò per la prima volta nella storia, un tentativo di applicazione su larga scala , dei principi del comunismo libertario (anarchico). Innanzitutto è utile notare come l’Ucraina fosse un paese quasi totalmente contadino, quindi il punto centrale di questo modello economico è stato ovviamente la terra; in virtù di ciò è anche possibile comprendere come gli ideali anarchici abbiano potuto fare grandi proseliti in questa zona: i contadini sono sempre stati uno strato sociale caratterizzato dall’aspirazione alla terra di proprietà . I terreni sottratti ai grandi latifondisti vennero interamente consegnati ai braccianti e, per quanto possibile, si attuò l’autogestione.

Il modello: La terra veniva coltivata in comune dai contadini organizzati in comuni o soviet del lavoro indipendenti, senza alcun condizionamento da parte di qualsivoglia autorità e senza un partito guida. Il sistema era estremamente egualitario, il soviet era solamente l’esecutore della volontà popolare, dei contadini uniti in cooperative; nessun potere bolscevico riuscì mai ad insidiare questo modello dall’interno, anche a causa del modello federativo adottato: le unità produttive erano collegate fra loro localmente, per distretto, per regione ecc. Questo modello proponeva collaborazione senza limitare le libertà personali, e senza responsabilità collettiva, questione apparentemente secondaria, ma che sarà oggetto di un appassionato carteggio tra lo stesso Makhno ed Errico Malatesta .

Manifesti: I militanti anarchici di Makhno avevano a tal punto in odio qualsiasi forma di autorità che, allorché penetravano in una località, vi affiggevano manifesti di questo tipo: "La libertà dei contadini e degli operai appartiene a loro stessi e non può subire restrizione alcuna. Tocca ai contadini e agli operai stessi agire, organizzarsi, intendersi fra di loro, in tutti i campi della loro vita, come essi stessi ritengono e desiderano (...). I machnovisti possono solo aiutarli dando loro questo o quel parere o consiglio (...). Ma non possono, e non vogliono, in nessun caso, governarli".

La fine del sogno: Nel 1920 i partigiani di Makhno furono invitati a concludere un patto, da pari a pari, con i bolscevichi, ma insistettero per includere nell’accordo una clausola che venne giudicata inammissibile dal governo sovietico. La riportiamo di seguito: "Nella regione in cui opererà l'esercito machnovista, la popolazione operaia e contadina creerà le proprie istituzioni libere per l'autoamministrazione economica e politica; queste istituzioni saranno autonome e collegate federativamente - per mezzo di patti - agli organi governativi delle Repubbliche Sovietiche".Tutto ciò non poteva avere che una conseguenza; scrive l’anarchico italiano Errico Malatesta: “Il carattere squisitamente libertario del movimento e lo spirito egualitario ed antiautoritario non potevano che scontrarsi con i metodi ed i progetti dei bolscevichi che piegarono il movimento dopo lunghi sforzi, nel 1921 con una spedizione diretta da Mikhail Frunze”.

Manifesto Makhnovista

Riportiamo di seguito parte del Manifesto Makhnovista redatto dalla sezione culturale degli insorti in data 27 Aprile 1920:

1. I machnovisti sono operai e contadini che insorsero fin dal 1918 contro la tirannia del potere della borghesia germano-magiara, austriaca e hetmanita in Ucraina. I machnovisti sono quei lavoratori che per primi innalzarono lo stendardo della lotta contro il governo di Denikin e tutte le altre forme di oppressione, di violenza e di menzogna, qualunque fosse la loro origine. I machnovisti sono quei lavoratori sulla cui fatica la borghesia in generale, ed ora quella sovietica in particolare, ha costruito il proprio benessere ed è divenuta grassa e potente.

2. Perché ci chiamiamo machnovisti? Perché per la prima volta durante i giorni più oscuri della reazione in Ucraina, abbiamo visto tra noi un amico leale, Machno, la cui voce di protesta contro ogni forma di oppressione dei lavoratori risuonò per tutta l'Ucraina, esortando alla lotta contro tutti i tiranni, i malfattori e i ciarlatani della politica che ci ingannavano, Machno, che ora marcia deciso al nostro fianco verso la mèta finale, l'emancipazione del proletariato da ogni forma di oppressione.

3. Che cosa intendiamo per emancipazione? Il rovesciamento dei governi monarchici, di coalizione, di repubblicani, socialdemocratici e del partito comunista bolscevico, cui deve sostituirsi un ordine indipendente di soviet dei lavoratori, senza più governanti né leggi arbitrarie. Perché il vero ordine dei soviet non è quello instaurato dal governo socialdemocratico-comunista bolscevico, che ora si definisce potere sovietico, ma una forma più alta di socialismo antiautoritario e antistatale, che si manifesta nell'organizzazione di una struttura libera, felice e indipendente della vita dei lavoratori, nella quale ciascun individuo, così come la società nel suo complesso, possa costruirsi da sé la propria felicità e il proprio benessere secondo i principî di solidarietà, di amicizia e di uguaglianza.

4. Come consideriamo il sistema dei soviet? I lavoratori devono scegliersi da soli i propri soviet, che soddisferanno i desideri dei lavoratori - cioè, soviet amministrativi, non soviet di stato. La terra, le fabbriche, gli stabilimenti, le miniere, le ferrovie e le altre ricchezze popolari devono appartenere a coloro che vi lavorano, ovvero devono essere socializzate.

5. Attraverso quale via i machnovisti potranno realizzare i loro obiettivi? Con una rivoluzione senza compromessi e una lotta diretta contro ogni arbitrio, menzogna ed oppressione, da qualunque fonte provengano; una lotta all'ultimo sangue, una lotta per la libertà di parola e per la giusta causa, una lotta con le armi in mano. Solo attraverso l'abolizione di tutti i governanti, distruggendo le fondamenta delle loro menzogne, negli affari di stato come in quelli economici, solo con la distruzione dello stato per mezzo della rivoluzione sociale potremo ottenere un vero ordine di soviet e giungere al socialismo.


Эта песня пелась на тот же мотив, что и «По долинам и по взгорьям…» ее украиноязычный текст не сохранился, но во Франции остался перевод на французский язык. В середине 1990-х он попал в Россию и был переведен на русский. От «французского прошлого» сохранился небольшой «дефект» - украинское слово «Махновщина» произносится на французский лад – «Махновщина». Будем надеяться, что это не уронит песню в глазах читателя.


smiert


Logico che, in questi frangenti, la vecchia Makhnovscina (qui trascriviamo “all'italiana”) sia tornata a far parlare di sé; riprendiamo quindi un po' questa antica pagina. Sul testo dell “Inno dei Makhnovisti” (questo probabilmente il suo semplice titolo originario: Гимн Махновчев (Gimn Maxnovčev)] si mantiene l'attribuzione anonima anche se, naturalmente, l'attribuzione a Nestor Makhno stesso è diffusa. Makhno scrisse effettivamente un certo numero di poesie (tutte rigorosamente in lingua russa), ma l'attribuzione della Makhnovscina non è mai stata chiarita. Il testo della Makhnovscina, come altre versioni del canto, mantiene sicuramente alcuni versi del lontano originale militare.

Una questione più importante riguarda la melodia del canto. Generalmente (e anche, finora, in questa pagina che risente parecchio della sua età, cioè nata in anni in cui i riferimenti e le notizie in Rete erano scarsi e, sovente, imprecisi), la (celeberrima) melodia viene riportata a quella di una presupposta “canzone popolare”, По долинам и по взгорьям (“Per valli e per colline”). In realtà, le cose non stanno esattamente così. Rimandando alla sua specifica pagina, qui è doveroso perlomeno accennare comunque alla melodia e alle vicende del testo delle varie versioni.

In ultima analisi, tutte le versioni e varianti del canto (compresa, ovviamente, la Makhnovscina) sembrano risalire ad una composizione musicale militare di tale Jurij Černjavskij (sul quale le notizie sono pressoché inesistenti) che avrebbe composto, nel 1915, un canto destinato alle reclute su testo del poeta Vladimir Alekseevič Giljarovskij (1855-1935). Tale canto, intitolato Марш Сибирских стрелков [Marš Sibirskix strełkov, “Marcia dei fucilieri siberiani”], fu rielaborato una prima volta nel 1918 dal colonnello P. Batorin come Марш Дроздовского полка [Marš Drozdovskovo połka, "Marcia del Reggimento Drozdovskij"]. Il Reggimento Drozdovskij apparteneva all'Armata Biaca controrivoluzionaria; il suo comandante, Anton Turkul, il 27 giugno 1919 fece rielaborare la melodia da parte di un noto compositore, l'ucraino (di Kiev) Dmitrij Pokrass (di origine ebraica e che sarebbe in seguito divenuto membro del Partito Comunista dell'Unione Sovieica). La rielaborazione avvenne nella città di Kharkov (o Kharkiv in ucraino), e questo può contribuire a spiegare anche l'immediata diffusione tra gli anarchici ucraini makhnovisti. Il canto fu subito eseguito: il 29 giugno 1919 fu cantata ad un banchetto organizzato per festeggiare la presa di Kharkov da parte dell'Armata Bianca.

Il testo nella sua componente comunista fu infine rielaborato nel 1922, da parte del poeta Pëtr Semënovič Parfënov (1894-1937); sulla melodia oramai consolidata nelle sue linee base, Parfënov scrisse un Марш дальневосточных партизан [Marš dalnevostočnyx partizan “Marcia dei partigiani dell'Estremo Oriente”], dedicato alla II Divisione dell'Amur. Nel manoscritto, Pëtr Parfënov raccontò una sua versione sull'origine del canto, da lui dedicato all'ufficiale e politico di origine moldava Sergej Georgijevič Laso, che, nel maggio del 1920, era stato fatto prigioniero dai Bianchi e atrocemente eliminato (era stato bruciato vivo nella caldaia di una locomotiva a vapore).

Si arriva infine al 1929, quando il canto nelle sue varie versioni ideologiche già circola da anni; in quell'anno il Coro dell'Armata Rossa “Aleksandrov” incorpora il canto di Parfënov nel suo repertorio, ma con una modifica testuale da parte di un altro poeta, Sergej Jakovlevič Alymov (1892-1948). Nell'occasione, anche la melodia viene sottoposta ad una lieve rielaborazione che, da allora, risulta essere quella definitiva: la esegue lo stesso direttore del coro, il celebre musicista e compositore Aleksandr Vasilevič Aleksandrov (1883-1946) -che è anche il compositore dell'Inno Sovietico che sostituì nel 1944 l' Internazionale e che, dopo complicate vicende, è tornato nel 2000 ad essere l'inno della Federazione Russa (ovviamente con un testo modificato). Nel 1934, però -dopo che Aleksandr Aleksandrov e il Coro dell'Armata Rossa avevano già inserito da anni il “Canto Partigiano” nel loro repertorio con il testo rielaborato da Alymov- comparve sulle Izvestija un articolo (firmato a nome collettivo) che, oltre a ristabilire l'autore del testo originale, Pëtr Semënovič Parfënov, attribuì la melodia al comandante di una delle unità del distretto militare ucraino, tale Ilja Aturov. Secondo l'articolo, che aveva carattere ufficiale, Aleksandr Aleksandrov avrebbe ascoltato personalmente la melodia da Aturov nella località di Darnica, o Darnitsa, presso Kiev, poi rielaborandola; ma non era vero. Con tutto ciò, la melodia è ancora da molti attribuita a questo Aturov. Nonostante l'articolo, per motivi strettamente politici si continuò a lungo a indicare Sergej Alymov come autore del testo; a questo contribuì senz'altro anche la disgrazia di Pëtr Parfënov, che nel 1937 cadde vittima delle purghe staliniane e fu fucilato. Per riconoscere Parfënov come effettivo autore del testo bisognò attendere il 1962, quando un tribunale lo sancì ufficialmente come autore del testo del canto.

La melodia composta originariamente da Jurij Černjavskij, come in molti altri casi del genere, si basava realmente su un qualche canto popolare russo: qualsiasi compositore russo, dal più celebre al più sconosciuto, ha attinto a piene mani dal ricchissimo patrimonio della musica popolare (e questo non solo in Russia, ovviamente). Indicare però tutte le versioni (comprese quella “Bianca” e la Makhnovscina) come “derivate” da По долинам и по взгорьям è un falso storico e ideologico; casomai, è l'esatto contrario, anche cronologicamente. Ciò non toglie che il canto sia strettamente legato a tutte le vicende della Guerra Civile Russa tra il 1918 e il 1922. La modifica e l'adattamento di Aleksandrov sono da allora la melodia standard della Makhnovscina, utilizzata sia per la versione francese, sia per le diverse altre canzoni che se ne sono servite.

Per il resto, questa pagina mantiene il suo impianto, naturalmente con diverse ristrutturazioni e integrazioni. E' stata mantenuta la preminenza data alla versione francese di Étienne Roda-Gil, del 1962, data non solo la sua importanza per il movimento anarchico francese (e europeo) e per il maggio francese (fa parte, lo ricordiamo, dell'album situazionista Pour en finir avec le travail, del 1974), ma anche perché il canto è generalmente conosciuto, al di fuori dei paesi di lingua russa, esclusivamente in tale versione. Questo spinse, nel 2005, ad affiancare al titolo russo la sua trascrizione francese, un procedimento molto raro in questo sito ma che viene mantenuto. Peraltro, reperire in Rete un'incisione del canto nell'originale russo è pressoché impossibile; su YouTube, ad esempio, persino canali di lingua russa riportano generalmente la versione francese. Per dirla ancor più brutalmente: il canto originale russo è consegnato alla Storia ed ha lasciato la sua melodia, ma la Makhnovscina è percepito attualmente come una canzone francese legata al '68 e al libertarismo (tant'è che ha dato luogo a parecchie versioni, tra le quali alcune in lingua ucraina).

Una novità è l'attribuzione, a partire da oggi, al percorso sulla guerra in Ucraina. Questo non solo per gli attuali avvenimenti, ma anche per segnare un opportuno continuum storico. La guerra di oggi non proviene dal mondo della luna e nemmeno è un accadimento improvviso e inaspettato. Alle spalle, come ogni altra guerra, ne ha altre che si perdono nel passato. Un'ultima parola sul canto: è nato in lingua russa, ed è sempre stato cantato in russo. Non se ne conoscono versioni coeve in lingua ucraina, anche se non è da escludere che siano esistite; le versioni ucraine esistenti sono tutte moderne, e della canzone francese. [RV 2-5-2022]
Махновщина, Mахновщина, [1]
ветер флаги твои вил,
почерневшие с кручины,
покрасневшие с крови
почерневшие с кручины,
покрасневшие с крови.


По холмам и по равнинам
в дождь и ветер и туман
через степи Украины
шли отряды партизан.
через степи Украины
шли отряды партизан.


В Брест-Литовске Украину
Ленин немцам уступил –
за полгода Mахновщина
их развеяла как пыль.
за полгода Mахновщина
их развеяла как пыль.


Шли деникинцы лавиной,
собирались аж в Москву –
все их войско Mахновщина
покосила как траву.
все их войско Mахновщина
покосила как траву.


Но удар народу в спину
нанесли большевики,
и погибла Mахновщина
от предательской руки
и погибла Mахновщина
от предательской руки.


Ты погибла, Mахновщина,
но дала завет бойцам.
Мы в суровую годину
сберегли тебя в сердцах
Мы в суровую годину
сберегли тебя в сердцах.


Ты завет наш, Mахновщина,
на грядущие года,
ты хотела с Украины
гнать тиранов навсегда
ты хотела с Украины
гнать тиранов навсегда.


И сегодня, Mахновщина,
твои флаги вьются вновь.
Они черны как кручина,
они красные как кровь
Они черны как кручина,
они красные как кровь.


Ты воскреснешь, Mахновщина,
И буржуи побегут
Через степи Украины,
через тундру и тайгу
Через степи Украины,
через тундру и тайгу.


Никакие реки крови
не зальют огонь борьбы.
Нас ничто не остановит.
Коммунизму завтра быть!
Нас ничто не остановит.
Коммунизму завтра быть!
[1] Trascrizione / Transcription:

Maxnovšćina, Maxnovšćina,
veter fłagi tvoi vił,
počernevšie s kručiny,
pokrasnevšie s krovi
počernevšie s kručiny,
pokrasnevšie s krovi.

Po xołmam i po ravninam
v dožď i veter i tuman
čerez sveti Ukrainy
šli otrjady partizan
čerez sveti Ukrainy
šli otrjady partizan.

V Brest-Litovske Ukrainu
Lenin nemcam ustupił –
za połgoda Maxnovšćina
ix razvejała kak pyl
za połgoda maxnovšćina
ix razvejała kak pyl.

Šli denikincy łavinoj,
sobiralis’ až v Moskvu –
vse ix vojsko Maxnovšćina
pokosiła kak travu
vse ix vojsko Maxnovšćina
pokosiła kak travu.

No udar narodu v spinu
nanesli bolševiki,
i pogibła Maxnovšćina
ot predatelskoj ruki
i pogibła Maxnovšćina
ot predatelskoj ruki.

Ty pogibła, Maxnovšćina,
no dała zavet vojcam.
My v surovuju godinu
sberegli tebja v serdcax
My v surovuju godinu
sberegli tebja v serdcax.

Ty zavet naš, Maxnovšćina,
na grjadušćie goda,
ty xoteła s Ukrainy
gnať tiranov navsegda
ty xoteła s Ukrainy
gnať tiranov navsegda.

I segodnja, Maxnovšćina,
tvoi fłagi v'jutsja vnov'.
Oni černy kak kručina,
oni krasnye kak krov’
Oni černy kak kručina,
oni krasnye kak krov’.

Ty voskresneś, Maxnovšćina,
i buržui pobegut
čerez stepi Ukrainy,
čerez tundru i tajgu
čerez stepi Ukrainy,
čerez tundru i tajgu.

Nikakie reki krovi
ne zaljut ogoń boŕby.
Nas ničto ne ostanovit,
Kommunizmu zavtra byť !
Nas ničto ne ostanovit,
Kommunizmu zavtra byť !

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/11/2 - 21:05




Language: Italian

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 13-12-2005
makhnogroup
LA MAKHNOVSCINA

Makhnovscina, Makhnovscina,
il vento ha intrecciato le tue bandiere
fatte nere dalla pena,
fatte rosse dal sangue
fatte nere dalla pena,
fatte rosse dal sangue.


Sopra i colli e sulle pianure
nella pioggia, nel vento e nella nebbia
per le steppa dell’Ucraina
andavano i drappelli di partigiani
per le steppa dell’Ucraina
andavano i drappelli di partigiani.


A Brest-Litovsk, l’Ucraina
ai tedeschi Lenin consegnò,
in sei mesi la Makhnovscina
li ha dispersi nel vento come polvere
in sei mesi la Makhnovscina
li ha dispersi nel vento come polvere.


I denikiniani entrarono a valanga,
si eran riuniti persino a Mosca –
tutta la loro armata, la Makhnovscina
l’ha falciata come erba
tutta la loro armata, la Makhnovscina
l’ha falciata come erba.


Ma un colpo alla schiena del popolo
hanno portato i bolscevichi,
e la Makhnovscina è morta
per mano dei traditori
e la Makhnovscina è morta
per mano dei traditori.


Tu sei morta, Makhnovscina,
ma hai lasciato un testamento ai combattenti.
Noi, in questo anno severo
ti abbiamo serbata nel cuore
Noi, in questo anno severo
ti abbiamo serbata nel cuore.


Tu sei il nostro lascito, Makhnovscina
per tutti gli anni a venire,
tu volevi, dall’Ucraina
cacciare i tiranni per sempre
tu volevi, dall’Ucraina
cacciare i tiranni per sempre.


E oggi, Makhnovscina,
le tue bandiere sventolano ancora.
Sono nere come la pena,
sono rosse come il sangue
Sono nere come la pena,
sono rosse come il sangue.


Ti ribelli, Makhnovscina,
e i borghesi scappano via
per la steppa dell’Ucraina,
per la tundra e la taigà
per la steppa dell’Ucraina,
per la tundra e la taigà.


E qualche fiume di sangue
non fermerà il fuoco della lotta.
Mai e poi mai ci fermerà,
e comunismo domani sarà !
Mai e poi mai ci fermerà,
e comunismo domani sarà !

2005/12/13 - 14:29




Language: English

English version of the Russian original song / Versione inglese del canto originale russo / Version anglaise du chant original russe / Venäläisen älkuperäisen laulun englanninkielinen versio:
Riccardo Venturi, 02-05-2022 20:00
The Makhnovshchina

Makhnovshchina, Makhnovshchina,
Your banners swirl in the wind!
Banners blacken'd with our sorrow,
Banners redden'd with our blood.
Banners blacken'd with our sorrow,
Banners redden'd with our blood!


Through the hills and through the plains,
In the rain, in the wind, in the mist
Through the steppes of the Ukraine
There went squads of partisans.
Through the steppes of the Ukraine
There went squads of partisans.


In Brest-Litovsk, to the Germans
Lenin sold the whole Ukraine,
Half a year took the Makhnovshchina
To sweep all them in the wind.
Half a year took the Makhnovshchina
To sweep all them in the wind.


Denikin rushed in like an avalanche,
His army joined even in Moscow.
All his army, the Makhnovshchina
Mowed down like green grass.
All his army, Makhnovshchina
Mowed down like green grass.


Then a blow behind people's shoulders
Stroke those cursed Bolsheviks,
And the Makhnovshchina died out
By the hands of traitors damn'd.
And the Makhnovshchina died out
By the hands of traitors damn'd.


Yes, you are dead now, Makhnovshchina,
Yet you left to fighters your will.
We in this year of toil and hardships
Have kept you in our hearts.
We in this year of toil and hardships
Have kept you in our hearts.


You are our legacy, Makhnovshchina,
For all the years still to come!
For you wanted to chase all tyrants
Forever from the Ukraine!
For you wanted to chase all tyrants
Forever from the Ukraine!


And your banners, Makhnovshchina,
Are still swirling now in the wind!
Banners blacken'd with our sorrow,
Banners redden'd with our blood.
Banners blacken'd with our sorrow,
Banners redden'd with our blood.


When you rise, Makhnovshchina
The bourgeois take to their heels
Through the steppes of the Ukraine,
Through the tundra and the taiga.
Through the steppes of the Ukraine,
Through the tundra and the taiga.


And should blood flow in rivers,
The fire of struggle will never die out!
For no reason we'll surrender,
Communism will be our fate.
For no reason we'll surrender,
Communism will be our fate.

2022/5/2 - 20:01




Language: French

La Makhnovtchina
La versione francese di Étienne Roda-Gil [1962]
Version française d'Étienne Roda-Gil [1962]
French version by Étienne Roda-Gil [1962]
Étienne Roda-Gilin ranskankielinen versio [1962]


Audio in formato OGG. Vorbis / OGG. Vorbis audio link


La famosa versione francese di Étienne Roda-Gil [1962], divenuta uno degli inni e delle più importanti canzoni del movimento anarchico e libertario francese, ripresa poi durante il maggio francese. Non si tratta in realtà della versione più o meno letterale del testo russo, anche se ne mantiene l'impostazione di fondo; rispetto al testo originale russo si tratta comunque di una versione alquanto abbreviata (10 strofe il testo russo, 6 strofe la versione francese). Étienne Roda-Gil, figlio di un esule catalano rifugiatosi in Francia dopo la guerra civile (il suo vero nome era Estevà) la scrisse giovanissimo, all'età di 21 anni, nel 1962; ma fu conosciuta soltanto nel 1968, con le proteste del Maggio francese. In realtà, per averne un'incisione su disco occorse attendere il 1974, quando comparve nel famoso album Pour en finir avec le travail prodotto da Jacques Le Glou. Nell'album, la canzone è interpretata da Jacques Marchais e Jacqueline Danno (che, nel disco, utilizzava lo pseudonimo di Vanessa Hachloum); sicuramente, questi sono i primi interpreti conosciuti del canto in francese. In seguito, la canzone è stata interpretata da numerosi ed importanti artisti; ricordiamo fra questi Serge Utgé-Royo (nel 1999, nell'album Contrechants de ma mémoire, Vol. 2:



Un'altra interpretazione, più recente e assolutamente degna di nota, è quella dell'artista belga Fanchon Daemers (nata nel 1961), nell'album Contre la résignation del 2014:



Étienne Roda-Gil (1941-2004).
Étienne Roda-Gil (1941-2004).
Étienne Roda-Gil (Septfonds, 1 agosto 1941 – Parigi, 31 maggio 2004, nato Estevà Roda-Gil) è stato un poeta e autore di canzoni francese. Sua moglie Nadine Delahaye pure era un'artista famosa, prematuramente scomparsa nel 1990. Figlio di un rifugiato catalano, dopo gli studi universitari incontra il cantante Julien Clerc, nel 1968,con la quale inizia una fruttuosa collaborazione che terminerà soltanto nel 1980. Nel 1979, collabora con Gérard Lenorman nell'album Boulevard de l'océan. Johnny Hallyday, Claude François, Juliette Gréco, Barbara e Louis Bertignac sono gli altri artisti che hanno interpretato sue canzoni. Negli anni '80 traduce in francese molti degli album di Angelo Branduardi, conferendo spesso una nuova veste lirica e poetica alle già belle parole di Luisa Zappa, moglie e coautrice di Branduardi. Roda-Gil' pubblica, nel 1985, un libro: La Porte marine, pubblicato da Éditions du Seuil e l'adattamento de "L'idiota" di Fëdor Dostoevsky' per il regista Andrzej Żuławski nel film "L'amour braque". Conobbe Roger Waters dei Pink Floyd nel 1987, rendendo in musica il libretto "Ça ira", della moglie Nadine. Pur ottenendo l'onorificenza dall'allora Presidente francese François Mitterrand, l'opera ha visto la luce soltanto nel 2005, dopo la sua morte. Nel 1989 riceve il premio SACEM (La Société des auteurs, compositeurs et éditeurs de musique).

Перевод песни французских анархистов "Makhnovtchina" (на мотив "По долинам и по взгорьям"), последний куплет добавлен переводчиками. В русской традиции перевод не закрепился и в реальности не исполняется. Есть мнение, что в основе французской песни - реальная украинская махновская песня (возможно, сложенная в эмиграции), но скорее, это легенда. Более вероятна другая версия - о том, что текст написан французским композитором и писателем Этьеном Рода-Жилем (р. в 1941) в 1960-е годы. Этьен Рода-Жиль – композитор и писатель, родился в 1941 году во Франции в семье испанских республиканцев; кроме прочего, создавал музыку для песен Ванессы Паради («Joe le taxi» и др.) и Жюльет Греко. Один из авторов мюзикла о Великой французской революции «Ça ira!». Вообще говоря, вопрос о существовании «истинной» «Махновщины» еще открыт. Может быть, махновцы пели какую-то песню на этот мотив. По крайней мере, известно, что композитор Александров записал мелодию «По долином и по взгорьям» именно на Украине – в местечке Дарница под Киевом. Тем более, что песни на такую мелодию существовали и у белых («Марш дроздовцев»), и во времена Первой мировой (возможно, «Марш сибирских стрелков 1914 года»).
LA MAKHNOVTCHINA

Makhnovtchina, Makhnovtchina
Tes drapeaux sont noirs dans le vent!
Ils sont noirs de notre peine,
Ils sont rouges de notre sang.
Ils sont noirs de notre peine,
Ils sont rouges de notre sang.


Par les monts et par les plaines,
Dans la neige et dans le vent,
À travers toute l'Ukraine
Se levaient nos partisans.
À travers toute l'Ukraine
Se levaient nos partisans.


Au printemps les traités de Lénine
Ont livré l'Ukraine aux Allemands,
À l'automne la Makhnovtchina
Les avait jetés au vent.
À l'automne la Makhnovtchina
Les avait jetés au vent.


L'Armée Blanche de Dénikine
Est entrée en Ukraine en chantant,
Mais bientôt la Makhnovtchina
L'a dispersée dans le vent.
Mais bientôt la Makhnovtchina
L'a dispersée dans le vent.


Makhnovtchina, Makhnovtchina,
Armée noire de nos partisans
Qui combattait en Ukraine
Contre les rouges et les blancs.
Qui combattait en Ukraine
Contre les rouges et les blancs.


Makhnovtchina, Makhnovtchina,
Armée noire de nos partisans
Qui voulait chasser d'Ukraine
À jamais tous les tyrans!
Qui voulait chasser d'Ukraine
À jamais tous les tyrans.

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/11/2 - 21:18




Language: Italian

Traduzione italiana della versione francese / Italian translation of the French version / Traduction italienne de la version française / Ranskanlaisen version italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 02-05-2022 20:40


Interpretata dal gruppo "Nigra Safo" ("Pecora Nera" in esperanto), di Saint-Malo (Bretagna)
La Makhnovscina

Makhnovscina, Makhnovscina
I tuoi stendardi son neri nel vento,
Neri della nostra pena,
Rossi del nostro sangue.
Neri della nostra pena,
Rossi del nostro sangue.


Per i monti e per le pianure,
Nella neve e nel vento,
Attraverso tutta l'Ucraina
Insorgevano i nostri partigiani.
Attraverso tutta l'Ucraina
Insorgevano i nostri partigiani.


In primavera i trattati di Leningrado
Han consegnato l'Ucraina ai tedeschi,
In autunno la Makhnovscina
Li aveva già gettati al vento.
In autunno la Makhnovscina
Li aveva già gettati al vento.


L'Armata Bianca di Denikin
È entrata in Ucraina cantando,
Ma ben presto la Makhnovscina
L'ha dispersa nel vento.
Ma ben presto la Makhnovscina
L'ha dispersa nel vento.


Makhnovscina, Makhnovscina,
Armata nera dei nostri partigiani
Che combatteva in Ucraina
Contro i Rossi e contro i Bianchi.
Che combatteva in Ucraina
Contro i Rossi e contro i Bianchi.


Makhnovscina, Makhnovscina,
Armata nera dei nostri partigiani,
Che voleva scacciare dall'Ucraina
Per sempre tutti i tiranni!
Che voleva scacciare dall'Ucraina
Per sempre tutti i tiranni!

2022/5/2 - 20:41




Language: Russian

Traduzione russa della versione francese / Russian translation of the French version / Traduction russe de la version française / Ranskankielisen version venäjänkielinen käännös
Fonte / Source: a-pesni

"Французская песня о партизанах-махновцах, приписываемая Этьену Рода-Жилю (есть и другие версии авторства), на мелодию русской партизанской песни Петра Парфенова «По долинам и по взгорьям» (1920, там же см. ноты). Предположительно, написана в 1960-е годы.

Этьен Рода-Жиль – композитор и писатель, родился в 1941 году во Франции в семье испанских республиканцев; кроме прочего, создавал музыку для песен Ванессы Паради («Joe le taxi» и др.) и Жюльет Греко. Один из авторов мюзикла о Великой французской революции «Ça ira!»."
Махновщина

Махновщина, Махновщина,
Твои знамена черные на ветру.
Они черные от нашего горя,
Они красные от нашей крови.
Они черные от нашего горя,
Они красные от нашей крови.


По горам и по равнинам
Под снег и ветер
По всей Украине
Поднимались наши партизаны.
По всей Украине
Поднимались наши партизаны.


Весной договоры Ленина
Отдали Украину немцам.
Осенью Махновщина
Бросила их на ветер.
По всей Украине
Поднимались наши партизаны.


Белая армия Деникина
Вошла на Украину, напевая.
Но вскоре Махновщина
Развеяла ее по ветру.
Но вскоре Махновщина
Развеяла ее по ветру.


Махновщина, Махновщина,
Черная армия наших партизан,
Которая сражалась на Украине
Против красных и белых.
Которая сражалась на Украине
Против красных и белых.


Махновщина, Махновщина,
Черная армия наших партизан,
Которая хотела изгнать с Украины
Навсегда всех тиранов.
Которая хотела изгнать с Украины
Навсегда всех тиранов.

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/11/2 - 21:19




Language: Ukrainian

Versione ucraina della versione francese / Ukrainian version of the French version / Version ukrainienne de la version française / Ranskanskielisen version ukrainankielinen versio:
Kumar [Кумар], live@Лялька 23.05.2011

Махновщина

Махновщина махновщина [1]
Наші стяги сяють знов
Вони чорні наче рілля
І червоні наче кров
Вони чорні наче рілля
І червоні наче кров


По горах і по долинах,
По снігах та крізь туман
Через неньку Україну
Йшли загони партизан
Через неньку Україну
Йшли загони партизан


Як весною Ленін німцям
Україну уступив
За півроку Махновщина
Їх розвіяла мов дим
За півроку Махновщина
Їх розвіяла мов дим


Йшов Денікін з біляками
Про царя лунав їх спів
Махновщина стусанами
їх погнала наче псів
Махновщина стусанами
їх погнала наче псів


Махновщина махновщина
Білякам й червоним смерть
Ворогів народу кине
У криваву круговерть
Ворогів народу кине
У криваву круговерть


Махновщина махновщина
Прокинайся і прийди
Україна буде вільна
від тиранів назавжди
Україна буде вільна
від тиранів назавжди.
[1] Trascrizione / Transcription:

Maxnoŭšćyna maxnoŭšćyna
Naši stjahi sjajuť znoŭ
Voni čorni nače rillja
I červoni nače kroŭ
Voni čorni nače rillja
I červoni nače kroŭ


Po horax i po dołynax,
Po snihax ta kriź tuman
Čerez neńku Ukrajinu
Jšły zahony partyzan
Čerez neńku Ukrajinu
Jšły zahony partyzan


Jak vesnoju Lenin nimcjam
Ukrajinu ustupyŭ
Za pivroku Maxnoŭšćyna
Jix rozvijała moŭ dym
Za pivroku Maxnoŭšćyna
Jix rozvijała moŭ dym


Jšoŭ Denikin z biljakamy
Pro carja lunaŭ jix spiŭ
Maxnoŭšćyna stusanamy
jix pohnała nače psiŭ
Maxnoŭšćyna stusanamy
jix pohnała nače psiŭ


Maxnoŭšćyna Maxnoŭšćyna
Biljakam j červonym smerť
Borohiŭ narodu kine
U kryvavu kruhoverť
Borohiŭ narodu kine
U kryvavu kruhoverť


Maxnoŭšćyna maxnoŭšćyna
Prokynajsja i pryjdy
Ukrajina bude vilna
Vid tyraniŭ nazaŭždy.
Ukrajina bude vilna
Vid tyraniŭ nazaŭždy.

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/5/3 - 05:07




Language: Ukrainian

Traduzione ucraina della versione francese 2 / Ukrainian translation of the French version 2 / Traduction ukrainienne de la version française 2 / Ranskankielisen version ukrainankielinen käännös 2:
Daŕу Kononenko [Дарьи Кононенко], 2009 - Fonte – Source

Si tratta qui di una traduzione letterale della versione francese. Nello spedirla alla fonte il 17 luglio 2013, l'autore, Daŕу Kononenko, ha specificato di aver tradotto il testo dalla traduzione inglese di Dan Clore, che gliela aveva fatta pervenire. [RV]
Махновщина

Махновщина, махновщина [1]
Вітер ті знамена вив -
Чорні прапори - од горя,
А червоні- од крові
Чорні прапори - од горя,
А червоні- од крові


По ярам, сліди ховая
Серед ночі, чи уранці
Серед степів України
Причаїлися повстанці
Серед степів України
Причаїлися повстанці


В Брест-Литовську Україну
Ленін німцям віддавав
Восени останній німець
Од махновців утікав
Восени останній німець
Од махновців утікав


Йшли денікінці навалой,
Вже збиралися в Москву,
-Усю армію махновці
Покосили, як траву.
-Усю армію махновці
Покосили, як траву.


Махновщина, махновщина -
То була селянська сила,
Що у степах України
Білих та червоних била.
Що у степах України
Білих та червоних била.


Махновщина, махновщина
Не спинити чорну силу!
Ви хотіли в Україні
Всім панам зробить могилу.
Ви хотіли в Україні
Всім панам зробить могилу.
[1] Trascrizione / Transcription:

Maxnoŭšćyna, maxnoŭšćyna,
Viter ti znamena vyŭ -
Čorni prapory – od horja,
A červoni – od krovi.
Čorni prapory – od horja,
A červoni – od krovi.


Po jaram, slidy xovaja
Sered noči, čy uranci
Sered stepiŭ Ukrajiny
Pryčajiłysja poŭstanci
Sered stepiŭ Ukrajiny
Pryčajiłysja poŭstanci


V Brest-Łytovśku Ukrajinu
Lenin nimcjam viddavaŭ
Voseny ostannij nimeć
Od maxnovciŭ utikaŭ
Voseny ostannij nimeć
Od maxnovciŭ utikaŭ


Jšły denikinci navałoj,
Ŭže zbyrałysja ŭ Moskvu,
- Usju armiju maxnovci
Pokosyły, jak travu.
- Usju armiju maxnovci
Pokosyły, jak travu.

Maxnoŭšćyna, maxnoŭšćyna -
To buła seljanśka syła,
Šćo u stepax Ukrajiny
Biłyx ta červonyx była.
Šćo u stepax Ukrajiny
Biłyx ta červonyx była.


Maxnoŭšćyna, maxnoŭšćyna
Ne spynyty čornu syłu!
Vy xotiły v Ukrajini
Ŭsim panam zrobyť mohyłu.
Vy xotiły v Ukrajini
Ŭsim panam zrobyť mohyłu.

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/5/4 - 02:42




Language: English

Traduzione inglese della versione francese / English translation of the French version / Traduction anglaise de la version française / Ranskankielisen version englanninkielinen käännös:
Dan Clore [2002]

Dan Clore.
Dan Clore.


Si tratta di una traduzione letterale fatta alcuni anni fa dallo scrittore Dan Clore. Tra tutti i traduttori possibili della Makhnovscina, Dan Clore ha diverse chances di essere uno dei più inaspettati: è infatti noto per essere uno dei maggiori esperti delle opere di Howard Phillips Lovecraft, ed è autore, tra le altre cose, di un lessico lovecraftiano (Weird Words: A Lovecraftian Lexicon) e di un ponderoso saggio sul Grande Cthulhu (Dissecting Cthulhu: Essays on the Cthulhu Mythos). La connessione che qui si stabilisce tra Nestor Makhno e il Grande Cthulhu (Cthuhu fhtagn!) quasi mi commuove, devo dirlo sinceramente. Ad ogni modo, la traduzione di Dan Clore è assolutamente letterale, ed è necessaria una piccola osservazione politico-linguistica su di essa. Come si può vedere dal testo, Dan Clore usa la normale e tradizionale denominazione inglese dell'Ucraina, che prevede l'articolo determinato: “the Ukraine”. Questo perché, in origine, si tratta di un nome comune: Україна [Ukrajina] significa “terra di frontiera”. Durante la maggior parte del XX secolo, l'uso inglese ha previsto l'articolo determinato -come nel caso di the Netherlands. In effetti, la denominazione del paese è variata parecchio nel tempo e nella storia: si va da quella tradizionale di “Piccola Russia” -Malorossija-, rimasta nel nome di uno dei più noti piatti ucraini, il Malorossijskij boršć “brodo ucraino”, a quella di “Rutenia” (in casa ho tuttora una grammatica ucraina scritta in tedesco nel 1930 dal prof. dr. St. von Smal-Stockyj, intitolata Ruthenische Grammatik, Sammlung Göschen 680). “Ucraina” è una denominazione piuttosto recente. Nel 1991, al momento della dichiarazione d'indipendenza dell'Ucraina, l'uso dell'articolo determinato in inglese è stato ufficialmente deprecato politicamente; addirittura, nel 2010, l'ambasciatore USA William Taylor ha dichiarato che l'uso di “the Ukraine” è irriguardoso nei confronti della sovranità ucraina. Indi per cui, adesso, in inglese bisogna dire “Ukraine”, senza articolo; questa è anche la posizione ufficiale del governo ucraino. Ma, evidentemente, l'uso tradizionale persiste. [RV 3-5-2022]
The Makhnovshchina

Makhnovshchina, Makhnovshchina
Your flags are black in the wind
They are black with our pain
They are red with our blood

By the mountains and plains
in the snow and in the wind
across the whole Ukraine
our partisans arise

In the Spring Lenin's treaties
delivered the Ukraine to the Germans
In the Fall the Makhnovshchina
threw them into the wind

Denikin's White army
entered the Ukraine singing
but soon the Makhnovshchina
scattered them in the wind.

Makhnovshchina, Makhnovshchina
black army of our partisans
Who battled in the Ukraine
against the Reds and the Whites

Makhnovshchina, Makhnovshchina
black army of our partisans
who wanted to drive away all tyrants
forever from the Ukraine.

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/11/2 - 21:21




Language: English

Versione inglese / English version / Version anglaise / Englanninkielinen versio: SuZQ

Questa, che appare essere (almeno per ora) l'unica versione d'arte e cantabile della Makhnovscina in inglese, proviene dalla pagina SoundClick di una band, SuZQ, sulla quale non si hanno ulteriori notizie. In realtà, la traduzione inglese è a corredo di una versione francese (scaricabile dalla pagina) con un testo leggermente modificato rispetto a quello di Roda-Gil (tale versione era stata originariamente riportata in questa pagina, ma riteniamo che non ce ne sia alcun bisogno date le differenze veramente minime con quella “canonica”; in ogni caso il testo della versione è presente nella pagina linkata). La versione inglese, invece, non può essere considerata una reale traduzione: è una vera e propria riscrittura, in piena regola e cantabile per chi volesse. [RV]
Makhnovtchina (Makhno's Army)

In the fields and in the plains,
A song, a cry on the wind
Was heard throughout Ukraine,
The rising of our partisans.

In the springtime, Lenin's treaties
To the Germans had sold Ukraine.
But the army of Nestor Makhno
Threw them out with the autumn rain.

Makhnovtchina, Makhnovtchina
Your flags are black in the mud.
They are black with our sorrow
They are red with our blood.

The white army of Denikin
Marched into Ukraine with a song,
But the army of Nestor Makhno
Threw them out before too long.

Makhnovtchina, Makhnovtchina,
Your flags are black in the mud.
They are black with our sorrow
They are red with our blood

Though the Guard be Red or White,
Or wear any uniform at all,
The spirit of Nestor Makhno will be with you
When you're up against the wall.

Contributed by giorgio - 2012/4/4 - 09:14




Language: German

Versione tedesca della versione francese 1 / German version of the French version 1 / Version allemande de la version française 1 / Ranskankielisen version saksankielinen versio 1 : Anarchosyndikat “eduCat”, Bonn 2004
(Aus dem “Schwarz-roten Liederbuchlein”)

schwarzrotfahneSiamo stati forse i primi ad accorgerci, nel remoto 2005, che lo “Schwarz-rotes Liederbuchlein” dell'Anarcosindacalismo tedesco (evidentemente corrispondente al “Little Red Songbook” degli Industrial Workers of the World) riportava questa versione tedesca della Makhnovscina, del tutto artistica e cantabile, ed attribuita ad un intero sindacato anarchico del settore scolastico, lo “eduCat” di Bonn. Nel frattempo, il “Piccolo canzoniere rossonero” tedesco è del tutto scomparso dalla rete (le canzoni inghiottite da un 404...), ma questa versione sembra trasmigrata almeno in un certo numero di siti anarchici, tra i quali l'Anarchopedia in lingua tedesca. Il sito del sindacato anarchico “eduCat” esiste ancora, ma sembra rimasto aggiornato al 2004; aveva sede, sembra, presso una libreria di Bonn, la “Le Sabot” della Breite Straße 76. Chissà se c'è ancora. Qui, invece, la versione della Makhnovscina è sempre rimasta a partire dal 2 novembre 2005. [RV]
Die Machnowtschina

Machnowtschina, Machnowtschina
deine Fahne ist schwarz wie der Tod
Sie ist schwarz von unserer Trauer
und von unserem Blut so rot
Sie ist schwarz von unserer Trauer
und von unserem Blut so rot.


In den Bergen und in den Tälern
bei Schnee und Regenfall
erheben sich die Partisanen
in der Ukraine überall
erheben sich die Partisanen
in der Ukraine überall


Lenins Verräter lieferten im Frühling
die Ukraine an die Deutschen aus
Doch jagte die Machnowtschina
sie schon im Herbst wieder hinaus
Doch jagte die Machnowtschina
sie schon im Herbst wieder hinaus


Und Denikins Weisse Soldaten
hatten singend die Ukraine besetzt
Aber bald hatte die Machnowtschina
sie in alle Winde gehetzt
Aber bald hatte die Machnowtschina
sie in alle Winde gehetzt


Machnowtschina, Machnowtschina,
will die Armee der Partisanen heißen
Sie kämpft in der Ukraine
gegen die Roten und die Weißen
Sie kämpft in der Ukraine
gegen die Roten und die Weißen


Machnowtschina, Machnowtschina,
schwarze Partisanen-Armee
Alle Tyrannen müssen sagen
der Ukraine für immer “Ade”
Alle Tyrannen müssen sagen
der Ukraine für immer “Ade”


Machnowtschina, Machnowtschina
deine Fahne ist schwarz wir der Tod
Sie ist schwarz von unserer Trauer
und von unserem Blut so rot
Sie ist schwarz von unserer Trauer
und von unserem Blut so rot.

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/11/2 - 21:35




Language: German

Versione tedesca della versione francese 2 / German version of the French version 2 / Version allemande de la version française 2 / Ranskankielisen version saksankielinen versio 2: Archipel – Zeitung des Europäischen BürgerInnenforums – Dezember 2021

All'interno del numero di dicembre 2021 della rivista Archipel (disponibile qui in formato .pdf) c'è un lungo articolo su Nestor Makhno e la Makhnovscina, a cura di Caroline Meijers (di Undervelier, Svizzera). L'articolo è introdotto da una parziale versione della Makhnovscina francese, versione d'arte e in rima ma, purtroppo, di cui sono riportate soltanto tre strofe. Della versione completa non v'è traccia, né tantomeno del suo autore (forse l'articolista stessa?). Riportiamo qui le strofe presenti. [RV]
Machnowtschina, Machnowtschina
Deine Fahnen sind schwarz im Wind
Sie sind schwarz von unserem Schmerze
Rot vom Blute, das hier rinnt.

[…]

Lenin hat im Frühling beschlossen
dass die Ukraine an Deutschland geht
Doch im Herbst hat die Machnowtschina
die Deutschen in den Wind verweht.

[…]

Machnowtschina, Machnowtschina
Die Armee unserer Partisanen
Aus der Ukraine wollen wir vertreiben
Für immer alle Tyrannen!

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/5/4 - 10:09




Language: Polish

Versione polacca / Polish version / Version polonaise / Puolankielinen versio:
Poznańska Biblioteka Anarchistyczna “Rozbrat”, Poznań 2002

Difficile trovare qualcosa in cui i polacchi, ancorché anarchici, non facciano per conto loro. Così, questa Machnovscina in polacco (Machnowszczina) è un canto del tutto autonomo; non è, per essere ancor più chiari, una versione della canzone francese di Roda-Gil, e né tantomeno ha qualcosa a che fare con l'originale makhnovista russo. La Biblioteca Anarchica “Rozbrat” (rozbrat significa “rottura”, si prega astenersi da facili battute) esiste a Poznań fin dal 1997 (“Radykalny Poznań”). La versione dovrebbe essere stata redatta nei primi anni 2000; proviene da un volantino stampato senza alcuna indicazione ritrovato in biblioteca (che è, o almeno era all'epoca, un immobile occupato) nel 2002. Non ne risultano incisioni di sorta, nemmeno clandestine. Per la sua natura di canto autonomo, la versione è fornita qui di una traduzione italiana e di una russa (già esistente, ripresa da a-pesni). [RV]
Machnowszczina

Machnowszczina, Machnowszczina [1] [2]
Pokazała jak się bić.
Dziś znów walka się zaczyna,
Juz nie wolno w dybac tkwić
Dziś znów walka się zaczyna,
Juz nie wolno w dybac tkwić.


Won granice, won kaydany,
Znów powiewa sztandar nasz.
Dość słów o wolności mamy
Czas już podnieść w górę pięść!
Dość słów o wolności mamy
Czas już podnieść w górę pięść!


Precz z tyranią biurokratów,
Banków, armii, klechów, glin!
Z nami kochający wolność,
Przeciw tylko sukinsyn!
Z nami kochający wolność,
Przeciw tylko sukinsyn!


Backi Machno wspomnij czasy,
Kiedy w walce brak ci sił,
Jak na stepach Ukrainy
Białych i czerwonych bił!
Jak na stepach Ukrainy
Białych i czerwonych bił!
[1] Traduzione italiana / Italian translation
(Riccardo Venturi, 4-5-2022)

La Machnovscina, la Machnovscina
ha mostrato come combattere.
Oggi ricomincia la lotta,
Non si può più stare in catene
Oggi ricomincia la lotta,
Non si può più stare in catene.


Basta confini, basta manette,
Sventola di nuovo la nostra bandiera.
Abbiamo già parlato troppo di libertà,
Ora è tempo di alzare il pugno!
Abbiamo parlato già troppo di libertà,
Ora è tempo di alzare il pugno!


Abbasso la tirannia dei burocrati,
Banche, esercito, clero, poliziotti!
Con noi sta chi ama la libertà
Contro quei figli di puttana!
Con noi sta chi ama la libertà
Contro quei figli di puttana!


Ricorda i tempi di zio Makhno
Ora che le forze si stanno esaurendo nella lotta,
Di come nelle steppe dell'Ucraina
Ha battuto i Bianchi e i Rossi!
Di come nelle steppe dell'Ucraina
Ha battuto i Bianchi e i Rossi!


[2] Traduzione russa / Russian translation

Махновщина, Махновщина
Показала, как сражаться.
Сегодня снова начинается борьба,
Довольно сидеть в оковах.
Сегодня снова начинается борьба,
Довольно сидеть в оковах.


Долой границы, долой наручники,
Снова реет наше знамя.
Хватит слов,
Пора поднять кулак!
Хватит слов,
Пора поднять кулак!


Прочь тиранию бюрократов,
Банков, армии, попов и мусоров!
С нами сторонники свободы,
Против только сукин сын!!!
С нами сторонники свободы,
Против только сукин сын!!!


Вспомни времена батьки Махно,
Когда силы в борьбе на исходе,
Как в степях Украины
Он бил белых и красных!
Как в степях Украины
Он бил белых и красных!

Contributed by Riccardo Venturi - 2005/11/2 - 22:51




Language: Serbian

Traduzione serba della versione francese / Serbian translation of the French version / Traduction serbe de la version française / Ranskankielinen version serbiankielinen käännös:
Your Doctor Sigmund Freud
Махновшчинa [1]

Махновшчино, Махновшчино,
Заставе се вијоре!
Црне се од нашег бола,
Црвене од крви нам!
Црне се од нашег бола,
Црвене од крви нам!


По шумама и горама
Газиш снегом и ветром.
Преко целе Украјине
Партизани стижу нам!
Преко целе Украјине
Партизани стижу нам!


У пролеће Лењин прети
Украјину Немцу дат',
Ал' у јесен Махновшчина
Баца њих у ветар све!
Ал' у јесен Махновшчина
Баца њих у ветар све!


Деникин и војска бела
Украјину походи,
Ал' је и њих Махновшчина
Сатрла у ветар све!
Ал' је и њих Махновшчина
Сатрла у ветар све!


Махновшчино, Махновшино,
Црна војско победе,
Што си била Украјином
И Црвене и Беле!
Што си била Украјином
И Црвене и Беле!


Махновшчино, Махновшчино,
Црна војско победе,
Тиране си сатрт' хтела
Украјинске заувек!
Тиране си сатрт' хтела
Украјинске заувек!
[1] Versione in latinica / Latinica version:

Mahnovščina

Mahnovščino, Mahnovščino,
Zastave se vijore!
Crne se od našeg bola,
Crvene od krvi nam!
Crne se od našeg bola,
Crvene od krvi nam!


Po šumama i gorama
Gaziš snegom i vetrom.
Preko cele Ukrajine
Partizani stižu nam!
Preko cele Ukrajine
Partizani stižu nam!


U proleće Lenjin preti
Ukrajinu Nemcu dat',
Ap' u jesen Mahnovščina
Baca njih vetar sve!
Ap' u jesen Mahnovščina
Baca njih vetar sve!


Denikin i vojska bela
Ukrajinu pohodi,
Ap' je i njih Mahnovščina
Satrla u vetar sve!
Ap' je i njih Mahnovščina
Satrla u vetar sve!


Mahnovščino, Mahnovščino,
Crna vojsko pobede,
Tirane si satrt' htela
Ukrajinske zauvek!
Tirane si satrt' htela
Ukrajinske zauvek!

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/5/8 - 19:15




Language: Slovenian

Traduzione slovena della versione francese / Slovenian translation of the French version / Traduction slovène de la version française / Ranskankielisen version sloveniankielinen käännös:
Maj Zore (L. Trans.)
Mahnovščina

Mahnovščina, Mahnovščina,
Zastave tvoje črne so v vetru,
Črne od naše so bolečine,
Rdeče od naše so krvi.
Črne od naše so bolečine,
Rdeče od naše so krvi.


Po gorah in po planinah,
V snegu in v sapici,
Po celi Ukrajini,
Partizani naši so.
Po celi Ukrajini,
Partizani naši so.


V pomaldi Lenin za mir
Berlinu Kijev je dal,
Jeseni Mahnovščina
Poslala Nemce je za vetrom.
Jeseni Mahnovščina
Poslala Nemce je za vetrom.


Denikinova armija
V Ukrajino pojoč je prišla,
A kmalu jih je Mahnovščina
Z vetrom poslala.
A kmalu jih je Mahnovščina
Z vetrom poslala.


Mahnovščina, Mahnovščina,
Črna armija naših partizanov,
Ki so borili se v Ukrajini,
Proti rdečim in proti belim.
Ki so borili se v Ukrajini,
Proti rdečim in proti belim.


Mahnovščina, Mahnovščina,
Črna armija naših partizanov,
Ki so želeli pregnati tirane
Za večno iz Ukrajine.
Ki so želeli pregnati tirane
Za večno iz Ukrajine.

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/5/11 - 20:29




Language: Finnish

Suomennos (Suomenkielinen versio) / Versione finlandese / Finnish version / Version finnoise :
Nikola Kurkilahti
Da / From / D'après: Anarkistisia Työväenlauluja – Koonnut Nikola Kurkilahti (Kolera 2016)
Nikola Kurkilahdin "Anarkistisista Työväenlauluista" (Kolera 2016)


MUSTAT KAARTIT, MAHNOLAISET JA VAPAA TERRITORIO

Mahnolaiset (tunnetaan myös nimillä Musta armeija ja Ukrainan vallankumouksellinen kapinallisarmeija) oli Ukrainassa 1918 - 1920 toiminut anarkistinen armeija, joka piti hallussaan niin kutsuttua Vapaata territoriota eli Anarkistista Ukrainaa.

Ensimmäisen Mustan kaartin perusti Maria Marusya Nikiforova Alexandrovskissa Ukrainassa. Myöhemmin Nestor Mahno perusti saman mallin mukaisia joukkoja ympäri Ukrainaa.

Vuonna 1918 Mustien kaartien pohjalta perustettiin Ukrainan vallankumouksellinen kapinallisarmeija eli Mahnolaiset. Kapinallisarmeijan tunnuslauseita olivat “Vapaus tai kuolema” ja “Maa talonpojille, tehtaat työläisille!” Kapinallisarmeijan ja Vapaan territorion virallisina tunnuksina toimivat mustat liput, joihin oli kirjailtu hopeisella langalla pääkallo ja sääriluut sekä teksti “Kuolema jokaiselle, joka seisoo työväenluokan vapauden tiellä!”

Mahnolaiset eivät olleet perinteinen armeija, vaan demokraattisesti toimiva militia. Mustassa armeijassa ei ollut komentoketjua, tai upseeristoa, vaan päätökset tehtiin neuvostoissa ja yleiskokouksissa. Upseereiden sijaan oli johtohenkilöitä, jotka valittiin äänestyksillä ja heitä myös vaihdettiin säännöllisesti. Myöskään perinteistä sotilaskuria ei ollut.

Poikkeuksellisena voidaan myös pitää armeijan idealistisia standardeja: kukistetuille joukoille annettiin usein mahdollisuus liittyä kapinallisarmeijan riveihin tai poistua alueelta, kunhan sotilaat oli ensin riisuttu aseista. Teloitetut ja vangeiksi otetut olivat lähinnä komentajia.

Armeija koostui pääosin Ukrainan ja Krimin alueen työläisistä ja talonpojista, ja se oli suurimmillaan joulukuussa 1919, jolloin siinä oli 110 000 sotilasta.
Mahnolaiset

Mahnolaiset, Mahnolaiset,
liput mustat liehuen!
Liput mustat kuin tuskamme,
ja punaiset kuin veremme.

Yli vuorten ja tasankojen,
läpi tuulen ja myrskyjen
kävi joukko partisaanein
halki koko Ukrainan.

Keväällä Leninin joukot
antoi Ukrainan Saksalle,
syksyn tullen Mahnolaiset
jo palautti vapauden.

Denikinin Valkoiset
tuli Ukrainaan laulaen,
kunnes Musta armeija
heidät heitti tuulehen.

Mahnolaiset, Mahnolaiset,
musta kaarti ratsuillaan
taisteli Ukrainassa
työväenluokan vapaudesta.

Contributed by Riccardo Venturi - 2021/12/30 - 10:21




Language: Chinese

Traduzione cinese della versione francese / Chinese translation of the French version / Traduction chinoise de la version française / Ranskankielisen version kinankielinen käännös:
Shvaulo (L. Trans.)

La Makhovscina in cinese, seppure in una traduzione da Lyricstranslate? Naturalmente si tratta di una modernissima traduzione (spedita al megasito globale delle traduzioni di canzoni e brani musicali nel 2019, addirittura da “Your doctor Sigmund Freud”, nientepopodimeno!) della versione francese, ma qualcosa in Cina dev'esser pur esistito. A tale riguardo si veda un'interessante tesi di laurea del 2013, della d.sa Anna Piana laureanda alla Ca' Foscari di Venezia, relativa al Movimento anarchico nella Cina Pre-repubblicana e Repubblicana. Buona lettura!
马赫诺行动

马赫诺行动,马赫诺行动
你的黑旗在风中飘扬
你的痛苦将它凝成暗黑
红旗象征你的鲜血

跨过高山,越过平原
前进之路风雪载途
游击兵团在前进
跨过广袤的乌克兰祖国

那个春天,一纸条约
德国人夺走了乌克兰
那个秋天马赫诺起 义
风暴会将他们吞噬

邓尼金麾下的白匪部队
载歌载舞闯进乌克兰
很快马赫诺的军队
会将他们驱赶进风暴

马赫诺行动,马赫诺行动
我们的黑军游击队
在乌克兰大地英勇作战
与敌人不断周旋

马赫诺行动,马赫诺行动
我们的黑军游击队
誓要将那暴戾君王
永远赶出乌克兰大地

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/5/4 - 10:56




Language: Turkish

Traduzione turca della versione francese / Turkish translation of the French version / Traduction turque de la version française / Ranskankielisen verion turkinkielinen käännös:
Mustafa E. (L. Trans.)

Nota testuale. Come si può vedere nella pagina originale della traduzione, il traduttore, che è un madrelingua turco (“native Turkish”) ha lasciato “Makhnovtchina” così come in francese; qui lo abbiamo invece riportato nella corretta (e storica) dizione turca, Mahnovşçina. Verso la fine della traduzione, ci sono un paio di errori tipografici che sono stati corretti. [RV]
Mahnovşçina

Mahnovşçina, Mahnovşçina,
Kara, bayrakların rüzgarda!
Acımızla birlikte kara,
Kanımızla birlikte kızıl.
Acımızla birlikte kara,
Kanımızla birlikte kızıl.


Dağlarda ve ovalarda,
Kar altında rüzgarda,
Baştan sona Ukrayna'da
Partizanlarımız yükseliyor.
Baştan sona Ukrayna'da
Partizanlarımız yükseliyor.


İlkbaharda Lenin'in anlaşmaları
Ukraynayı Almanlara verdi,
Sonbaharda Mahnovşçina
Onları rüzgarla savurdu.
Sonbaharda Mahnovşçina
Onları rüzgarla savurdu.


Denikin'in Beyaz Ordu'su
Şarkı söyleyerek girdi Ukrayna'ya,
Ama kısa sürede Mahnovşçina
Onları rüzgarla darmadağın etti.
Ama kısa sürede Mahnovşçina
Onları rüzgarla darmadağın etti.


Mahnovşçina, Mahnovşçina,
Partizanlarımızın Kara Ordu'su!
Savaştı Ukrayna'da
Kızıllar ve Beyazlarla.
Savaştı Ukrayna'da
Kızıllar ve Beyazlarla.


Mahnovşçina, Mahnovşçina,
Partizanlarımızın Kara Ordu'su
Tüm tiranları sonsuza kadar
Ukraynadan sürmek istedi!
Tüm tiranları sonsuza kadar
Ukraynadan sürmek istedi!

Contributed by Riccardo Venturi - 2022/5/8 - 12:17




Language: Esperanto

Versione in esperanto / Esperanto version / Version en espéranto / Esperantonkielinen versio:
JoMo (Jean-Marc Leclercq)
JoMo kaj Liberecanoj, 1998

jomokaj


Segnalata originariamente da Nicola Ruggiero, esperantista nonché amministratore “dormiente” oramai da tempo di questo sito, il 13.12.2005 sullo scomparso newsgroup it.fan.musica.guccini, la versione in esperanto della Makhnovscina risale al 1998 a cura di JoMo, uno dei più singolari e versatili artisti musicali in lingua esperanto. Tolosano, nato il 10 ottobre 1961, Jean-Marc Leclercq (“JoMo” sono le iniziali del suo nome declinate in esperanto, jo-mo appunto) ha cominciato ad esibirsi nel lontano 1977; il padre di Leclercq proviene dal Nord della Francia, mentre da parte di madre è un autentico miscuglio: guascone, catalano e italiano. Sua moglie è invece polacca, e la figlia è pure artista e cantante, ma in lingua polacca. Con un simile “background” che ricorda quello del padre fondatore dell'esperanto, Ludwik Lejzer Zamenhof, è quasi logico che “JoMo” sia divenuto un artista esperantista, e dei maggiori. Di fede anarchica e libertaria, JoMo è titolare di alcuni record: recentemente, nel 2020, ha inciso una canzone con testo in 26 lingue, ma ancor prima si è ritrovato ufficialmente nel Guinness dei Primati (nell'anno 2000) per il concerto durante il quale sono state eseguite canzoni in più lingue diverse: 22. Nel 1998 fonda una sua band esperantista, chiamanta JoMo kaj Liberecanoj (“JoMo e i Libertari”) con cui registra un album eponimo contenente sette titoli, tra i quali la versione della Makhnovscina (in tutto, JoMo ha pubblicato tre album interamente in esperanto). Da notare però che JoMo è anche l'autore di una guida di conversazione Assimil francese-guascone (“Le gascon de poche”) e di un romanzo interamente in lingua guascone, intitolato Ucraïna -per il quale ha ottenuto il premio letterario Paul Froment nel 2006. Rivoltosi anche verso il canto in guascone, si esibisce spesso in un pub di Tolosa, il Mulligan, con lo pseudonimo di Mister Wesson; ma ha messo su anche un gruppo di danze ucraine e russe, chiamato Воля (“Volontà”, che ricorda parecchio la Народна Воля...) [RV]

Maĥnovŝĉino

Maĥnovŝĉino, Maĥnovŝĉino
Nigras flagoj pro la malesper'
Ili ruĝas pro kolero,
Ili nigras pro mizer'
Ili ruĝas pro kolero,
Ili nigras pro mizer'.


El la montoj kaj el la valoj,
Sub la neĝo kaj en la vent'
Grupe niaj partizanoj
Jam alkuris ja po cent'
Grupe niaj partizanoj
Jam alkuris ja po cent'.


Maĥnovŝĉino, Maĥnovŝĉino
En vi luktis la partizan'
Kiu volis en Ukrajno
Liberan landon sen tiran'
Kiu volis en Ukrajno
Liberan landon sen tiran'.


Januare leninaj kontraktoj
Vendis la landon al la German'
Sed julie Maĥnovŝĉino
Lin forpelis per la man'
Sed julie Maĥnovŝĉino
Lin forpelis per la man'.


Maĥnovŝĉino, Maĥnovŝĉino
Nigras flagoj pro la malesper'
Ili ruĝas pro kolero,
Ili nigras pro mizer'
Ili ruĝas pro kolero,
Ili nigras pro mizer'.

Contributed by Riccardo e Nicola - 2005/12/13 - 16:50


Gianni Sartori - 2020/6/24 - 16:31


L'armée russe de Poutine
Est entrée en Ukraine en chantant
Mais bientôt la Makhnovtchina
L'a dispersée dans le vent
Mais bientôt la Makhnovtchina
L'a dispersée dans le vent

2022/3/28 - 10:35


In questo frangente, casomai, la Zhelenskina...

2022/3/28 - 17:34


Sì, ma credo che Machno non avrebbe dubbi su da che parte stare e che cosa fare, anche in questo frangente...

L'(A)nonimo delle 10.35 - 2022/3/28 - 22:40


Lo credo anche io anche se non ce lo vedo, Machno, in collegamento streaming con Nardella

2022/3/28 - 22:57


DISERTORE RUSSO NUOVAMENTE IN FUGA: AUGURI!
Gianni Sartori

Come preannunciato, finora ho rigorosamente evitato di commentare quanto sta accadendo in Ucraina.

Lo interpreto come l'ennesimo scontro tra imperialismi, capitalismi, oligarchie...ognuno con il proprio codazzo di ultranazionalisti, fascisti, bigotti etc.

Nessuno sconto a Putin, ma nemmeno alla NATO e a chi si era illuso di entrare trionfalmente, dalla porta principale, nel “mondo libero” occidentale. Scoprendo invece a proprie spese (o meglio: a spese del popolo) di non essere altro che carne da cannone.

Per quel che vale, l'unica Ucraina di cui posso aver nostalgia è quella stroncata (da tutti: truppe straniere tedesche o polacche, nazionalisti benestanti e – purtroppo – bolscevichi maleinformati) nel 1921: la gloriosa esperienza di comunismo libertario conosciuta come Machnovščina.

Detto questo, ci sono notizie che non si possono ignorare. Per quanto apparentemente “minori” e insignificanti di fronte alla “Storia” con la “S” maiuscola. Esprimono, sempre a mio modesto avviso, quanto rimane di non addomesticato, asservito, omologato dell'animo umano.

Mi riferisco in particolare a quanto è avvenuto a Loukhivitsy e alla carambolesca fuga di un giovane dissidente antimilitarista.

Probabilmente l'atto di ribellione del ventunenne che nella notte del 28 febbraio aveva scagliato una molotov contro la porta (chiusa: un gesto più che altro simbolico) dell'ufficio di arruolamento dell'esercito a Loukhivitsy (regione di Mosca), sarebbe stato registrato come un semplice episodio senza gli sviluppi successivi.

Arrestato l'8 marzo alla frontiera tra Bielorussia e Lituania, aveva dichiarato di aver compiuto tale gesto per “distruggere l'archivio con i dati personali dei coscritti e impedirne la mobilitazione”.

Non solo. “Io spero – aggiungeva – di non dover leggere i nomi dei miei compagni sulle liste dei morti in guerra. Sappiano i rappresentanti di questa spazzatura (riferendosi ai governanti e ai capi dell'esercito nda) che il loro popolo li detesta e li annienterà”. Estradato dalla Bielorussia, il giovane veniva quindi condotto presso il Dipartimento degli Interni di Loukhovitsy. Ma il 13 marzo, mentre veniva sottoposto all'interrogatorio, riusciva a fuggire saltando da una finestra e poi scavalcando un muro altro tre metri.

O almeno questo è quanto è stato dichiarato ufficialmente. Al momento non sarebbe stato ancora rintracciato. Auguri!

Qualcosa di simile era accaduto anche a Voronej e a Sverdlovsk.

A Voronej il 2 marzo veniva lanciata una molotov contro la porta dell'ufficio di arruolamento dell'esercito. Il volto dell'autore era stato però inquadrato dalle telecamere di sorveglianza e la polizia lo avrebbe già identificato.

Anche a Sverdlovsk alcune molotov erano esplose alle cinque del mattino del 13 marzo contro l'ufficio di arruolamento della regione. In questo caso il presunto attentatore, un giovane di 25 anni, sarebbe già stato arrestato e accusato di tentato omicidio in quanto il guardiano, rimasto comunque indenne, si trovava all'interno dello stabile.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2022/3/31 - 12:31


DIVAGAZIONI INTEMPESTIVE TRA UCRAINA E DINTORNI

Gianni Sartori

COM'ERA PREVEDIBILE, QUOTIDIANAMENTE SOTTOPOSTO AL “BOMBARDAMENTO” MEDIATICO SU QUANTO AVVIENE - O SI RACCONTA – IN UCRAINA (MAI VISTI COSI' TANTI INVIATI IN KURDISTAN, YEMEN, PALESTINA...), VENGO NUOVAMENTE MENO AL PROPOSITO DI EVITARE DI OCCUPARMENE.

FINORA AVEVO SGARRATO SOLTANTO PER CELEBRARE L'AUDACE ANTIMILITARISTA RUSSO FUGGITO DOPO L'ARRESTO (SALTANDO DA UNA FINESTRA E SCAVALCANDO UN MURO ALTO OLTRE TRE METRI) E PER RICORDARE EDY ONGARO, IL COMPAGNO VENETO CADUTO COMBATTENDO PER L'AUTODETERMINAZIONE DEL DONBASS (apparentemente su fronti contrapposti, ma solo apparentemente. O almeno da un certo punto di vista).

Ci ricasco per colpa di Staino, l'ideatore di “Bobo”.

Umanamente simpatico, generoso, ma talvolta – mi sembra – altalenante e confuso.

Qualche anno fa, inaspettatamente, me lo ero ritrovato tra i collaboratori di “A, Rivista anarchica” (durata quasi cinquant'anni per l'indefesso impegno del compianto Paolo Finzi) dove si dichiarava, tardivamente e ormai fuori tempo massimo, “anarchico” (pur rimanendo iscritto al PD).

Lui che oltre a quella nel PCI poteva rivendicare anche una precedente militanza da m-l. Non proprio il massimo da un punto di vista libertario. La collaborazione fu di breve durata e si concluse quando, su richiesta di Renzi, andò a dirigere nientemeno che l'Unità. Esperienza sostanzialmente fallimentare e destinata a non durare più di tanto. Da allora lo avevo perso di vista. Ops! Un lapsus evidentemente; so che Staino (come anche Luigi Manconi) sta letteralmente perdendo la vista, una tragedia per un disegnatore e su questo gli esprimo tutta la mia umana solidarietà.

Me lo ritrovo ora – Staino - in polemica con l'ANPI per via delle posizioni critiche assunte da una parte della stessa in merito all'invio di armi in Ucraina. Ora, fermo restando che ogni opinione è lecita, quello di Staino mi sembra una caso da manuale. Un maldestro tentativo di rifarsi una verginità. Lo sto riscontrando in molti compagni, (o forse ex-compagni) socialdemocratizzati – o peggio – dopo anni di fedele osservanza leninista.

Tra gli altri Erri de Luca (qualcuno ricorda le “polemiche” - eufemismo - tra femministe e servizio d'ordine di Lc negli anni settanta?) o addirittura l'ottimo (sia detto senza ironia, va sicuramente encomiato per il suo impegno in difesa delle vittime di ogni genere di ingiustizia, anche quelle istituzionali, vedi il caso di Mastrogiovanni) Luigi Manconi, un altro ex di Lc. Tutti favorevoli, senza se e senza ma, all'invio di armi in Ucraina.

Così come molti di quelli che, all'epoca della mia tarda adolescenza di proletario auto-alfabetizzato con velleità consiliari, mi apostrofavano con “faremo come in Spagna”. Un evidente riferimento al maggio 1937 di Barcellona e all'agosto '37 in Aragona contro gli anarchici della CNT, i poumisti e le collettività libertarie. Sorvoliamo sul fatto che rivendicare l'assassinio di Nin, Berneri, Barbieri e altre centinaia di militanti libertari (perfino un fratello di Ascaso!) puzzava più di stalinismo che di leninismo. Non parliamo poi di Kronstadt e della Machnovščina , la grande avventura comunista libertaria che infiammò buona parte – appunto- dell'Ucraina almeno fino al 1921. E qui si aprirebbe un'altro contenzioso con gli eredi di Leon Trotsky, il maggior responsabile della dura repressione sia di Kronstadt che della Machnovščina. Magari un'altra volta.

All'epoca, fine anni sessanta, primi settanta, mi capitò spesso di litigare sia su queste questioni (Kronstadt, Machnovščina, maggio '37...) sia, per esempio, sulla rivolta ungherese del 1956 che - avendo letto qualcosa dei situazionisti - avevo inquadrato come “consiliare, soviettista” (del resto era partita dall'iniziativa del consiglio di una fabbrica di lampadine). O anche sulla Primavera di Praga 1968. Ricordo – a Vicenza - una manifestazione per il martirio di Jan Palach al grido di una parte del corteo: “Vietnam Libero, Cecoslovacchia Libera!”.

Potrei continuare, ma osservo soltanto che ora me li ritrovo (i sopravvissuti almeno) cambiati e non in meglio.

Se non proprio tutti, perlomeno parecchi: atlantisti, europeisti, liberisti e soprattutto anticomunisti.

Comunque dalla parte di un potere.

Per cui, paradossalmente e non avendo particolari scheletri nell'armadio (non di questo genere almeno), oggi mi ritrovo a difendere anche le ragioni dell'Unione sovietica (pur sapendo che di autenticamente “sovietico” dopo il '21 rimaneva poco). Perlomeno ci avevano provato, a superare lo stato di cose presente. Anche se poi i risultati, va detto, furono piuttosto deludenti.

Non quelle di Putin ovviamente e nemmeno dei compagni “campisti”.

Ma questo nuovo atteggiamento che ho riscontrato in diversi esponenti della mia generazione (quelli del '68 a grandi linee) è solo un elemento ulteriore di confusione in un contesto già complicato e ambiguo di suo.

Pensiamo alle falsificazioni (o forse solo scemenze frutto di ignoranza) udite alla tv sulla “scalinata Potenkin” (dimenticando che la rivolta dei marinai scoppiò sull'incrociatore omonimo, quando la scalinata era ancora denominata “Gradinata Richielieu”). Un inviato evidentemente non al corrente dei fatti (se si esclude l'incongrua citazione in un film con Paolo Villaggio), si era spinto ad affermare (e senza che in studio nessuno lo contraddicesse) che qui si sarebbe scatenata la “sanguinaria repressione bolscevica” (nel 1905?), confondendo evidentemente le truppe zariste responsabile del massacro di civili (ma non sulla scalinata, bensì di notte per le strade di Odessa) con l'Armata rossa ancora di là da venire. Oppure alle farneticazioni sulla “svastica da interpretare come antico simbolo indoeuropeo” divulgate – ora – da quelli dell'Azov e prese per buona da certa stampa nostrana. Dimenticando – o semplicemente ignorando - che la svastica ostentata dall'Azov (insieme alla bandiera statunitense, a quella della Nato e alla Wolfsangel) è quella hitleriana, rovescia, non quella tradizionale ed è comunque inserita in campo bianco su sfondo rosso, come quella nazista doc.

Quanto alla Wolfsangel, di fatto la firma dell'Azov anche se talvolta viene rovesciata, sostanzialmente è lo stesso simbolo adottato dalla famigerata 2° divisione Panzer SS “Das Reich” (responsabile di stragi di civili in Francia, in stile Marzabotto, vedi quello di Oradour-sur-Glane nel 1944).

Scelto dall'Azov non a caso, ma per l'alto valore simbolico.

Infatti i reparti della “Das Reich” furono quelli che arrivarono fino a Mosca, a pochi chilometri dal Cremlino, raggiungendo il punto più avanzato dell'invasione tedesca della Russia. Inoltre combatterono in Ucraina a Charkiv.

Tra l'altro, contraddizione nella contraddizione, la runa Wolfsangel (in passato conosciuta come “dente di lupo”, oggi forse più correttamente come “amo per lupi”), negli anni settanta era stato adottata da Terza Posizione, di fatto l'antenata della neofascista Forza Nuova (vedi Fiore, Morsello...), organizzazione neofascista schierata, almeno ufficialmente, con Putin (sul fronte opposto di casa Pound).

Grande quindi la confusione sotto il cielo. Ma stavolta, a mio avviso, la situazione è pessima assai.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2022/4/22 - 14:37




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